Esci oggi, 25 Luglio, nelle sale italiane l’horror psicologico Hereditary, una vera e propria scalata verso l’angoscia e il mondo disturbante creato dal regista esordiente Ari Aster. Una pellicola già cult negli Stati Uniti e che si può inserire tra i migliori horror degli ultimi dieci anni.
Dopo il suo debutto in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2018 nella sezione Midnight, Hereditary dell’esordiente Ari Aster è diventato un vero e proprio fenomeno. Pellicola che ha già raccolto i plausi di tutta la critica internazionale e che arriva oggi, 25 Luglio, da noi in Italia per rendere l’afosa estate decisamente più tetra ed angosciante.
In una sottospecie di dramma a tappe, Hereditary è una pellicola che chiede inizialmente un po’ di fiducia allo spettatore per permettere alla storia di seminare ogni piccolo minuzioso dettaglio nel posto giusto, prima di passare ad un raccolta lenta, snervante, carica di phatos e che tiene con il fiato sospeso da quasi metà del film fino all’ultima inquietante scena.
Un continuo crescendo di emozioni, positivamente insopportabili che pressano lo spettatore contro la sedia, costringendolo ad assistere a un crescendo della suspense che potrebbe dare non pochi problemi a chi già soffre di pressione alta o tachicardia.
Assieme ad un cast superlativo, capeggiato da una Toni Colette che torna al cinema dopo Codice Unlocked, questa volta in un ruolo che perfettamente si sposa con la mimica facciale dell’attrice. Attraverso il suo personaggio, quello di Annie Graham, costruttrice di plastici che rappresentano mondi in miniatura, il pubblico può assaporare meglio le sfumature della pellicola, in quanto è la prima a fungere da ponte di collegamento tra il mondo filmico e quello della sala cinematografica.
Il film si apre con la morte di Ellen, madre di Annie e donna dai mille misteri e segreti. Un personaggio per il quale Annie conserva un rancore passato, a causa della morte del padre e del fratello che, fin da sempre, ha attribuito alle manie di persecuzione di sua madre. Annie è una donna di indole scettica, cinica, con due figli, il maggiore Peter (Alex Wolff) e la più piccola Charlie (l’incredibilmente brava Milly Shapiro), l’unica ad avere un rapporto più stretto con la nonna defunta.
In una prima parte Hereditary sembra quasi voler rappresentare l’elaborazione del lutto da diversi punti di vista, in primis fra tutti il dolore ma anche il risentimento. Ed è proprio quest’ultimo che non permette ad Annie di riuscire a piangere davvero per quella perdita, vivendola come una sorta di liberazione. Eppure, lo spirito di Ellen, tra il suo ricordo e la pesante “eredità” che ha lasciato sulla testa di Annie e della sua famiglia, farà capire troppo tardi alla donna che spesso, il male, ha facce inaspettate.
Dall’eredità spirituale che spesso genitori o nonni lasciano dietro in sé, in pesanti ombre che accompagnano chi rimane ancora a calpestare suolo terrestre, si passa anche al ruolo della donna. Un film dove la presenza maschile è annullata, svilita. Una matriarcato orgoglioso, potente e, quasi, religioso.
Aster ci fa sentire questa presenza in modo ossessivo, con riprese pressanti, ravvicinate. C’è una forte contaminazione tecnica che passa da quella che sembra essere una ripresa in steadycam con una forte presenza in soggettiva a inquadrature più precise, quasi asettiche che ci mostra il riquadro della scena proprio come se stessimo osservando uno dei modellini creati da Annie con i suoi plastici.
La pellicola gioca moto tra realtà e finzione, tra illusione e suggestione. Sicuramente la suggestione è la parola chiave per poter inquadrare questa pellicola che più di una volta ci porta a vedere cose che non esistono e, al tempo stesso, a non vedere ciò che esiste. Cosa si nasconde nel buio, negli angoli di una casa o nei remoti luoghi della nostra mente, dove i veri mostri prendono vita nella mente dei personaggi, creando un rapporto di empatia talmente tanto saldo da trascinare lo spettatore nella scena.
Ma nel caso di Hereditary l’empatia diventa ancora più complessa e articolata. Più la pellicola si porta avanti, più diventiamo un tutt’uno con i personaggi, arrivando a provare le stesse suggestioni, paranoie, ansie e paura.
E la paura in Hereditary è sottilissima, scorre quasi sul filo della lama di un coltello affilato. Gioca con la mente umana, la rivolta a suo piacimento. La psicologia diventa un elemento fondamentale per questo genere di pellicola che, dopo tanto tempo, toglie finalmente la polvere da un genere horror sempre più abbandonato a se stesso, colmo di jump scare, inutili effetti speciali, piccoli escamotage per spaventare leggermente lo spettatore.
La pellicola di Ari Aster è, invece, talmente “semplice” e grezza, da essere incredibilmente efficace. Il regista non si affida a un tappeto musicale che anticipa i gesti, i movimenti dei personaggi. Aster è molto più sottile anche in questo. Dei suoni ci sono, anzi un suono c’è. Un suono che accompagna spettatore e personaggi fino a un certo punto.
Un suono che potremmo definire “disturbante” ma che si confonde con il sottofondo e, anche se la sua matrice non è delle più positive per il mood, il momento in cui il terrore piomba nella sala e sulla scena e proprio quando questo suono sparisce.
Dopo essersi insinuato con così tanta semplicità nella nostra mente, svanisce nel nulla e non ce ne rendiamo conto solo quando è troppo tardi. Quando capiamo che c’è un elemento distorto in quello che stiamo vedendo, e quell’elemento è una di quelle cose che più terrorizza le persone nella vita reale: il silenzio.
In un sequela di colpi di scena, attimi di puro terrore e con un climax estremamente dilatato ma che non perde mai di efficacia, Hereditary si posiziona come una vera e propria perla, un gioiello da preservare nel panorama cinematografico di genere.
Una pellicola che saprà farvi provare molte sensazioni diverse, dal disagio al puro terrore, passando per la sofferenza e il vero dolore, promettendovi una cosa ben specifica: l’orrore non finirà dopo i titoli di coda, ma vi accompagnerà anche a casa.
Hereditary sarà dal 25 Luglio nelle nostre sale grazie a Lucky Red.