Esattamente 50 anni fa il mondo era nel pieno di una delle rivoluzioni più importanti e significative dell’epoca moderna, proprio mentre gli States erano impegnati nel tragico conflitto in Vietnam. Ma che cosa sarebbe accaduto se nella giungla di Saigon i soldati americani avessero trovato una minaccia persino più pericolosa dei Viet Cong? Cosa sarebbe accaduto sei non morti avessero iniziato la loro invasione?
I non morti, o meglio gli zombie, sono da sempre una metafora narrativa incredibilmente funzionale e affascinante. Anche in questi ultimi anni, nei quali il tema è stato pure un po’ abusato quanto ad utilizzo.
Rappresentano i bassi istinti dell’uomo privato del proprio libero arbitrio e condizionato al punto da muoversi quasi in modo automatico solo per mangiare (o accumulare in modo possessivo).
Nel classico La Notte Dei Morti Viventi di Romero molti hanno trovato una feroce critica al consumismo americano e al contemporaneo conflitto in Vietnam, senza contare le influenze sociali del tempo (dal razzismo, al progresso scientifico specie nella genetica).
In ambito fumettistico, Robert Kirkman, con The Walking Dead, ha saputo conquistare il pubblico di tutto il mondo creando una serie con gli zombie ma non direttamente incentrata su di loro, quanto piuttosto sui protagonisti sopravvissuti che cercano di ricominciare in un mondo devastato dall’apocalisse.
I non morti, privi di personalità e ripetitivi nel loro modo di agire, rappresentano quindi una cornice, quasi una parte dell’ambientazione.
Se è importante citare la famosa serie Skybound, è altrettanto importante citare un piccolo classico dell’horror a fumetti moderno, ovvero ’68, ottima serie scritta da Mark Kidwell e disegnata da Nat Jones, arrivata alla ristampa per Saldapress, la cui uscita è prevista a partire dal 26 giugno in edicola, per 15 mesi.
Se gli zombie ad un certo punto hanno anche un po’ annoiato, l’unica soluzione per insistere sul tema è diventare originali, avere quell’intuizione giusta per collocarli in un contesto nel quale non erano mai stati prima o quasi: in ’68 quel contesto è proprio la guerra in Vietnam.
Ci troveremo quindi a fare la conoscenza dello scout Bronto, del medico Cerotto, di Borbotto e del radio operatore Bonnie Benitez, guidati da Blake, tutti impegnati in una missione di avanscoperta in mezzo alla giungla vietnamita, forse addirittura per soccorrere dei commilitoni nei pressi di Tay Nguyen.
Il fumetto inizia come un vero e proprio racconto di guerra dell’epoca, sembra di star dentro a Full Metal Jacket o Apocalypse Now: stesso tenore dei dialoghi, stesso razzismo di fondo, stessa crudità nel trattare la vita umana.
Fino all’evento che metterà in moto tutta la macchina della trama di questa ottima serie: l’incontro con il primo, letale, zombie che, guarda caso sarà proprio un “charlie”, il nomignolo dispregiativo che i soldati americani usavano per appellare i Viet Cong.
Il plotone del tenente Blake non riuscirà a comprendere la natura dell’orrore che hanno di fronte, fino a quando non incontreranno i propri compagni d’armi, torturati e lasciati morire in un capanno.
Il loro “risveglio” e i loro morsi ci trascineranno all’inferno con gli stessi protagonisti della storia, tra raffiche di M-16, coltelli, fango e napalm.
Col procedere della storia capiremo che la piaga zombie si è manifestata a causa di un virus dilagante che non risparmierà nemmeno il campo base delle forze americane dove l’ufficiale medico “Doc”, già provato per gli orrori della guerra, perderà del tutto la ragione di fronte alla follia di quello che si parerà davanti a lui e al Capitano Duncan.
Se tutto ciò non dovesse bastarvi sappiate che la storia non sarà circoscritta al Vietnam ma andrà a toccare anche la vicina Cambogia e addirittura il suolo americano, in una serie davvero entusiasmante e dal ritmo eccellente.
L’opera targata Image Comics di Mark Kidwell riesce a mantenere tutto il citazionismo cinematografico di Apocalypse Now, Platoon, Full Metal Jacket, mischiandolo a quello di Romero, pur conservando un’ottima identità di fondo e un’autonomia narrativa decisamente di alto livello.
Come succede sempre più spesso nella nona arte, la struttura di questo fumetto è fortemente ispirata dal mondo del grande schermo, sia per ritmo che per composizione delle tavole. I dialoghi duri, sprezzanti, stracolmi di battute razziste e stereotipi (che però non guastano per nulla) ci collocano immediatamente nel contesto giusto e ci donano uno spaccato della vita che i soldati erano chiamati a vivere durante quel conflitto, mostrando anche quanto la strategia militare americana adottata fosse inadeguata, anzi probabilmente completamente sbagliata a giudicare dal numero di vittime finali.
Le ottime matite di Nat Jones, grazie anche ai colori di Jay Fotos, restituiscono perfettamente le atmosfere e le espressioni dei volti, con dovizia di particolari (ve ne accorgerete quando entrerete nei famigerati tunnel dei Viet-Cong assieme al soldato di origini asiatiche Yam) e premendo sempre l’acceleratore sullo splatter e sul gore tipico di queste serie.
La cosa che impressiona positivamente di ’68 è che si riesce a comprendere il quadro della situazione (umana, socio politica, più che militare) del conflitto in Vietnam, pur con l’introduzione dell’elemento estraneo, alieno, puramente fantastico degli zombie, che non toglie nulla alla narrazione, anzi la arricchisce di particolari.
Un esempio? Come leggerete nei diversi redazionali contenuti nei vari numeri, i soldati vietnamiti utilizzavano veramente le pareti dei loro tunnel sotterranei come “obitori” di fortuna; immaginate di trovarvi dentro una di queste gallerie mentre braccia putrefatte cominciano a spuntare ovunque.
’68 è una serie davvero consigliata a tutti gli amanti del genere ma anche a chi vuole approcciarsi al genere con qualcosa di originale e dannatamente serio.
Sfogliando le diverse pagine sentirete il terribile odore del napalm e del kerosene, misto al tanfo della putrefazione incombente; il sudore vi colerà sulla fronte, mentre sarete impegnati a scacciare nuvole di insetti che tenteranno di pungervi; sarete costretti a non sprecare munizioni perché non si sa mai quando e come potreste averne bisogno. E quando l’orda supererà i confini della giungla arrivando a minacciare vite a noi decisamente più vicine, capirete cosa vuol dire avere paura.
- Personalmente la ritengo una delle migliori serie "zombie" recenti sul mercato
- Interessanti i mini editoriali di approfondimento tra un capitolo e l'altro, a dimostrazione dell'impegno di Kidwell anche a livello di documentazione
- I dialoghi spaccano: secchi e irriverenti sembrano usciti da Full Metal Jacket e Apocalypse Now
- Buoni i disegni e i colori, perfettamente in tema con la narrazione. E le copertine sono sensazionali!
- Ottima idea portare questa serie in edicola, con uscite mensili
- Parliamo comunque di una serie horror, fedele ai canoni di genere, quindi in primis non dovete essere stanchi dei morti che camminano (cosa non scontata)