Nella prima domenica del Festival del Cinema di Cannes, al sesto giorno di questa 71esima edizione, arriva il primo film italiano in concorso, Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher. Una favola moderna sospesa nel tempo che ha emozionato l’intera croisette, portando la Rohrwacher tra gli assoluti preferiti del Festival. In occasione della presentazione del film abbiamo avuto modo di chiacchierare con la regista e cast del film.
In un mondo sospeso tra un passato non troppo passato e un presente non troppo presente, Alice Rohrwacher con il suo Lazzaro Felice porta sul grande schermo della Croisette di Cannes un film favola che attinge dalla cronaca, ovvero “il grande inganno” ai danni di 54 contadini sotto il servizio di una Marchesa che, nonostante l’illegalità dall’82 della Mezzadria, ha tenuto lontano dalla civiltà un gruppo di braccianti cresciuti tra piantagioni e tuguri.
Il mondo a cui faccio riferimento è relativamente recente, considerando anche la traslazione temporale. Un passato non proprio passato e un presente non proprio presente.
Ricostruire questo mondo è stato possibile grazie a quella memoria collettiva e ancora recente all’interno del campo agrario.
La mezzadria è finita solo nell’82 e ancora oggi quella memoria, quella di questi 54 contadini dell’Inviolata sospesi in un mondo quasi alieno.
Nel film c’è una memoria agricola e la necessità di cogliere questo mondo in trasformazione; probabilmente e anche per questo che, nonostante altre storie in cantiere, ho sentito il bisogno di scrivere e dirigere questa storia subito.
Afferma la regista Alice Rohrwacher che quattro anni fa, proprio a Cannes, con il suo Le Meraviglie vinse il Grand Prix della critica. Ma Lazzaro Felice riesce a spiazzare ancora meglio lo spettatore, portandolo a legarsi in modo quasi indissolubile con il protagonista, il giovanissimo Adriano Tardiolo, dallo sguardo grande e innocente proprio come il suo personaggio.
È la prima volta che faccio un film ed è la mia prima esperienza come attore. Io e Alice ci siamo conosciuti per caso nella scuola dove stavano facendo i provini del film, ai quali io non ho partecipato.
A quanto pare Adriano, quando Alice Rohrwacher gli ha proposto il ruolo gli ha letteralmente risposto, con un garbo da far sciogliere il cuore, “No, grazie”, e la regista ha impiegato un mese di prove per riuscire a convincerlo ad accettare la parte.
Si, perché Adriano condivide con Lazzaro l’indole dell’essere buono, talmente tanto buono da essere quasi “invisibile”, eppure il potenziale sul grande schermo di questo giovane artista sembra aver già conquistato la critica di tutto il mondo.
Parlare di Lazzaro vuol dire anche parlare del meno protagonista di tutti che per una volta è diventato il protagonista.
Riprende la parola la regista Rohrwacher.
Sono delle persone mai messe in primo piano, ovvero gli ultimi della fila che pur di non disturbare non si mettono mai in mostra.
E, nonostante nel film si respiri fortemente il senso del bene e del male, strutturando la storia proprio come una fiaba in bianca e nero, Lazzaro non giudica mai. I Lazzari di tutto il mondo sembrano non avere il senso di giudizio.
Indubbiamente verso la storia si è portati a giudicare, mentre Lazzaro, per fortuna o sfortuna, non giudica chi ha davanti ma ha una fiducia incondizionata ne prossimo.
Lazzaro Felice, così come il titolo ci lascia intendere, ha un fondo indubbiamente religioso. E il riferimento non è semplicemente quello del titolo e nome del protagonista, ma la storia si rifà a una parabola legata alla figura di San Francesco e a un vecchio lupo.
Il secondo, vedendo il primo addormentato, nonostante la fame, non va incontro al suo istinto famelico. No, si ferma davanti a San Francesco e capisce che non gli potrebbe mai fare del male perché lui è un uomo buono.
Ed è esattamente quello che succede in questo caso, dove però il lupo si mostra ben più umano degli esseri umani che, troppo spesso, scambiano la bontà per stupidità, approfittando senza ritengono dell’innocenza genuina di Lazzaro.
Possiamo definire questo film religioso nel senso preistorico del termine, diciamo una pre-religione. Sebbene la figura di San Francesco non venga esplicitamente nominata, è ovvio che il film faccia riferimento a lui. Il film mi è stato principalmente ispirato da una storia di Chiara Frugoni che mi ha letteralmente stregato.
Nel racconto di San Francesco non c’è una parabola o morale, è semplicemente la dinamica tra il lupo e l’uomo ad avermi colpito. Centrava con la vita narrativa del film e con la figura di Antonio, legata a quella di Lazzaro.
Avevo bisogno di aiutarla nel distacco, quindi ho usato una metafora. Eppure, nonostante si possa definire questo film spirituale, parliamo comunque di una spiritualità concreta, reale, fatta di corpi e persone.
Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher è, come abbiamo detto, una sorta di favola senza tempo, dove i dettagli hanno assolutamente contribuito a rendere l’immagine ancora più vivida e l’atmosfera della storia quasi sospesa.
Abbiamo deciso di lavorare l’immagine in fullframe ma non per vezzo artistico, come invece si potrebbe pensare. Semplicemente non esiste un mascherino adatto per questo film.
Le abbiamo provate tutto ma nessuno sembrava andare realmente bene, per questo motivo ho deciso di lasciare l’immagine aperta, sporca, con le sue imperfezioni.
Abbiamo deciso di lasciare un’immagine aperta che rappresentasse la nostra esperienza di fare un film d’apertura.
Lazzaro Felice, che sarà distribuito nelle nostre sale dal 31 Maggio grazie a 01 Distribution, ha immediatamente colpito l’internazionale croisette di Cannes, ma a restare travolti del tutto sono gli italiani, i quali non possono fare a meno – come viene affermato in conferenza stampa – di ritrovare nell’immagine della Rohrwacher lo stile di Ermanno Olmi, porto una decina di giorni fa.
Parlare in questo momenti di Olmi è doveroso, necessario e commovente. Sento la mancanza di quello sguardo e in me c’era il forte desiderio di fargli vedere questo film, ma purtroppo non abbiamo fatto in tempo. Da questo film ci aspettavamo così poco, lo abbiamo realmente finito mercoledì scorso. Era una scommessa chiaramente, abbiamo provato e sono molto felice che è stato accolto così bene. È un film un po’ bislacco, libero, ma è come ci è venuto!