Il filmmaker brasiliano Joe Penna debutta alla regia di un lungometraggio con Arctic, presentato fuori concorso al 71° Festival del Cinema di Cannes. Survival movie che vede come protagonista un Mads Mikkelsen disperso tra i ghiacciai dell’Islanda.
Nella quarta giornata del Festival di Cannes diamo un primo sguardo anche al Fuori Concorso, aspettando alcuni dei titoli più attesi come SOLO: A Star Wars Story e The House That Jack Built di Lars Von Trier.
Sguardo che si affaccia sull’emergente Joe Penna, filmmaker brasiliano di trent’anni che dirige nel suo primo lungometraggio il famoso attore danese Mads Mikkelsen.
Arctic è un survival movie ambientato tra i ghiacciai dell’Islanda dove un uomo cerca di sopravvivere al gelo attendendo che qualcuno venga a salvarlo.
Mikkelsen interpreta il misterioso personaggio. Un uomo sulla quarantina che con anomala calma razionale, perseveranza e pazienza cerca di escogitare un modo per far notare la sua presenza in quelle lande desolate.
La routine dell’uomo è scandita dall’allarme del suo orologio che lo avverte quando procacciarsi del cibo, quando provare a mettersi in contatto con il mondo “esterno” e quando andare a dormire, prima che l’abbassamento delle temperature influiscano ancora di più sul proprio corpo.
Durante una tempesta l’uomo vede, dopo tanta attesa, affacciarsi fievolmente una speranza. Convincerlo per un meraviglioso quanto doloroso secondo che qualcuno finalmente lo salverà. Ma quell’amara speranza diventa ben presto la certezza che quello è solo l’inizio dell’incubo di ghiaccio; ed ecco partire la scommessa tra la vita e la morte, incastrati tra i ghiacciai, il freddo e le avversità del paesaggio circostante.
L’inizio del film sembra promettere dei veri e propri fuochi d’artificio, soprattutto il coinvolgimento di Mads Mikkelsen, attore che negli ultimi anni sta avendo un meritato successo, facendosi scoprire nel cinema e nella serie tv a livello mondiale, anche in ruoli piuttosto versatili.
Joe Penna attinge da una lunga schiera di survival movie che negli ultimi anni hanno preso piede sul grande schermo, come per esempio Mine, Buried – Sepolto o il 127 Ore di Danny Boyle e lo stesso Everest che nel 2015 aveva aperto la 72° Mostra del Cinema di Venezia.
Proprio per questo motivo se da un lato Arctic si mostra come una pellicola accattivante con un protagonista che regge molto bene la prestazione lungo tutta la durata del film, andando verso un crescendo di disperazione sempre più elevata; dall’altra parte il confronto con i predecessori non regge, ed Arctic si mostra essere una pellicola già vista, indubbiamente piacevole, ma che non apporta nulla di nuovo al panorama cinematografico degli ultimi dieci anni.
Elemento più convincente della pellicola è la performance e la trasformazione del suo protagonista. Dalla calma razionale e la speranza di riuscire ad abbandonare assolutamente quella tomba di ghiaccio, alla consapevolezza di non vedere mai più nulla al di fuori di quelle lande.
Un crescendo di disperazione, l’angoscia di un uomo che combatte con le unghie e con i denti, trasformandosi letteralmente, pur di arrivare alla fine, pur di non perire e farcela. È un peccato che il talento di Mikkelsen non venga controbilanciato da una regia più accattivante e da una sceneggiatura che sappia alzare ancora di più la suspense, la time bomb che in gioco mette la vita stessa del protagonista.
Come narrazione Arctic corre su un binario stabile, fin troppo stabile. Per quanto il personaggio venga trascinato sempre più affondo, non vi è mai un momento in cui lo spettatore sia davvero aggrappato alla poltrona, concentrato al massimo su quanto stia accadendo, terrorizzato, preoccupato su quanto stia succedendo al protagonista.
Solo verso il finale Penna sembra volerci regalare un vero e proprio brivido, un’emozione vivida e l’incertezza di quello che potrebbe succedere, tenendoci con il fiato sospeso.
Peccato che questo si riduca unicamente agli ultimi quindici minuti di film, quindi letteralmente all’atto finale della pellicola, lasciando non poco amaro in bocca.
Non totalmente un film da bocciare che, nonostante tutto, riesce perfettamente nel suo scopo, ovvero quello di intrattenere, ma che non apporta nulla di nuovo, diventando in poco tempo una pellicola facilmente dimenticabile e con ben poco mordente per lo spettatore.