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Il Cosmonauta Perduto

È una gelida mattina del 18 febbraio 1966 a Krenovo, uno sperduto villaggio a nord di Vladivostok. Un treno sta raggiungendo la piccola stazione cittadina. Fuori la neve ammanta il paesaggio, la visibilità è scarsa. La locomotiva inizia a rallentare quando all’improvviso un uomo appare in mezzo ai binari.

Il macchinista tira il freno ma le rotaie sono ghiacciate, lo spazio è poco. Una manciata di secondi e l’impatto è inevitabile.

Pochi minuti dopo la gente si raccoglie intorno al corpo maciullato.
Chi era? Chiede qualcuno.

Nessuno.
Un ubriacone.
Un poco di buono.

Se gli offrivi da bere era capace di tenerti tutta la sera a raccontarti come sarebbe dovuto andare nello spazio, al posto di Gagarin.

Si certo, come no.

La polizia stende il suo rapporto, probabilmente a causa del freddo e del fatto che fosse ubriaco, Grigorij Nelyubov (questo è il nome dell’uomo) ha incautamente attraversato le rotaie, aveva il bavero alzato e il cappello ben calato in testa, non ha visto arrivare il treno.

È stato incidente, conclude il rapporto. Al funerale non si presenta quasi nessuno.

Grigorij Nelyubov viene sepolto in una comune tomba, nel piccolo cimitero di Krenovo.

Così scomparve l’uomo che avrebbe dovuto volare al posto di Gagarin, uno dei tre migliori cosmonauti che la Russia abbia mai prodotto.

Ma Grigorij Nelyubov era già scomparso. Era scomparso tre anni prima, cancellato da ogni foto, documento e pubblicazione. Scomparso nelle foto di gruppo, scomparso nei filmati, scomparso dai registri.

E oggi racconteremo la sua storia, la storia del cosmonauta perduto.

Una storia che per anni, in occidente, diede adito a leggende e ipotesi sinistre. Una storia a suo modo semplice, a suo modo grandiosa e a suo modo triste, come lo sono tante storie dell’esplorazione spaziale.

 

 

 

Foto Compromettenti

È il maggio del 1961, un mese dopo lo storico volo di Yuri Gagarin. Istruttori e candidati cosmonauti si ritrovano a Sochi, sul Mar Nero, una vacanza per riposarsi e festeggiare l’incredibile successo nella corsa allo spazio.

Vengono scattate delle foto. L’atmosfera è rilassata, i volti sorridenti. Le foto vengono rilasciate alla stampa alcuni anni dopo e diventano famose in tutto il mondo.

Per molto tempo i paesi occidentali si interrogarono su chi fossero quelle persone e durante gli anni, seguendo il programma militare sovietico, quei volti sconosciuti ricevettero delle storie e dei nomi.

Una delle foto più famose riprende cinque persone sedute e tre in piedi dietro di loro.

 

 

Al centro ci sono Gagarin e Korolyov (il padre della missilistica sovietica), gli altri passeranno alla storia come i “Sei di Sochi”, i cosmonauti più promettenti dell’Unione Sovietica che avrebbero preso parte ai successi della loro nazione.

Ma c’è qualcosa che non torna. Nella fila dietro c’è uno spazio vuoto. E in alcune foto in questo spazio c‘è una scala, in altre una siepe.

Qualcuno è stato eliminato da queste foto.

Qualcuno che faceva parte del gruppo di punta della cosmonautica sovietica.

Chi è il cosmonauta scomparso?

 

 

I servizi di intelligence occidentali si scatenano e salta fuori un’altra foto, stavolta del 1961, il 12 aprile, una data storica. Nella foto Gagarin si sta dirigendo verso la rampa di lancio e ad accompagnarlo c’è un altro cosmonauta.

 

 

Può sembrare poca cosa ma era un grande onore accompagnare il cosmonauta designato, l’uomo dietro Gagarin era uno dei cosmonauti di riserva previsti per quella missione e che, con ogni probabilità, avrebbe guidato lui stesso una delle missioni successive.

Eppure quel ragazzo che sorride dietro a Gagarin non prese mai parte a nessuna missione conosciuta, ne appare nelle foto di Sochi, anzi non appare in nessuna foto, alcune mostrano spazi vuoti, altre macchie ingiallite a confonderne il volto.

Quel ragazzo è scomparso dalla storia.

Ma chi era? E perché un’operazione di coverage così ampia? Cosa nascondeva la Russia? C’erano davvero state missioni segrete che erano fallite? Che si sapeva sarebbero fallite?

Per vent’anni, nessuno ebbe mai la risposta.

 

 

 

“Avrebbe potuto essere il primo”

Grigorij Nelyubov nacque a Porfiryevka in Crimea nel 1934, si uni alla Voyenno-Vozdushnye Sily (l’aeronautica militare sovietica) molto giovane, divenne capitano e ed era considerato un pilota straordinario tanto che, nel 1960, ad appena 26 anni, venne selezionato a far parte delle 20 persone che avrebbero preso parte al programma Vostok.

Grigorij era considerato un cosmonauta incredibile, pilota abilissimo, agile e veloce, con una mente eccezionale e un fisico capace di resistere ad accelerazioni di 10 G per decine di secondi senza perdere conoscenza, come invece accadeva ai suoi compagni (e a qualsiasi essere umano in generale).

Inoltre era affascinante, ottimo oratore, con una forte personalità, capace di portare dalla sua parte istruttori e medici.

Quando la commissione si riunì per stabilire chi sarebbe stato il primo uomo ad andare nello spazio i tre candidati erano Nelyubov, Gagarin e Titov, ma i risultati erano così vicini che i tre vennero tenuti in lizza fino all’ultima settimana utile.

Alla fine si decise che Gagarin avrebbe guidato la prima Vostok mentre Titov e Nelyubov quelle successive.

Infatti Titov piloterà la Vostok-2 mentre Nelyubov avrebbe dovuto pilotare la Vostok-3 ma venne sostituito da Nikolaev come seconda scelta per la Vostok-2.

Ma i colleghi erano sicuri che, date le sue indubbie capacità avrebbe comunque volato su una Vostok prima o poi, e ne erano certi anche i suoi istruttori.

Eppure non accadde mai.

Non tanto perché Nelyubov non fosse adatto come pilota, quanto perché non era adatto come persona.

 

 

Modulo spaziale Vostok

 

 

 

L’Uomo Sovietico

Nel 1960 per testare gli umori dei candidati Kamanin, il responsabile della preparazione dei cosmonauti, indisse un piccolo referendum interno. Ogni cosmonauta poteva scrivere in maniera del tutto anonima chi, secondo lui, sarebbe dovuto andare nello spazio per primo.

Gagarin ricevette 17 voti (su 20 persone totali) mentre Nelyubov nemmeno uno.

Questo perché Gagarin era una persona molto modesta e alla mano, spesso si faceva carico di colpe non sue e quando sbagliava era sempre pronto a rimediare. Nelyubov all’opposto era molto pieno di sé, sempre pronto a esaltare i suoi successi e a incolpare qualcun altro dei suoi fallimenti. Nelyubov era un ottimo cosmonauta, sapeva di esserlo e non aveva problemi a farlo presente.

Questo comportamento di suo non sarebbe stato un grosso problema, le sue abilità erano tali che chiunque ne sarebbe stato fiero, ma erano un problema nell’Unione Sovietica.

L’Unione Sovietica dava molto peso alla collettività e guardava molto male l’individualismo.

I cosmonauti non erano solo pionieri della conquista della nuova frontiera, erano anche delle personalità pubbliche importantissime, erano il volto dell’Unione Sovietica davanti al popolo e davanti al mondo.

Dovevano essere persone irreprensibili che incarnavano lo spirito dell’Unione Sovietica, i suoi valori e sottostare alle sue regole.

Sia Gagarin che Titov divennero Eroi dell’Unione Sovietica e delle vere e proprie star e già con loro Kamanin ebbe poi dei grossi grattacapi dopo che divennero famosi: Gagarin era un donnaiolo, sempre circondato da belle ragazze, tradì la moglie in svariate occasioni costringendo il partito a coprirlo in tutti i modi per mantenere pulita la sua immagine pubblica.

Titov, dal canto suo, guidava auto sportive a folli velocità, spesso sbronzo, causando diversi incidenti. In un incidente investì e uccise una donna e corruppe un testimone per evitare la condanna, il partito fu costretto a pagare i familiari della vittima e a garantire gli studi universitari al figlio per mettere tutto a tacere.

La colpa dei loro comportamenti però ricadeva spesso su Kamanin che, agli occhi dei politici, non era stato in grado di impartirgli la giusta disciplina. In questo clima le intemperanze di Nelyubov non erano ben viste.

Nelyubov poi prese molto male i vari rimandi e non ne fece segreto, cosa che ai responsabili piacque poco. In ogni caso nemmeno un paese enorme come l’Unione Sovietica poteva fare a meno di lui, il suo lancio era solo rimandato.

Finché non successe l’incidente.

 

 

 

L’Incidente

La sera del 27 Marzo 1963 Nelyubov e altri due cosmonauti (Filat’ev e Anikeev) uscirono per farsi una bevuta. La cosa di per se era già una violazione delle regole ma i tre, inoltre, escono con le divise militari.

Raggiungono un piccolo ristorante dove mangiano e bevono. Erano cosmonauti, e anche militari ma, soprattutto, erano russi. I bicchieri si moltiplicano, in breve i tre sono sbronzi come coccume.

Iniziano a far casino e a importunare gli altri clienti al punto che il gestore del locale chiede loro più volte di andarsene. Alla fine, stufo dei tre, il gestore chiama la polizia.

A questo punto i cosmonauti (sbronzi si, ma non al punto da non sapere che Kamanin gli avrebbe fatto il tombino), si danno alla fuga, ma vengono fermati da una pattuglia della polizia. I poliziotti vedendo le divise si limitarono a un rimprovero verbale, dopotutto si era tra colleghi.

Ma poi uno di loro chiese i documenti ai tre, documenti dei quali erano sprovvisti. I poliziotti quindi decisero di portarli in centrale per l’identificazione. Spaventati dal fatto che una denuncia potesse sporcare la loro fedina e farli espellere dal programma spaziale, i tre tentarono di darsi alla fuga aggredendo i poliziotti.

Ovviamente finì con i tre alla centrale di polizia.

Li il capitano chiamò il centro di addestramento dove l’identità dei tre venne confermata, inoltre gli venne promesso che si sarebbero presi gli adeguati provvedimenti verso i tre cosmonauti.

A quel punto il capitano era propenso a lasciarli andare senza ridirigere un rapporto che sapeva li avrebbe messi nei guai. Propose quindi che i tre si scusassero per aver malmenato i suoi uomini e che per lui la storia si chiudeva li, senza denunce o altro.

Filat’ev e Anikeev accettarono subito e con gratitudine la scappatoia offerta e si scusarono con i poliziotti. Nelyubov invece si rifiutò, iniziò a dire che lui era un cosmonauta, uno dei migliori, uno famoso, con un sacco di agganci e amicizie, che erano i poliziotti a doversi scusare etc. etc. etc.

A quel punto il capo della polizia, stanco di discutere, lo mandò a smaltire la sbronza, dicendogli però di venirsi a scusare il giorno dopo o avrebbe redatto una denuncia e l’avrebbe mandata a Kamanin.

Il giorno dopo i compagni di Nelyubov cercarono in tutti i modi di farlo ragionare ma lui si rifiutò categoricamente di andarsi a scusare. E così, alcuni giorni dopo, il rapporto della serata arrivò a Kamanin.

Kamanin ovviamente andò su tutte le furie.

Radunò tutti i cosmonauti e fece un discorso durissimo, memore anche di cosa stavano combinando Gagarin e Titov, e chiese di votare per alzata di mano l’espulsione dei tre.

Gli altri cosmonauti erano un po’ interdetti, cioè va bene per gli altri due, ma Nelyubov era davvero fuori dal comune, privarsene era una scelta molto rischiosa.

Eppure nessuno voleva mettersi contro Kamanin e quindi arrivò l’espulsione.

 

 

 

Conclusione

Da un giorno all’altro Nelyubov passò da essere uno dei migliori cosmonauti del progetto spaziale sovietico a essere un problema. Venne trasferito nel piccolo villaggio di Krenovo dove riprese a fare il pilota.

La moglie soffriva molto il dover vivere fuori dal mondo e anche Nelyubov. Fece più volte richiesta di essere riammesso al programma spaziale ma non ricevette mai risposta.

Cercò anche di parlare direttamente con Kamanin intraprendendo un lungo viaggio fino a Mosca, ma l’uomo non lo ricevette nemmeno. Provò quindi a farsi assumere come collaudatore dei nuovi Mig-21, superò tutte le selezioni e venne chiamato a Mosca, ma pochi giorni dopo gli dissero che la sua posizione era stata annullata.

I vertici dell’aeronautica avevano parlato con gli ex compagni di Nelyubov alcuni dei quali gli dissero che l’uomo era si un ottimo pilota, ma era anche inaffidabile e così avevano deciso di dare il suo incarico a qualcun altro.

Nello stesso periodo iniziarono a uscire sui giornali le foto di Sochi e Nelyubov vide con orrore di essere stato cancellato dappertutto.

Il voltafaccia dell’aeronautica e la cancellazione dalle foto gettarono Nelyubov in una profonda depressione.

Beveva molto, al punto che la moglie era costretta a chiuderlo in casa per fargli smaltire la sbronza. Fino al 18 febbraio 1966, quando uscì per un’ultima volta.

Nelyubov a detta di tutti era un cosmonauta incredibile, ma non era un Uomo Sovietico. Anche Gagarin e Titov non si dimostrarono, alla prova dei fatti, dei veri Uomini Sovietici, ma Nelyubov non ebbe nemmeno modo di provarci.

Forse avrebbe potuto esserci lui sulla Vostok-3 o su una missione successiva. Forse alla fine si sarebbe mostrato un Uomo Sovietico migliore di come si aspettavano i suoi compagni.

Non lo sapremo mai.

Quello che sappiamo è che nonostante le intemperanze e il caratteraccio era anche una persona buona. Quel 18 febbraio, prima di uscire per l’ultima volta, lasciò una lettera alla moglie, dicendole che era la migliore moglie del mondo.

Proprio quello che ci aspetterebbe da un Eroe dell’Unione Sovietica.

Al suo funerale non venne nessuno dei sui colleghi, ne istruttori, ne autorità. La sua tomba rimase dimenticata per 20 anni finché, nel 1986, la sua storia venne infine alla luce.

Un giornale organizzò una colletta e oggi sulla sua sepoltura, nel cimitero di Krenovo, c’è anche un piccolo monumento di marmo che lo ricorda per quello che era stato: un pilota e un cosmonauta del programma spaziale sovietico.

 

 

 

 

Fonti

Il grosso delle informazioni è preso da “Il mistero dei cosmonauti perduti: Leggende, bugie e segreti della cosmonautica sovietica” di Luca Boschini che consiglio di leggere a chiunque interessi la storia delle esplorazioni spaziali dal lato sovietico.

Inoltre sul tutubo trovate il documentario relativo a questa storia Он Мог быть Первым (“Avrebbe potuto essere il primo”), però è in russo

In testa all’articolo e in copertina oggi: Vostok Launch by Richard Terry, 1978.

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