Abbiamo incontrato la veterana dell’animazione in stop motion a Napoli durante il Comicon: Kim Keukeleire ci ha raccontato come è stato lavorare con Wes Anderson a L’Isola dei Cani, in uscita oggi 1 maggio nelle sale italiane.
La Keukeleire aveva già lavorato con Anderson nel suo precedente film in stop motion, Fantastic Mister Fox, e può annoverare nella sua lunga carriera altre grandi produzioni come Galline in Fuga, Frankenweenie: o La mia vita da Zucchina: insomma è davvero una delle più grandi animatrici in stop motion in circolazione.
Lavorare con Anderson non deve essere proprio semplice e si capisce subito dalle risposte di Kim che non manca mai di sottolineare quanto il regista statunitense abbia sempre e comunque l’ultima parola su ogni aspetto dei propri film, anche magari su questioni molto tecniche come l’animazione in stop motion.
La nostra recensione de L’Isola dei Cani:
Isle of dogs omaggia la cultura giapponese, citando il cinema di Kurosawa e i pittori del Sol Levante.
Personalmente mi interessava scendere un minimo nel dettaglio tecnico con Kim e capire quanto il cinema in stop motion di Anderson differisse da quello di altri studi, magari blasonati come Laika (Coraline, ParaNorman, Kubo e la spada magica…) o Aardman Animations (Galline in fuga, Wallace & Gromit, I Primitivi e mille altre cose)
La tecnica base è rimasta la stessa nel tempo, il concetto è sempre quello: riprendi, muovi e cambia, ripeti. Ma rispetto a quando si lavorava con la pellicola, che era un vero incubo da gestire, oggi con le riprese in digitale è tutto molto più semplice ed immediato e noi animatori ci possiamo preoccupare solo del nostro lavoro principale.
Si, le nuove cineprese digitali sono molto più semplici da gestire con la stop motion, permettono di automatizzare moltissimo il processo lasciando spazio alla creatività sul set.
Si, non ci sono effetti visivi fatti in post produzione se non per quanto riguarda la color correction e similari. Il fumo è creato con la bambagia per esempio: Wes su questo è stato categorico. Capisco che altri studi come Laika utilizzino questi effetti per realizzare cose altrimenti impossibili o per semplificare il lavoro ad esempio su inquadrature con tantissimi soggetti (crowds, NdR) ma ne L’Isola dei Cani è stata fatta la scelta di non utilizzarli.
Ne l’isola dei Cani non ci sono effetti visivi in computer grafica: tutto è stato creato sui diversi set con un lavoro di animazione meticoloso.
Un’altra differenza che racconta Kim e a cui avevo fatto caso, ma non avevo considerato come un effetto voluto, è che i film di Anderson in stop motion sono stati girati a 12 frame per secondo, cioè la metà del solito, creando un’animazione “più scattosa” e a tratti molto più veloce, che a quanto pare piace di più al registra americano ed effettivamente ha quel tocco di “vintage” che ben si sposa con la sua estetica. Ed è anche molto più semplice da realizzare, aggiungo io.
In pratica ad ogni step di animazione (ventiquattresimo di secondo) vengono scattati due frame invece di uno come fanno gli altri studi e il risultato è appunto avere visivamente un film a 12 fps.
La scelta è comunque evidentemente ragionata e non pensata per risparmiare tempo: considerate che questa produzione ha coinvolto oltre 300 persone sui diversi set, con 30 diversi animatori e un lavoro infinito in particolare sulla fotografia e framing (cavallo di battaglia di Anderson) dove, mi ha spiegato Kim, i set venivano preparati con luci e inquadrature già un mese prima che effettivamente arrivassero gli animatori a muovere il tutto, tenendo conto di ogni movimento di camera, soggetti, luci, etc.
L’Isola dei Cani arriva nei nostri cinema oggi, martedì 1 maggio.
Kim Keukeleire, lead animator de L’Isola dei Cani #SelfieHunting
Posted by Antonio Moro on Monday, April 30, 2018