Misteriose e minacciose astronavi aliene arrivano dallo spazio e si piazzano nei cieli che sovrastano alcune delle principali città mondiali…
Vi sto raccontando l’incipit Indipendence Day?
Certo che no, questo è solo uno dei tanti “omaggi” che la fantascienza più recente ha tributato a quello che è stato uno dei prodotti innovativi del panorama televisivo degli anni ’80: V – Visitors.
V – Visitors è il titolo con cui è arrivato in Italia, nell’epoca d’oro di Canale 5, il “pacchetto completo” di due miniserie televisive statunitensi di fantascienza: V e V – The Final Battle.
La prima era composta da due episodi, la seconda da 3: questa mega-produzione per la tv raccontava in uno spazio limitato di puntate l’arrivo di una misteriosa, e apparentemente amichevole, razza aliena simile alla nostra e dei suoi loschi intrighi, contrastati dalla diffidenza di un gruppo di umani e dalla battaglia finale.
Ma un prodotto di successo non finisce sul più bello: la prima manciata di episodi ebbe un clamoroso successo e fu dunque seguita alla spicciolata da un vero e proprio serial televisivo in 19 puntate.
Il titolo fu un secco e diretto V, dove si dava seguito alle vicende raccontate nelle due miniserie, che terminavano con un finale aperto.
C’è poco da fare: chi ha vissuto gli anni Ottana, anche grazie alle repliche, non può non aver provato paura ed eccitazione di fronte a uno dei prodotti più iconici del piccolo schermo.
La fantascienza andava per la maggiore, e Visitors rappresenta una summa di tutto quello che sono stati i serial americani in quel decennio: sfoggio di mezzi, effetti speciali, protagonisti bellocci e cattivi brutti e cattivi, versante soap opera, eroismo a piene mani e invasori ambigui e maliziosi.
Proprio mentre si parla di un ulteriore remake della serie o addirittura di una trilogia cinematografica, dato che la riesumazione dei franchise anni ’80 si dimostra sempre efficace, è il momento di riscoprire un pezzo di storia della TV.
Ricordo perfettamente da piccolo avvicinarmi con paura alla tv, spaventato ma affascinato dalla storia di quei rettiloni (e non rettiliani!) in tutina rossa che fingevano di essere come noi, e sotto la pelle sintetica si rivelavano fameliche lucertole.
Prima di Twin Peaks, a turbare le mie notti di bambino c’era questo misto di azione, discorsi cervellotici, umani messi in frigorifero e procaci aliene che si mangiavano dei poveri topi da laboratorio.
Una scena entrata di diritto nel panorama cult della serialità.
Ma senza voler fare troppi spoiler, quelle non sono le scene più sconvolgenti: se vi butto là che ci saranno rapporti sessuali inter-specie e la nascita di ibridi, cosa pensate?
Beh, ok, non è una novità – è dai tempi di Spazio 1999 che in tv si era visto qualcosa del genere –ma vi assicuro che non vi fa rimanere seduti comodamente in poltrona.
Va detto che già all’epoca, nonostante le ambizioni, gli effetti speciali a volte non fossero il top, e ad oggi la serie va affrontata con gli occhi dell’archeologo pieno di tenerezza più che dell’aggressivo binge-watcher: gli oltre 35 anni passati pesano come macigni sul comparto visivo e anche su una scrittura che è prettamente sugli standard di quel tempo.
Eppure, proprio come gli studenti di storia rimangono affascinati da ciò che è fuori dal tempo ma racconta – e anticipa –quello in cui viviamo, anche Visitors ci racconta di come si sia evoluta la fantascienza per così dire “sociale”, e rende scoperti alcuni nevi narrativi che ancora oggi resistono, spingendo a volte un po’ troppo sul melodramma, ma senza deragliare troppo.
Colpi di scena e a volte cadute di stile si rivelano sempre e comunque piacevoli da vedere, soprattutto perché sia genialate che ingenuità sono spesso ancora presenti nelle nostre serie moderne.
Di certo V, che è stato ispirato da molta della letteratura fantascientifica distopica degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, deve anche molto al successo di Star Wars.
La Saga originale si era appena conclusa e la “voglia” del pubblico di vedere navi spaziali, scontri a base di laser e buoni contro cattivi era alta… tanto che se ben ricordo durante il primo sbarco dei Visitatori, la banda americana gli suona il tema di John Williams!
Dalle truppe di lucertoloni stolte come gli Stormtrooper alle navi gigantesche piene di tecnologia e corridoi asettici, dagli eroi che si infiltrano e scappano dalle trappole mortali, dagli scontri spaziali, è forte il richiamo a quella che è stata la rivoluzione fantascientifica a cavallo dei primi anni Ottanta.
Se poi vogliamo estendere ancora di più la lettura “politica”, come detto mutuata da tanta letteratura precedente sci-fi, è facile vedere nei Visitors e il loro atteggiamento fascistoide, opposto ai valori della Libertà dei buoni ribelli americani, un prolungamento della Guerra Fredda e dei kattivi komunisti.
Non per niente le divise dei lucertoloni sono rosse e marziali.
La violenza dell’invasione fintamente pacifica è una delle colonne portanti della miniserie, poi ripresa in modo più blando dalla serie tv, durata lo spazio di un’unica stagione.
Ci sono figure che sono fortemente simboliche e cercano di contrapporsi all’iniziale entusiasmo della popolazione terrestre, che sbava per le tecnologie promesse dagli alieni, i quali in cambio chiedono di poter sbarcare, mettere su radici e trafficare con un misterioso gas.
Tra collaborazionisti e ribelli sarà guerra aperta e senza esclusione di colpi, con sopravvissuti ai campi di sterminio e preti idealisti a farne le spese (tanto per dirne due).
Insomma, fra invasione strisciante (nel vero senso della parola) terrestri lecchini e Presidenti mondiali sostituiti da lucertole, l’interesse e il divertimento non manca.
Gli attori non sono particolarmente memorabili, ma tra le fila che vedono la bella e aggressiva Jane Badler e il mascellone Marc Singer, ci sono anche due memorabili interpretazioni di un Robert Englund pre-Freddy Kruger (l’alieno “buono” Willie) e il mitico Michael Ironside, nel suo consueto ruolo di duro.
Il momento per recuperare la serie e il suo remake moderno è quello buono: i rettiloni sono pronti a tornare e ritornare di nuovo, a invadere i territori della fantascienza e ricordarci some sotto la pelle di un nuovo arrivato che ti tende la mano potrebbe nascondersi qualcosa che sotto sotto vorrebbe mangiarti:
Non è esattamente il tipo di propaganda che ha sempre funzionato?
Solo che stavolta il pericolo è vero e l’alieno e davvero “alieno”… e squamoso!