Tomb Raider arriva al cinema e finalmente possiamo tirare un sospiro di sollievo. Il film di Roar Uthaug, trasposizione dell’omonimo reboot videoludico del 2013, non è solo un film convincente, dinamico e con una protagonista incredibile, ma è anche il raggiungimento di un compromesso tra il mondo del cinema e quello del videogioco. Dopo anni possiamo dirlo anche a cuor leggero: abbiamo finalmente una pellicola cinematografica degnamente tratta da un videogioco.

Dopo Angelina Jolie nel 2001 e 2003, in un periodo in cui le trasposizioni cinematografiche tratte dai videogiochi hanno sofferto più che mai, Alicia Vikander riporta Lara Croft sullo schermo.

Una versione molto più giovane, immatura e inesperta che dovrà affrontare un vero e proprio bagno di sangue prima di venire realmente battezzata come Tomb Raider. Quella di Roar Uthaug è ovviamente una origin story che, esattamente come l’omonimo gioco di Crystal Dynamics, affronta una Lara molto diversa da quella conosciuta sia attraverso console che attraverso il grande schermo – evitiamo, quindi, la misera battutina sul fisico della protagonista, perché dimostrereste solo di non conoscere il nuovo ciclo di Lara.

 

Tomb Raider

 

Una Lara estremamente acerba, caparbia si, ma anche molto tormentata.

Una Lara estremamente acerba, caparbia si, ma anche molto tormentata. Incapace di accettare la scomparsa di suo padre, il famoso Richard Croft (Dominic West); o meglio, incapace di accettare, dopo sette anni, che suo padre possa realmente essere morto.

Per questo motivo Lara non ha nessuna intenzione di avvicinarsi all’eredità del padre e vive alla giornata facendo il pony express per una compagnia di consegne a domicilio, tra una corsa in bicicletta spericolata e una scazzottata sul ring per buttare giù la rabbia.

Dalla ragazzina modello, “scimmietta” preferita di Mr. Croft, Lara è una ragazza che ha voluto allontanarsi da qualsiasi tipo di responsabilità o legame con la propria stirpe, vivendo quasi in una bolla rappresentate una realtà tutta sua.

 

Tomb Raider

 

Ma il sangue Croft non mente e anche se Lara si ostina a dire che “non è quella Croft”, ancora inconsapevole della sua vocazione, echi del passato la porteranno lì dove il cammino di suo padre sembra essersi fermato sette anni fa: tra le acque orientali del terribile Mar del Diavolo, di fronte alla tomba della potente Himiko.

Fin dalle prime scene il film cerca di far capire chi è la sua Lara. Anzi, probabilmente sarebbe più corretto dire chi non è la sua Lara.

E Alicia Vikander riesce a scendere subito a compromessi con il personaggio, rappresentandolo in modo sorprendentemente magistrale. Non che avessimo dubbi sulla Vikander, ma come anche il caro maritino Michael Fassbender ci ha mostrato qualche tempo fa con Assassin’s Creed, la bravura in questo genere di film non è tutto e a sbagliare basta davvero poco.

 

Tomb Raider

 

È assai difficile non empatizzare con il personaggio di Lara, che rappresenta un percorso di crescita un po’ turbolento, all’ombra della grandezza genitoriale, di un cognome troppo pesate, che non difficilmente molti di noi avranno affrontato.

Ma sarà proprio questa “pesantezza” a spingere Lara lungo il cammino cominciato dal padre, portandola a scontrarsi con la sua natura. Per poter rinascere, una fenice deve bruciarsi e Lara si brucerà molto ferocemente, facendosi male, sia fisicamente che mentalmente, arrivando a sporcarsi le mani di sangue, per dire addio a una grossa fetta della sua innocenza e fare il suo ingresso nel mondo dell’età adulta.

Tomb Raider racchiude in sé la metafora stessa della vita, della crescita, degli obblighi e responsabilità che, prima o poi, saremo costretti ad affrontare.

Non è semplicemente la nascita di un mito: Tomb Raider racchiude in sé – in modo quasi casuale – la metafora stessa della vita, della crescita, degli obblighi e responsabilità che, prima o poi, saremo costretti ad affrontare.

Ci troviamo di fronte ad una Lara prima spensierata, poi fragile e disperata, bisognosa, nel buio fitto della giungla ferita e dolorante, scioccata da quanto le stia capitando… fino ad arrivare alla fiera Lara Croft, determinata e pronta a tutto, dalla lunga treccia e con le pistole pronte a sparare.

 

Tomb Raider

 

 

Roar Uthaug, come già dal trailer potevamo tranquillamente presagire, riporta sul grande schermo le intenzioni e suggestioni visive e narrative, apportando quei giusti cambiamenti di storia per non rendere il film una mera copia carbone.

Il suo punto di forza, come è giusto che sia, è ovviamente Alicia Vikander; il punto di debolezza è, invece, l’aver voluto dare un’esperienza vera e propria di gioco che è andata a minare l’aspetto più di suspense e mistero che, invece, ha da sempre caratterizzato la saga videoludica di Tomb Raider.

Le prove logiche, gli enigmi affrontati da Lara – senza girarci troppo intorno – sono molto blandi, semplici (per non dire banali) e molto lontani dagli enigmi più cervellotici visti nel  videogioco.

 

Tomb Raider

 

Per gli amanti del gaming e per chi ha comunque giocato al Tomb Raider della Crystal Dynamics, non sfuggirà l’uso di sequenze estremamente simili a quelle di gioco, soprattutto nei momenti di maggiore azione in cui Lara si trova da sola nel cuore della giungla ad affrontare se stessa e i suoi limiti.

Uthaug, però, a differenza del gioco, preferisce concentrarsi su meno location, occupando gran parte del film con scene ambientate nella giungla.

Alicia Vikander si è dimostrata una superba Lara Croft, superando ogni aspettativa. Esattamente come il gioco – e con grande soddisfazione della sottoscritta stanca di personaggi fatti di gomma piuma – Lara soffre. E soffre come un cane.

Ogni colpo, che sia uno scoglio o un albero, ogni feroce ferita o brutale combattimento, Lara si fa male, sanguina e urla dal dolore. Ha paura. È scioccata da quello che sta subendo, dalla violenza a cui ha costretto il suo corpo, facendola regredire per un attimo a uno stato infantile, necessario per lasciarsi quella Lara alle spalle.

La Vikander in questo è grandiosa e mostra l’immenso lavoro fatto sul personaggio, a livello fisico e mentale. Ci crede per ogni attimo del film e questo si sente all’interno della pellicola, portando lo spettatore stesso a crederci. Una delle migliori prove dell’attrice che, con questa pellicola, ha dato prova di essere estremamente versatile e duttile, pronta ad affrontare qualsiasi genere di film.

 

Tomb Raider

 

Rispetto al gioco c’è, però, molta meno interazione con i personaggi comprimari che, invece, aiutavano la crescita di Lara, ma all’interno del film il regista ha caratterizzato il personaggio della Vikander in modo tale da non aver bisogno di nessuno, se non di se stessa e del rapporto con il padre. Probabilmente qualcuno potrà trovare frettoloso questo rapporto e la sua comparsa leggermente anticipata, ma ai fini della narrazione e crescita del personaggio funziona.

C’è un ottimo dinamismo e armonia in ogni scena d’azione, forse le sequenze migliori che Uthaug abbia girato all’interno del film

C’è un ottimo dinamismo e armonia in ogni scena d’azione, forse le sequenze migliori che Uthaug abbia girato all’interno del film. Fin dalla prima lunga scena della corsa di biciclette, arrivando allo scontro finale con un villain che più che “cattivo perché deve essere cattivo”, è semplicemente un uomo disperato, disposto a sacrificare qualsiasi cosa pur di ritornare dalla propria famiglia. In questo caso ben dosata anche la CGI che non stanca mai e riesce a dare molto l’illusione di bilico tra gioco e film.

Del resto, partiamo anche dal presupposto che gran parte dei titoli videoludici sul mercato hanno eguagliato – se non superato – la prestanza scenica di molteplici blockbuster da grande schermo. Inevitabile, quindi, trovare delle similitudini visive come nel caso di questo Tomb Raider.

 

Tomb Raider

 

 

 

È tutto oro quello che luccica?

Ovviamente no. Tomb Raider di Roar Uthaug i suoi difetti li ha, cominciando da dialoghi e relazioni tra personaggi eccessivamente telefonati, sguardi troppo meccanici e teatrali che già fanno intuire il fine di quei personaggi, per finire con un finale lasciato troppo a se stesso, poco curato e che da l’impressione del voler chiudere in fretta.

Sotto questo punto di vista Uthaug avrebbe potuto studiare meglio la caratterizzazione di determinati elementi, sfruttando molto di più una grande interprete come Kristin Scott Thomas, e rendendo anche più incisivo il comportamento dell’attore Walton Goggins nel ruolo di Vogel che, come detto prima, ad uno sguardo più superficiale sembra essere il classico cattivo nato per essere cattivo, ma ad un occhio più attento non è altro che un disperato come tanti.

In alcune sequenze nel film si sente l’eccessiva presenza del freno a mano, come per paura di spingersi troppo, andare eccessivamente oltre. Non si parla di “politicamente corretto”, quanto più paura di osare. Sicuramente questo fa sì che la pellicola non entusiasmi tanto quanto le intuizioni avute sul personaggio e sulla storia avrebbero potuto fare, accontentandosi di una sceneggiatura piuttosto asciutta e, in alcuni punti, quasi piatta.

 

Tomb Raider

 

Per i più fedeli ci sarà un altro elemento che potrebbe far storcere il naso. Una mancanza che ha da sempre caratterizzato la saga della Croft, ma che nel film ottiene un aspetto piuttosto fumoso, usato come sfondo della leggenda legata ad Himiko ma che, successivamente, viene sacrificato per una svolta assai più razionale (ma non per questo poco credibile).

 

 

Possiamo sorvolare su tutto questo?

Assolutamente si. Tomb Raider si mostra essere un ottimo prodotto di intrattenimento. Certo, siamo ancora ben lontani dal gridare al miracolo, ma la strada da percorrere è esattamente questa, viaggiando anni luce avanti da disastri come l’omonima pellicola del 2001 ma anche da grandi delusioni come il ben più recente Assassin’s Creed.

 

Tomb Raider

 

Divertente e godibile, Tomb Raider è un perfetto mix di elementi che troverà sicuramente il favore di un pubblico più profano, portato al cinema per il puro piacere di un film d’azione, ma saprà trovare anche il modo di compiacere, o per lo meno intrattenere, anche l’appassionato.

 

 

Tomb Raider vi aspetta al cinema dal 15 Marzo