I Fenici, popolo di scaltri commercianti che nel periodo di massimo splendore (VIII – VII secolo a.C.) dominarono e colonizzarono buona parte del Mar Mediterraneo, costruendo avamposti in Italia, nell’attuale Algeria, Marocco, Spagna ed Egitto.
Il nome ‘Fenici’ comparve per prima in scritture Greche risalenti al 500 a.c, ma è stato confermato che è corretto parlare della civiltà Fenicia a partire dalla fine dell’età del bronzo (circa il 1200 a.c)
Prima di questa data indicativa si parlava invece di Cananei, ovvero un endonimo che sta ad indicare gli abitanti della Canonea o ancora più anticamente Canaan, termine Geografico utilizzato per fare riferimento ad una determinata regione che comprendeva, non con esattezza, l’attuale: Libano, Israele e parti della Siria e Giordania.
Il fiorente sviluppo di questa preziosa civiltà ci fu in seguito al declino dei regni oppressori limitrofi come quello Egiziano e Ittita. Senza alcun tributo da pagare riuscirono nel breve a costruire una grande flotta mercantile che gli garantì ingenti ricchezze grazie al commercio di beni di lusso come tessuti, ceramiche e vetro. Proprio ai tessuti di uno sgargiante color porpora, bene che ha sempre contraddistinto i fenici, si deve la fama e ricchezza di questo
popolo.
Molto famoso ed esportato era anche il legname fenicio, proveniente dalle foreste di cedri di cui usufruivano non solo per il commercio, ma anche per la costruzione delle proprie imbarcazioni. Infatti, erano considerati ottimi costruttori e navigatori.
Uomini dalle mille risorse
Le imbarcazioni tipiche dei fenici erano piccole e veloci, in grado di percorrere lunghe distanze in poco tempo, proprio in contrapposizione allo standard che accompagnava gli anni successivi all’età del bronzo, ovvero navi un po’ più robuste, con ancora più robusti rostri, certo in metallo, a discapito ovviamente dell’agilità. Oltre al buon legno e alla giusta struttura delle navi, i fenici erano esperti navigatori, tali da riuscire a orientarsi in mare aperto per mezzo della Stella Polare, chiamata anche, per l’appunto Stella Fenicia.
Come per i più classici dei commercianti, la sete di ricchezza non è una cosa appagabile, cosi i fenici negli anni investirono nelle piccole colonie, che da semplici avamposti e punti di attracco utilizzati come soste nei viaggi, si trasformarono negli snodi commerciali più importanti del Mediterraneo.
Utilizzando navi piccole e veloci, riuscivano a percorrere distanze impensabili in tempi molto ristretti.
Si racconta che superarono le Colonne d’Ercole, circumnavigarono l’Africa e raggiunsero le coste della remota Bretagna e Cornovaglia.
Oltre a tutto questo sono stati anche innovatori e inventori, proprio di una delle tecnologie chiave della storia, ovvero la scrittura alfabetica. Chiaramente adottare la scrittura nelle operazioni commerciali ha garantito un vantaggio nella stipulazione di contratti e nella rendicontazione dei ricavati.
La grande rivale di Roma
La città fenicia di riferimento, fino al VIII secolo, fu Tiro. Una vera e propria zecca d’oro del Mediterraneo, da qui passavano le merci di tutto il vecchio mondo, dal lino egiziano ai tappeti Mesopotamici, al cuoio e alle pecore d’Arabia, avorio e pavoni africani e ancora metalli preziosi, cavalli e anche schiavi. Ed è proprio a Tiro che si deve la creazione di una delle più memorabili città antiche: Cartagine, fondata intorno all’800 a.c.
Cartagine, grazie alle ricchezze immense, crebbe in fretta diventando una delle più potenti città del mondo.
Favorita senz’altro dalla posizione strategica che le permetteva di abbracciare con due mani il più grande mercato del mondo. Diventò tanto potente che nei secoli successivi andò ad intraprendere, vincendo pure più volte (vedi Battaglia di Canne, Seconda Guerra Punica), battaglie con la più grande potenza del mondo antico, Roma.
Lo scontro tra queste due grandi potenze viene ricercato in diverse ragioni. Certo, il classico Casus belli viene attribuito al dominio della contesa Sicilia, colonizzata maggiormente dai Cartaginesi che dai Romani. Ma tra le cause è possibile dare rilievo anche al dominio dei commerci marittimi e per ragioni puramente culturali di evidente diversità.
Queste ragioni portarono ad intraprendere per Roma, la più grande impresa militare in cui sia mai stata coinvolta, portando avanti un conflitto, anzi tre, per diversi secoli. Si parla ovviamente delle Guerre Puniche avvenute in un lasso di tempo compreso tra il III e il II secolo a.c. I conflitti si conclusero a favore di Roma, decretando il dominio sul mare.
La popolazione fenicia, essendo per lo più una civiltà fondata sul commercio, non vedeva di buon occhio i conflitti, sia quelli che la riguardavano direttamente che indirettamente, in quanto ritenevano che fossero causa di perdite di guadagno. Di certo non si sbagliavano, dal momento in cui iniziarono le guerre con Roma, il commercio ne risentì e con il passare del tempo il fenomeno andò intensificandosi.
Quando anche Tiro venne occupata da parte del macedone Alessandro Magno nel 332 a.c, il declino della civiltà fenicia era oramai iniziato. Ci vollero ancora alcuni secoli per perdere del tutto la tenace influenza che avevano esercitato per secoli, ma si sa, con l’oro si addobbano i re e gli edifici ecclesiastici, ma la storia la si fa con le città di pietra e le spade di ferro.
Come mio solito, visto che sono un videogiocatore, vi invito a giocare un titolo che nei primi anni 2000 mi ha regalato un sacco di nozioni storiche e divertimento. Parlo di Imperium: Le grandi Battaglie di Roma, attraverso cui potrete guidare sia Cartagine come Annibale intento a sconfiggere Roma, che Scipione l’Africano con lo sbarco in Africa per annientare i Cartaginesi.