Lo scorso dicembre Amazon ha postato un’offerta di lavoro che fa ben sperare per l’arrivo in Italia di Echo e Alexa. Per nutrire un po’ l’hype vediamo insieme di cosa sono capaci, nel bene e nel male, questi smart speakers.
L’annuncio di Amazon è ancora disponibile, rinnovato il 25 Gennaio, quindi non vedremo certo Echo nello store italiano nel giro di un mese, ma la strada è quella.
In realtà esistono diversi smart speaker, come Google Home o Apple HomePod, e nella stessa linea Echo esistono più device. Parlo di Echo perché è stato il pioniere della “rivoluzione smart home”, e quello che sembra più promettente grazie anche alle mille integrazioni con altri smart devices (non sto a fare confronti prima che siano ancora usciti in Italia, immagino ci sarà occasione per un ottimo articolo quando sarà il momento).
Cos’è Echo
Echo è appunto uno smart speaker, una cassa con al suo interno un virtual assistant, nel suo caso Alexa di Amazon.
Jeff Bezos, parole sue, ha detto che il dispositivo è ispirato al computer di bordo dell’Enterprise.
L’idea insomma è nata già come una figata totale.
La presenza del virtual assistant permette di controllare tramite comandi vocali il dispositivo e di fargli eseguire determinate operazioni, come la riproduzione di musica, comunicarci il meteo, etc.
Le capacità dell’assistente vanno però oltre queste operazioni che possono sembrare banali: Alexa possiede quelle che sono chiamate skills, che non sono altro che la capacità di interagire con servizi e dispositivi esterni. Supporta oltre cento partners, nella lista c’è veramente di tutto.
È possibile quindi utilizzare Echo per effettuare vocalmente un acquisto su Amazon o interagire con Amazon Music o Amazon Prime Video, ma anche chiedere ad Alexa di controllare la temperatura del proprio frigorifero smart Samsung, di dire al proprio Roomba di iniziare a pulire il pavimento, o di ordinare alla propria macchina del caffè con Home Connect di prepararvi un cappuccino. Alexa ha effettuato il passaggio dallo speaker al resto della casa, ed è questa la vera rivoluzione per una smart home a portata di tutti.
Per attivare l’assistente, per renderlo ricettivo ai nostri comandi, basta dire la parola “Alexa” (o “Amazon” o “Computer”, nel caso si abbia in casa qualcuno di nome Alexa..). In quel momento riconoscerà di essere stato chiamato in causa, e sarà pronto a mettere a disposizione le sue skills.
“Alexa, dimmi che temperatura c’è in casa”, e ci viene comunicato.
“Alexa, dimmi le ultime notizie”. e veniamo subito aggiornati.
Figata.
Quello che non viene detto degli smart speakers
Fin qui dovremmo tirare soldi al monitor nella speranza che Amazon ci invii al più presto uno di questi fantastici gadgets.
“Alexa, comprami subito Echo!”. Ah no, ancora non c’è l’Echo per ascoltare il comando.
Comodissima l’attivazione vocale, quando sente la parola Alexa lui si attiva.
Per l’appunto, quando sente.
Implicato in questo meraviglioso funzionamento c’è il fatto che Echo resta sempre in ascolto, in attesa della parola magica, ma di fatto ascoltando e facendo parsing di tutto quello che viene detto nelle sue vicinanze.
Questi dati vengono registrati da qualche parte, su un qualche server? In teoria no, ma non è un punto molto chiaro. Lo scorso anno, a seguito di un caso di omicidio, ad Amazon è stato richiesto di fornire i dati relativi a un device Echo presente sulla scena del crimine.
Quindi il sospetto che ciò che viene detto sia registrato e/o utilizzato è legittimo. Ma per cosa dovrebbero venire usate queste informazioni?
Indubbiamente ad un’azienda come Amazon farebbe comodo sapere se viene nominato un particolare marchio, o una categoria di oggetti, in modo da targettizzare le proposte per i nostri acquisti alla prossima visita.
State dicendo al vostro convivente che sarebbe bello avere delle Philips Hue in casa? Eccole in bella vista al vostro prossimo accesso ad Amazon.
Da notare che si Alexa si comporta già in modo differente in base all’area geografica, capisce frasi prese da show popolari in Inghilterra ad esempio, fa battute tipiche tedesche ed è in grado di differenziare il formato di date e fornire le giuste unità di misura.
L’assistente virtuale, oltretutto, sta iniziando ad essere in grado di fornire insieme alle risposte i propri pareri. Saprà dire, oltre a quale film potrebbe piacere all’utente, anche quali piacciono a lei. Ma ovviamente la “personalità” di Alexa è stabilita dal suo creatore, e non mi stupirei se ognuno di noi avesse una Alexa con gusti personalizzati per indirizzare le scelte dell’utente.
Intelligenti o delinquenti?
Quindi questi smart speakers sono una fregatura? No, o meglio, dipende dal valore che uno attribuisce alla propria customer privacy, dove con questo termine intendo l’insieme di informazioni, gusti personali e opinioni che possono essere utilizzati per profilare un possibile acquirente.
Oggi chiunque (o quasi) utilizza Gmail o un qualche servizio di Google, o Facebook, o applicazioni simili che segue l’antico mantra “Se un servizio è gratuito, il prodotto sei tu”. La stretta sulla propria privacy si è quindi, per forza di cose, allentata nella misura che permette di usufruire di tali servizi.
Se davvero Amazon utilizzasse Echo ed Alexa per cucire il comportamento dell’assistente sopra all’utente, e targettizzando in modo intelligente gli acquisti proposti, non vedo come possa essere dannoso per l’utilizzatore se questi ne ha consapevolezza.
Anzi, direi che sarei contento di vedere seguiti i miei gusti o bisogni. Sicuramente ci sarà bisogno di più autocontrollo per non diventare poveri lasciando tutti i propri soldi sullo store, ma una smart home completamente interconnessa a comando vocale potrebbe valerne lo sforzo.
- Amazon Echo (amazon.com)
- Alexa will have her own opinions on beer, TV shows and more (techcrunch.com)