Dopo due anni di attesa ecco arrivare il suggestivo Fe, la nuova avventura firmata da Zoink!, già autori del curioso Stick It To The Man e del vulcanico Zombie Vickings. Ecco la nostra recensione della versione PlayStation 4 del gioco.
Parte del programma Electronic Arts Originals, votato alle esperienze videoludiche in stile più indipendente, Fe è stato uno di quei titoli in grado di incuriosire fin dal suo annuncio, durante l’EA Play del 2016. Del primo trailer spiccò infatti uno stile grafico originale e ben curato, come anche diverse meccaniche piuttosto interessanti, legate all’interazione con la flora e la fauna dell’ambiente di gioco.
Da quel primo assaggio è trascorso del tempo, nel corso del quale lo sviluppatore Zoink! ha perfezionato la sua creatura, piuttosto lontana dai canoni del team abituato a lavorare con toni e sensibilità ben diverse. L’esperimento, vi anticipiamo, dopo circa otto ore di gioco, è decisamente promosso, al netto di alcune imperfezioni tipiche delle produzioni indie.
A spasso nella foresta
Fe ci vede fin da subito impersonare una piccola creatura dall’aspetto fantasioso, con il costante e semplice obiettivo di contrastare la minaccia innaturale che sta corrompendo la foresta, un ambiente open world liberamente navigabile.
All’interno di questo mondo onirico, purtroppo non molto curato per quanto concerne il level design, troviamo un grandissimo numero di specie animali, tutte in grado di parlare e cantare con uno dei sei versi disponibili.
Ogni canto permette poi l’interazione con diversi elementi della flora, aprendo l’accesso a zone precedentemente precluse, in pieno stile metroidvania.
Inizialmente il nostro Fe sarà in grado di comunicare solo con i cuccioli di ogni specie, tramite la pressione del trigger destro, mentre, per comunicare con quelli adulti, necessiterà di apprendere il verso direttamente da una delle “divinità” maggiori, esseri molto più grandi ed elaborati del normale. L’esistenza di un ecosistema del genere si presta quindi a diversi approcci di gioco, costringendo molte volte a ragionare con creatività ed elasticità.
L’interazione con l’ambiente permette inoltre di sviluppare diverse fasi platform, non sempre ben riuscite in quanto soffrono di comandi imprecisi e animazioni approssimative. Raccogliendo cristalli, i collezionabili del gioco, sbloccheremo per di più una serie di abilità attive, come la planata o lo scatto, essenziali per facilitare ed affrontare le sezioni esplorative del titolo.
A conclusione di questo paragrafo relativo al giocato, ci sembra giusto infine menzionare i Silenti, le inquietanti creature con un unico occhio dalle quali ci dovremo nascondere. I nemici, dalla forma vagamente umanoide, come se non bastasse, possono assumere anche la posizione e le movenze di un ragno, braccando il nostro Fe con semplici pattern regolari, fin troppo facili da aggirare per i giocatori un minimo navigati.
Il canto della natura
Mettiamo ora da parte il gameplay per discutere del vero cuore di Fe, un cuore riempito con arte, suoni ed emozioni. Il titolo di Zoink! non risulta infatti avere una narrativa lineare, ricca di dialoghi o informazioni a schermo; le istruzioni sono ridotte al minimo, le scene di intermezzo pure, solo iscrizioni e flashback dei silenti donano ambigui suggerimenti.
La comunicazione avviene esclusivamente per via astratta, attraverso immagini e melodie, lasciando ampio spazio all’interpretazione – ma anche all’attenzione – del giocatore stesso.
L’intera foresta è caratterizzata infatti da precise palette cromatiche, spesso soffuse con forti effetti di bloom o con un’illuminazione dinamica. I colori predominanti sono senza dubbio tonalità del blu, anche se non mancano circostanze in cui le gradazioni cambiano improvvisamente, adattandosi agli eventi e alle zone a schermo, dove comuni risultano difatti anche toni del rosso o del verde.
I modelli sono invece spesso molto lucidi e marmorei, dalle forme geometriche e squadrata, garantendo un look concretamente unico e originale all’intera opera. La stessa cura degli ambienti la troviamo anche nell’aspetto delle specie animali presenti, sviluppate con forme irreali e con una sensibilità totalmente fuori dal comune.
Alcune sezioni e creature ,come la “Divinità dei Cervi”, sono infatti talmente tanto ben realizzate che chi scrive ne avvicinerebbe il design a quello di capolavori come Shadow of the Colossus, di cui è uscito recentemente un remake su PlayStation 4 (con le dovute differenze, ovviamente).
Se il reparto artistico rasenta la perfezione, quello sonoro di contro la raggiunge. Ve lo diciamo da subito: Fe è il videogioco con il miglior sonoro degli ultimi anni. Una colonna sonora orchestrale accompagna quasi ogni evento, con una regia incredibile, attenta anche al più piccolo particolare.
La musica si fonde poi con l’audio di gioco, diventandone quasi una componente imprescindibile, come visibile nelle splendide connessioni di Fe con gli animali, in cui tre violini, sovrapponendo i loro toni, indicano quando si avvicina la “frequenza” corretta. Con nemmeno un suono posizionato casualmente, Fe si rivela un’armonia sonora in pieno anacronismo rispetto a quello che è il gusto attuale, esclusivamente visivo, dell’industry.
Fe è un’esperienza indubbiamente unica, che fa di un incredibile sonoro e del lato artistico il centro dell’avventura. Le uniche perplessità rimangono sul giocato, le cui criticità sono la ragione del voto dato, a un passo dall’eccellenza.
- Le meccaniche di interazione tramite suono funzionano in maniera eccellente
- Le creature e il mondo di gioco sono caratterizzati da un originale senso artistico
- Sonoro perfettamente integrato con gli eventi a schermo, il migliore degli ultimi anni
- I Silenti riescono effettivamente ad incuriosire ed inquietare
- Sezioni platform rovinate da comandi e animazioni imprecise
- IA dei nemici semplice e mai veramente impegnativa
- Level design spesso approssimativo