Un’umanità variegata fatta di personaggi fragili e sognatori è quella descritta da Woody Allen in La ruota delle meraviglie. Un vero e proprio dramma della gelosia ambientato nel luna park di Coney Island degli anni ’50 con protagonisti Kate Winslet, Justin Timberlake, Jim Belushi, Juno Temple.
Woody Allen è uno di quei cineasti che hanno bisogno di presentazioni. A distanza di oltre 40 anni dal suo esordio dietro la macchina da presa con Che fai, rubi?, l’attore, regista, sceneggiatore, scrittore, musicista jazz e comico statunitense, si è fatto conoscere al grande pubblico per la sua comicità sofisticata fatta di battute fulminanti in cui unisce umorismo, filosofia e psicoanalisi. Non è un caso che nel corso degli anni venga coniato il termine alleniano per definire la sua poetica, un “riconoscimento” riservato solo ai più grandi registi.
La ruota delle meraviglie è il suo nuovo dramma con protagonisti Kate winslet, Justin Timberlake, Jim Belushi e Juno Temple.
Un autore instancabile Woody Allen, con in media un film ogni anno. Dopo aver esplorato l’irrazionalità e l’impulsività in Irrational Man e la Hollywood anni ’30 in Cafè Society, il regista torna ad esplorare la società americana del passato in La ruota delle meraviglie (Wonder Wheel). Protagonisti del suo nuovo dramma sono Kate Winslet, Justin Timberlake, Jim Belushi e Juno Temple.
Estate del 1950. Coney Island, New York. L’ex attrice Ginny, donna malinconica ed emotivamente instabile lavora come cameriera in un ristorante sul lungomare della Grande Mela. La donna è sposata con Humpty, manovratore di giostre all’interno del parco giochi della città. La vita della donna migliora con l’incontro dell’affascinante bagnino Mickey, con il quale intraprendere una relazione extraconiugale. La vita di tutti cambia con l’arrivo della bella Carolina, figlia di Humpty, che dopo anni di silenzio si rivolge al padre per chiedergli aiuto e nascondersi dagli scagnozzi del marito, un gangster che la sta cercando per riportarla a casa.
Dopo aver esplorato l’Europa, Woody Allen torna per la terza volta in tre anni nella sua cara New York. Questa volta il luogo dell’azione è uno dei simboli della Grande Mela e degli Stati Uniti degli anni ’50: il luna park di Coney Island e la sua ruota delle meraviglie. Il lungo oceano della città che non dorme mai diviene quindi il teatro del dramma che vede protagonisti quattro persone piene di sogni e speranze. Persone dalla vita difficile ed incasinata che sembra non avere una via d’uscita.
Il luna park di Coney Island è il teatro del nuovo dramma di Woody Allen, dove si muovono personaggi pieni di sogni e speranze, tra passione, tradimenti ed inganni.
Come sempre i personaggi di Allen sono al limite del nevrotico, risucchiati da una vita di stenti, un vero incubo ad occhi aperti dove non mancano passione, tradimenti ed inganni. Un’esistenza cupa che stona con le luci gioiose del luna park, simbolo della ripresa economica post bellica e contraltare di una società proletaria per la quale tutte quelle luci sono solo un miraggio.
Un proletariato rappresentato dai personaggi di Ginny ed Humpty, interpretati da dei fantastici Kate Winslet e Jim Belushi. In particolare la cameriera nevrotica che vive nel passato di una gloria solo sfiorata è l’altra faccia della società borghese interpretata da Cate Blanchett in Blue Jasmine. Le due donne hanno in comune grandi sensi di colpa ed un destino avverso, ed entrambe lottano freneticamente per riconquistare un minimo di felicità.
Quello di La ruota delle meraviglie è un vero e proprio dramma della gelosia in cui si muove un’umanità variegata fatta di personaggi fragili e sognatori. Operai che nuotano controcorrente come i salmoni ma che finiscono inesorabilmente per annegare nel mare della vita. Perché il nuovo film di Allen non fa che ruotare intorno ai temi tanto cari al regista americano: il senso di colpa, l’amore a prima vista, i tradimenti, il destino, i fallimenti e l’impossibilità di una redenzione.
Il titolo del film è più che emblematico. La ruota delle meraviglie non è altro che la vita, la quale come la ruota panoramica gira senza sosta, portandoci su e giù, in continuo sali e scendi di emozioni senza sosta. Ma che inesorabilmente ci trascinerà giù per poi scaricarci senza possibilità di rivincita.
Il titolo del film è emblematico. La ruota delle meraviglie non è altro che la vita, la quale gira senza sosta in un continuo sali e scendi di emozioni.
Perché quella descritta da Woody Allen è una società di sconfitti, senza possibilità di rivincita. Persone costrette a convivere con le conseguenze delle loro scelte ed incapaci di rialzarsi dal fondo che hanno toccato nonostante ci provino senza sosta. Anche la felicità che credono di aver trovato è effimera e passeggera. Non è un caso che l’unico modo per non affondare del tutto sia isolarsi o distruggere tutto.
Non manca la tipica ironia alleniana. Un sarcasmo che esce fuori al momento opportuno, che sa essere tanto elegante quanto brutale.
Un dramma in cui non manca la tipica ironia alleniana. Tutta la pellicola è attraversata dalla verve che da sempre contraddistingue il cineasta. Non mancano battute pungenti e situazioni ironiche, volendo a sottolineare come la vita sia spesso beffarda e si prenda gioco di noi. Un sarcasmo che esce fuori al momento opportuno. Che sa essere tanto elegante quanto brutale. A cui si uniscono i tipici risvolti del gangster movie.
Una vicenda in cui i personaggi si muovono in un contesto melanconico che il regista mostra senza pietà. In La ruota delle meraviglie, Allen non indora la pillola, ma mostra la triste realtà che vivono i suoi personaggi senza mascherarla. Ad aiutarlo la magnifica fotografia di Vittorio Storaro, il quale con uno splendido gioco di luci riesce a sottolineare i vari stati d’animo degli attori in scena. Non includerlo quantomeno nella cinquina di categoria agli Oscar sarebbe un delitto.
Così come ottime sono le scenografie di Santo Loquasto e i costumi di Suzy Bezinger, capaci di ricostruire al meglio la New York anni ’50, in cui ogni set diviene un palcoscenico in cui si muovono gli attori. Perché i personaggi in scena non sono che questo, attori che recitano la loro parte ma che vorrebbero essere altro. Perché in fondo la vita è un palcoscenico, e tutti gli uomini nient’altro che attori. Un richiamo al teatro evidente sin dall’inizio con il personaggio interpretato da Justine Timberlake, che oltre ad essere un aspirante drammaturgo, è il tipico narratore presente nelle opere teatrali.
Un film in cui la sconfitta dei personaggi è senza appello e dove manca quel minimo di consolazione presente nei precedenti film. Non c’è umorismo o un briciolo di rivalsa professionale che possa tenere i protagonisti a galla. Il motivo di una sconfitta così totale e senza appello è da ricercarsi nella totale mancanza di amore.
La ruota delle meraviglie è probabilmente il primo film del regista in cui manchi completamente il sentimento più nobile. La totale assenza di amore e della sua magia fa si che la vicenda raccontata sia ancora più senza speranza di quanto non sembri, perché se non c’è sentimento allora non c’è speranza e nulla a cui aggrapparsi. Ecco quindi che diventa inevitabile affogare.
L’interpretazione del cast è eccezionale.
Una pellicola che come tutte le precedenti di Allen è molto parlata. Il cineasta ci ha abituati a film molto verbosi, in cui i dialoghi la fanno da padrone e sono come sempre ben curati. Un film in cui gli attori sono uno dei punti di forza. L’interpretazione del cast è eccezionale, a partire dal coppia Kate Winslet / Jim Belushi, incredibili nel restituire una coppia che va avanti per inerzia. Al loro fianco un Justin Timberlake ruba cuori e sognatore e una Juno Temple dolcemente svampita. Consigliato.
La ruota delle meraviglie sarà al cinema dal 14 dicembre.