The Place, la parte oscura dell’essere umano

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Presentato come film di chiusura della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, The Place è il nuovo film diretto da Paolo Genovese. Protagonisti un uomo misterioso capace di esaudire ogni desiderio e persone disposte a tutto pur di ottenere ciò che vogliono.

The Place di Paolo Genovese è ispirato alla serie The Booth at the End.

Cosa sei disposto a fare per ottenere quello che desideri? È da questa semplice domanda che prende spunto la serie americana The Booth at the End.

Ideata da Christopher Kubasik, lo show andato in onda sul canale via FX con protagonista Xander Berkeley, ha una trama ed una messa in scena molto semplice. Ambientata in un unico luogo, un gruppo di persone si rivolge ad un uomo misterioso, il quale sembra essere in grado di risolvere ogni loro desiderio.

L’unica cosa che devono fare è portare a termine i compiti che l’uomo gli assegna. Inoltre le azioni dei vari personaggi non vengono mostrate, ma raccontate dagli stessi personaggi, dando vita così ad un racconto vissuto tramite i dettagli forniti.

Dalla serie ha preso spunto Paolo Genovese, regista molto apprezzato del nostro cinema. Mantenendo sostanzialmente intatta la trama e la messa in scena, cambiando pochi personaggi ha portato sul grande schermo una storia che scruta nell’animo dei suoi personaggi.

In The Place ritroviamo un uomo misterioso capace di esaudire ogni desiderio e persone in cerca di aiuto disposte a tutto pur di ottenere ciò che vogliono.

In The Place quindi ritroviamo un misterioso uomo che, seduto sempre allo stesso tavolo di un bar, riceve persone in cerca d’aiuto disposte a tutto. Le quali per ottenerlo dovranno sottostare alle sue richieste, spesso moralmente discutibili. Richieste che le costringeranno a fare i conti con la propria morale, la propria coscienza e i propri desideri.

 

the place vinicio marchioni valerio mastandrea

 

Ecco quindi che il bar dove avvengono gli incontri diviene una sorta di inferno dantesco, un luogo in cui i vari personaggi dovranno affrontare i loro desideri più nascosti e confrontarsi con la parte più oscura della loro anima.

Un posto che li metterà di fronte a loro stessi, come in uno specchio, e dovranno decidere se trasformarsi in predatori. Perché ad ogni azione corrisponde una reazione e all’inferno il contrappasso sarà proporzionato al desiderio.

Il bar dove avvengono gli incontri è una sorta di inferno dantesco.

A mettere i personaggi di fronte ad una scelta, e a compiti la cui difficoltà aumenta proporzionalmente con la grandezza del desiderio, un misterioso uomo (apparentemente) tutto d’un pezzo ed impassibile. Una sorta di deus ex machina che sprona chi si rivolge a lui a prendere una decisione, mettendolo di fronte ad una scelta.

I personaggi sono accomunati da desideri ed ossessioni.

A fargli da contraltare una serie di personaggi accomunati da desideri ed ossessioni. Una variegata umanità in cerca di quel qualcosa che gli manca per essere felici, disposta a tutto o quasi pur di ottenerla.

Perché il desiderio di felicità può spingere brave persone a compiere azioni terribili. Ecco quindi che veniamo messi al corrente delle varie decisioni ed azioni intraprese dai personaggi, tra certezze assolute e confusione totale, fino ad arrivare a scoperte inaspettate.

 

 

the place Vittoria Puccini

 

 

Una storia raccontata in maniera essenziale e dove la parola ed i dettagli sono centrali. Se In perfetti sconosciuti l’ambiente di una casa permetteva movimenti di macchina e personaggi, per quanto chiuso, in The Place non c’è spazio al movimento, se non quello di entrata ed uscita di scena dei vari personaggi che si avvicendano.

Una storia è raccontata in maniera essenziale e dove la parola e i dettagli sono centrali.

Ancora una volta un luogo chiuso che costringe a confrontarsi con sé stessi, in cui veniamo a conoscenza di cosa fanno i personaggi tramite i racconti. Un storia in cui la parola assume un significato quasi magico, perché unico modo che abbiamo di “vedere” le azioni compiute dai protagonisti. Azioni che assumo un senso ed un contesto grazie ai dettagli forniti. Un film dove la fantasia e l’immaginazione (dello spettatore) hanno un ruolo fondamentale.

Genovese descrive un piccolo mondo dove si incontrano e scontrano persone piene di paure, desideri e speranze.

The Place è un piccolo mondo in cui si incontrano e scontrano persone piene di paure, desideri e speranze. Uomini e donne costrette a fare i conti con loro stessi ed incapaci di rimanere impassibili di fronte alle (assurde) richieste o alle loro azioni.

Un universo fatto di parole, volti e dettagli. Un microcosmo che sbirciamo da una posizione privilegiata che ci permette di entrare di soppiatto nella vita dei personaggi che si avvicendano al tavolo del bar dove siede ogni giorno l’uomo misterioso.

 

The Place Marco Giallini

 

The Place è un luogo ansiogeno e claustrofobico.

A dirigere il tutto la sapiente mano di Paolo Genovese, che torna a raccontare una storia in un unico luogo dopo Perfetti Sconosciuti. Con l’uso di poche inquadrature che indugiano sui volti e i gesti dei personaggi in scena, il regista ci porta dentro un luogo ansiogeno e claustrofobico.

Movimenti di macchina sostanzialmente assenti per conferire più enfasi ai loro racconti e quindi concentrarsi sulle loro emozioni. Mostrate senza riserva e con una moltitudine di primi piani.

Ottimo il cast, guidato da un Valerio Mastandrea stanco, disilluso e mefistofelico. Il primo degli sconfitti, un uomo dalla voce monocorde a cui pesa più di quanto sembri dare ai suoi “clienti” dei compiti da svolgere.

Un uomo ossessionato dai dettagli che sembrano essere l’unica gioia della sua vita. Al suo fianco un’insieme di attori che rappresentano al meglio un’umanità disparata e piena di ansia, paure e coraggio inaspettato.

Ottimi la regia di Paolo Genovese ed il cast, capace di restituire al meglio le sfumature e l’evoluzione dei personaggi.

Oscilliamo così dalla rabbia focosa e sexy di Vittoria Puccini, alla disperazione paterna di Vinicio Marchioni, passando per l’eroismo folle di Rocco Papaleo e la determinazione confusa di Giulia Lazzarini, la disperazione calma di Alessandro Borghi e lo spaesamento di Alba Rohrwacher. Attori capaci di restituire al meglio le sfumature e l’evoluzione dei loro personaggi.

 

 

The Place Giulia Lazzarini

 

 

Il film ha struttura più adatta alla tv e al teatro.

Se The Place convince per quanto riguarda regia, recitazione e sceneggiatura (che parte da una base già solida), non riesce a conquistare del tutto. Purtroppo la pellicola ha una struttura che non si sposa a pieno con il grande schermo. Ed è un peccato, perché l’idea di fondo è molto interessante.

La storia, per come è strutturata e narrata, è perfetta per il piccolo schermo e la serialità e ancora di più per il teatro. Per quanto la durata non sia eccessiva, 105 minuti di parole  risultano fin troppi, nonostante i dialoghi siano ben scritti. Così facendo purtroppo si va ad appesantire uno sviluppo che con il passare dei minuti si fa lento, tedioso e ripetitivo. Per quanto inizialmente interessante.

The Place è un film coraggioso, ma le tante parole appesantiscono lo sviluppo che con il passare dei minuti si fa lento, tedioso e ripetitivo.

Una storia che per quanto interessante ed intrigante risente della compressione dettata dai tempi cinematografici, non riuscendo ad ottenere lo sviluppo che meriterebbero. Un film senza dubbio coraggioso, che tenta di portare nel cinema italiano un modo di raccontare l’uomo e le sue sfaccettature in maniera originale.

 

 

The Place è al cinema dal 9 novembre.

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