CDal momento in cui venne scoperta l’America, da Cristoforo Colombo nel 1492 , l’impero che ne beneficiò maggiormente, almeno nell’immediato, fu quello Spagnolo.
Distruggendo, conquistando e sottomettendo a destra e manca popolazioni indigene come Maya, Inca e Aztechi, i conquistadores si impossessarono di innumerevoli giacimenti d’oro e d’argento.
Tutti i minerali estratti dalle miniere, la cui mano d’opera era prevalentemente indios, a cui si aggiungevano spezie, tessuti, tabacco e le grandi varietà di coltivazioni, rappresentavano le ricchezze che venivano trasportate verso il vecchio continente.
La fortuna di molti spagnoli fu proprio la gestione dei giacimenti, che permise a questi di arricchirsi oltremodo. Ma la cosa non era sfuggita alla Corona spagnola che richiedeva, un imposta chiamata il Quinto del Rey a chi gestiva tali attività, ovvero doveva rendere il 20 per cento dei guadagni ottenuti dalle esportazioni.
Le tratte dei velieri spagnoli che da oltre cinquant’anni trasportavano cotanta ricchezza non erano certo passati inosservati agli altri stati che poco dopo la Spagna approdarono nelle Americhe. Infatti, Inghilterra, Francia, Olanda e Portogallo subentrarono di li a poco per contendersi i domini territoriali.
Ma il loro potere militare non era sufficiente a fermare uno stato che si stava arricchendo troppo (nel mentre in europa la Spagna, grazie all’oro delle miniere americane, portava avanti le guerre contro Francia e Inghilterra)
Proprio in questo particolare contesto le altre nazioni, contendenti della Spagna, permisero la nascita e la crescita delle attività della pirateria caraibica.
Alcune di queste nazioni come l’Inghilterra, finanziarono e premiarono tali attività e non solo; crearono dei sistemi per legittimare le attività di saccheggio delle navi, ovvero le “Guerra di corsa” , che in altre parole va a definire la pirateria di stato.
Sin dalla prima metà del XVI secolo le navi spagnole erano attese al varco da corsari, ovvero pirati con una “licenza” che autorizzava le attività di saccheggio e abbattimento delle navi. Uno dei convogli che faceva gola ai corsari era la Flotta del Tesoro, ovvero un convoglio formato da decine di Galeoni che trasportava beni di ogni genere da un continente all’altro. Il convoglio era facilmente individuabile grazie al suo numero di unità navali e allo sventolio di stendardi e bandiere.
I corsari si servivano di piccole-medie imbarcazioni come i brigantini che permettevano virate agili e veloci tra le file dei convogli a discapito però della potenza di fuoco.
Queste strategie permettevano poi di poter effettuare degli abbordaggi che spostavano il conflitto sui ponti dei velieri, annullando così la superiorità dei cannoni delle navi nemiche.
Nella seconda metà del 500 nacquero famigerate figure come John Hawkins e Francis Drake, entrambi inglesi, che misero in ginocchio le tratte spagnole riportando ingenti danni economici alla corona e alle popolazioni delle colonie.
La Spagna non rimase inerme a guardare, ma cercò di reagire risanando le acque caraibiche con discreto successo, ma senza mai debellare del tutto quella che ormai era diventata un’attività redditizia per gli uomini della peggior risma.
Intorno alla metà del XVII secolo, la pirateria divenne senza regole, tanto che nessuna città o convoglio della nuova Spagna era privo del rischio di essere attaccato. Infatti molti corsari si dedicarono maggiormente al saccheggio delle colonie come Henry Morgan che nel 1670 saccheggiò la città di Panama, tale azione gli permise di ricevere ricompense dall’Inghilterra come titoli e possedimenti.
Col tempo i corsari divennero pirati e cominciarono ad infastidire anche i loro sovvenzionatori che smisero di rivolgersi a loro per attaccare indirettamente la Spagna, ma il fenomeno della pirateria non si interruppe fino a quando il flusso delle tratte tra vecchio e nuovo continente divenne solo un lontano ricordo del primo periodo di colonizzazione.
- Pirateria nei Caraibi (wikipedia.it)
- Focus Storia : All’arrembaggio! (Pressreader.com)