Era il 1992 quando nei cinema arrivava Porco Rosso, sesto film da regista di Hayao Miyazaki. Protagonista della vicenda un pilota di idrovolanti del Mar Mediterraneo il cui volto a causa di un maleficio si è tramutato in quello di un maiale.

Come tutti gli appassionati del cinema di Hayao Miyazaki sanno bene, uno dei temi ricorrenti nei suoi film è il volo. Il regista non ha mai nascosto questa sua passione nata sin dalla tenera età grazie all’attività di famiglia. La Miyazaki Airplane produceva componenti di veicoli aeromobili. Passione sempre presente nei suoi film ma che diviene protagonista assoluta nel 1992 con Porco Rosso (紅の豚 Kurenai no buta, letteralmente Il maiale cremisi).

La storia del film come la conosciamo oggi ha origine nel 1984. Circa un decennio prima di realizzare Porco Rosso Miyazaki aveva iniziato una serie di composizioni grafiche che raccontavano la storia di un vecchio ufficiale dall’aspetto di maiale. Questi seduce una ragazzina ma viene poi salvato dal suo amore. Tale vicenda diede successivamente origine al manga Zasso Note, Hikotei Jidai in cui l’ufficiale diviene un pilota di idrovolanti in azione alla fine degli anni ’20 nel Mar Adriatico.

Porco Rosso è basato sul manga Zasso Note, Hikotei Jidai dello stesso regista. Inizialmente doveva essere un medio metraggio destinato ai voli di linea.

Nonostante il regista abbia intenzione di dare vita ad un lungometraggio la storia non lo soddisfa ancora a pieno, ritenendola troppo frivola. Decide così di realizzare un medio metraggio destinato ai voli di linea. Un prodotto il cui scopo è intrattenere i passeggeri. Per dirla con le parole di Miyazaki: «un filmato per divertire uomini d’affari di mezza età col cervello ridotto in pappa dal troppo lavoro». Ma come spesso accade il progetto sfugge al Maestro e diventa più grande di quanto immaginato. Trasformandosi in un vero e proprio film con temi più seri.

 

 

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Questo film narra la storia di un maiale soprannominato Porco Rosso, che si batte contro i pirati del cielo a rischio del suo onore, della sua donna e dei suoi beni, ambientata nel Mar Mediterraneo all’epoca degli idrovolanti.

 

 

Marco Pagot è un’asso dell’aviazione, terrore dei Pirati del Cielo e soprannominato Porco Rosso a causa del suo volto.

Marco Pagot è un asso dell’aviazione militare italiana. A seguito di un misterioso maleficio il suo volto si tramuta in quello di un maiale. Lasciato l’esercito alla fine della Prima Guerra Mondiale, l’ex militare diviene un cacciatore di taglie noto con il soprannome di Porco Rosso. Nome di battaglia che oltre dal suo aspetto deriva dal colore vermiglio del suo idrovolante. Porco Rosso diviene così l’incubo dei Pirati del Cielo del Mediterraneo.

Stufi di essere sempre sconfitti dall’abile pilota, i Pirati decideranno di formare un’alleanza tra loro con lo scopo finalmente di riuscire a sconfiggerlo. Per farlo assolderanno anche l’abile pilota americano Donald Curtis, il quale è in cerca di gloria e fama.

Inizierà così per Porco Rosso una sfida senza esclusione di colpi – ma leale – contro un temibile e spavaldo avversario. I due intraprenderanno quindi una formidabile e spettacolare battaglia sui cieli del Mar Adriatico.

 

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Nonostante lo scetticismo del produttore il film fu un grande successo.

Nonostante il forte scetticismo del produttore Suzuki, quando Porco Rosso uscì nei cinema giapponesi fu un grande successo. La pellicola incassò in patri 2.8 miliardi di Yen, risultando il maggior incasso in Giappone nel 1992.

I motivo del successo del film sono molteplici, a partire dalla storia. Come sempre la trama delle pellicole del Maestro è semplice e lineare ma ben strutturata ed avvincente. E Porco Rosso non è da meno. La vicenda raccontata segue le imprese di Marco Pagot contro i Pirati dell’Aria e il suo duello contro il pilota americano Curtis. Una trama molto elementare, ma in cui non mancano azione, avventura, ironia e magia. Un susseguirsi avvincente ed emozionante di duelli, inseguimenti e scazzotate.

Motivo del successo sono la storia piena di azione, avventura, ironia e magia. Il film più romantico di Miyazaki.

A tutto ciò va aggiunto il romanticismo che pervade il film. Perché Porco Rosso è probabilmente il film più romantico di Miyazaki. Da intendersi nel senso più letterale della parola. Per i Romantici l’immaginazione è l’unione tra la mente umana e il mondo fisico, è la base del processo creativo. Un concetto ben presente nella pellicola. Porco Rosso quando è alla guida del suo idrovolante si fa guidare dall’ispirazione, così come Fio quando progetta il suo primo aereo. E l’officina Piccolo è il luogo dove la creatività prende vita.

 

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Marco Pagot è il più classico degli eroi romantici.

Inoltre Marco Pagot è il più classico degli eroi romantici. Precisamente quello vittimistico. Si fa guidare dall’istinto, dall’ispirazione e dall’intuito, vive ai margini della società in esilio volontario, perseguitata dalla sfortuna e non consegue i suoi obiettivi o propositi. Per questo motivo ha una dimensione dualistica, che se lo rende invincibile da una parte, dall’altra lo rende vittima delle circostanze. Allo stesso modo anche i Pirati dell’Aria e Curtis rientrano nella categoria, sono dei fuori legge. Anche se molto particolari. Perché come dice Fio, i piloti di idrovolanti sono uomini eccezionali:

Non esistono uomini più gradevoli di coloro che pilotano gli idrovolanti: il mio nonnino lo diceva sempre. E questo perché sia il cielo che il mare, entrambi, lavano gli animi di tutti loro. Per questo i piloti di idrovolanti sono più impavidi dei marinai, e sono più fieri dei piloti di semplici aeroplani.

 

 

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Forte è anche il simbolismo che pervade l’intera opera. La metafora dell’uomo maiale ha diverse chiavi di lettura. La regressione bestiale ha una forte accezione negativa poiché il maiale è il simbolo di tutti i difetti umani.

Per di più ha anche una connotazione sessuale. Originariamente il protagonista doveva essere un vecchio maiale anche a causa delle aspirazioni carnali su una ragazzina. Un’allegoria sicuramente più esplicita, ma che ha conservato tale caratteristica poiché l’intento è mostrare come il fascino maschile prescinda dall’aspetto. Emblematico è il fatto che la bellezza da star del cinema di Curtis lasci indifferenti sia Fio che Gina.

Forte è il simbolismo che pervade l’opera. La metafora dell’uomo-maiale ha diverse chiavi di lettura.

Essendo la vicenda ambientata in Italia durante il Fascismo, Porco Rosso ha tra i suoi significati anche quello di insulto.

Marco è stato messo all’indice dal regime per «non collaborazione anti statale, espatrio e rimpatrio clandestini, idee degenerate, crimine di essere un maiale di sfrontata indolenza ed esposizione di oscenità». Classiche accuse agli oppositori del regime. Un insulto che al pilota va più che bene, del resto è meglio essere un maiale piuttosto che un fascista.

Marco si sente un porco per essere l’unico sopravvissuto tra i suoi compagni.

Ma l’allegoria dell’uomo-maiale ha anche una chiave di lettura più intima. Il pilota si sente un porco per essere l’unico sopravvissuto tra i suoi compagni. Un disonore secondo la mentalità giapponese.

Una vergogna che accomuna Marco Pagot ed Hayao Miyazaki. Infatti il regista si è sempre sentito in colpa sia per la sua posizione agiata che gli ha permesso di vivere gli anni della Seconda Guerra Mondiale, si perché la sua famiglia era coinvolta nell’industria bellica.

 

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Tra le metafore vi è quella della creazione artistica. Evidente l’analogia tra l’officina Piccolo e lo Studio Ghibli.

Tra le metafore presenti vi è quella della creazione artistica, sia in generale che di quella di un cartone animato. La costruzione del nuovo aereo del protagonista ne è il simbolo tangibile. Qui il volo diviene arte e il talento e la fantasia sono ciò che governa il tutto.

Evidente è l’analogia tra l’officina Piccolo e lo Studio Ghibli. Se l’aereo rappresenta il film in lavorazione, le donne al lavoro sono i lavoratori dello Studio, mentre Fio, il signor Piccolo e Porco sono rispettivamente i giovani che si affacciano nel mondo del lavoro, il produttore Suzuki e Miyazaki.

Porco Rosso è un film in cui tutto è arte, anche gli aerei mezzi che permettono all’uomo di raggiungere posti bellissimi. Ma gli aerei sono anche il mezzo con cui Miyazaki rende omaggio all’Italia. Un Paese certamente immaginario ma non per questo meno affascinante e che è presente anche nel vero nome del protagonista che richiama quello del suo amico Marco Pagotto. Gli aerei sono anche lo strumento con cui viene reso omaggio ai piloti caduti durante i conflitti nella stupenda scena onirica.

In Porco Rosso Miyazaki omaggia l’Italia e il cinema, da intendersi come regno dell’immaginazione e della fantasia.

Tra i vari omaggi presenti nel film vi è quello alla settima arte, da intendersi come regno dell’immaginazione e della fantasia. Marco è un lettore della rivista Cinema, il suo impermeabile e le sigarette richiamano alla mente Humphrey Bogart. Le scazzozate ricordano i film di Ford e Hawks mentre è ispirata a La magnifica preda la scena in cui Gina canta al Locale. Così come è un richiamo al cinema di Hollywood la locandina di Triple Love, il film in cui troviamo Curtis. Non mancano i riferimenti a tre capisaldi dell’animazione cui si è ispirato l’anime giapponese agli albiri: Winsor McCay, i fratelli Fleischer e Walt Disney.

 

 

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Porco Rosso è uno dei film più intimi di Miyazaki.

Senza dubbio Porco Rosso è uno dei film più intimi del regista. Qui è possibile trovare ricordi personali, sogni e aspirazioni di Miyazaki. Nostalgica favola per adulti che fa del ricordo e della malinconia le sue colonne portanti. È la consapevolezza della perdita dell’innocenza, dell’amore e della libertà.

Nostalgica favola per adulti che fa del ricordo e della malinconia le sue colonne portanti.

Tutto sottolineato con vigore nei titoli di coda. Qui abbiamo una serie di disegni che ricordano vecchie stampe e che raccontano con poesia e malinconia i tempi ormai passati dell’aviazione.

Quando volare era un bellissimo sogno ad occhi aperti. A fare da sottofondo la triste e commovente Toki in wa mukashi no hanashi (Per una volta parliamo dei vecchi tempi) composta da Joe Hisaishi e cantata da Katō Tokiko, autrice anche delle parole.

 

 

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