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L’omicidio JFK

Qualche giorno fa mi sono goduto la serata da single guardandomi “JFK: un caso ancora aperto” su Netflix. Oliver Stone è bravo, niente da dire, ma siamo sicuri che il caso sia ancora così aperto?

Il film è molto bello, ben girato e incentrato sulla persona di Jim Garrison, procuratore distrettuale di New Orleans con la fissa per il complotto.

 

Spoiler Alert
Questo articolo per ovvie ragioni spoilererà tutto quanto quindi se avete intenzione di vedere il film magari fermatevi qui.

 

Ma bando alle ciance e fuoco alle polveri.

Anzi, fuoco al Carcano!

Cominciamo con un ripasso per chi negli ultimi cinquant’anni ha vissuto in una comune utopista abbracciando alberi e lavando panni con le bacche:

 

Subito dopo la morte di JFK venne istituita la Commissione Warren con lo scopo di fare chiarezza su quanto appena avvenuto.

Subito dopo la morte di JFK venne istituita la Commissione Warren con lo scopo di fare chiarezza su quanto appena avvenuto. Dopo svariate indagini (molti dicono troppo affrettate e semplicistiche) si identifica il sospetto di Lee Harvey Oswald.

Ex-marine, filo castrista e con qualche disturbo mentale. E infatti pensa bene, braccato, di sparare ad un poliziotto poche ore dopo l’attentato. Viene così arrestato ma non arriva a processo perchè un (presunto) mafioso locale, Jack Ruby, lo uccide pochi giorni dopo. Ufficialmente per vendetta verso il dispiacere che Oswald ha provocato a Jaqueline.

 

Foto segnaletica di Lee Harvey Oswald (23 novembre 1963)

 

Ok, sembra una trama da Teen Wolf messa così, ma vabbè.

La versione di Oliver Stone è invece quella che ci sia un mega-complotto dietro all’assassinio di JFK e che la commissione Warren abbia solo insabbiato i veri mandanti identificabili nella CIA, la mafia americana e le lobby delle armi.

Ma quale sarebbe esattamente questo complotto?

Beh, questo non lo sappiamo con certezza. Probabilmente la lobby delle armi (la NRA che Moore ci racconta in “Bowling a Columbine“) vedeva di cattivo occhio un presidente cosi pacifista che mirava ad un approccio morbido con la Cuba Castrista e pure verso l’Unione Sovietica e la guerra in Vietnam.

Per sostenere la sua tesi Stone porta un buon numero di elementi, alcuni validi altri a mio parere meno.

 

 

Dalla Russia con amore.

Cominciamo dal protagonista numero uno della vicenda, il buon Lee Oswald.

Secondo Stone Oswald è solo un capro espiatorio, un gioppino nelle mani della CIA che lo fa trovare nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Che prova ha al riguardo? Beh, poche, esistono solo ipotesi difficilmente verificabili.

Si scava nel passato del personaggio e si scopre che Oswald non è castrista come ben noto, ma un infiltrato della CIA in quel movimento.

Innanzitutto si scava nel passato del personaggio e si scopre che Oswald non è castrista come ben noto, ma un infiltrato della CIA in quel movimento. Le prove a sostegno della teoria sono deboli e raccontano della facilità con cui Oswald avrebbe ottenuto il permesso di ritornare in patria dopo un periodo passato in URSS, patria della moglie.

 

 

 

 

Garrison sostiene che solo un dipendente dei servizi segreti possa ottenere così facilmente un permesso simile, visti i rapporti delle due potenze durante la guerra fredda.

È così davvero?

Forse. O forse no. E’ un’ipotesi valida come tante altre, a cominciare da quella che sostiene che Oswald avesse conoscenze ben radicate tra i passacarte dell’ufficio passaporti. Che ho inventato io al momento.

A sostegno di questa ipotesi, Stone tira in ballo il personaggio di Clay Shaw.

Shaw è un losco figuro piuttosto enigmatico: imprenditore di successo, omosessuale, con un passato piuttosto oscuro.

Garrison trova un detenuto-prostituto-gay che è pronto a giurare di avere visto Show e Oswald assieme durante un incontro “professionale” e di avere la certezza che Show sia della CIA.

Durante questo incontro Shaw e Oswald avrebbero pure parlato di un attentato al presidente.

Qualcosa di vero c’è:

Nel 1979 Richard Helms, già direttore della CIA, comfermò che Shaw, oltre che essere un dirigente di Permindex-CMC, è stato sul libro paga della CIA.

Ma ci fermiamo qua con le prove. Perchè Oswald sia stato incastrato rimane un mistero, chi sia il vero mandante idem. E la testimonianza di un detenuto, si sa, vale più o meno quanto un peone messo a difesa della vostra miniera d’oro in Warcraft.

Per completezza, comunque, è giusto segnalare questo:

Nel 2014, il ricercatore italiano Michele Metta, trovati i documenti societari, li pubblica in un libro intitolato CMC. Il lato italiano della congiura che uccise John Fitzgerald Kennedy. Tale libro, che si avvale del sostegno fattivo del Presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della Strage di Bologna Paolo Bolognesi, scopre, così, che la Permindex-CMC era finanziata da due banche collegate dapprima al finanziamento di Adolf Hitler, e poi al capo della CIA Allen Dulles e a suo fratello Foster Dulles: si tratta della Seligman e della Schroder. La seconda banca, la Schroder, risulta essere stata dietro i colpi di Stato in Iran del 1953 ed in Guatemala del 1954. Michele Metta rivela pure che soci della Permindex-CMC erano personaggi intimi di Licio Gelli e legati alla sua ascesa nella P2, quali Roberto Ascarelli e Virgilio Gaito, e che ugualmente soci erano nomi collegati ai Servizi segreti ed alla nascita e protezione di formazioni armate sovversive neofasciste, come è il caso di Giuseppe Pièche, ed alla Strategia della tensione in Italia.

Fonte Wikipedia

 

Il fatto più curioso che proverebbe l’innocenza di Oswald è tuttavia quello riguardante le tempistiche tra sparo e avvistamenti.

È ormai certo che a colpire a morte il presidente fu un colpo esploso dal sesto piano della School Book Depository di Dallas alle 12.30.

Oswald fu però visto da un poliziotto al secondo piano dello stesso edificio, rilassato e per nulla affaticato alle 12.32 mentre prendeva una bibita ad una macchinetta.

Era normale che fosse in quell’edificio perchè ci lavorava. Ma a conti fatti avrebbe dovuto fare 4 piani di scale in meno di 2 minuti in tutta fretta per poi fermarsi con calma al secondo piano.

Il fatto come detto è curioso ma di per sè non prova nulla.

Quello che mi sono chiesto al riguardo poi è questo: come fa il poliziotto ad essere così sicuro dell’orario avendo visto, secondo quanto gli è stato detto dal responsabile, un semplice impiegato? Aveva dei Google Glass? Era l’agente Murphy? Quello era davvero Oswald? E l’orario dell’orologio del poliziotto era corretto? Infine: si stava meglio senza l’NTP?

In conclusione è tutto un gran casino e le prove che trovò la commissione Warren riguardo alla colpevolezza di Oswald sono molto più pesanti di quelle trovate da Stone per la sua innocenza.

Restano dei dubbi, è vero, ma questi non provano l’innocenza di Oswald ne tanto meno la presenza di altri esecutori.

 

 

 

 

Questo è il mio fucile, ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio.

Veniamo all’arma dell’omicidio. Tutto dimostra che questa è un fucile Carcano ritrovato al famoso sesto piano del deposito di libri affacciato su Dealey Plaza.

Oswald l’aveva comprato pochi giorni prima con un’identità fittizia come residuato bellico. Ci aveva poi attaccato sopra un mirino telescopico “aftermarket” (aka a cazzo di cane) rimediato non si sa dove.

Ora, il fucile Carcano già a quei tempi era considerato un ferro vecchio e molti si chiedono se sia possibile sparare 3 colpi in così rapida successione di cui 2 a bersaglio.

Lo fa anche Stone, o meglio lo fa Garrison.

Tutti loro sono piuttosto sicuri che no, non si può fare, specialmente con quel mirino appiccicato lì così.

 

 

 

 

I fatti raccontano di come quel giorno furono esplosi 3 colpi.

I fatti raccontano di come quel giorno furono esplosi 3 colpi (anche se di questo ne parleremo successivamente) i primi due e distanza di 2 secondi ed il terzo dopo 5 secondi dal precedente.

Effettivamente può sembrare difficile per un arma non automatica come il Carcano ma non è proprio così perchè vengono fatte delle prove al riguardo e si scopre che non serve essere tiratori eccezionali per sparare quei 3 colpi in quel lasso di tempo, di cui due a bersaglio.

E Oswald non era affatto uno scarso tiratore come molti lo dipingono.
come disse un suo ex commilitone: nei marine aveva la qualifica di tiratore sceltissimo, poi declassato a tiratore scelto, forse a causa anche dei suoi problemi disciplinari e comportamentali: riusciva a colpire 48 bersagli su 50, in movimento e ad una distanza doppia di quella tra il deposito e la limousine di Kennedy. Secondo la moglie si esercitava spesso a tirare e a caricare e ricaricare il Carcano in pochi secondi, e la sua passione per le armi non gli venne mai meno.

Fonte Wikipedia

 

Come detto vengono fatte alcune prove sia dai Marines che che da maestri tiratori al poligono, la prima di queste addirittura con la stessa arma del delitto.

In entrambi i casi si conferma la veridicità della ricostruzione sia per quanto riguarda le tempistiche che per quanto riguarda la precisione necessaria dei tiri.

In particolare viene provato come si possano esplodere 3 colpi con un Carcano anche in tempistiche inferiori ai 7 secondi di Oswald, addirittura in meno di 5 secondi.

Anche in questo caso Stone fa molta confusione secondo me: che senso avrebbe screditare l’arma del delitto? Sappiamo con certezza che i colpi furono esplosi da quel fucile, che quel fucile era al sesto piano e che ad azionarlo fu Oswald, come dicono le impronte digitali.

Inoltre 2 delle 3 pallottole utilizzate furono ritrovate durante le indagini e della terza si ricostruì la traiettoria grazie alla scheggiatura di un marciapiede provocata dal colpo errato, scheggia che provocò una ferita ad uno spettatore.

Insomma, che fu il Carcano ad uccidere Kennedy è una cosa ormai accertata sia storicamente che giuridicamente.

 

 

 

 

Non c’è due senza tre e il quattro vien da se.

Probabilmente mettere in discussione il fucile serve a mettere in discussione anche il numero degli spari. Stone non è d’accordo sul numero di questi, infatti.

A sostegno della sua ipotesi porta numerosi testimoni oculari che sostengono di aver sentito almeno 4 colpi.
Nella ricostruzione di Stone esistono 2 o più tiratori, dei quali uno fu Oswald.
In particolare sostiene che, mentre Oswald colpì il corteo presidenziale alle spalle, un secondo tiratore sparò frontalmente dalla collinetta di Dealey Plaza, al di là di una staccionata che delimitava, ai tempi, un posteggio.

Questo spiegherebbe anche, a suo dire, i colpi così ravvicinati.

 

 

 

 

Alcuni testimoni sostengono anche di aver visto del fumo provenire da quella zona.

Tutto questo spiegherebbe anche un’altra faccenda piuttosto misteriosa: perché Oswald sparò a Kennedy in quel punto, dopo una curva a novanta gradi, quando poteva farlo una cinquantina di metri prima della svolta, quando il corteo gli marciava incontro? Il colpo sarebbe stato infinitamente più semplice.

 

 

Il presidente fu raggiunto da due colpi e le perizie balistiche hanno ricostruito la traiettoria di un terzo proiettile, andato a vuoto.

Tutto questo ha un senso, va detto. Il problema è che riguardo al numero dei colpi c’è poco da discutere: il presidente fu raggiunto da due colpi e le perizie balistiche hanno ricostruito come detto la traiettoria di un terzo proiettile, andato a vuoto.

A tagliare la testa al toro è comunque un microfono montato su una moto del corteo, per questioni di sicurezza. La registrazione conferma la presenza di 3 colpi. La confusione nei testimoni potrebbe essere sorta per la presenza dell’eco di un colpo che effettivamente si sente pure nella registrazione. Infatti la maggioranza dei testimoni dice di aver sentito distintamente 3 colpi e solo alcuni 4.

Per quanto riguarda gli altri elementi sono considerati poco importanti. Il fumo che proviene dalla collinetta rimane un mistero ma va detto che nessun fucile moderno emette del fumo particolarmente marcato durante lo sparo.

Il killer avrebbe dovuto colpire con un moschetto dell’800 in base a questo elemento (generale Custer, è lei?! ).

E comunque non fu trovato alcun bossolo che non provenisse dal Carcano sulla scena del delitto.

Quanto alla scelta della posizione per lo sparo va detto che Oswald non era proprio lucido mentalmente e che soprattutto era sicuro di poter fare male anche da quella distanza.

Aveva ragione.

 

 

 

 

La balistica è troppo complicata?
Prova con la magia.

La ricostruzione narra di come due colpi andarono a bersaglio ed il particolare il terzo fu quello che uccise il presidente, staccandogli addirittura un pezzo di calotta cranica.

 

Il secondo è tuttavia quello più curioso.

Con questo colpo Oswald riuscì a colpire:

  •  La cervicale di Kennedy
  •  La schiena di Connally (John Connally, ai tempi governatore del Texas, posizionato sul sedile anteriore dell’automobile del presidente)
  •  Il polso di Connally
  •  La coscia di Connally

La commissione Warren diede il soprannome di “pallottola magica” a questo colpo considerate le ferite inferte.

La forzatura voleva semplicemente dare una spiegazione alla domanda:

Come hanno fatto 3 soli spari a provocare così tanti danni?

Ma Garrison forse non capisce l’ironia e per validare la sua teoria del complotto (questa volta non lo sto usando in maniera dispregiativa, complotto inteso come presenza di più tiratori ) disegna una possibile traiettoria della pallottola magica che è impossibile da spiegare, vi metto una foto:

 

 

La realtà dei fatti è un’altra, ovvero che le ferite inferte sono perfettamente rappresentabili su una traiettoria rettilinea, assumendo (come testimoni confermano, tra l’altro) che Connelly non era perfettamente davanti a Kennedy ma leggermente spostato sulla sinistra non che più in basso, visto che il presidente era seduto non sul sedile ma sulla carrozzeria dell’auto.

 

 

Insomma, il magic bullet prova come la gente ignorante tenda ad utilizzare spiegazioni irrazionali per spiegare fenomeni che non comprende.

Da questo punto di vista il caso JFK è molto moderno.

 

 

 

Conclusioni

Nel film esistono altre prove ( o almeno così le chiama Garrison) più o meno valide della teoria, dal famoso filmato di Zapruder alla foto ritoccata di Oswald con il fucile ma nessuna di queste è particolarmente convincente e prendendo in esame l’intero film l’articolo diventerebbe infinito.

Resta il fatto che, personalmente, il film non mi è piaciuto pur essendo come detto ben fatto. Penso che quando si tratta un fatto del genere la validazione storica delle fonti sia importante e qui manca del tutto.

 

 

 

 

E forse Stone, tardi, lo ha capito. Rilasciando (pare) una dichiarazione del tipo:

Con questo film non intendo affatto dire: “…guardate qui, le cose sono andate esattamente così come descritte”.

Mi sono, invece, soltanto limitato ad ipotizzare una ricostruzione dei fatti come avrebbe fatto un buon detective, tutto qui.

 

Troppo facile, però. Guardando il film il messaggio di Stone appare chiaro ed è un messaggio che lui costruisce con fatti non accertati.

In definitiva il film è una pessima risposta alle presunte superficialità della commissione Warren. Superficialità che potrebbero pure esserci state, non è da escludere, ma che non autorizzano a raccontare baggianate spacciandole per ricostruzioni storiche.

Tornando all’omicidio vero e proprio, dopo la commissione Warren, fu comunque istituita negli anni ’70 la House Select Committee on Assassinations (HSCA) al fine di investigare nuovamente su un caso che l’opinione pubblica non ha, di fatto, mai digerito.

Le conclusioni sono grosso modo le stesse della Commissione Warren con la differenza che la HSCA non esclude la presenza di un complotto. Complotto è comunque da utilizzare come fatto in precedenza, senza necessariamente tirare in ballo lobby, mafia e rettiliani.

La chiave di lettura corretta è quella che non esclude la presenza di un secondo uomo nell’organizzazione dell’omicidio,

 

fermo restando che a sparare fu Oswald, con un Carcano e per tre volte.

Fu lui ad uccidere Kennedy. Perchè era pazzo, perchè gli stava antipatico o perchè quel giorno gli girava così.

Non lo sapremo mai.

Ad aumentare gli interrogativi sulle reali motivazioni di Oswald nel 2013 appare un report della CIA che spiega come in quegli anni l’agenzia abbia messo in qualche modo i bastoni tra le ruote alla commissione Warren.

Come racconta questo articolo si avanza quindi l’ipotesi che la CIA non volesse fare emergere le reali motivazioni che avrebbero spinto Oswald, castrista convinto, ad uccidere il presidente.

Secondo questa chiave di lettura la CIA aveva stretto accordi con la mafia americana al fine di arrivare dove l’esercito aveva fallito con la baia dei porci, ovvero l’omicidio di Fidel Castro.

Cuba lo sapeva e quindi anche Oswald, che uccise il presidente per evitare la fine del Lider Maximo.

Rendere pubblico questo dettaglio avrebbe voluto dire ammettere che la cattiva politica estera degli USA avrebbe causato la morte del presidente e a quel punto diventa molto più comodo spingere per la soluzione semplice, lo squilibrato mentale che senza particolari motivi spara al presidente.

Una sola cosa è chiara:

Nel caso JFK le ipotesi non finiscono mai.

 

 

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