Una Nebbia Estiva – Parte 4

All’inizio erano veramente poche le notizie che si potevano prendere per certe, i media brancolavano nel buio e l’arretratezza del web di quei tempi di sicuro non aiutava.
Ma una cosa era certa, ad ogni latitudine, in ogni città del Pianeta colpita dalla Nebbia, i Bozzoli si schiudevano dopo massimo due o tre ore.

Le prime immagini ufficiali furono qualcosa che nessuno, davvero NESSUNO, potrà mai dimenticare.

A Tokyo, una delle prime zone colpite dalla nube, uno dei due Bozzoli creatisi si schiuse in diretta nazionale (le immagini fecero a breve il giro del mondo) rivelando il suo contenuto.
Dentro vi era finito Kenji Hashimoto, studente di 22 anni dell’Università di Tokyo.
Le foto di repertorio che circolarono in seguito lo ritraevano come un giovane di bell’aspetto, con l’immancabile ed inspiegabile tinta bionda di tanti suoi connazionali e un taglio che faceva sembrare Son Goku un damerino inglese. Era alto per essere un giapponese, con un bel sorriso e due occhi pieni di curiosità.

Beh, dal Bozzolo uscì qualcosa di completamente diverso: sembrava un incrocio fra una cavalletta e una di quelle stalagmiti dalla forma bizzarra e rugosa che si trovano in molte caverne.
Era alto sicuramente più di tre metri, sulla sommità di quel grottesco corpo trovava spazio una testa grandemente sottodimensionata rispetto alla stazza generale, testa che manteneva fattezze vagamente umane ma con tratti somatici e caratteristiche di base enormemente deformate.
Nessun pelo o capello, occhi oblunghi e ravvicinati con pupille a taglio e rosso fuoco, un naso ricurvo con quattro froge e una bocca gigantesca che si apriva come un fiore, con diverse file di denti disposti su ogni…petalo, o labbro.

Le immagini si fermavano giusto giusto sui primi passi della creatura che un tempo fu Kenji, i giornalisti nipponici ripresero la linea in fretta e furia interrompendo maldestramente il servizio in esterna.
Era per loro evidentemente troppo da mandare in onda in prima serata.
Per diverso tempo il mondo non seppe nulla di Hashimoto (che quel giorno fu ribattezzato da un comico statunitense “La Cavalletta Giapponese“, con scarso tatto e scarsissima fantasia) e in molti si domandarono a lungo se quei primi passi in diretta tv furono per lui anche gli ultimi, malfermo e sofferente come appariva.

Posso dirvi che no, non furono i suoi ultimi passi…ma a questo punto lo saprete anche voi vero? Kenji è famoso quasi quanto me, mentre sto buttando giù le prime pagine di questa serie di sproloqui che andranno a formare un delirante diario.

Ma torniamo a me, è da troppo tempo che non mi pavoneggio raccontandovi delle mie tante figuracce.
Poco fa ho ripetuto per l’ennesima volta che in tutto il globo i Bozzoli si erano aperti dopo un paio d’ore al massimo di incubazione, ma come già accennato in precedenza il mio sembrava avere intenzioni diverse.
Uscii da quell’incubo di cacca verde ed aliena dopo 48 ore nette.
Attorno a me si era formato una sorta di accampamento a metà fra il militare e lo scientifico, il campo da basket dell’oratorio – un tempo meta esclusiva di una ventina di persone al massimo – brulicava di camici bianchi e militari armati e nervosi.
Non erano però nervosi per la mia situazione, a quello ci pensavano i miei genitori e i miei fratelli che non erano per nulla rassicurati dalle parole dei medici che continuavano a ripetergli che il soggetto all’interno del Bozzolo dava segnali vitali costanti e assimilabili ad un’ottima salute.
Erano nervosi perchè agli scienziati e a loro, nelle seconde ventiquattr’ore, si erano aggiunti dei delegati Inumani venuti a supervisionare la schiusa di quel Bozzolo pigro che di aprirsi proprio non ne voleva sapere.
Tv da tutto il  mondo di lì a poco avrebbero invaso la zona circostante in cerca di una foto o di una ripresa furtiva di questi due misteriosi esseri dagli abiti elegantissimi ma dal taglio stranamente antico che giravano attorno al bozzolo maneggiando strumenti tecnologici mai visti da nessuno, interloquendo di tanto in tanto con il resto dei presenti con un’educazione innaturale, una voce bassissima e un italiano perfetto ma del tutto priva di qualsiasi inflessione.
Erano un uomo ed una donna, entrambi avevano una pelle assurdamente pallida che lasciava intravedere un complesso sistema arterioso sottocutaneo,occhi nerissimi, privi di sclera ma stranamente rassicuranti e capelli bianchi e lunghissimi, racchiusi in una complicata treccia che terminava in un fermaglio nero e lucente, quello dell’uomo aveva una forma vagamente allungata e da pugnale, mentre quello della donna assomigliava ad una libellula.
Erano entrambi incredibilmente esili ed alti – entrambi superavano abbondantemente i due metri – e usavano abbassarsi elegantemente per parlare con il resto dei presenti, mia madre in seguito mi raccontò che la donna arrivò anche ad inginocchiarsi per poter fare una carezza al mio fratellino di solo 3 anni che piangeva spaventato guardando suo fratello dentro a quel mostruoso coso verde.

Il Bozzolo però, come anticipato, ad un certo punto decise che si era stufato del suo inquilino improvvisato e si aprì.
Ricordate la battuta sul sogno Freudiano e sul sognare di essere nudi di fronte a degli sconosciuti?
Beh mi sono dimenticato di aggiungere, forse perchè all’epoca non me ne accorsi e tutt’ora fingo non sia mai successo, che si, mi ritrovai nudo di fronte ad una platea di amici e sconosciuti, ma che quella platea era in realtà composta da miliardi di persone che seguivano l’evento in diretta televisiva.

Per fortuna dal Bozzolo uscì una versione di me decisamente diversa da quella che toccò a Kenji in Giappone.
Qualche settimana dopo mi fu anche spiegato il perchè di quell’attesa innaturalmente prolungata rispetto a quella degli altri “Eletti”, non potei fare a meno di ringraziare il Cielo – o la Nebbia forse- per quel regalo inaspettato.

Dal Bozzolo, in primo piano sulle tv di mezzo mondo, uscì una versione idealizzata di me: 10 cm più alto, con muscoli che non sapevo nemmeno esistessero e privo di qualsiasi difetto estetico.
Ah che sogno! Avevo provato per tutta la vita a ribaltare con vari mezzi una situazione sfortunata e socialmente letale ma non vi ero mai riuscito. Nè a scuola nè nello sport.
Finalmente, grazie all’aiuto inatteso di una misterioso popolo di Alieni dall’aspetto regale, ero riuscito ad uscire vincitore da una delle mie classiche figuracce.

Peccato che non riuscissi nemmeno a stare in piedi da solo in quel momento, altrimenti mi sarei bullato anche con le telecamere. Fui sorretto ed aiutato dai miei genitori e dai due Inumani, i quali confabularono di lì a poco con loro e con i militari e gli scienziati raccolti a capannello attorno a ciò che restava del Bozzolo.
Non capivo cosa stessero dicendo ma vedevo chiaramente le facce contrariate dei soldati e quelle dubbiose e spaventate dei miei, a cui facevano da contraltare i sorrisi freddamente educati dei due giganti pallidi.

<<Devi andare con loro Teo, ma sarà per poco e potremo venire anche noi>>
Fu mia madre a dirmelo, dissimulando con un sorriso la paura fottuta che provava.

Dovetti quindi andare con loro…ma dove?

continua

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