I fratelli Safdie arrivano al nono giorno del 70° Festival del Cinema di Cannes con il crime Good Time, con protagonista Robert Pattinson. Dai colori neon alla colonna sonora, i due fratelli americani portato una ventata di mainstream al festival.
Il concorso del 70° Festival del Cinema di Cannes sta iniziano ad esaurirsi e il toto Palma D’oro inizia a farsi sempre più suggestivo ed interessante.
Nella nona giornata del Festival è stata presentata la pellicola action crime di Josh e Ben Safdie, Good Time, con protagonista lo stesso Ben Safdie e Robert Pattinson.
Un dramma dai toni freddi e la fotografia degna di un film di Nicolas Winding Refn: i fratelli Safdie con Good Time confezionano probabilmente la pellicola più fresca e originale di questo Cannes, sebbene non priva di difetti.
Il film si aspre con un interessante prologo che, con poche parole, serve a presentare i due protagonisti della pellicola: Connie (Robert Pattinson) e suo fratello Nick (Ben Safdie).
Connie e Nick arrivano direttamente dalla strada, cresciuti da una nonna matrigna e senza alcuna dimostrazione d’affetto. Connie si è fin da subito preso cura del fratello, con gravi problemi psicologici, ma la vita di strada a New York non è facile, e per non morire di stenti bisogna tuffarsi nel marcio, provando a non affondare.
Il film delinea fin da subito, in modo dinamico, veloce e frastornante, la vita in perenne bilico dei due fratelli e il loro rapporto complicato. Ma quando Nick finirà in carcere per colpa di Connie, quest’ultimo dovrà fare di tutto pur di salvare il fratello. E senza nessuno su cui fare affidamento, Connie sarà costretto ad adoperare i metodi meno etici pur di far sopravvivere entrambi.
Violento e sporco. Grezzo e marcio. Good Time affonda le radici della sua storia in una realtà disturbata e feroce, dove protagonista assoluta è Robert Pattinson in un’interpretazione che convince e sorprende.
Sebbene la pellicola dei fratelli Safdie giochi moltissimo con i canoni estetici di un cinema d’autore riconoscibili in artisti come, il già citato, Refn o Paul Thomas Anderson con il suo Inherent Vice, usa degli escamotage narrativi molto più classici e più appartenenti al classico action thriller.
Con un inizio che ricorda molto Codice 999 e uno sviluppo, invece, molto più intimo e viscerale, Good Time si lascia ben vedere dallo spettatore, coinvolgendo soprattutto per la grande interpretazione dei due attori, e anche per l’uso della sua colonna sonora.
Sappiamo bene quanto Robert Pattinson abbia dovuto faticare per uscire dal “sbrilluccicante” ruolo di Edward Cullen nella saga Twilight, iniziando a collezionare ruoli non di poco conto, a fianco di autorevoli registi come, per esempio, David Cronenberg.
E i frutti per Pattinson iniziano a farsi vedere, emergendo molto bene in questa pellicola che ha chiesto all’attore un notevole lavoro emotivo e psicologico. Un personaggio particolarmente borderline, perennemente in bilico, in continua lotta con se stesso e con la vita.
New York diventa una giungla e il personaggio di Pattinson si insinua nei luoghi più remoti e reconditi di questa immensa foresta, cercando di sopravvivere come meglio può.
Non da meno è l’interpretazione di Ben Safdie nei panni del problematico Nick. Passando da uno stato all’altro, fragile, vulnerabile e, per questo motivo, ancora più insicuro nei confronti di tutti, Nick vuole rappresentare la piccola porzione di luce all’interno dell’oscurità al neon rappresentata dai Safdie.
La complicità dei due attori e il rapporto dei fratelli che riescono a far emergere sullo schermo, rappresenta un notevole punteggio in più per tutto il film. Il lavoro c’è e si vede. Dalla sceneggiatura alla regia, dalla fotografia al montaggio, passando per la recitazione, in Good Time non si lascia nulla al caso, cercando sempre di sviscerare ogni immagine il più possibile e costruendoci sopra un’impianto suggestivo molto convincente.
Good Time rappresenta quella brezza di freschezza, giovinezza e anche un po’ di commerciale che in questo Cannes 2017, arrivati al nono giorno, stentava ad arrivare. Non un capolavoro e nemmeno una pellicola perfetta. Un film che a volte ristagna su elementi già visti nel cinema di genere, dalla rapine, ai tentativi di risalita, al non poter fare davvero nulla per cambiare la propria condizione di fallimento, camminando per le strade di quella New York più estranea e pericolosa, ma che riesce comunque a rielaborare il canone in una chiave diversa.
La combinazione tra i diversi elementi che entrano in gioco, porta i Safdie a confezionare una pellicola che resta nell’immaginario e accompagna fino alla fine. Non abbiamo ancora trovato la nostra palma d’ora, ma siamo piuttosto sicuro che l’opera dei due giovani fratelli americani non passerà inosservata dalla regia.
Good Time uscirà nelle sale statunitensi l’11 Agosto, mentre non è ancora prevista distribuzione italiana per il film.