How To Talk To Girls At Parties: Punk e Alieni a Cannes

How To Talk To Girls At Parties

John Cameron Mitchell e Neil Gaiman arrivano al 70° Festival del Cinema di Cannes con How To Talk To Girls At Parties: protagonista un’aliena Elle Fanning e una punk Nicole Kidman.

Tra i film più attesi della sezione Fuori Concorso del 70. Festival del Cinema di Cannes troviamo il punk How To Talk To Girls At Parties di John Cameron Mitchell.

Il regista inglese, conosciuto per piccoli gioielli indipendenti come Shortbus – Dove Tutto è Permesso (presentato undici anni fa sempre Fuori Concorso a Cannes) e il musical Hedwig And The Angry Inch – tratto dall’omonimo musical dello stesso Mitchell portato all’Off Broadway nel 1998 e poi a Broadway nel 2014 con Neil Patrick Harris – torna a Cannes con una nuova pellicola musicale dove protagonisti indiscussi sono gli alieni e i punk.

Il film è tratto dall’omonimo racconto di Neil Gaiman, pubblicato nel 1998, e ha come protagonisti adolescenti punk e adolescenti alieni.

Conosciuto per il suo stile esagerato e voglia di provocare, John Cameron Mitchell in How To Talk To Girls At Parties trova la sua storia perfetta, dove la parola normalità viene sostituita con quella aliena.

E gli alieni di John Cameron Mitchell, rifacendosi agli elementi principali della sua cinematografia, sono sensuali e sessuali, con un’identità di genere sempre più confusa e dove il sesso femminile e quello maschile si uniscono.

 

 

How To Talk To Girls At Parties

 

 

In fondo, anche la Hedwig del primo Mitchell è un bellissimo essere dalla natura indefinita. Tormentata nel suo essere perennemente sua una strada a metà, ibrida e imperfetta.

Un’imperfezione che le dona perfettamente, portandola a compiere un percorso per arrivare all’accettazione della sua natura, a prescindere dalle sfumature dell’identità.

Sicuramente in questa pellicola il concetto di identità è molto meno marcato, sebbene Mitchell ne inserisca volentieri piccoli elementi da cogliere

Sicuramente in questa pellicola il concetto di identità è molto meno marcato, sebbene Mitchell ne inserisca volentieri piccoli elementi da cogliere, di tanto in tanto, all’interno della narrazione. Protagonisti di questa pellicola sono gli adolescenti ribelli e desiderosi di anarchia. Adolescenti scatenati ma al tempo stesso ancora così impacciati nell’approccio alle piccole cose, come per esempio una prima cotta.

Ed è proprio con una cotta che il protagonista, Enn (Alex Sharp), deve avere a che fare; in questo caso però la ragazza di cui si innamora sembra essere venuta da un’altro pianeta.

La bella e pura Zen (Elle Fanning) si approccia ad ogni piccolo dettaglio come se fosse una vera e propria bambina che scopre per la prima volta il mondo. Ogni profumo, sapore e colore, viene immagazzinato dalla ragazza con la felicità di un vero bambino.

Ma Zen è costantemente divisa tra due mondi, e presto Enn si renderà conto di quanto l’universo sia ben più vasto di quello che si possa pensare, ma che il potere del punk può qualsiasi cosa (o quasi).

 

 

How To Talk To Girls At Parties

 

 

Quello di How To Talk To Girls At Parties è un mondo diviso in più mondi, dove una piccola comunità di punk, “governata” da una matrona in stile moglie di Frankenstein (Nicole Kidman), sembra formare il cuore pulsate di un organismo ben più vasto e complesso.

La pellicola di Mitchell, come già nei precedenti film del regista, parla moltissimo attraverso gli elementi naturali, i simboli. Cerca di creare un contatto con l’intimità umana, divertendo ed emozionando.

E sicuramente il divertimento non manca. Dall’inizio alla fine si ride e ci si diverte, spesso anche grazie alle situazioni grottesche e assurde messe in scene dal regista, dove è possibile riconoscere il mondo onirico dell’autore Neil Gaiman. Lo stile di Mitchell è riconoscibile dall’inizio alla fine, soprattutto nelle sequenze musicali dove l’estro del regista esce prepotente sullo schermo.

L’inizio, come già successo in Hedwig And The Angry Inch, strizza volentieri l’occhio a una cinematografia di film musicali che si rifanno a pellicole come Velvet Goldmine di Todd Haynes, ma mantenendo una sua riconoscibilità. Ma proprio lì dove John Cameron Mitchell eccelle in ogni suo lavoro, che diventa il tallone d’Achille della pellicola: la musica.

 

 

How To Talk To Girls At Parties

 

 

Rispetto ai precedenti lavori, e considerando l’importanza che il punk dovrebbe avere all’interno di questa storia, la colonna sonora di How To Talk To Girls At Parties non colpisce, non graffia. Diverte e coinvolge lì per lì, ma senza rimanere davvero nella testa dello spettatore. Passando inevitabilmente in secondo piano quando, invece, sarebbe dovuta essere una protagonista importante all’interno del film.

Lì dove la musica avrebbe dovuto svolgere un ruolo centrale, si riduce il tutto a un paio di brani

Paragonato alle recenti uscite tra il 2016/2017 con musica e adolescenti come protagonisti, come il recente Sing Street, la pellicola di Mitchell perde di incisività. Non riesce a colpire, sotto questo punto di vista, restando qualcosa di interessante ma non memorabile. Lì dove la musica avrebbe dovuto svolgere un ruolo centrale, si riduce il tutto a un paio di brani, particolare simili a quelli di Hedwig.

E parlando proprio di Hedwig, senza andare a scomodare i lavori degli altri, si rimane ancora più sorpresa per la scelta di Mitchell di non aver voluto lavorare maggiormente con l’elemento musicale.

 

 

How To Talk To Girls At Parties

 

 

In questa pellicola, sembra che John Cameron Mitchell si sia voluto concentrare di più sulla storia, forse complicando inutilmente già l’articolato mondo creato da Gaiman, non riuscendo totalmente a bilanciare gli elementi narrativi.

Divertente e simpatico. Sempre un piacere ritrovare Mitchell in regia, anzi sarebbe stato ancora più interessante rivederlo anche tra i personaggi del film, ma non un ritorno memorabile. Un Mitchell non nella sua forma migliore e che speriamo di rivedere presto in una pellicola più incisiva.

 

 

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