Ore 7:00, mentre spengo la sveglia la mia ragazza si gira dall’altra parte mugugnando e io mi chiedo come mi sia venuto in mente di partire per Milano in macchina in una domenica mattina di maggio. La giornata è ovviamente splendida e io abito a 200 metri dal mare. Esco in auto e incrocio gente con i teli che va già verso la spiaggia. Son proprio un coglione.
Entro in autostrada e pigio sull’acceleratore, almeno non c’è nessuno in giro. Dopo un’ora decido di fermarmi all’Autogrill per fare colazione. Pregusto già cappuccino, brioche e spremuta. Ma no, becco il raduno nazionale degli over settanta diretti a Lourdes che a quanto pare hanno avuto la mia stessa idea. Non ci si muove. Opto per Red Bull e tramezzino al tonno presi al volo e scappo dalla ressa prima di impazzire.
Mesi fa mi ha contattato il Milan, la squadra di calcio, per invitarmi a visitare il loro nuovo museo e a vedere una partita a San Siro.
Che diavolo sto facendo? Mesi fa mi ha contattato il Milan, la squadra di calcio, per invitarmi a visitare il loro nuovo museo e a vedere una loro partita a San Siro. Pensavo si fossero sbagliati, io di calcio non ci capisco niente da anni.
L’ultima volta che ho seguito il calcio decentemente ero un adolescente ed era appena arrivata in Italia una strana invenzione: il Fantacalcio. Correvano i primi anni novanta ed eravamo tutti impazziti per questo gioco da fare con la Gazzetta del lunedì, cartelloni con classifiche in classe e bigliettini con le formazioni. Mi piaceva un casino. Poi è passata la moda e di calcio non ci ho più capito niente. Sono passati vent’anni.
Ma non si erano sbagliati, il Milan cercava proprio me. Un punto di vista diverso, per parlare del loro museo dedicato alla storia della squadra, di una mostra temporanea dedicata alle figurine Panini e di com’è andare in un grande stadio come San Siro.
E allora andiamoci a Milano, perché no, potrebbe essere figo ho pensato.
Tre ore di auto dopo la mia partenza arrivo a Casa Milan, la nuova bellissima sede del club a Milano che ospita uffici, ristorante e, appunto, un nuovo museo. Parcheggio nel seminterrato e chiamo il mio contatto. Mi aspetta all’ingresso del museo.
Mi accoglie Marco Amato, il curatore del museo, che comincia a raccontarmi come funziona il tutto e le diverse attività svolte dal museo e da Casa Milan.
Le famiglie e i bambini in particolare sono uno dei target principali: c’è uno “junior club” dove vengono effettuate attività tutta la settimana e in particolare oggi che è domenica, e c’è la partita, ci sono decine di bambini che giocano e imparano cos’è il calcio e lo sport. Sana educazione penso, davvero figo.
C’è tutto un percorso attraverso gli anni in cui è stata ricreata una specie di infografica lungo le pareti e il pavimento.
Il museo in sé non è gigantesco, ma allestito davvero molto bene. C’è tutto un percorso attraverso gli anni in cui è stata ricreata una specie di infografica lungo le pareti e il pavimento. Si parte dal 1899, anno di fondazione del Milan da parte di ingegneri inglesi espatriati esperti di macchine per filare, e si arriva al 2014, anno di apertura del museo.
Ogni anno è rappresentato attraverso una striscia in rilievo lungo il pavimento e la parete che si alza più o meno a seconda della posizione raggiunta in campionato.
Ogni anno è rappresentato attraverso una striscia in rilievo lungo il pavimento e la parete che si alza più o meno a seconda della posizione raggiunta in campionato e si allontana più o meno dalla parete a seconda dei risultati nelle coppe europee. Una gran bella idea devo dire, che a colpo d’occhio fa capire i successi del Milan, con gli scudetti e le coppe vinte che risaltano chiaramente lungo il percorso.
Sulla destra fanno mostra di sé delle teche in vetro con svariati cimeli calcistici legati alla Nazionale o alla squadra: maglie, scarpini, palloni. Non sono un amante del calcio, ma questa memorabilia mi attira a prescindere, è l’animo nerd che si fa sentire.
La maglia della nazionale conservata cento anni in un cassetto e poi donata al museo.
I primi scarpini in pelle in cui si vede un primo accenno di tacchetti, gli occhiali da sole di Arrigo Sacchi… c’è davvero di tutto.
Schermi verticali touchscreen interattivi offrono due diversi percorsi informativi, uno per i bambini, più giocoso, e uno per gli adulti, fitto di dati, numeri, statistiche e tutto quello che qualunque nerd del calcio potrebbe desiderare.
Il tutto è davvero ben fatto, con una grafica chiara ed elegante.
Lo scrivo con cognizione di causa e me ne sorprendo: solitamente queste schermate sono abbastanza amatoriali e invece qui non riesco a trovare difetti, c’è poco da dire, la cura e la professionalità si vede. Me ne compiaccio nella mia testa di grafico, ma aspetto ancora a complimentarmi con Marco, voglio vedere di più.
In corrispondenza di eventi particolari come la vittoria di una coppa ci sono schermi dedicati con “punti sonori“: in pratica mettendosi esattamente sopra al simbolo sul pavimento si può ascoltare il commento al video. Basta spostarsi di poco per non essere disturbati.
Dopo questa “timeline” il museo continua con altre sale dedicate ai diversi trofei vinti, tutti esposti e fotografabili, ai calciatori migliori della rosa attuale (con maglie esposte e schermi che ne spiegano dati e statistiche) e poi ancora una proiezione olografica che racconta storia e curiosità della squadra, perfino una installazione che ricrea la mitica scena dell’arrivo di Berlusconi con la squadra in elicottero dopo averla comprata, annunciando che avrebbe vinto tutto.
E poi una sala dedicata ai palloni d’oro vinti dai giocatori del Milan, con sia riproduzioni che originali donati o in prestito dai vari Van Basten, Gullit, Rivera, Shevchenko, etc.
Questi li conosco anche io che non ci capisco niente.
Alla fine mi congratulo con Marco: ha fatto davvero un buon lavoro, il museo è moderno, interattivo, ben organizzato. Direi che qualunque fan della squadra deve andarlo a vedere, c’è poco altro da dire.
Quest’anno è la volta di una grande mostra dedicata alla figurina.
Ma non è finita: si, perché finito il museo ne parte un’altro, dedicato a mostre temporanee che si rinnovano ogni anno, un modo intelligente per portare sempre nuovi visitatori e far tornare chi ha già visto una volta il tutto.
Quest’anno è la volta di una grande mostra dedicata alla figurina: si parte dai suoi albori e si arriva a vedere come un distributore di giornali di Modena, un certo Panini, abbia visto in un vecchio album in cui si incollavano cartoncini collezionabili una grande opportunità di business.
Insomma, da come è nata la prima figurina in regalo con altro (dolciumi e compagnia) e come sono arrivate le prime “bustine“: potrete ammirare le prime macchine utilizzate per mescolare le figurine prima di imbustarle, tutti gli album Panini dagli albori ai giorni nostri e tanto altro.
Un viaggio davvero interessante attraverso uno dei fenomeni che più hanno segnato il nostro paese dagli anni sessanta ai giorni nostri, un mito intramontabile che è indelebilmente nella cultura pop italiana e mondiale.
La mostra poi si conclude con una fantastica postazione con sfondo, macchina fotografica e stampante in cui è possibile farsi fare una propria figurina personalizzata. Ovviamente non ho resistito, dovevo averla. Il risultato è un foglio con nove figurine adesive, fantastico.
Comincio a pensare che ho fatto bene a svegliarmi presto questa mattina.
Mi attende ancora la seconda parte della giornata: quella allo stadio di San Siro per vedere Milan – Bologna, ultima partita in casa del Milan in campionato e, appunto, ultima occasione utile per vedere San Siro ospite del Milan.
Sono stato in un paio di grandissimi stadi americani nella mia vita, ma mai in un grande stadio di calcio. A dirla tutta ho visto solo tre o quattro partite di calcio dal vivo e tutte nello stadio di Cesena, in Romagna. Si, la Curva Mare è una figata, tra cori, Borghetti e sigarette che fanno ridere, ma San Siro è un’altra cosa.
Passo dalla segreteria a ritirare una busta con il mio biglietto e torno a prendere la mia auto al parcheggio.
Destinazione San Siro
Comincia a pigliarmi male: memore del casino totale che si crea a Cesena con le auto prima e dopo una partita ho il terrore di rimanere imbottigliato e, soprattutto di non trovare dove parcheggiare l’auto.
Comincio a pensare di inventarmi una scusa: ormai il museo e la mostra li ho visti, le foto le ho fatte, manca poco all’una e se mi sbrigo sono in spiaggia a casa per prendere l’ultimo sole della giornata.
Quando mi ricapita di andare a San Siro, oltretutto ospite del Milan?
Ma poi mi do uno schiaffo da solo: quando mi ricapita di andare a San Siro, oltre tutto ospite del Milan? Lo voglio vedere quello stadio. Imposto il navigatore e mi lascio condurre fino al complesso che dista da Casa Milan meno di dieci minuti.
Ci arrivo praticamente davanti, è l’una e non c’è traffico. Non capisco. Vedo gente con magliette rossonere e bandiere, quindi non ho sbagliato, la partita è oggi. Davanti al vicinissimo ippodromo c’è pure un parcheggio a pagamento all’ombra degli alberi. Non mi capacito. Il parcheggiatore mi da indicazioni e poi mi dice che sono 15€ per la giornata. Non poco, ma per una volta ci sta alla grande, anche considerato che sono letteralmente davanti allo stadio.
Scendo e osservo l’immensità di San Siro, con le sue quattro torri e la sua copertura, impossibile non riconoscerlo subito anche per me che non so niente di calcio. Splendido.
Attraverso la strada e sono inondato dagli odori dei tipici camioncini da street food. È l’una, ho una fame boia e mi fermo per forza. Mancano ancora due ore alla partita e ora voglio mangiare qualcosa prima di entrare.
Mi sparo un paninazzo con salsiccia, cipolla e maionese.
Sto per ordinare un classico panino con la cotoletta, ma poi l’odore di cipolla mi fa cambiare idea. Mi sparo un paninazzo con salsiccia, cipolla e maionese. Fossi stato a casa sarebbe stata una piadina, ma hey, non si può avere tutto.
Nella mia ignoranza avevo ancora in testa lo stereotipo dello stadio che ci raccontano le televisioni.
Me lo mangio seduto con calma e osservo le persone andare verso lo stadio. Giovani, tante famiglie, tantissimi bambini. Anziani. Nella mia ignoranza avevo ancora in testa lo stereotipo dello stadio che ci raccontano le televisioni: violenza, ultrà che corrono, spranghe e catene. Questo vediamo quando si parla di stadi sui giornali o in televisione e questo è quello che rimane in testa a chi non è mai andato a vedere una partita in un grande stadio come questo. Quanta disinformazione.
La giornata è splendida, ieri pioveva, ma oggi c’è un sole perfetto che non scalda troppo e ti fa stare bene.
Gruppi di bambini in divisa mi scorrono davanti, saranno piccole squadre di calcio in visita immagino (pulcini? si dice così no?) scatto foto a raffica allo stadio e ai suoi dintorni e ringrazio di essere stato previdente e di aver portato tutte le lenti necessarie. Lo zaino pesa, ma il “bottino” sarà credo interessante.
Mi alzo, pago e vado verso il Meazza. È davvero ancora presto, solo l’una e mezza, la partita inizia alle tre, ma decido di entrare e di godermi anche lo stadio vuoto con calma.
Il percorso verso l’ingresso è costellato di bancarelle che offrono tutto il possibile merchandising che possiate immaginare. Incredibile come possano coesistere dieci o quindici bancarelle che vendono fondamentalmente le stesse cose (sciarpe, maglie, etc) nell’arco di cento metri.
Penso che se Casa Milan e il suo museo si sono allineati al marketing dei nostri tempi, questo stadio ancora non l’ha fatto, per niente. Complice la proprietà, che è il comune di Milano e non la squadra di calcio che ci gioca (o meglio, le squadre, qua gioca ovviamente anche l’Inter) il tutto è rimasto fermo da decenni. Dopo aver visto i grandi stati americani mi sarei aspettato interi centri commerciali, ristoranti, negozi di merchandising ufficiale e, chi più ne ha, più ne metta. Ma niente, non c’è nulla qua a parte lo stadio in sé e una serie infinita di furgoncini con magliette e panini.
Non so se è una cosa buona o cattiva sinceramente, tutto questo ha un fascino innegabile, ma devo dire che l’approccio americano alla questione sia quello più “concreto” e “family friendly”. A dirla tutta mi pare evidente che la stessa Casa Milan sarebbe dovuta sorgere, insieme al suo museo, agli uffici e al negozio di merchandising, dentro allo stadio del Milan.
Chissà, forse in futuro succederà, ma per ora mi accontento di questa enormità che ho di fronte: la Scala del calcio, lo Stadio Giuseppe Meazza, noto anche come Stadio di San Siro, dal nome del quartiere che lo ospita a Milano. Che splendore.
Passo facilmente i controlli all’ingresso e vado verso il mio settore: sono nel “Rosso 1”, in quinta fila, molto vicino al campo quindi, proprio di fianco alla Curva Sud, quella dei tifosi del Milan. Ci sono solo io. Mi rilasso, compro una birra dall’inevitabile ambulante e comincio a scattare foto e a cambiare lenti.
Verso le due mi scrive il mio contatto nel Milan.
Dove sei? non ti vedo in tribuna VIP
Gli spiego la mia posizione e mi dice che mi viene a prendere. A me pareva di avere un gran posto qui, ma a quanto pare c’è di meglio, di molto meglio.
Vittorio prima mi porta nell’area VIP dedicata alle vecchie glorie del Milan (intravedo Maurizio Ganz tra li altri) poi in quella dedicata a tutti gli altri… centrale in alto, fighissima.
Ma non basta, alla fine mi fa entrare nell’area a bordo campo destinata agli sponsor del Milan, un posto assurdo, con poltrone comode e, appunto, letteralmente a bordo campo.
La partita comincia e io me la godo da un posto super privilegiato, vedo comparire sopra la mia testa l’hashtag #BloggerParaculo e comincio a scattare foto come se non ci fosse un domani.
Nel frattempo lo stadio si è riempito, la Curva Sud è un fermento di bandiere, uno spettacolo incredibile, San Siro è una vera meraviglia e l’esperienza che sto provando indimenticabile.
Inutile raccontarvi qui la partita, il Milan ha vinto 3 a 0 sul Bologna, grande festa e, per fortuna, posso dire di “aver portato bene”. Conosco un po’ di persone dell’organizzazione, parlo con tutti e stringo mani, arriva il secondo tempo e poi finisce tutto tra applausi e cori dei tifosi.
Ho finito gli aggettivi.
Esco felice e soddisfatto dallo stadio: che esperienza! Che vi piaccia o meno il calcio poco importa davvero, uno stadio come San Siro vi offre delle emozioni che difficilmente troverete altrove. È una cosa da fare una volta nella vita secondo me, a prescindere.
Recupero l’auto, mi destreggio tra il traffico post partita e imbocco l’autostrada: se tutto va bene sarò in Romagna per ora di cena, molto bene.
Arrivo a casa e comincio a raccontare tutto alla mia ragazza, sono euforico. Lei mi guarda strano e arriccia il naso. Io non capisco.
Poi si avvicina e mi rivela una grande verità, una verità che nessuno durante la giornata ha avuto il coraggio di rivelarmi. Una verità che mi ha segnato a mia insaputa, se non altro all’interno della tribuna VIP del Milan…
Salsiccia e cipolla prima di andare in tribuna VIP non è stata una grande idea.
Posted by Antonio Moro on Sunday, May 21, 2017
Potrebbe piacerti: