Guy Ritchie: da Lock & Stock a King Arthur

Guy Ritchie

Guy Ritchie è uno tra i registi più nominati dell’anno: nei prossimi giorni arriverà in sala l’attesissimo King Arthur: Il Potere della Spada, ma attualmente il regista ha già le mani in pasta nel nuovissimo live action della Disney, Aladdin. Cerchiamo di conoscere meglio questo autore britannico attraverso cinque delle sue pellicole più cult.

Classe 1968, britannico, regista e sceneggiatore, scatenato. Guy Ritchie è uno dei registi più controversi, e amati, nel panorama contemporaneo cinematografico.

Tra due giorni arriverà nelle sale il suo ultimissimo lavoro, King Arthur: Il Potere della Spada, il primo di una serie di sei film dedicati alla figura di Re Artù, interpretato dall’attore Charlie Hunnam.

Fin dal primo trailer King Arthur: Il potere della Spada ha colpito immediatamente per un elemento: l’adrenalina. Ingrediente fondamentale all’interno dello stile di Guy Ritchie, ogni lavoro del regista si è sempre contraddistinto per una regia sopra le righe, un montaggio scatenato e una comicità sottile e satirica.

 

 

Guy Ritchie

 

 

Guy Ritchie ha costruito parte della sua carriera sulla slapstick comedy, apportando le giuste modifiche contemporanee per creare uno stile unico e immediatamente riconoscibile. E King Arthur: Il Potere della Spada sembra aver fatto il pieno di questa caratteristica, mostrandosi fin dal primo momento come una vera e proprio rinascita del cinema in costume.

 

Una delle storie entrate nell’immaginario di tutti e più volte riportate al cinema e in televisione.

Una delle storie entrate nell’immaginario di tutti e più volte riportate al cinema e in televisione, assume una veste totalmente diversa. Ma prima di poter dare un vero e proprio giudizio, dobbiamo ancora pazientare qualche giorno e scoprire quello che ha in serbo per noi il caro Ritchie.

Nell’attesa cerchiamo di conoscere meglio questo controverso artista che ha saputo distinguersi non solo sul piano lavorativo, ma anche su quello privato.

 

Guy Ritchie

 

 

 

Lock & Stock e The Snatch: l’inizio di un grande successo

Guy Ritchie fin da ragazzino si è mostrato un tipetto tutto pepe, ma con le idee in testa molto chiare.

Guy Ritchie fin da ragazzino si è mostrato un tipetto tutto pepe, ma con le idee in testa molto chiare. Il sogno di Ritchie, infatti, è sempre stato quello di fare il cinema, ed è per questo motivo che il giovane autore britannico lascia la scuola a soli sedici anni, impegnando anima e corpo unicamente nella settimana arte.

Sogno non facile per un piccolo campagnolo, sebbene non molto lontano dalla grande Londra, eppure Ritchie ce la fa, mettendo nei suoi film proprio quel pizzico di paradosso, grottesco e grossolano che li hanno eletti a veri proprio cult di genere.

Ma prima di vedere il genio di Ritchie prendere forma ed essere consacrato sul grande schermo, dobbiamo aspettare il 1998, reduce dal cortometraggio The Hard Case, girato cinque anni prima grazie all’aiuto di Peter Morton, co-fondatore dei famosi Hard Rock Café.

Lock&Stock – Pazzi Scatenati non solo fa esordire Ritchie al cinema come sceneggiatore e regista,  ma porta per la prima volta sullo schermo uno degli attori feticcio del regista, Jason Statham.

 

Guy Ritchie

 

 

Lock&Stock – Pazzi Scatenati è un successo non esclusivamente per la critica, soprattutto quella inglese, che acclama Ritchie come un nuovo Tarantino, ma anche per il botteghino, segnando un boom d’incassi.

 

Quel ragazzino di campagna, accompagnato da una manciata di attori inglesi per lo più sconosciuti, lascia tutti sbalorditi, portando al cinema una pellicola action totalmente fuori dai canoni del solito schema seguito, in quegli anni, da tutti i film d’azione. Estremamente pop, dal ritmo serrato e sincopato. Personaggi bifolchi ma che restano ancora nell’immaginario, portando le battute dallo schermo nella vita di tutti i giorni. Colonna sonora da urlo e una storia che, nella sua semplicità, sa conquistare dall’inizio alla fine.

Guy Ritchie trova la sua strada e il cinema inglese trova il suo “Quentin Tarantino“, ma il vero successo deve ancora arrivare.  In quello stesso anno Ritchie fonda la casa di produzione Ska Film insieme al fratello, con la quale segnerà il suo vero grande cult, per il quale non verrà mai dimenticato.

 

Guy Ritchie

 

 

Siamo negli anni duemila e ci si aspetta da Ritchie un grande ritorno alla Lock & Stock.

Siamo negli anni duemila e ci si aspetta da Ritchie un grande ritorno alla Lock&Stock. Intanto il regista si sta facendo conoscere anche nell’ambito privato, sposando la pop star simbolo degli anni 80/90 Madonna, con la quale avrà una relazione lunga otto anni.

Un matrimonio che, tra i suoi alti e bassi, consacra anche la relazione professionale tra Madonna e Ritchie. Ma andiamo per gradi, e parliamo del vero grande cult di Ritchie: The Snatch – Lo Strappo.

Sfido io chi di voi non ha ripetuto, almeno una volta nella sua vita, la famosa domanda fatta da Brad Pitt a Jason Statham:

Ti piacciono i coni?

The Snatch è il manifesto a tutti gli effetti dello stile di Guy Ritchie. Sopra le righe, grottesco, ancora più pop e sincopato, dinamico e veloce, con personaggi che sanno parlare solo attraverso lo slag, spesso facendo una confusione tra vari dialetti (non solo brittanici), black humor e satira che non risparmia nessuno, dalla politica alla religione, passando ovviamente per la società. In The Snatch Guy Ritchie osa, ma soprattutto si diverte, quasi facendosi beffe dello stesso pubblico, della critica, della stampa.

Sono gli anni duemila, Guy Ritchie è sulla cresta dell’onda e il suo scanzonato The Snatch, con un cast che va dal già citato Brad Pitt a Benicio Del Toro, agli affezionati Jason Statham, Vinnie Jones e Stephen Graham.

 

 

Guy Ritchie

 

 

Quello di Ritchie è un inno all’esuberanza e stravaganza. Un’ondata di provocazione e freschezza che tanto mancava nel cinema inglese. Una vera e propria consacrazione di un grande artista ma tutti, prima o poi, facciamo un passa falso.

 

 

 

Travolti da un insolito destino: il grande flop

Siamo nel 2002. Ritchie non è più solo amato dalla stampa e pubblico nazionale, ma il suo nome e le sue due pellicole sono conosciute anche oltreoceano. Il giovane regista riesce anche ad ottenere la sua prima nomination ai BAFTA, ed è tempo di puntare a qualcosa di veramente grande.

Preso dall’onda di questo grande successo, Ritchie pensa veramente in grande, decidendo di cimentarsi in un remake piuttosto importante.

Dopo aver collaborato professionalmente con la moglie per il videoclip What It Feels Like for a Girl, e l’anno prima in uno spot per BMW assieme a Clive Owen, Ritchie decide di dirigere la moglie nel film Travolti da un insolito destino.
La pellicola è il remake del film Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, del 1974, di Lina Wertmüller con protagonisti Mariangela Melato e Giancarlo Giannini.

Se ovviamente Madonna andrà a interpretare la Raffaella della Melato, divenuta Amber nella versione di Ritchie, la parte di Giannini spetta proprio al figlio Adriano.

 

Guy Ritchie

 

Per forza di cose, la pellicola non mantiene assolutamente le premesse del film della Wertmüller, sacrificando l’importanza della dualità tra Nord e Sud, e tutta la fondamentale critica sociale e politica mossa nel film. Gli stravolgimenti di trama, oltre a snaturare totalmente la pellicola, la rendono banale, noiosa e inutilmente violenta. Il film, infatti, è stato totalmente distrutto dalla critica, in particolare la performance di Madonna.

Ritchie è sconvolto dall’esito negativo del film, del quale si era ritenuto particolarmente entusiasta, soprattutto per quanto riguardava la performance della moglie. Il duro colpo del regista si fa sentire dalla Wertmüller stessa, che confessa alla stampa di aver fatto un madornale errore nell’aver ceduto i diritti del proprio film.

Il film ha ottenuto ben nove nominations ai Razzie Awards, vincendone cinque tra cui: Peggior Film, Peggior Regista e Peggior Attrice Protagonista.

 

 

 

 

La risalita e il ritorno alle origini: Revolver e RocknRolla

Nel 2005, dopo essersi lasciato la tremenda delusione cinematografica e aver creato lo show televisivo Swag, andato in onda su Channel Five, Guy Ritchie torna dietro la macchina da presa con Revolver.

Nuovamente al fianco del regista troviamo l’attore e amico Jason Stantham, ma la pellicola, nonostante le ottime premesse, non riesce a riportare sulla cresta dell’onda il regista.

Il film, prodotto da Luc Besson e presentato al Toronto Film Festival, ovviamente cerca di eguagliare il successo e lo stile di The Snatch, ma manca il bersaglio, riuscendo solo a metà nel suo intento. La pellicola, inoltre, sembra voler omaggiare, a modo suo, lo stile di Quenint Tarantino, soprattutto nell’uso del cartoon.

 

 

Guy Ritchie

 

 

Sicuramente Revolver è un buono restart, ma non è ancora abbastanza. Per rivedere il genio più scanzonato bisogna, infatti, aspettare il 2008.

RocknRolla è il vero ritorno alle origini per Ritchie. Un poliziesco adrenalinico che riprende pienamente i canoni dinamici, il black humor e i personaggi più grezzi dei primissimi lavori del regista britannico.

Protagonista della pellicola lo scozzese Gerard Buttler in un ruolo assolutamente atipico, accompagnato dalla start dell’attuale Westworld, Thandie Newton

Protagonista della pellicola lo scozzese Gerard Buttler in un ruolo assolutamente atipico, accompagnato dalla start dell’attuale Westworld, Thandie Newton.
Divertente, ironico, frenetico e con un’ottima colonna sonora, RocknRolla viene apprezzato dalla critica e amato dal pubblico, a tal punto da convincere Ritchie nel creare una vera e propria trilogia.

Attualmente sembra che il regista stia seriamente lavorando sul primo sequel, ma non ci sono dei veri sviluppi che possano far sperare in un prossimo arrivo della pellicola.

 

Guy Ritchie

 

 

 

 

Guy Ritchie e Sir Arthur Conan Doyle

Il vero colpo di stinchi per Guy Ritchie arriva, però, nel 2009. Sherlock Holmes è l’inizio dell’evoluzione della carriera del regista, abbracciando storie molto diverse dallo stile dell’autore, ma che sanno trovare una vita nuova all’interno di paradigmi efficaci e rivisitati.

King Arthur: Il Potere della Spada non è, infatti, la prima opera letteraria e in costume sulla quale il caro Ritchie mette le mani. Quasi dieci anni prima di questa pellicola, così tanto attesa, è arrivato al cinema lo Sherlock Holmes con protagonista Robert Downey Jr.

 

Guy Ritchie

 

Eccentrico, imprevedibile, stravagante, lo Sherlock Holmes di Ritchie è esattamente come il suo protagonista.

Eccentrico, imprevedibile, stravagante, lo Sherlock Holmes di Ritchie è esattamente come il suo protagonista. Una sorpresa inaspettata che convince tutti, dalla critica al pubblico, passando per la produzione.

Il processo di svecchiamento di Ritchie è incredibile, riuscendo a mantenere viva l’essenza della famosa opera e personaggio di Conan Doyle, ma sapendo apportare quella giusta ventata di freschezza e originalità, con quel pizzico di follia tipico del suo stile, a tal punto da creare qualcosa di assolutamente convincente e travolgente.

Ritchie è stato capace di far restare a bocca aperta gli stessi puristi dei libri, rendendo un classico una pellicola pop. Giocando con le geometrie, i colori, inserendo quel giusto pizzico di fan service nella coppia Sherlock/Watson – Downey Jr/Law (caro Moffat, non ti sei inventato nulla), dando un’atmosfera steampunk, sapendo ben dosare i rallenty con un montaggio più sincopato, e costruendo dei dialoghi a regola d’arte.

E se il primo capitolo è stato amato dal pubblico, il secondo arrivato nel 2011 lo ha fatto letteralmente impazzire, alzando ancora di più l’intensità degli elementi precedentemente visti, e inserendo un cattivo a regola d’arte come il Professor Moriarty interpretato da Jared Harris.

 

Guy Ritchie

 

 

 

 

Da Operazione U.N.C.L.E. ai progetti per il futuro, passando per King Arthur

Due anni fa è arrivato al cinema Operazione U.N.C.L.E., ultima pellicola che precede il prossimo King Arthur, e che riporta Ritchie sulle sponde del remake, questa volta tratto da una serie televisiva.

Ma a differenza del 2002 e del tragico Travolti da un insolito destino, l’adattamento cinematografico del vintage Operazioni U.N.C.L.E. è un successo molto particolare, che fa affidamento su due belloni del cinema come Henry Cavill e Armie Hammer, accompagnati dalla bellissima, e futura Lara Croft, Alicia Vikander.

 

 

Guy Ritchie

 

 

Ancora una volta tornano gli elementi di riferimento del cinema di Ritchie come il montaggio esasperato e l’affilata satira, questa volta in salsa vintage e piuttosto hot, per un risultato divertente e convincente.

 

Una pellicola che sa esattamente come conquistare, dai fan del regista a quelli della seria, dagli appassionati del genere spy ai nostalgici del vintage, dando all’occhio, sia maschile che femminile, una bella fetta di torta.

A soli due anni dall’arrivo in sala di Operazione U.N.C.L.E., Guy Ritchie sta per tornare nuovamente al cinema con una pellicola particolarmente attesa. King Arthur: Il Potere della Spada segna la prima collaborazione del regista con l’attore inglese, conosciuto soprattutto per la serie tv Sons of Anarchy, Charlie Hunnam, ma anche il ritorno alla collaborazione con Jude Law e l’amico David Beckham (stenterete a riconoscerlo).

 

Guy Ritchie

 

 

E mentre noi aspettiamo l’arrivo del prestante Re Artù

E mentre noi aspettiamo l’arrivo del prestante Re Artù, Guy Ritchie ha già le mani in pasta nel prossimo progetto. Infatti, dopo le dichiarazioni del regista nel voler lavorare al sequel di Suicide Squad, attualmente l’inglese è alle prese con il live-action di Aladdin. Il risultato sarà qualcosa di sicuramente atipico e fuori dall’ordinario classico Disney.

Inoltre, in lavorazione, oltre al fantomatico seguito di RocknRolla, sembra ci sia anche un terzo capitolo per Sherlock Holmes. Sicuramente Guy Ritchie ha in serbo per noi non poche sorprese, e non tarderà a svelarci i suoi assi nella manica.

 

 

King Arthur: Il Potere della Spada vi aspetta al cinema dal 10 Maggio

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