Dopo aver raccolto più di 30.000€ sulla piattaforma crowdfunding Ulule, l’opera prima di Gloomwood, 2Dark, ha da poco visto la luce su PlayStation 4, Xbox One e PC. Curiosi di conoscere le impressioni che abbiamo del gioco? Ve ne parliamo nella nostra recensione.
Se nel corso degli ultimi 20 anni vi siete potuti immergere nelle terrificanti atmosfere di alcune tra le più blasonate saghe dell’industria quali Resident Evil, Silent Hill, Dead Space o Outlast, il merito è prevalentemente da attribuirsi al talento creativo di un game designer francese chiamato Frédérick Raynal.
La nascita del genere Survival-Horror è concomitante infatti all’uscita nel 1992 dell’originale Alone in the Dark, gioco ideato dallo stesso Raynal per la Infogrames (odierna Atari) e primo, vero esponente della più spaventosa tra le categorie videoludiche.
Oggi, a distanza di ben 25 anni, l’ormai veterano sviluppatore transalpino torna per la prima volta sul genere a cui ha dato i natali con 2Dark, opera di debutto di Gloomywood, software house indipendente da lui stesso fondata con altri tre colleghi nel 2014, che presta anche il nome alla città in cui si svolgono gli eventi del gioco.
Io vi troverò
Dopo un lungo periodo passato a dedicare anima e corpo al proprio lavoro, il Detective Smith riesce finalmente a prendersi un weekend di riposo dallo stress quotidiano.
L’ispettore decide così di organizzare con la moglie Helen e i due giovani figli Sandra e Martin un fine settimana di divertimento e relax campeggiando nel parco dei Silent Mounts, poco lontano da Gloomywood, la cittadina in cui vivono. Giunti sul posto, dopo una spensierata gita in canoa sul lago, Smith prepara l’accampamento per la notte ed Helen si propone di andare a prendere della legna insieme ai ragazzi.
Passano pochi istanti e all’improvviso, un terribile urlo squarcia il silenzio del bosco.
Il detective comincia così a correre ansiosamente verso i suoi familiari, si guarda attorno nel buio illuminato dalla flebile luce della torcia e cerca, cerca ancora quando infine… vede il corpo trucidato della moglie giacere inerme a terra.
Smith è sconvolto e si accascia al suolo disperato, finché un altro straziante grido lo ridesta e lo fa tornare a correre in direzioni di alcune luci che brillano nell’oscurità.
Dal finestrino posteriore dell’auto Sandra e Martin osservano il proprio padre venire loro incontro, arrivare vicino, ma non a sufficienza. L’auto accelera e scompare nelle tenebre.
Passano sette anni da quell’infausta notte e il signor Smith vive da solo nella casa che una volta condivideva con la sua famiglia.
In tutto questo tempo non ha mai smesso di cercare i suoi figli, anche perché il caso di rapimento dei piccoli Sandra e Martin, non è l’unico nel recente passato della sinistra Gloomywood. Smith sa che il male vive nelle strade della sua città, e non si darà mai pace finché non lo avrà estirpato con le sue stesse mani
L’old-school che non ti aspetti
L’introduzione narrativa dell’opera di Frédérick Raynal rende subito evidente la contrapposizione stilistico/concettuale che sta alle fondamenta della produzione stessa. Se aveste letto il precedente paragrafo senza mai aver visto prima alcuna immagine o video di 2Dark infatti, vi sareste probabilmente immaginati un gioco dalla moderna grafica 3D ricca di sfumature e dettagli.
La serietà e la brutalità dei contenuti del solo preludio agli eventi narrati sono figlie invero di un’epoca, quella moderna, in cui il videogioco ha finalmente raggiunto l’agognata maturità artistica che consente agli autori di affrontare tematiche anche molto delicate all’interno delle proprie opere e che è caratterizzata, tra le altre cose, da grafiche di un certo spessore.
2Dark tuttavia, rompe questa logica proponendo al giocatore una direzione artistica dallo spiccato gusto rétro, caratterizzata da una visuale isometrica su ambienti in 2.5D unita a un’originale tecnica di modellazione Voxel 3D per i personaggi, che traspone in maniera del tutto singolare l’inconfondibile stile 16Bit su modelli in tre dimensioni compatibili con il funzionale sistema d’illuminazione in tempo reale.
Questo dualismo di grafica old-school e narrazione moderna e brutale (tanto da rendere il gioco consigliato esclusivamente a un pubblico adulto), spiazza il giocatore, che ha costantemente l’impressione di vivere un’esperienza vintage e moderna al tempo stesso.
Muovere i primi passi
Ad acutizzare ulteriormente questa sensazione è il genere di appartenenza, le meccaniche di base sono infatti quelle tipiche del Survival-Horror, tipologia di gioco che non esisteva appunto nell’epoca 16Bit, condite inoltre da una spessa componente Stealth.
L’avventura come abbiamo visto inizia nella dimora del Sig. Smith, luogo che funge da base e da punto di accesso per le varie ambientazioni esplorabili nel corso del gioco.
Qui nelle primissime fasi dell’esperienza possiamo prendere confidenza con i controlli e le caratteristiche principali del titolo, con il vitale menu a tendina sul lato sinistro dello schermo e le sue controparti ad accesso rapido.
Scopriamo quindi come la raccolta di prove, la ricerca e l’utilizzo anche combinato (si può equipaggiare un item per mano) di oggetti e risorse e, soprattutto, l’abilità di sfruttare le zone di luce e ombra siano assolutamente vitali per la buona riuscita delle nostre missioni.
Raccogliendo e analizzando i diversi indizi sparsi negli ambienti inizieremo poi a scoprire chi si cela dietro ai misteriosi rapimenti d’infanti che terrorizzano le famiglie di Gloomywood. Una volta focalizzata la traccia da seguire potremo quindi interagire con la mappa che funge da access zone ai diversi livelli.
Saremo a questo punto trasportati in una specifica località della città, ognuna delle quali caratterizzata da un tema di fondo, tema che purtroppo non riesce mai a discostarsi dai classici cliché del genere Horror, come il Luna Park o la villetta isolata.
Faccia a faccia con il male
Il proposito principale di ogni livello (accompagnato in ogni caso anche da obiettivi secondari) è sempre lo stesso, trovare i bambini tenuti rinchiusi nell’area e portarli sani e salvi fino all’uscita.
Riuscire nell’intento però è ben più complicato di quanto si possa immaginare.
Ogni ambientazione infatti è in realtà la tana di un sadico serial killer e dei suoi numerosi, diabolici complici, che non esiteranno un secondo a farci fuori se ci dovessero scoprire a curiosare nel loro territorio. Non mancano poi subdole trappole ambientali pronte a scattare al primo passo falso, animali da guardia particolarmente affamati di carne umana e diabolici trucchetti che ci manderanno improvvisamente al Creatore.
Per esplorare e superare le varie zone e stanze che compongono i livelli quindi, dovremo muoverci con cautela studiando bene le varie mosse da compiere e cercando di evitare, quando possibile, gli scontri faccia a faccia col nemico.
Fortunatamente esistono diversi modi per avere la meglio sulle temibili creature presenti, la cui attenzione viene attirata da due fattori: le luci e i rumori. Sfruttando con destrezza le zone d’ombra e i tempi di spostamento riusciremo così a sorprendere e colpire alle spalle i cattivi, ma la consistente varietà di approcci mette spesso nelle mani del giocatore la possibilità di escogitare diverse ingegnose alternative per superare gli ostacoli di 2Dark.
Non dovremo usare però l’astuzia solo per evitare di venire brutalmente trucidati. Per trovare i piccoli prigionieri nei meandri dei livelli saremo invero costretti a risolvere svariati enigmi ambientali, il cui completamento permetterà di accedere a zone precedentemente inaccessibili.
Non accettare caramelle dagli sconosciuti
Quando riusciremo infine a trovare i bambini scomparsi avremo il delicato compito di far loro raggiungere l’uscita senza spiacevoli intoppi.
I ragazzi seguiranno fedelmente i nostri passi, ma dovremo spesso prendere specifici accorgimenti per tenerli lontani dai guai, sfruttando in particolare le caratteristiche di un peculiare oggetto: le caramelle.
Equipaggiando i prelibati dolcetti attireremo le attenzioni degli infanti facendoli camminare più velocemente verso di noi, potremo poi lanciarle per richiamarli dalla distanza o sfruttarle per confondere i nemici indirizzandoli in una determinata direzione. Per quanto quindi utili e funzionali a livello di gameplay, le caramelle sono certamente anche l’elemento che stimola maggiormente la coscienza del giocatore.
L’idea di far utilizzare all’utente il simbolo stesso dell’adescamento minorile come strumento per portare in salvo i bambini che hanno subito proprio quel disgustoso male, fa capire infatti a chi gioca come sia tremendamente semplice ingannare la malleabile mente dei ragazzini, facendogli quasi dubitare di essere effettivamente nel giusto in quello che stanno facendo all’interno dell’universo ludico.
Con questo gioco psicologico la componente artistica e filosofica dell’opera di Raynal riesci quindi a staccarsi dalle barriere della finzione sfociando nella sensibilizzazione sociale nei confronti di un tema molto, molto serio.
Benvenuti a Gloomywood
Dopo un’attenta analisi dell’opera prima di Gloomywood possiamo quindi affermare che ci troviamo di fronte a una produzione di spessore che grazie a un gameplay solido e ben bilanciato, a un livello di sfida sempre stimolante, a una profonda componente artistica e una narrazione cruda, matura e intrigante, porta il giocatore a procedere passo dopo passo nello spaventoso universo di 2Dark fino allo shoccante finale dell’avventura.
La longevità è certamente buona per un titolo di questa tipologia, è altalenante invece il sonoro, che intervalla motivi musicali emozionanti e suggestivi a fasi più piatte in cui l’audio, composto prevalentemente dai soli rumori ambientali, spezza talvolta in maniera eccessiva l’immersione sensoriale nel mondo di gioco.
La natura indipendente della produzione, palesata dalla direzione artistica rétro e dall’impostazione ludica generale, potrebbe tuttavia non essere compatibile con chi è abituato a dedicarsi esclusivamente ai multimilionari prodotti tripla A.
Se state quindi cercando un’opera dai toni cupi e disturbanti, che strizza l’occhio al passato del medium senza dimenticarsi però mai di essere un prodotto del 2017, vi invitiamo quindi a dare fiducia a chi il genere Survival-Horror lo ha inventato, e a scoprire insieme al detective Smith chi si celi dietro ai terrificanti crimini della città di Gloomywood.