Travelers, la nuova serie fantascientifica di Netflix

Dal 23 Dicembre 2016 è disponibile sulla piattaforma di Netflix Italia una nuova serie fantascientifica: Travelers. Il telefilm è una co-produzione tra Showcase e lo stesso Netflix e creata da Brad Wright (Stargate). Protagonista il Will di Will&Grace, Eric McCormack, che ne è anche produttore esecutivo.

Passata un po’ in sordina, appena dietro The OA (arrivata su Netflix il 16 Dicembre 2016), Travelers è una science fiction più modesta di molti nomi che la piattaforma streaming ha prodotto negli ultimi tempi, ma altrettanto interessante. Malgrado la sua impostazione più classica, nella struttura e nella regia, riesce ad intrattenere e creare curiosità.

La storia si basa sui viaggi nel tempo e sul fattore apocalittico: una squadra di sei specialisti del futuro ritorna nel XXI secolo per cercare di salvare il mondo da Helios 685, il meteorite che cadrà sulla terra, provocando la semi-estinzione del genere umano, con conseguenti devastazioni ambientali e guerre tra i sopravvissuti.

 

 

I viaggiatori dal futuro riportano indietro le loro coscienze e le inseriscono all’interno di persone del presente che stanno per morire. In questo modo non uccidono nessuno, ma semplicemente si impossessano di corpi che erano comunque destinati a morire.

Come sanno, dal futuro, chi sono queste persone e come moriranno? Niente di più semplice: prendono informazioni dagli archivi digitali medici, della polizia e, per indagare sulla vita degli ospiti, si affidano ai social network. I viaggiatori non possono tuttavia applicare il trasferimento di coscienza in corpi precedenti all’era dei computer, proprio perché in quel caso non esisterebbero dati sufficienti a conoscere l’esatto momento della morte.

Tuttavia, come sappiamo, i social network possono non essere l’esatto specchio della realtà effettiva e della vita degli ospiti. L’arrivo delle nuove coscienze e le problematiche che incontreranno giocano proprio su questo gap tra finzione social e vita reale.

Le intenzioni della serie non sono sicuramente innovative.

Le intenzioni della serie non sono sicuramente innovative. È chiara l’impronta di un prodotto dall’impostazione strutturale e narrativa assolutamente classica, sia nella trama orizzontale che in quelle verticali, di puntata in puntata. Nemmeno la regia offre particolari eccezioni innovative, restando nella safe zone per gran parte del tempo.

 

 

Travelers è invece interessante per gli amanti dei thriller e dei gialli. Ciò che mi ha spinto ad andare avanti nella visione della serie sono stati i mini-cliffhanger dei singoli episodi.

Inoltre, malgrado alcuni personaggi siano stati creati con straordinaria banalità, altri sono assolutamente esilaranti e provocano un attaccamento immediato.

 

 

Posate gli occhi su Trevor e non toglieteli più: l’anziano combattente del futuro inserito nel corpo di un bullo diciassettenne è un contrasto molto divertente, soprattutto per come parlerà con genitori e insegnanti e per come affronterà le missioni che gli vengono assegnate.

Ed effettivamente sono proprio i personaggi che permettono allo spettatore di affezionarsi alla serie TV.

Come dire, veniamo più stimolati da come questi viaggiatori del futuro riusciranno a mantenere la copertura nelle loro nuove vite piuttosto che dalla stessa trama orizzontale che punta alla tensione verso l’apocalisse.

Che è un po’ l’effetto che mi ha sempre dato Fringe. Come andranno le cose tra Olivia e Peter? Il cosiddetto effetto Beautiful. Anche se Fringe aveva una fantascienza sicuramente più interessante ma altrettanto ricca di paroloni e discorsi scientifici tappabuchi. Anche qui viviamo la stessa semplificazione e vediamo molti dei classici stratagemmi narrativi, comprese le regole che ogni viaggiatore deve mantenere, i Protocolli: la missione arriva sempre per prima, non uccidere o salvare una vita, mantieni la tua copertura, e via dicendo. Piccoli e grandi regolamenti che possono essere infranti creando tensione e scatenando effetti collaterali.

 

Travelers è quindi una serie piccola, senza enormi pretese. Finisce con un buon cliffhanger che stimola la mia voglia di saperne di più.

Se riesce a mantenere questo tono classico ma non scadente, a mio avviso è una buona serie TV da tenere d’occhio nei momenti in cui telefilm dai nomi più altisonanti non portano via tutto il nostro tempo libero.

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