Questo Natale casa Disney vi porta al cinema con il suo 56° Classico: Oceania, diretto dai registi Ron Clements e John Musker. Un viaggio con la protagonista Vaiana e il semidio Maui tra le isole del Pacifico.

Quest’anno la Disney raddoppia, e dopo aver presentato lo scorso Febbraio il 55° Classico Zootropolis (Zootopia), torna per Natale con Oceania, confermando la sua linea editoriale di avventure con eroine e proponendo una seconda pellicola con protagonisti polinesiani dopo Lilo & Stitch.

Il titolo di questa pellicola ha una storia molto particolare; infatti, il film in originale si intitola Moana, proprio come la sua protagonista, in quanto simboleggia l’appartenenza al mare secondo la tradizione polinesiana.

In diversi paesi europei il titolo del film e il nome della protagonista sono però mutati in Vaiana

In diversi paesi europei il titolo del film e il nome della protagonista sono però mutati in Vaiana per una questione di diritti. Stessa motivazione, però, non vale per l’Italia. La protagonista, come in alcuni Paesi d’Europa, prende il nome di Vaiana, il film, invece, viene intitolato Oceania.

La motivazione del cambio da Moana a Vaiana è facilmente intuibile, per quanto discutibile possa essere questa scelta (sfido a trovare un bambino di oggi che sappia chi sia stata Moana Pozzi), un po’ meno spiegabile è il perché il titolo del lungometraggio d’animazione abbia subito un ulteriore cambiamento e da Vaiana sia diventato Oceania.

Al timone di quest’avventura al sapore tahitiano troviamo due grandi registi di casa Disney, Ron Clements e John Musker, autori di classici come La Sirenetta, Aladdin e Hercules, i quali non si accontentano semplicemente di raccontare una storia, ma affondano le loro mani all’interno di una cultura molto lontana da quella occidentale, cercando di riportare nella pellicola suggestioni musicali e visive.

 

 

Oceania

 

 

L’intento di Clements e Musker riesce perfettamente, diventando la caratteristica forte di questa pellicola che, invece, non spicca particolarmente per originalità nella sua storia.

Di fronte ci troviamo Vaiana, adolescente ribelle erede alla guida del suo villaggio. Vaiana è incapace di restare con in piedi per terra. Il richiamo del mare per lei è qualcosa di troppo forte, che va al di là di ogni razionalità, ma anche di qualsiasi fase difficile della crescita.

 

L’amore per l’oceano di Vaiana ha radici ben più radicate, e infatti fa parte della stessa essenza del suo popolo, originariamente navigatori del mondo attraverso l’oceano Pacifico.

 

Tutto questo avveniva tremila anni fa, ma quando il presuntuoso semidio Maui rubò il cuore della terra, le acque del mare sono diventate troppo pericolose. Ma adesso che Vaiana deve scegliere tra il suo popolo e i doveri di una brava figlia e l’amore incondizionato per il mare, sembra che una minaccia ben più grande la potrà mettere sul cammino per trovare se stessa.

Queste pochissime linee di trama bastano per avere fin da subito la sensazione di trovarsi di fronte a un Frozen senza ghiaccio ma con onde e sabbia.

Inizialmente il film sente moltissimo dello stile dei due registi, partendo in particolar modo con un prologo che non può non ricordare il meraviglioso racconto delle Muse in Hercules. E, infatti, il personaggio della nonna di Vaiana è un po’ quel mentore che tanto veniva usato all’interno dei classici Disney. Quella guida capace di spronare i personaggi per affrontare il loro cammino.

 

 

Oceania

 

 

Drammaturgicamente parlano, Oceania è un film piuttosto classico. Il viaggio dell’eroe che si protende tra le acque infestate da differenti pericoli. Un percorso fatto di ostacoli esterni ma, soprattutto, interni. Di credere in se stessi e portare gli altri a credere in noi.

La Disney sembra amare questa nuova tipologia di linguaggio in cui mette al centro della storia protagoniste femminili.

La Disney sembra amare questa nuova tipologia di linguaggio in cui mette al centro della storia protagoniste femminili piuttosto forti e indipendenti. Sicuramente ciò fa molto leva sui sentimenti del pubblico infantile di genere femminile; ma facendo riferimento sia a questo film che a Frozen, viene un po’ a mancare il fattore empatico con un personaggio maschile per, appunto, i bambini.

Pellicole che fanno troppo affidamento su un unico genere, dimenticando un po’ quella che è la mission della famosa casa d’animazione, ovvero coinvolgere qualsiasi tipo di bambino e, il più delle volte, anche gli adulti.

 

Oceania

 

Esattamente come avviene in Frozen, un adulto non riesce a rimanere davvero catturato e affascinato dalla storia. Molto più interessanti e carismatici sono sicuramente i personaggi, in particolar modo quello di Vaiana e Maui che non rispondono dei soliti canoni estetici. E direi pure, finalmente una protagonista con i capelli disordinati e un po’ di forme!

Le tematiche di Oceania fanno leva soprattutto sul classico rapporto genitori e figli.

Le tematiche di Oceania fanno leva soprattutto sul classico rapporto genitori e figli, sul voler ribellarsi agli schemi imposti dalla società e sulle aspettative che gli altri hanno su di noi. La ricerca di se stessi e il credere in se stessi, offrontando quegli ostacoli che ci portano verso la maturazione e la piena consapevolezza del sé.

Tematiche, tra l’altro, non prettamente infantili, ma che vengono snocciolate in modo piuttosto semplice, a volte anche un po’ banale, rendendo quindi di facile comprensione la pellicola ma non particolarmente dinamica, soprattutto nello svolgimento centrale.

 

Oceania

 

 

Ciò che più affascina di Oceania, coinvolgendo un target più ampio, è l’immagine grafica molto realistica e seducente ma, soprattutto, la sua colonna sonora.

Mark Mancina, assieme a Opetaia Foa’i e Lin-Manuel Miranda, compone le musiche di Oceania, le quali oltre ad aver la tipica componente pop di questo genere di film – in particolar modo nei theme principali che serve per far risuonare la canzone ancora e ancora nella testa (tipo Let it go di Frozen che ci ha distrutto), aggiungono moltissime influenze dei suoni polinesiani.

Le suggestioni create dalla colonna sonora sono molto forti, e riescono a inserire all’interno delle atmosfere del racconto lo spettatore. Coinvolgenti e orecchiabili, rappresentano la cultura tribale anche attraverso le tipiche danze, i costumi e movimenti dei personaggi.

Accompagnano il racconto passo passo, creando quella perfetta sensazione di emozione nei momenti di massimo pathos.

Allo stesso modo, i registi lavorano moltissimo sull’immagine del film

Allo stesso modo, i registi lavorano moltissimo sull’immagine del film, cercando di essere il più fedeli possibile al popolo di riferimento. Oceania, infatti, come è già capitato per pellicole come Il Re Leone, è un lungometraggio d’animazione che ha una consistente gestazione alle sue spalle, proprio perché vede all’opera un’equipe di esperti che ha studiato, assieme agli stessi Clements e Musker, il popolo di riferimento da vicino.

 

 

Oceania

 

 

E proprio come Il Re Leone e Mulan, i quali rispettivamente hanno avuto un doppiaggio in zulu e cinese mandarino, anche per Oceania verrà rilasciato in uno speciale doppiaggio tahitiano – primo cartone animato Disney doppiato in questa lingua – proprio per rispettare l’appartenenza d’origine della storia e dei personaggi.

Anche per Oceania verrà rilasciato in uno speciale doppiaggio tahitiano

Non arrivando alla maturazione e originalità del precedente Zootropolis, Oceania è un film sicuramente più rivolto a una fascia d’età più infantile. Affascinante nel tipo di personaggi e ambientazione, ma sicuramente molto ridondante sulla storia.

Senza lode e senza infamia, godibile il giusto, Oceania è un nuovo tassello che si aggiunge ai grandi classici Disney rivolti più alla famiglia.

 

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Oceania sarà nelle sale cinematografiche italiane dal 22 Dicembre 

 

 

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