Qualche mese fa erano girati molti rumor circa l’incredibile numero di riprese che son state rifatte per la pellicola spin-off di Guerre Stellari, Rogue One. Ovviamente nessuna delle voci è stata ufficializzata dalla produzione, tuttavia il regista Gareth Edwards, in un’intervista per il Los Angeles Times, si sbottona un po’ su alcune conferme e smentite circa gli ostacoli che hanno avuto durante le riprese.

Gareth Edwards, il regista del film di prossima uscita, ha rilasciato un’interessante intervista al LA Times che chiarisce un po’ di punti lasciati in sospeso circa la revisione di circa un terzo della sceneggiatura e delle riprese di Rogue One. Qualche mese fa i fan si erano un po’ tesi per via di tutti quei chiacchiericci in casa Disney che lasciavano intendere qualche astioso problema a livello di insoddisfazione finale.

 

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Sicuramente la produzione e lo stesso regista hanno avuto il tempo di preparare la giusta storia da raccontare alla stampa. O magari è andata proprio così, se vogliamo essere naive.

Dall’intervista sembra infatti che le riprese aggiuntive fossero state pianificate come un passaggio naturale di ogni grossa produzione cinematografica.

 

Ecco le sue parole:

What happened was that I’d say a third of the movie or more has this embedded documentary style to it, and as a result we shot hours and hours and days and days of material. Normally when you put a film together it goes together like A-B-C-D-E and you move on. Whereas we had so many permutations, so many different ways it could be constructed, it took longer in the edit to find the exact version.

We’d always planned to do a pickup shoot but we needed a lot of time to figure out all this material and get the best out of it. So that pushed the entire schedule in a big way. Then Disney saw the film and reacted really well and they said, “Whatever you need, we’re going to support you.” Our visual-effects shot count went from 600 to nearly 1,700, so suddenly we could do absolutely anything we wanted. To design 1,000 visual effects shots should take a year, so it was all hands to the pump and we never came up for air really until about a week ago.

 

Da quello che afferma Gareth, pare che il problema sia incentrato principalmente sull’enorme quantità di materiale girato, in stile documentaristico, che gli è un po’ sfuggito di mano. Da questo nasce, di conseguenza, l’ulteriore problema di una grande varietà di possibilità nel montaggio. E questo ha portato via più tempo.

Ora, a prescindere da ciò che afferma il regista, ovvero che le riprese aggiuntive erano già programmate da tempo, questa confusione appare piuttosto limpida, e un po’ fa storcere il naso. Niente di nuovo comunque, non è un dramma, non è un problema originale. Tuttavia ci lascia un po’ interdetti, soprattutto nelle giustificazioni che sono state date. Detto schietto, non ci fanno comunque una bella figura.

 

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Gareth poi continua:

It would be beautiful if you write a story, you shoot exactly that, you edit it and it’s a hit. But art — or good art — doesn’t work like that. It’s a process, and you experiment and react and improve. And if I make more films, which I hope to, I want to make them like that as well, where it’s organic and it’s not predetermined.

 

Certo, la produzione artistica non è mai premeditata. Se sei Lynch. Se sei tutti gli altri, magari una buona struttura di partenza organizziamola ugualmente. C’è sempre tempo per fare qualche ritocchino e revisione, dopo la prima bozza di montaggio.

E ripeto ancora, non è comunque un dramma e nemmeno un dato negativo. Mettiamo che davvero alla Disney non sia piaciuta la prima visione, giusto per fare un po’ gli scettici. E che abbiamo voluto apportare dei cambiamenti alla trama e alle scene girate, interpellando Tony Gilroy. E’ necessariamente qualcosa di cui preoccuparsi?

 

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Direi: dipende. A me Gareth Edwards piace, è un po’ artistoide: con Monsters, in un ambiente produttivo lontano da Hollywood, ha effettivamente dimostrato di avere una sua visione molto caratteristica. Quindi, restando nella linea del cinismo, è possibile che la Disney gli abbia un po’ tarpato le ali.

Oppure il regista ha effettivamente avuto bisogno di un ulteriore supporto e la casa di produzione, notando la confusione, gli ha concesso più tempo e più mani per finire il lavoro.

 

 

L’aspetto un po’ ribelle ed estroso del regista viene confermato dalle sue stesse parole:

You can have a dictatorship creatively where you say, “We’re going to do this, this and this and I’m not going to listen to anyone and I’ve pre-decided it in my head.” I think that kind of filmmaking is like the Empire and this other kind of filmmaking is more like the Rebellion. I feel like I’m more of a Rebel than those other guys, so I prefer to be in that camp.

 

In questo scenario, la Disney si aggiudicherebbe il titolo di Impero (a mani bassissime), mentre Gareth sarebbe uno dei capi dell’Alleanza Ribelle. Diciamolo, è una visione abbastanza realistica della possibile situazione dietro le quinte. Quello che la Disney ordina la Disney ha. Tuttavia non è onesto screditarla con così tanta leggerezza: è un impero, un vero impero, che ha segnato la storia del cinema, di Hollywood, dello studio system, un enorme meccanismo ben oliato. Quindi, forse, sanno il fatto loro.

 

Credendo invece alle parole di Gareth Edwards, ovvero che la Disney sia stata effettivamente entusiasta di ciò che ha visto, concedendogli ulteriori mezzi per concludere al meglio le riprese del film, si apre uno scenario idilliaco alla Mary Poppins. Ed è comunque un win win.

 

 

Concludendo:

Making “Star Wars” is a team sport, really. You can’t make these massive movies completely on your own. Even from the costumes to the guns to the ships to the VFX, it’s a real team effort.

 

Probabilmente lo aveva già capito da Godzilla, ma ora ne ha avuto conferma. Quando giochi in prima linea, con un materiale così sensibile com’è quello della saga di Star Wars, devi gestire e far parte di un immenso sistema di produzione. Che va dal tizio che ti porta il caffè alle più grosse compagnie di blockbuster.

 

Good luck, Edwards!

 

 

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