In questo approfondimento analizzeremo alcune sfumature che il fenomeno della nerd culture ha ormai assunto, concentrandoci su cosa implichi oggi lo stesso termine nerd.
Doverosa premessa: in questo articolo non si andrà ad analizzare etimologicamente come sia nato e si sia poi evoluto il termine nerd.
Non è mia intenzione fornire una definizione di tipo enciclopedico sull’argomento (anche perché non basterebbero mille articoli per farlo) e affronterò un semplice percorso indietro nel tempo per contestualizzare in un ambito generale la mia riflessione più particolare.
La domanda a cui proveremo a rispondere, come da titolo, è: ma che vuol dire essere nerd?
Se siete cresciuti, come chi vi scrive, negli anni ’90, sicuramente avrete vissuto anche voi in prima persona un radicale cambiamento nella percezione che questo termine ha creato su un gruppo di persone dapprima considerato nicchia, poi estremamente cool.
Partiamo dunque dalla definizione da manuale. Sì, quella di Wikipedia.
Nerd (pronuncia: /nərd/) è un termine della lingua inglese con cui viene definito chi ha una certa predisposizione per la tecnologia ed è al contempo tendenzialmente solitario e con una più o meno ridotta propensione alla socializzazione.
Il termine è nato come dispregiativo, ma in seguito è stato reclamato in alcuni ambiti per definire una sorta di orgoglio e di identità di gruppo.
Ok, possiamo già evidenziare diverse mancanze ed imprecisioni in questa definizione, ma è funzionale al nostro discorso per cui prendiamola per buona e operiamo invece una prima divisione a carattere territoriale.
Sebbene accomunati da un simile percorso originario, c’è una differenza abissale tra i nerd statunitensi, quelli giapponesi (il più delle volte assimilabili ad un’altra spinosissima categoria da definire, quella degli otaku) e la percezione – perché di questo si sta parlando – di nerd in Europa, ancor più qui da noi in Italia. Su quest’ultima categoria, dal momento che ne facciamo parte, ci soffermeremo più che su quelle ad est e ad ovest, per perfezionare la nostra definizione.
Once (or twice?) upon a time… the 80’s
Vi sento già, pronti nella sezione dei commenti a specificare che esistevano nerdate già da prima degli anni ’80. Avete ragione, lo so. Ma per comodità partiremo dai gloriosi anni che hanno consolidato un’immagine di nerd che ormai esiste solo nell’immaginario collettivo.
Gli anni ’80 hanno visto il consolidarsi di tantissimi fenomeni ludici e di intrattenimento che oggi rappresentano pilastri sacri per ogni buon intenditore, da Dungeons & Dragons al culto di Star Wars, dal declino di Atari all’ascesa di Nintendo e Sega, dalla diffusione capillare dei computer anche a chi non fosse meramente un “addetto ai lavori”.
La diffusione dei PC ha dato vita più di ogni altra cosa al fenomeno dei nerd, ed è nei gloriosi anni ’80 che Steve Jobs e Bill Gates, più o meno consapevolmente, stavano iniziando a cambiare per sempre le abitudini del mondo intero. Da questo punto di vista, se vogliamo, i nerd sono sempre stati dei pionieri del futuro che hanno intuito potenzialità enormi laddove “la massa” vedeva poco più che una moda di passaggio per la quale era inutile provare interesse.
I nerd, in quel periodo, sono stati i primi a capire che il calcolatore (così venivano chiamati i computer) potevano essere utili oltre che per lavorare, anche per un’infinità di funzioni ancora tutte da scoprire. Questo accadeva ancor prima di Internet (su cui torneremo a breve), e decisamente molto prima degli smartphone. Ve la faccio breve, era considerata tutta roba per sfigati.
NdItomi: nerd e tecnologia sono legati indissolubilmente, ma in realtà “il fenomeno” (che brutta parola) è nato ben prima. In generale i nerd sono stati affiancati a tutto quello che veniva demonizzato nelle diverse epoche perché non capito dalle “masse” e, men che meno, dagli organi di informazione pubblica. Mi riferisco, in ordine cronologico, ai fumetti negli anni 50/60/70, ai giochi di ruolo negli anni 70/80/90, ai videogames poi… etc…
La auto ghettizzazione dei nerd è dovuta proprio ai loro particolari interessi, interessi che venivano visti come “strani” e perfino “deleteri” dal grande pubblico e quindi li obbligavano a chiudersi in se stessi o a creare piccoli club. Da questo deriva l’assurdo concetto che il nerd è “asociale”.
Personalmente ho vissuto questo periodo storico durante gli anni ottanta e novanta, quando giocavo di ruolo e dipingevo miniature: insieme al mio gruppo di gioco abbiamo creato uno dei tanti club dell’epoca e venivamo visti molto male dai gruppetti di ragazzi che invece praticavano e amavano argomenti più “comuni” e “di massa”.
I bulli erano una realtà molto dolorosa all’epoca: trovammo più volte vandalizzata la sede del nostro club (un paio di stanze che ci dava in uso il prete del paesino, niente di che) ma questo non ha fatto altro che creare amicizie che durano tutt’ora e legarci ancora di più a certi argomenti che all’epoca erano “scomodi” e oggi sono “comuni”.
Il termine nerd è stato infatti sinonimo di sfigato, nel novantanove per cento dei casi con i capelli unti e lunghi, magliette da metallaro, brufoli, parecchi kg di troppo e tutti gli altri più o meno validi stereotipi che riuscite ad immaginare a riguardo, per parecchio tempo.
Non c’era niente di cool nell’essere nerd in quegli anni per le masse, ad essere in voga era il mai estinto mito degli sportivi (dai giocatori di football, basket, baseball negli USA e Giappone, ai calciatori in Italia e bene o male in Europa) e dello show business vecchio stile.
Pensate che la sottocultura di appassionati di videogames era talmente considerata una nicchia che in Italia per pubblicizzare le console usavano calciatori come testimonial. Oggi ci sarebbe una sfilza infinita di YouTuber, Streamer, Influencer e giocatori professionisti legati al mondo dei videogames in lizza prima Zenga, Mancini e compagnia cantante.
Per concludere questo discorso, gli anni ’80 hanno visto la produzione più genuina di tutti i prodotti, i brand, e persino le abitudini che andrebbero annoverate nel Manuale del bravo Nerd.
Quello che lo era consapevole di non essere cool, quello che lo era perché davvero appassionato di una o più categorie che rientrano a pieno titolo tra le passioni di un nerd: dalla tecnologia all’interesse per l’occulto, per lo spazio, per la fantascienza e il fantasy e per tutto ciò che implica una via di fuga dalla realtà. Una dimensione di solo divertimento.
1991: nasce il World Wide Web.
Nascevo anch’io nel 1991, magari è un segno del destino! Ad ogni modo, l’arrivo di Internet è stato determinante per questo percorso di evoluzione delle figura del nerd nella società. Ci sarebbero davvero migliaia di parole da scrivere a riguardo, infiniti testi sono già stati scritti eppure analizzare a livello antropologico cosa abbia creato davvero un discrimine, un punto zero nell’approccio della massa alla tecnologia, non è affatto semplice. Di sicuro la diffusione di Internet è stata una tappa fondamentale per avvicinare sempre più individui all’esplosione di quella cultura pop che, oggi, possiamo identificare come cultura nerd.
NdItomi: mi ricollego qui ai piccoli club degli anni ottanta e novanta: la predisposizione alla tecnologia di chi di noi in quegli anni apprezzava certi argomenti ha fatto in modo che utilizzassimo i primi strumenti di comunicazione proprio per condividere questi argomenti.
Nelle prime BBS si parlava di giochi di ruolo. Mi collegavo con un Commodore 64 ad una BBS di Bologna solo per partecipare a discussioni infinite sull’argomento.
Quando sono nati i primi newsgroup italiani la stragrande maggioranza parlava proprio di “argomenti nerd” e io stesso ho fondato il primo newsgroup italiano dedicato ai giochi di ruolo… tanto per rimanere in tema.
Poi sono arrivate le chat, quindi i forum… e oggi i social network. Ma il punto non è cambiato, internet ha da sempre favorito la condivisione e si è perfettamente sposata con l’esigenzadi quei piccoli gruppi di nerd che volevano trovare altri loro “simili”.
Questo stesso sito è nato per questo motivo: dare la possibilità ai nostri simili di scrivere e leggere di argomenti a noi cari.
Siamo ancora unici ed inimitabili?
Dev’essere successo qualcosa. Una sorta di brodo primordiale che ha fatto esplodere nella società moderna un cambiamento di percezione nei confronti delle nostre passioni. Qui per necessità smetterò di astrarmi dal discorso ed entrerò nel merito di alcune situazioni che in prima persona ho potuto sperimentare nel corso degli anni.
Da piccolo giocare a Magic e dipingere miniature di Warhammer, incontrarmi nel week-end con gli amici per giocare insieme alla PlayStation o al Nintendo 64, a turno a casa di ogni componente del gruppo per ingozzarci di merendine in sessioni lunghe intere giornate di Dungeons&Dragons o per raid notturni in World of Warcraft, mi rendeva un nerd sfigato che faceva attività da recluso invece che fare calcetto e giocare a calcio la sera o guardare le partite di calcio con gli amici, o collezionare le figurine dei calciatori.
Ok credo sia chiaro il mio poco affetto per il calcio e quanto invece sia ancora centrale nelle abitudini, anche pedagogiche talvolta, del nostro paese. Oggi queste esperienze mi rendono un membro elitario (se così possiamo definirci) di una società che sta sempre più scavando nel passato, invogliata da fenomeni pop quali le serie tv fantasy, sci-fi, o survival (quali Game of Thrones, Mr. Robot, The Walking Dead, ecc…) che affondano le proprie radici in una cultura che un tempo era di nicchia.
Gran parte del merito dello sdoganamento del nerd e della sua cultura va proprio ad alcune serie televisive. Da The Big Bang Theory fino a Silicon Valley, lo stereotipo di cui parlavamo sopra è stato presentato e ridisegnato in modo da risultare sempre meno uno stereotipo lontano e sempre più un qualcosa di vicino alle abitudini di tantissime persone nel mondo.
Persone che ormai masticano di tecnologia tutti i giorni anche solo maneggiando il proprio telefono, persone che ormai identificano idoli e idee che hanno rivoluzionato il mondo proprio in nerd come Steve Jobs, Bill Gates, Mark Zuckerberg ecc…
NdItomi: personalmente credo che lo “sdoganamento” dei nerd sia in gran parte dovuto alla popolarizzazione dell’informatica/tecnologia prima e di internet dopo tra la fine degli anni novanta e la fine degli anni duemila.
In quel periodo strumenti nuovi sono arrivati nelle mani delle masse, dei babbani come li chiamo io: il cellulare, il computer casalingo, l’accesso ad internet, lo smartphone, i tablet. Strumenti letteralmente dominati da noi nerd. Li abbiamo inventati, creati e messi nelle mani dei babbani.
Abbiamo atteso che diventassero popolari e poi ne abbiamo goduto le conseguenze: da un decennio all’altro non eravamo più gli sfigati chiusi in camera loro a fare cose che nessuno capiva, ma gli esperti che erano in grado di usare strumenti e fare cose che ora sembravano necessarie per tutti, essenziali.
E se devi venire da me a chiedere come fare una cosa che vuoi fare… beh ora il figo sono io, non più il coglione che sa dare due calci al pallone. Guarda un po’.Le serie TV come The Big Bang Theory sono arrivate dopo, quando ormai questo processo era avviato ed inarrestabile. Quando gente ritenuta fino a poco prima “uno sfigato” diventava miliardaria da un giorno all’altro e teneva le redini degli strumenti più essenziali all’uomo comune.
Chi veniva a cagare sulla porta del nostro vecchio club di giochi di ruolo oggi è un operaio disoccupato, sostituito da robot che gente come me ha inventato.
Piccole soddisfazioni.
Sopra la domanda retorica: siamo ancora unici ed inimitabili? Risponderei no. Ma anche che ciò non è da vedere necessariamente come un male. Conosco tanti amici che hanno vissuto male questa transizione, vedendosi defraudati di un qualche tesoro personale. Un qualche segno distintivo rispetto alla massa. Alcuni nerd oggi vivono male questa condizioni, sentendosi parte di un enorme movimento popolato da chi fino a ieri conosceva a memoria solo le formazioni delle squadre di serie A e oggi pretende di parlare delle influenze del Doctor Who sul fantasy inglese o del canone di Star Wars.
Per come la vedo io però, grazie a questa evoluzione oggi dalla definizione di Wikipedia che abbiamo riportato in apertura si può a pieno titolo eliminare tutta la manfrina sulla natura solitaria ed eremitica dei nerd, e questo è un bene. Basti pensare a quante persone sempre di più sono attratte dalle fiere, quante persone nuove si possono conoscere anche grazie ad internet che condividono le nostre stesse passioni e quanti nuovi modi di esprimersi questa società di nerd duepuntozero (magari anche trepuntozero ormai) ci offra.
Essere nerd oggi, in definitiva, significa tutto e niente.
Dal mio punto di vista significa essere davvero appassionati di una qualsiasi delle cose che riguardano tale ambito. In Italia essere nerd assume anche un valore aggiunto, a mio avviso, dal punto di vista culturale. Inutile sottolineare come strutturalmente il nostro sia un paese ancora fortemente arretrato dal punto di vista tecnologico, ma anche per l’insegnamento (al di là degli ambiti specialistici come l’Università) di un mondo che ogni giorno si evolve sempre più velocemente.
NdItomi: Da “vanilla nerd” condivido appieno. Chi disdegna la popolarizzazione della nostra cultura non ha capito davvero niente. È solo grazie ad essa che finalmente possiamo godere appieno dei nostri interessi e costruirci magari sopra una carriera, una vita.
La massificazione di certi argomenti crea tanto rumore, tanta merda, è indubbio, ma permette anche la nascita di capolavori di cui mai altrimenti avremmo potuto godere.
È molto stupido questo voler sempre e solo soffermarsi su quanto di brutto questo fenomeno ha generato senza mai invece concentrarsi su quanto di bello è stato fatto proprio grazie al fatto che ora il mercato è immensamente più grande e ricettivo di prima.
No: non rimpiango i tempi in cui dovevo fare chilometri o rinchiudermi in un piccolo club o nella mia stanzetta per coltivare i miei interessi.
No, non rimpiango i tempi in cui quello che mi interessava non era direttamente accessibile come oggi, ma solo tramite astrusi negozietti o importatori spesso disonesti.
Se abbiamo dovuto condividere la nostra magia con i babbani per avere oggi un mondo tutto magico… beh, ben venga. Noi avremo sempre la bacchetta dalla parte giusta.
Il nerd italiano deve fare di necessità virtù, per cui spesso ovvia a questi problemi diventando autodidatta in ambito tecnologico piuttosto che per migliorare la propria conoscenza della lingua inglese (magari per guardare una serie tv in contemporanea con gli Stati Uniti, senza aspettare i tempi del doppiaggio).
In realtà non ho dato una vera e propria risposta alla domanda sopra, per cui vi propongo una sorta di gioco.
Rispondere alla domanda con cui si è aperta questa riflessione non è semplice. Io vi ho dato la mia interpretazione che non vuole porsi come oggettiva in nessun modo. Siamo tutti d’accordo – credo – quantomeno che Internet sia stata una tappa fondamentale per l’evoluzione del concetto che il termine nerd ha assunto oggi. Un’altra tappa oggettiva, di cui abbiamo brevemente parlato, è stata l’arrivo di smartphone e tablet oltre alla diffusione capillare del computer.
Ma ognuno di noi ha sicuramente qualche prodotto, qualche tappa se vogliamo, soggettiva, che segna il suo passaggio dalla vecchia concezione di nerd all’attuale. Qualcosa per cui da piccoli ci sentivamo isolati, magari, e che oggi è invece diventata a pieno titolo protagonista di questa nuova pop culture.
Vi sfido ad elencarne tre e spiegare, nei commenti, come avete vissuto l’evoluzione legata a quel determinato prodotto nel corso della vostra vita. La mia tripletta è:
- PlayStation (prima vera console interamente mia, oggi sinonimo stesso di console)
- Giochi Pokémon (prima passatempo da sfigato col Game Boy. Oggi Pokémon GO)
- Comics Supereroistici (prima mia mamma li definiva “i giornaletti dell’uomo ragno e dell’uomo pipistrello su cui butti i soldi”. Oggi va al cinema a vedere Doctor Strange)
Qual è, invece, la vostra tripletta nerd?