Il primo giorno del Lucca Comics and Games 2016 è all’insegna del fantasy, e tra gli ospiti più attesi troviamo proprio Terry Brooks, scrittore delle famose saghe fantasy Shannara e Landover. In occasione dell’uscita della seconda stagione di The Shannara Chronicles, Terry Brooks incontra il pubblico per discutere della trasposizione televisiva.
Terry Brooks è uno tra gli autori più attesi di questo Lucca Comics & Games 2016. Protagonista di molti incontri per questa speciale edizione di cinque giorni, per i 50 anni del Festival, tra cui un interessante confronto con il pubblico sulla serie di MTV The Shannara Chronicles.
Andata in onda negli States il 5 gennaio 2016, e arrivata in Italia dieci giorni dopo su Sky Atlantic, The Shannara Chronicles è la trasposizione televisiva, sviluppata da Alfred Gough e Miles Millar e prodotta da MTV, della storica saga fantasy di Terry Brooks.
The Shannara Chronicles si prefissa, già guardando la sua casa di produzione, di essere un prodotto targettizzato soprattutto per le giovani generazione, elemento che ha fatto storcere il naso non a pochi fan della saga.
Eppure Brooks non si trova d’accordo; infatti, afferma che crede sia necessario questo scambio generazionale per Shannara, soprattutto perché da un lato da la possibilità di allargare un lavoro, dall’altro può avvicinare le nuove generazioni ai suoi libri.
Mi sono piaciuti molto gli attori, sia la recitazione che i personaggi. Io non sono proprio un autore che ha già un’idea chiara delle cose, per esempio l’aspetto dei personaggi. Non mi ha dato fastidio il fatto che, in realtà, Allanon – personaggio interpretato nella serie da Manu Bennett – non sia alto sette piedi.
Alcune scene della serie sono talmente belle e composte che, se dovessi riscrivere il libro, sicuramente penserei di metterle e inserirle nella storia.
Io e gli autori eravamo veramente d’accordo su ogni singola cosa. Mi sono sentito sicuro. Ho sentito di potermi fidare perché sapevo che ce l’avrebbero potuta fare e, soprattutto, sapevano che cosa andava fatto.
Afferma l’autore quando gli viene chiesto cosa pensa realmente della trasposizione e come abbia reagito a quei tipo di cambiamenti.
Sicuramente la serie tv ha cercato di venire incontro ai miei lettori, a tutti quelli che mi seguono da tanto. Io credevo che la serie fosse diretta, in maniera preponderante, verso un pubblico molto più giovane. Il che non deve essere per forza una cosa negativa. Questo lato di The Shannara Chronicles è una cosa buona, in quanto generalmente i miei romanzi non raggiungo i teeneger ma persone che hanno dai 25 anni in su. La serie, invece, permette ai teeneger di conoscere il mondo di Shannara e, poi, farli avvicinare ai libro.
L’incontro ha interessato soprattutto il pubblico, che ha cercado di estrarre da Brooks i sentimenti più sinceri nei confronti della saga e della trasposizione, e soprattutto riguardo alla sua collaborazione del processo di “traduzione” dal libro alla serie.
Terry Brooks ha detto di essere stato davvero molto coinvolto per la realizzazione e produzione di The Shannara Chronicles:
Il rapporto di lavoro con gli sceneggiatori, a partire dall’idea iniziale, ha fatto si che sia gli episodi, che i dialoghi, e tutto ciò che è venuto dopo, è stato realizzato in comunione. Io sono sempre reperibile per gli autori. Quindi se avevano, o hanno, una domanda sulla storia, possono sempre chiamarmi o mandarmi un messaggio e io faccio in modo di rispondergli.
Viceversa, se io mi accorgo che loro hanno fatto qualche errore, posso in qualsiasi momento chiamarli e correggergli, dal momento che, tecnicamente, io potrei dire la mia su tutto: attori, scenografie, set. Non lo faccio molto spesso, perché alla fine non è il mio lavoro. Quando hanno iniziato le riprese, io sono andato in Nuova Zelanda una decina di giorni per conoscere tutti quelli che facevano parte del progetto. Dopo di chè, finita questa cosa, sono ritornato a casa e mi sono messo a scrivere.
https://www.youtube.com/watch?v=5z08NCqFe3E
Successivamente, mentre io ero immerso nei miei progetti, loro hanno iniziato a mandarmi le copie delle singole sceneggiature di ogni episodio, in modo che potessi fare tutti i miei commenti. Spesso, però, mi si accumulavano, soprattutto perché devi leggere più di un episodio alla volta.
È veramente moltissimo lavoro da fare. In più mi sono ritrovato a scrivere dei trattatelli per loro; ad esempio, come funziona la magia nella quattro terre oppure cinquanta sfumature di sesso nel mondo di Shannara. Insomma, una visione di tutta questa serie di cose.
Tra le varie differenze tra libro e serie c’è la caratterizzazione, soprattutto fisica, dei personaggi. A Terry Brooks è stato chiesto, anche più di una volta, se questo tipo di elemento non lo abbia infastidito in qualche modo.
Prima di tutto bisogna dire che io non sono un tipo che si fissa con questo tipo di dettagli e che, soprattutto, non parte mai con un’idea ben definita nella testa.
Per cui, in realtà, non avevo necessità estrema; riconosco, però, che ci sono personaggi realizzati in maniera completamente differente rispetto a come io li avevo immaginati.
Ovviamente le domande sono state molto varie e, a volte, rivolte alla creazione della saga di Shannara e al rapporto stesso di Brooks con la scrittura, il processo creativo e anche la differenza tra la scrittura di un romanzo e quella di una serie.
C’è una grossa differenza tra essere uno scrittore ed essere all’intero di una write room di una serie televisiva. Nel primo caso tu sei padrone del tuo lavoro.
Tutte le decisioni le prendi tu, anche se comunque c’è un editor che modella il tuo lavoro. Quando fai una serie televisiva il lavoro è corale. Tutti possono dire la loro e prendere decisioni. Il tutto dipende dalla maggioranza.
Alla fine non mi importa del tipo di lavoro o come viene fatto quel lavoro. Ciò che conta, e ovviamente mi importa, è il risultato.
La saga di Shannara nasce nel 1977 con Le Pietre di Shannara e continua, tutt’oggi, con un seguito di ben 27 libri e la volontà, a detta dell’autore stesso, di volerne scrivere almeno altri quattro.
Ci saranno altri quattro libri, ma potrebbero essercene altri. Credo che continuerò a scrivere sino alla fine, sino quando le mie dita potranno battere su una tastiera, perché ho ancora tante altre idee.
Dietro ogni grande storia, saga e racconti c’è sempre un inaspettato sviluppo, scintilla da cui è partito tutto.
Un viaggio intrapreso dall’autore, fatto di suggestioni, emozioni e ispirazione.
Il mio primo obiettivo che mi pongo quando inizio un nuovo libro è quello di non risultare mai didascalico. Il “trucco” è non dire troppo, ma portare il lettore a riflettere su ciò che sta dicendo.
Per come la vedo io, il lettore e lo scrittore dovrebbero sempre incontrarsi a metà strada. Io voglio impegnare il mio lettore.
Durante tutta la mia infanzia ho immaginato storie che raccontavo a me stesso, per cui Shannara non poteva non essere il prodotto naturale di una vita passata ad immaginare. Ha avuto una nascita spontanea.
Il processo creativo dietro la saga è stato estremamente, e inevitabilmente, graduale. Avendo scritto il primo libro quarant’anni fa, sarebbe stato impossibile riuscire a costruire e pensare tutto in una volta. Man mano che scrivevo i libri, aggiungevo e definivo un nuovo pezzo del puzzle per poter arricchire e dettagliare ulteriormente la storia. Ogni volta che finisco un libro è come costruire un trampolino per sviluppare i prossimi. E in ogni romanzo parlo sempre di noi, di me, di voi. Se ci fate caso, nei romanzi fantasy, le storie nascono dal mondo reale. Si parla dei problemi, di difficoltà e i problemi affrontati, siano essi grandi o piccoli, partono sempre dalla realtà.
Nel corso degli anni, soprattutto per il primo romanzo della serie, Terry Brooks ha avuto molte critiche legate a Tolkien, a causa di diverse analogie con Il Signore degli Anelli. Brooks ha sempre smentito ogni accusa di plagio.
Ma non tutti i male vengono per nuocere! Infatti, le anologie con Tolkien hanno permesso a Brooks di essere associato a un nome molto importate nel mondo del fantasy, facendo avvicinare moltissimi lettori ai suoi libri.
Tolkien era un accademico, io sono solo un avvocato, quindi non so quanto siano fondamentale le analogie tra me e lui.
Mi hanno definito in moltissimi modi, ma è chiaro che essere comparato a lui mi lusinga moltissimo; del resto, Tolkien ha scritto delle storie impagabili.
L’incontro si è concluso con una domanda “scomoda”: se dovesse sceglie, cosa sceglierebbe tra Shannara e Landover? Una domanda, posta ovviamente con innocenza, che stuzzica non poco l’autore, senza lasciarsi prendere dallo sgomento alla Meryl Streep come nello struggente film di Alan J. Pakula, La scelta di Sophie, risponde a tono all’impavido fan.
Mi sta chiedendo di scegliere uno dei miei figli!? Shame on you!