Nintendo Switch: Fight!

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Questo approfondimento offre una doppia lente d’ingrandimento sulla nuova console Nintendo Switch.

Fight! è una nuova rubrica nella quale vi offriremo due punti di vista su un argomento caldo e che genera pareri discordanti. Una opinione metterà in luce le critiche, l’altra i punti di forza, del prodotto in argomento. Quale miglior battesimo di fuoco del recente annuncio da parte di Nintendo della sua nuova console Nintendo Switch? Ready?Fight!

 

 

 

Luca Fabbri

Sarà mia al Day One.
Ma Switch non ce la farà

Scena: in salotto il cane abbaia, non ce la fa più a trattenerla, deve essere portato fuori e allora scoccia il padrone, un tizio sulla trentina, spaparanzato sul divano di fronte alla TV a giocare a Zelda. Che barba uscire col buio, amen, zaino in spalla, tocca andare. Ma non prima di aver estratto, da una base collegata al televisore, una specie di tablet, cui si agganciano due controller. Al parco, seduto su una panchina, il nostro tira fuori l’aggeggio e continua la partita, dal punto esatto in cui Fido lo aveva interrotto.

Altra sequenza: lo sguardo della ragazza è inchiodato alla televisione davanti a Super Mario che saltella, quando sente un vociare, meglio dare un’occhiata alla finestra. Sul tetto di fronte un gruppo di giovani si divertono, bevono, chiacchierano, un party. Fanno cenno con la mano, dai unisciti a noi. Ecco l’occasione per far vedere alle altre il dispositivo nuovo di zecca. E come arriva lei, la serata decolla, l’happy hour si trasforma all’improvviso in un torneo di Mario Kart, controller alla mano al posto dei drink (o delle canne), tutti con gli occhi fissi sullo schermo.

Mentre scorrevano i tre minuti del trailer di Switch, la nuova diavoleria di Nintendo presentata qualche giorno fa, sono andato in brodo di giuggiole, l’idea dietro al prodotto, ovvero la possibilità di portare ovunque una console da casa, mi ha subito stregato, Switch sembra frutto di un’immaginazione, di una voglia di riscrivere le regole del gioco, che la concorrenza non ha, finalmente si abbandona l’anarchia del casual gaming per tornare a parlare alla pancia del videogiocatore d’antan, e poi quel maiuscolo nel carattere tipografico utilizzato per il logo ricorda NINTENDO64, nostalgia canaglia.

Sedotto dal filmato, riproduco il video una seconda volta. Poi una terza. E qui casca l’asino: il dubbio, affiora alla mente, la magia svanisce. Comincio a rendermi conto di avere visto il ritratto di un mondo parallelo, quello in cui da qualche lustro si trova ingabbiata, non senza colpe, la grande N. Il problema con Switch sta tutto qui, nella credibilità delle storie di vita quotidiana  che il trailer di annuncio vuole raccontare.

Nintendo, andiamo, ma a chi vuoi darla a bere? Ci prendi per fessi?

Nella realtà quel ragazzo non inganna il tempo al parco con una console portatile, gli basta un iPhone per giocare a Candy Crush o per fotografare il cane, anche mentre fa i suoi bisogni, e pubblicare gli scatti, alterandoli con una dozzina di filtri, su Instagram, un diluvio di #instadog, #dogsofinstagram, #instaqua e #instalà.

Ancora, sul pianeta Terra la signorina del filmato, raggiunte le amiche, estrae lo smartphone dalla borsetta e, tra una mitragliata di messaggi Whatsapp e l’altra, attacca con i selfie fino a riempire la memoria del telefono.

Insomma, i giovani cui Switch rivolge l’attenzione non sentono l’esigenza – tranne quelli che, curiosamente, appaiono nel trailer – nel 2016 di un portatile stile 3DS o PsVita, probabilmente nemmeno ne possiedono uno, quando ce l’hanno lo dimenticano a casa, due dita di polvere sullo schermo. La musica è questa, da quando i telefonini che servono anche il caffè sono nelle tasche di chiunque, le vendite delle portatili Nintendo si sono più che dimezzate. Ai ragazzi non interessano più e al ristorante i genitori zittiscono il bimbo che frigna non più con GameBoy o DS ma con iPhone.

Dopo mesi e mesi di silenzio, congetture e speculazioni, dopo il disastro di WiiU (prodotto talmente azzeccato che nemmeno i costruttori hanno capito come sfruttarne le caratteristiche), dopo il successo a singhiozzo di 3DS, ci si aspettava dall’azienda che ha spiegato a intere generazioni cosa significano e come devono essere i videogiochi, ora alle corde come non mai, una reazione, un contrattacco. C’era bisogno di una mossa a sorpresa in grado di capovolgere il tavolo della console war e sono i numeri, i soliti, insopportabili, numeri – dovrebbero essere aboliti con decreto legge – a mettere a nudo le ragioni dell’urgenza: da quando Sony, Microsoft e Nintendo, si spartiscono, in una corsa a tre, la torta del mercato, e cioè, grossomodo, dalla fine degli anni ‘90, ogni console domestica prodotta a Kyoto, eccezion fatta per Wii, ha venduto molto meno della precedente.

 

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WiiU meno di Wii. GameCube meno di Nintendo64. Il quale, a onor di cronaca, a sua volta aveva venduto meno di Super Nintendo. Mettendo mentalmente per un attimo da parte Wii, la console della grande N meno ispirata al videogioco tradizionale, è lecito supporre che il grado di apprezzamento dei sistemi casalinghi Nintendo sia in declino ormai da tempo, fino ad arrivare ai minimi sindacali di oggi.

A tenere in piedi la baracca a Kyoto in questi anni sono stati gli ultimi rantoli delle console portatili, il software venduto e, appunto, Wii, toro meccanico impazzito, fenomeno di costume ancor prima che prodotto da gioco. E per quale ragione Wii è arrivato dove le altre ammiraglie Nintendo hanno fatto fiasco? Perché aveva alle spalle un’idea, il gioco fondato sui sensori di movimento, che all’epoca nessun’altro offriva, o almeno non a quel prezzo. Wii ha conquistato il pianeta non con i classici, non con i pesi massimi Nintendo (Super Mario, Zelda, Metroid o Donkey Kong), ma con il cavallo di Troia WiiSports, prodotto in grado di incendiare il casual gaming, unendo nonni, prozie e bambini davanti alla TV e facendo entrare in milioni di case un’esperienza mai vista prima, di quelle che lasciano il segno (anche per goffaggine e imperfezioni tecniche).

E’ farina del tuo sacco, Nintendo. Ricordi?

Ora, quale sarebbe la trovata alla base di Switch per uscire dall’angolo, dove sta il tocco da fuoriclasse che dovrebbe restituire la credibilità perduta? Si dirà: qui si punta a fondere due mondi di gioco, quello davanti allo schermo di casa e quello in mobilità, che da oltre trent’anni viaggiano su binari di sviluppo separati. In questo modo, si argomenta, Nintendo può permettersi di immettere sul mercato uno tsunami di giochi in esclusiva, potendo concentrare gli sforzi di produzione in un unico ambiente di sviluppo. In parallelo, si punta a riallacciare i rapporti con le terze parti, mai ai ferri corti come nell’era WiiU, consentendo ai clienti, ed era ora, la possibilità di giocare anche a un Assassin’s Creed o un CallOfDuty.

Il ragionamento, per carità, non fa una piega. Ma c’è un ma grande come una casa: se uno dei due pilastri del progetto fondante di Switch, ossia il gioco al di fuori dalle quattro pareti domestiche, non ha futuro, la macchina, così com’è, resta un’anatra zoppa. L’età dell’oro dei GameBoy, dei Nintendo DS, piaccia o no, è tramontata, i telefoni hanno massacrato i prodotti da gioco portatili, col risultato che, al di fuori del Giappone – unica riserva indiana del settore – restano quattro gatti al mondo disposti ancora a spendere non meno di 200 euro per il successore di un 3DS o di una PsVita.

Quindi, cara Nintendo, a che serve fabbricare una macchina da salotto e che, part-time, fa il mestiere delle console portatili quando queste ultime sembrano ormai rovine di un’epoca che non esiste più? Perché sacrificare risorse hardware, rinunciando ai blocchi di partenza a competere con Sony e Microsoft, in nome di un utilizzo, quello in viaggio, al parco o in tram, di cui non importa più un accidenti a nessuno? Un momento: non sarai mica lì a credere di poter, cocciutamente, raccontare un’altra volta alla clientela la panzana che non servono macchine all’avanguardia quando si dispone di grandi giochi? Lo sai vero che se Wii fosse stato all’altezza dei rivali e non, tecnologicamente, il bidone che si è dimostrato, avresti avuto il mercato in pugno?

A scanso di equivoci: il sottoscritto comprerà Switch al lancio, perché non può fare a meno della fattura dei giochi confezionati dalla grande N, del retrogusto che lasciano in bocca, per quanto mi riguarda i muscoli di Ps4Pro o Scorpio – dispositivi dalle specifiche tecniche da capogiro – non accendono la scintilla dentro come l’annuncio di una console Nintendo.

ll punto è che io sono, videoludicamente parlando, un vecchio prostatico, cresciuto col NES prima e col Super Nintendo poi, Nintendo non ha bisogno di conquistarmi, non a caso ho persino, sciaguratamente, acquistato WiiU (anni fa avevo anche un Saturn: so cosa significa fallire). Preferirò sempre uno Zelda o un The Last of Us, cioè una trama come si comanda, a un CallOfDuty o a un Overwatch, ai miei occhi nient’altro che pallottole. Non gradisco giocare a Battlefield contro un quattordicenne coreano che dall’altra parte del pianeta mi fucila a ripetizione, sfottendomi in una lingua che non comprendo. Vorrai mettere rispetto a un giro sulla giostra di Super Mario 3D World o un derby della madonnina a PES/FIFA con un amico in carne e ossa, le terga incollate sul medesimo divano?

Ma, cara Nintendo, per recuperare almeno la metà di quegli oltre cento milioni che hanno fatto carte false per un Wii, faresti meglio a estrarre dal cilindro per davvero una novità fuori dagli schemi, una follia che i tuoi avversari non avrebbero il coraggio di lanciare sul mercato. Loro salgono sul treno della realtà virtuale? Vabbé, se uno si butta nel pozzo, non sta scritto da nessuna parte che si debba fare altrettanto, ma non si può nemmeno infrangere la soglia del ridicolo riciclando idee morte e sepolte e spacciarle come innovazioni. Il mondo da tempo non gira come vorresti tu, è ora che ti svegli, se non vuoi ritrovarti sotto le macerie come accaduto a una tua vecchia conoscenza. Ricordi? La chiamavano SEGA.

 

 

Francesco Ventrella

Switch ha tutte le carte in regola per vendere da subito e alla grande

Scena: ragazzo sul divano intento a giocare a Zelda è costretto a tirare su le natiche e portare a spasso Fido, come si diceva, per una passeggiata al parco. Presupponendo che il ragazzo abbia interesse in un gioco quale The Legend of Zelda: Breath of the Wild è così inverosimile che sfrutti le peculiarità di questa nuova console per continuare in mobilità la partita interrotta sul divano?

Direi di no, in quanto se tralasciamo un titolo che presenta una struttura mastodontica quale sembrerebbe essere proprio questo nuovo capitolo della saga di Zelda, i giochi made in Nintendo ben si prestano all’essere godibili tanto su console fissa quanto su console portatile.

L’unico vero limite che fino ad oggi la portabilità di Nintendo 3DS ha avuto è appunto una scarsa potenza in termini grafici, ereditata dalla concezione della casa di Kyoto che ormai da più di un decennio portava avanti Satoru Iwata.

Con la sua dipartita, sentimentalismi a parte, il nuovo presidente Kimishima ha da subito ammesso che puntare tutto esclusivamente sulla Nintendo Difference, Nintendo Quality of Life e compagnia cantante è stato un errore al pari di aver messo sul mercato un hardware tutt’altro che al passo coi tempi come Wii U. Appare chiaro che la nuova gestione di Nintendo intenda operare un deciso cambio di rotta e recuperare il rapporto che ha interrotto proprio con quell’unicum chiamato Wii.

 

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Unicum in quanto impossibile da ripetere all’interno di un mercato in continua evoluzione come quello videoludico e in tempi brevi (poi casomai sarà la storia a smentirmi). Unicum che ha portato sì dagli infanti alle loro nonne e zie a giocare su una console, ma ha anche allontanato tutta quella fetta consistente d’utenza, i cosiddetti core gamer, che ti fa vendere sul lungo periodo.

Non gli hardcore – sia chiaro – quelli “nintendari”, se mi passate questa suddivisione in fazioni che personalmente non amo, hanno giocato con piacere sulla Wii a The Legend of Zelda Skyward Sword piuttosto che a Xenoblade Chronicles o a Pandora’s Tower. Purtroppo hanno abbandonato Nintendo tutti quei giocatori che vanno avanti a pane e Call of Duty o Assassin’s Creed, le produzioni blockbuster che muovono l’industria stessa.

Ma tornando alla questione portabilità, una macchina performante quale a conti fatti era ed è PlayStation Vita, sarebbe comunque stata un flop commerciale se Sony l’avesse supportata a dovere? O meglio, se Sony avesse potuto contare sulla potenza di fuoco dei giochi che hanno disegnato il concetto stesso di gaming portatile?

 

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Parliamo sì di Super Mario (in tutte le sue infinite declinazioni) ma anche e soprattutto dei Pokémon o di nuovi fenomeni sui generis come il recente Yo-Kai Watch, che dopo aver spopolato in Giappone sta riscontrando un notevole successo anche in occidente, per non parlare di Monster Hunter, insomma, potrei continuare per ore ad elencare tutti i franchise di successo che al momento sono esclusive per Nintendo 3DS.

Franchise che, verosimilmente, nell’arco di un paio d’anni potrebbero spostarsi su Switch. E questo è un fattore non da poco, perché chi gioca in mobilità sul Nintendo 3DS (e siamo su numeri non indifferenti) ha ben altri gusti di chi gioca tanto per fare a Candy Crush Saga o Fruit Ninja su smartphone.

 

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Resta poi da scogliere il nodo tablet: ovvero se il tablet che costituisce a conti fatti la console Nintendo Switch sia o meno touch screen, magari Android based come suggeriscono vari rumours degli ultimi giorni, e offra di conseguenza le stesse possibilità di un iPad e soci.

In tal caso, Nintendo sarebbe riuscita nel difficilissimo tentativo (motore se ricordate anche dell’idea dietro a Wii U, ovviamente catastroficamente fallita viste le sue carenze) di fare la guerra direttamente ad Apple e agli svariati produttori di hardware Android sul terreno dei tablet. Oggettivamente chiunque preferirebbe Nintendo Switch a un altro tablet Android se a parità di prezzo oltre a tutte le funzioni di quest’ultimo si possa anche giocare ai titoli Nintendo e, cosa di non poco conto, a quelli terze parti.

E proprio su questo punto vado a concludere, in quanto Nintendo nel suo trailer mostra tra i vari giochi (che possiamo immaginare saranno disponibili al lancio della console) anche e in maniera non sporadica la Special Edition di The Elder Scrolls V: Skyrim e NBA2K17. Dopo una manciata di minuti dal trailer è stato diramato un comunicato stampa in cui appariva la sconfinata lista di sviluppatori terze parti che hanno confermato il loro appoggio a Switch, evidentemente sapendo qualcosa in più di quanto non sappiamo noi sulla console.

Se però quanto detto sopra finisse per essere vero, potendo spostare la console war su un piano che muove molti più numeri, come quello degli smartphone e dei tablet, Nintendo avrebbe davvero bisogno di lanciare una qualsivoglia sfida a PlayStation e Xbox? Ancora una volta riuscirebbe a giocare un ruolo da outsider che ridisegna il concetto stesso di gaming forse, in questa chiave non mi sembra nemmeno utopistico pensare possa ripetere il miracolo Wii nel medio-lungo periodo.

Di certo non mi risulta impossibile pensare che il ragazzo col cane in apertura si porti al parco Switch per giocare a Zelda, e magari usi la stessa Switch per fare la foto al cane e pubblicarla su Instagram, ingannando l’attesa dei tanto agognati like con un altra sessione di gioco per le magnifiche lande di Hyrule.

 

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Non appare nemmeno inverosimile che la ragazza partecipi alla festa hipster sulla terrazza delle amiche con, a conti fatti, un tablet in mano. Che poi lo usi per giocare al nuovo Super Mario in effetti sì, forse lì siamo più sul marketing.

Ma al di là dell’ironia più che lecita sulle scene mostrate nel trailer, e al netto dell’importanza data al rinnovato supporto da parte degli sviluppatori terze parti per questa Nintendo Switch, la cosa più evidente del trailer è, a mio avviso, la totale assenza di bambini, genitori e nonni. Nintendo, con Switch, torna a parlare ai videogiocatori.

Ci riesce, perché nel bene o nel male dopo mesi di totale silenzio ora siamo tutti qui a discutere su un trailer di tre minuti, e credo che possa riuscire anche a smentire le più che giustificate paure di molti, offrendo un prodotto davvero innovativo.

 

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E voi cosa ne pensate di Nintendo Switch? Fatecelo sapere nei commenti!

 

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