Presentato nella sezione Fuori Concorso, il regista Philippe Falardeau presenta The Bleeder, l’incredibile storia del pugile Chuck Wepner, che ispirò Sylvester Stallone nella creazione di Rocky Balboa.

Quella di Philippe Falardeau con The Bleeder è un biopic piuttosto lineare ma che sa intrattenere e divertire i suoi spettatori grazie alla bravura dei suoi personaggi.

The Bleeder è la storia di Chuck Wepner, campione di pesi massimi che nel 1975 batté il leggendario Muhammad Ali. Soprannominato dai suoi fan The Bayonne Bleeder, è noto come “il vero Rocky”, proprio perché il leggendario personaggio di Rocky Balboa, interpretato dal 1976 da Sylvester Stallone, fu proprio ispirato a lui.

Interpretato da Liev Schreiber, Chuck Wepner è un uomo alla mano. Un buontempone abilissimo coi i guantoni, ma con la passione per le donne, l’alcool e le serate folli.

The Bleeder è il racconto di Wepner stesso

The Bleeder è il racconto di Wepner stesso, che narra la sua storia da qualche mese prima della famosa vittoria contro Ali. Un incontro che gli permise di vincere il titolo dei pesi massimi e ottenere anche una discreta notorietà.

Alternando velocissimi momenti del passato, la narrazione di The Bleeder scorre molto velocemente in un film che conquista sopratutto grazie al suo personaggio.

 

the bleeder

 

La prima parte della storia è focalizzata sulla conquista del titolo e un Chuck Wepner molto più interessato alla propria carriera e alla propria famiglia, nonostante il suo animo fin troppo espansivo e giocherellone gli procuri più di un litigio con la moglie.

Chuck si dimostra essere un personaggio molto solo

Chuck si dimostra essere un personaggio molto solo. Incapace di prendersi sul serio e di prendere, soprattutto, sul serio gli altri. Oltre a sua moglie Phyllis (Elisabeth Moss) e sua figlia, Chuck può a stento contare sul suo allenatore Al (Ron Perlman) e sul suo migliore amico Charlie Polite (Kelvin Hale).

Ed è proprio quando il successo inizia ad entrare nella vita di Chuck, lanciandolo in una velocissima discesa verso gli eccessi, che incontra l’avvenente Linda (Naomi Watts). Una donna semplice, dalla chioma selvaggia, capace di saperlo ascoltare, ma anche di farlo tornare con i piedi per terra.

Nel momento più difficile della vita di Chuck, Linda è l’unica pronta ad aspettarlo, a sorreggerlo.

The Bleeder, però, non vuole essere una storia d’amore. The Bleeder è la storia dell’ascesa e discesa di Wepner, ma non vuole però essere il classico biopic sportivo.

Nonostante Philippe Falardeau propenda per un film biografico piuttosto lineare, senza particolari picchi emotivi o svolte interessanti, riesce a dare un taglio molto ironico e originale alla pellicola.

 

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Non c’è un momento in cui Wepner si prenda sul serio

Non c’è un momento in cui Wepner si prenda sul serio, tanto che persino nei suoi momenti più bassi, ha sempre la battuta pronta, il modo giusto per sdrammatizzare.

Questo lato semplice e leggero è, in parte, anche il difetto più grande di Wepner, che non riuscirà però più a risalire sulla cresta dell’onda.

Il racconto assume toni leggermente più cupi, quando Chuck arriva al punto di credere che ogni cosa gli sia dovuta. E il suo vaso di Pandora è proprio un certo Stallone, che ha deciso di trasformare il suo personaggio in un eroe del cinema.

E così poi sarà! Rocky diventa una leggenda, e Chuck deve far parte di quella leggenda, gioendo per premi e seguiti. Festeggiando come un folle e dimenticando la natura, la passione, i valori che ci sono dietro un personaggio come Rocky.

Il momento più difficile di quando combatti è quando smetti di farlo.

I momenti di metacinema creati da Philippe Falardeau sono molto interessanti. Mescola scene nuove con immagini di repertorio. Interessante è vedere la nascita di un mito come Rocky, il volto della sua vera musa e cosa può comportare lasciarsi accecare fin troppo da un successo che non ci appartiene.

Chuck ha ormai dimenticato il significato di quei guantoni, il valore che invece si respira in ogni film di Rocky, e scivola sempre più dentro un buco nero fatto esclusivamente del mero riflesso del mito di un tempo.

L’incontro con Stallone segna il punto più passo della vita di Wepner

L’incontro con Stallone segna il punto più passo della vita di Wepner, ormai dimenticato da tutti, perfino da sé stesso.

Philippe Falardeau riesce a rendere molto incisivi questi momenti, concentrando la focale sul volto del suo personaggio. The Bleeder è un vero flusso di coscienza, costantemente accompagnato dalle parole dello stesso Wepner.

Una voce fuori campo che funge da Cicerone ma che, troppo spesso, diventa troppo insistente e a volte fastidiosa. Molte sequenze non hanno bisogno di troppe parole, proprio perché le immagini nella loro semplicità sono in grado di parlare da sole.

 

Mancanza di sicurezza? Forse la stessa che mancava a Wepner, arrivato al punto di nascondersi dietro l’ombra di un personaggio cinematografico.

 

Eppure è proprio quando arriviamo a toccare il fondo che siamo pronti a rialzarci e ricominciare. Chuck ha solo bisogno di una spinta, e quella spinta arriva da Linda, la quale diventare il punto di incontro per il nuovo equilibrio di Chuck con se stesso e con i suoi affetti.

A questo punto Rocky non è più un alter ego di sé stesso da imitare. Rocky è semplicemente Rocky, e Chuck è solo Chuck.

A volte la vita appare proprio come un film. Altre volte è ancora meglio.

Il lavoro di Liev Schreiber sul personaggio è degno di nota. Andando oltre i diversi chili di trucco per renderlo il più vicino possibile alla fisionomia dei tratti del pugile, Schreiber affonda le sue mani nel personaggio, tirandone fuori un lavoro perfetto.

Ironico, grottescamente romantico, a volte infantile. Una persona dall’animo buono, ma che troppo spesso ha smarrito la strada del suo cammino.

Una grande prova dell’interprete della serie Ray Donovan, che proprio grazie alla sua interpretazione riesce ad apportare originalità e freschezza alla pellicola, divertendo lo spettatore ma, soprattutto, facendolo affezionare al personaggio.

Un attore in continua crescita che, negli ultimi anni, viene usato in ruoli sempre più sfaccettati e di spessore, molto diversi tra di loro.

 

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Magnetica e dal forte impatto sullo schermo la bellissima Naomi Watts

Magnetica e dal forte impatto sullo schermo la bellissima Naomi Watts, moglie nella vita reale dello stesso Schreiber. Sebbene il suo personaggio si veda poco, Linda è un ruolo fondamentale nella vita di Chuck.

Sbarazzina ma anche disillusa, con i piedi per terra e dallo sguardo di chi di cose assurde ne ha viste pure troppe. Avere qualche scena in più con lei, anche per il solo gusto di ammirare qualche minuto in più della bionda attrice, non sarebbe stato male.

Nota di vero merito per The Bleeder sono i suoi colori. Accesi, caldi e coinvolgenti. Rendono viva l’immagine e si sposano perfettamente con lo stile della pellicola, amalgamandosi con una colonna sonora che punta sui classici degli anni ’70.

 

The Bleeder è un film che sa intrattenere, divertire ma anche emozionare. Un film rivolto non solo per gli amanti dei biopic sportivi ma anche per chi ha voglia di dedicarsi a una visione leggera, appassionante ma che non richieda un’attenzione troppo elevata.

 

Un film perfetto per la sezione fuori concorso che si conferma essere aperta a film adatti al grande pubblico.

 

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