Negli ultimi anni, la ricerca di nuovi pianeti esterni al sistema solare ha portato alla scoperta di 3476 corpi celesti in 2600 sistemi planetari diversi. Sembra quindi che gli esopianeti siano parecchio diffusi nella nostra galassia e anche il nostro vicinato sembra non fare eccezione. Proprio il 24 Agosto è stata comunicata sulle pagine di Nature la scoperta di un nuovo pianeta orbitante intorno a Proxima Centauri, la stella più vicina al nostro sole.
La notizia della scoperta di un nuovo pianeta extrasolare orbitante intorno a Proxima Centauri ha raccolto l’attenzione sia del mondo scientifico, sia dei media, ma perché tutto questo interesse?
Il motivo principale è che si tratta di un pianeta relativamente vicino alla Terra.
Proxima Centauri è una nana rossa lontana 4,25 anni luce da noi e fa parte della costellazione del Centauro. Si tratta della componente minore di un sistema formato da due stelle maggiori, Alpha Centauri A e Alpha Centauri B le quali orbitano ad una distanza di soli 1,6 miliardi di chilometri, circa la distanza tra il Sole e Saturno.
Proxima Centauri è molto più piccola delle due sorelle maggiori e si trova a ben un quarto di anno luce da loro in direzione della Terra. Questo la rende la stella più vicina al nostro pianeta. Nonostante si parli di vicinato, 4,25 anni luce rappresentano una distanza importante se convertita in chilometri, infatti si tratta di oltre 40.000.000.000.000 km.
Se facciamo il paragone con l’ultima notizia di un pianeta simile alla Terra dobbiamo tornare ad Aprile 2016 quando fece discutere l’analisi dell’atmosfera di una super-Terra intorno alla stella 55-Cancri A, lontana da noi ben 40 anni luce.
Il fatto di scoprire un pianeta simile alla Terra e a così “breve” distanza apre nuove possibilità allo studio della sua composizione e della sua atmosfera. Proxima b, così è stato chiamato il nuovo pianeta, si trova molto vicino alla sua stella. Facendo un paragone si trova molto più vicino di quanto Mercurio lo è al Sole. Un anno dura poco più di 11 giorni e le sue dimensioni sono almeno 1,3 volte quelle della Terra.
Le caratteristiche della stella, la distanza e il tipo di pianeta, alla luce delle informazioni attuali, lasciano pensare che si possa trovare nella fascia abitabile, ovvero quella zona dove è possibile trovare acqua liquida sulla superficie.
Prima di urlare (di nuovo) al pianeta abitabile bisogna fare qualche considerazione.
Proxima Centauri è una stella molto diversa dal Sole. Grossa circa 1/7 e 40 volte più densa, Proxima Centauri è una flare star, ovvero un stella che improvvisamente può emettere una grande quantità di radiazioni nello spazio in seguito ad una variazione di luminosità.
La vicinanza di Proxima b ad una stella del genere lascia quindi aperto il dibattito sulla possibilità che il pianeta possa veramente ospitare la vita.
Buona parte della discussione verte sulla presenza di un campo magnetico, simile a quello terrestre, in grado di proteggere la superficie da questi improvvisi bombardamenti di radiazioni provenienti dalla stella.
Come se non bastasse il pianeta, dai dati preliminari, sembra mostrare sempre la stessa faccia alla stella, il che significa giorno perenne per metà superficie e notte perenne per l’altra metà con notevoli differenze di temperatura, difficilmente compatibili con la vita.
Proxima b, poi, è davvero vicinissimo alla stella e quindi è investito da raggi X e raggi UV per un’intensità 100 volte superiore a quella del nostro pianeta.
Perché allora tutto questo interesse?
La distanza ravvicinata rende Proxima b semplicemente l’esopianeta più facile da studiare mai scoperto. Anche il sistema stellare è particolarmente interessate.
La nana rossa è un tipo di stella molto diffusa nella nostra galassia. Circa il 70-80% delle stelle della Via Lattea è di questo tipo. Scoprire un pianeta intorno ad una stella di questo tipo può significare che pianeti rocciosi dove è possibile lo sviluppo della vita potrebbero essere più frequenti di quanto si sia pensato fino ad oggi. Il fatto che sia così vicino ci permetterà di ottenere molte più informazioni di quante si sarebbe potuto fare con molti altri esopianeti ben più distanti.
Infine non è da escludere completamente che il pianeta possa essere ospitale alla vita. Ci sono certamente degli elementi che non fanno ben sperare, tuttavia molto può cambiare a seconda del tipo di orbita e dello spessore/composizione di una eventuale atmosfera.
Gli scienziati attendono con ansia che il pianeta transiti davanti alla sua stella. Raccogliendo la luce emessa durante questo passaggio sarà possibile determinare l’esatta densità del pianeta e la sua probabile composizione. Si potrebbe comprendere se si tratti realmente di un pianeta roccioso. Inoltre i raggi che hanno attraversato la sua atmosfera ci svelerebbero la sua composizione, ovviamente a patto che ce ne sia una.
La possibilità di un transito così fortunato sono pari a 1,5%, inoltre essendo una stella dalla luminosità variabile anche la raccolta e l’interpretazione dei dati potrebbe non essere così banale.
Proxima b è stato scoperto con il metodo della spettroscopia Doppler. Si tratta di un metodo indiretto che non è basato sull’osservazione del pianeta, ma sullo studio della stella che ospita il sistema planetario. Quando un pianeta orbita intorno alla sua stella, quest’ultima non rimane immobile, ma anch’essa si muove sotto l’influenza gravitazionale del corpo celeste che le si muove intorno. Questo movimento modifica la distanza tra la stella e la Terra e questo provoca una leggera variazione di colore della luce da noi osservata. Quando la stella è più vicina apparirà più blu, mentre quando è più lontana sembrerà più rossa. Queste variazioni di colore sono minime, ma sufficienti per essere osservate dai nostri telescopi. La periodicità delle variazioni di colore suggeriscono la presenza di un pianeta che orbita intorno alla stella.
Non è comunque il caso di disperare. Nel prossimo futuro nuove generazioni di telescopi spaziali o basi di osservazione fuori dall’atmosfera terrestre potrebbero arrivare a vedere direttamente il pianeta, mostrandoci per la prima volta nella storia dell’uomo la superficie di un mondo fuori dal sistema solare. Lo stesso telescopia spaziale James Webb, il cui lancio è previsto per il 2018, potrebbe riservarci non poche sorprese.
In un futuro forse non troppo lontano, Proxima b sarà molto probabilmente la nostra prima tappa nell’esplorazione della galassia. Bisogna ricordare, anche se spesso lo diamo per scontato, che l’uomo ha sempre studiato il sistema solare, unico esempio di sistema planetario direttamente indagabile. La maggior parte delle informazioni che abbiamo sui pianeti vengono dallo studio del nostro stesso sistema solare.
L’esistenza di Proxima b è entusiasmante come scoprire l’esistenza di un appartamento vicino al nostro, dopo aver passato anni a studiare cucina, salotto e camera da letto.
- A terrestrial planet candidate in a temperate orbit around Proxima Centauri (sciencemag.org)
- Proxima b – Un esopianeta per Proxima Centauri (scientificast.it)
- A terrestrial planet candidate in a temperate orbit around Proxima Centauri (nature.com)