Netflix ha reso disponibili le dieci stagioni di Friends a vent’anni dalla prima messa in onda: riflessioni sparse su quanto sia stata importante per una generazione la serie creata da Marta Kauffman e David Crane.
È esistita un’epoca televisiva in cui i palinsesti li facevano le emittenti e in Italia lavoravano dieci doppiatori. In quell’epoca, su RaiDue andava in onda Friends. Oggi rabbrividiremmo, ma ai tempi sembrava una conquista che il gap con la programmazione USA fosse di un solo anno. Per non parlare dei tre-blocchi pubblicitari-tre in venti minuti o di stagioni da 24 episodi trasmesse in cinque settimane.
I “telefilm” servivano a riempire il vuoto lasciato da Bim Bum Bam e ci bastava, i sottotitoli li lasciavamo ad Antonio Ghezzi. Non sapevamo che di in breve la tv sarebbe diventata un’altra cosa, e che Friends aveva già iniziato la grande rivoluzione. Oggi che molti di noi sono in pieno binge-rewatching grazie a Netflix e alla sua sovrannaturale capacità di annusare lo zeitgeist dei nostri neuroni, è impossibile non rendersi conto del cambiamento epocale cui abbiamo assistito.
I caratteri
Il colpo di genio è stato creare sei caratteri peculiari, ciascuno con tratti specifici, in cui chiunque poteva immedesimarsi. Friends non è una serie di altissima scrittura, i personaggi risentono di un certo macchiettismo di fondo, e spesso la plausibilità narrativa viene sacrificata alla necessità della situation (ad esempio, la quantità di tempo passata al Central Perk).
Tuttavia il dramatis personae di Kauffman e Crane è l’archetipo cui ha attinto un numero impressionante di sit-com successive. Da allora abbiamo visto tornare spesso gli stessi caratteri, con adattamenti minimi: il libertino, il bravo ragazzo, il sarcastico, la nevrotica, l’eccentrica, la bella un po’ pasticciona.
L’ambiente
Gran parte delle sit-com precedenti (Arnold, I Robinson, Happy Days – che pure non era sit-com in senso stretto ─ giù fino a La Tata) si incentravano su nuclei familiari tradizionali. Potevano essere bianchi, neri, naturali o adottivi, ma una famiglia alle spalle c’era sempre, di solito zuccherosa e implausibile. Molte delle situazioni comiche derivavano dalle interazioni generazionali.
Il primo a uscire da questo modello è Cin Cin, e non a caso viene omaggiato platealmente nella quarta stagione.
Ma Friends sposta irreversibilmente l’asse narrativo: le famiglie d’origine sono relegate ai margini della vita dei personaggi, che smettono di essere solo figli, e diventano adulti alle prese con le scelte di vita. Non è “papà non mi capisce” a far ridere, ma il carattere delle persone, anche quando esasperato a fini comici.
L’amore e la sua ricerca rimangono centrali nella trama orizzontale, ma finalmente vengono raccontate anche la ricerca di un’identità sociale, di punti di riferimento nuovi, e le difficoltà lavorative.
Non è probabilmente un caso che la serie si chiuda quando più o meno tutti i personaggi sono approdati a una vita più adulta: matrimoni e figli li costringono a uscire dagli appartamenti con le pareti viola e avviarsi altrove.
Il pub diventa centrale, punto di ritrovo d’elezione e quindi casa di tutti, e anche gli appartamenti cessano di essere stanze anonime e fasulle, ma acquisiscono identità propria per poter raccontare quella di chi li abita.
I temi
Oggi se in una serie non c’è almeno un personaggio gay o di un’altra etnia la cosa appare anacronistica, ma allora sei protagonisti bianchi etero non erano particolarmente eccezionali.
Già che i fratelli Geller fossero ebrei era una novità (solo due anni prima La Tata era stata massacrata dal doppiaggio che aveva trasformato gli ebrei del Queens in emigrati italiani di Frosinone), ma che la moglie di Ross si fosse scoperta lesbica era ancora più uno spunto umoristico che un argomento fra i tanti.
Nel corso delle dieci stagioni, tuttavia, la famiglia allargata di Ross, Susan, Carol e Ben smise di essere vista e sottolineata come un’anomalia, e quando Phoebe si prestò alla gestazione per altri portando in grembo i gemelli di fratello e cognata la cosa era trattata con leggerezza, ma anche con delicatezza e senza moralismi.
Friends ha reso familiari e accettabili temi ed eventi ai tempi ritenuti molto più scabrosi.
E ancora: la madre suicida di Phoebe, il suo essere vissuta per strada. Il padre travestito di Chandler, il suo vizio del fumo, la sterilità e la necessità con Monica di ricorrere all’adozione. La gravidanza indesiderata di Rachel, dovuta al preservativo rotto.
La battuta su Chandler omosessuale mostra come si iniziasse ad accettare e riconoscere la realtà gay. Una collega cerca persino di combinargli un appuntamento con Lowell dei servizi finanziari, gay dichiarato.
Oggi tutto consueto e quasi scontato, a fine anni ’90 no.
Pur mantenendo imperativa la necessità di far ridere, venivano comunque sfiorati argomenti impensabili fino a quel momento e questo in qualche modo ha consentito a quelli della mia età di familiarizzare con certe idee, trovandole sempre più naturali e umane.
L’eredità
Come e dove si ritrovano dunque tutti questi spunti lasciati da Friends? Ad esempio nel fatto ormai tutte le serie hanno alcuni appuntamenti fissi e ricorrenti, tra cui l’episodio di Thanksgiving, quello di Natale e quello di Halloween.
Le famiglie d’origine disfunzionali sono la norma, e anzi l’eccezione sono quelle tradizionali. Poi ci sono esempi puntuali e specifici, con casi di scene e gag riprese di sana pianta.
How I met your mother (2005)
Barney è un seduttore seriale come Joey. Come Chandler nessuno sa che lavoro faccio, tanto da averci costruito su una gag ricorrente (“My job? Oh, please”).
Ted passa otto stagioni a cercare una donna per sempre. Marshall è leggermente nerd e molto caratterizzato dal Minnesota da cui proviene.
Le donne sono un po’ più sfumate, ma Lily è maniaca dello shopping e con vene artistiche. Robin è un maschiaccio, a volte un po’ inconsapevole del funzionamento “normale” dei rapporti interpersonali.
Come Ross e Chandler, Ted e Marshall si conoscono dall’università. Ogni stagione ha almeno un episodio in flashback dedicato al periodo. Barney è adepto del Bro Code, il codice di comportamento maschile di cui parla anche Joey. Bacia la madre di Ted, come Ross fa con quella di Chandler.
Il tira e molla di Ted e Robin dura per tutta la serie. (Fino all’happy end che ha fatto infuriare più di un fan). A un certo punto della sua carriera Ted diventa professore, come Ross.
The Big Bang Theory (2007)
Leonard è un fisico che in stagione 2 deve lasciare Penny per andare a lavorare al Polo Nord. David è un fisico che in stagione 1 incontra Phoebe e deve lasciarla per andare a lavorare a Minsk.
Penny ha moltissimo in comune con Rachel, e Wolowitz con Chandler. Bernadette, Amy e Sheldon sono più originali, quantomeno rispetto al filone Friends.
Gli appartamenti sono zeppi di oggetti-citazione che i fan si divertono a individuare, come era un gioco collettivo quello di leggere la lavagnetta sulla porta di casa di Joey e Chandler.
Dopo sposati Penny e Leonard rimangono a vivere con Sheldon, come Monica e Chandler restano nell’appartamento di lei.
New girl (2011)
La protagonista Jess è Phoebe, con la stessa ingenuità e creatività un po’ surreale. Il coinquilino principale, Nick, è un Chandler inacidito, mentre Schmidt (amico di Nick dall’università) è il libertino viscido ma dal cuore d’oro.
Visto che la formula 3+1 era più complessa da gestire, si usano come appoggio le amiche di Jess e le fidanzate più o meno variabili dei coinquilini, così da avere quasi sempre 5 o 6 filoni narrativi.
Happy Endings (2011)
Stesso assunto (sposo abbandonato sull’altare), stessa formula con sei amici variamente caratterizzati. Abbiamo quindi la maniaca del controllo, l’ingenua, il gay fuori dagli schemi, l’imbranato che vorrebbe essere figo.
È stata chiusa anticipatamente alla terza stagione.
Conclusioni
Esimi critici hanno fatto queste riflessioni prima e meglio: ma sono passati vent’anni e un po’ di nostalgia è consentita.
Oggi Friends fa ancora ridere, molto, e visto in lingua originale si possono apprezzare sfumature perse nel doppiaggio. (Sapevate che Ross è persino simpatico?).
Fa tenerezza sentir chiedere i nomi delle ship, quando allora non esisteva il concetto di fandom planetario. È strano non vederli armeggiare costantemente con gadget tecnologici o guardare quei vestiti ancora anni ’80.
È malinconico guardarli giovani e belli e pensarli ora, sapendo che, per quanto bene, con loro siamo invecchiati anche noi. È struggente leggere la dedica agli abitanti di New York nel primo episodio andato in onda dopo l’11 settembre.
Ma scrittura e interpretazioni salvano ancora Friends dall’entrare in quel terribile territorio chiamato “nostalgia per un’epoca lontana lontana che la tv trasforma in un’era di zucchero filato”.
Sono passati vent’anni e quasi tutto è cambiato. Per fortuna, però, Friends è entrato fra i Grandi Classici di Sempre, e per loro il tempo si ferma.
Avete qualche ricordo particolare legato a Friends? fatecelo sapere nei commenti.
- Friends su Netflix (netflix.com)
- Friends Wikia (friends.wikia.com)
- Friends su IMDB (imdv.com)
- Friends (wikipedia.org)