Dopo “i precursori” ed “i protagonisti” oggi parliamo di come vennero progettate, costruite ed utilizzate le Vergeltungswaffe-2, i razzi strategici nazisti utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale.
Leggi le prime due parti di questa serie di articoli:
I nazisti cercarono paradigmi diversi per tutti i tipi di armi: nel 1934 la Heylandt venne nazionalizzata e inglobata nel Waffenamt Prüfwesen. Dornberger vi aveva già coinvolto Von Braun e altri della VfR, sciolta nel 1932: quello stesso anno vide il motore di Rudolph, iscritto al partito nazista l’anno prima.
A gennaio 1935 il maggiore Von Richtofen, cugino del Barone Rosso, fu talmente impressionato dal Raketenflugplatz che provò di persona l’Heinkel 112 fornito dal costruttore, modificato con un razzo controllato dal pilota. Fu anche grazie a lui che arrivarono i fondi e il trasferimento a Peenemünde.
Hitler era ondivago nei propositi e sospettoso delle nuove tecnologie: nella Grande Guerra era stato vittima del gas mostarda. Nel 1939 tagliò i fondi alla ricerca missilistica, ma Speer and Von Brauchitsch (capo dell’OKH, Oberkommando des Heeres) diedero al WaPrüf altri contratti fino al luglio 1943, quando Dornberger e Von Braun fecero vedere a Hitler il filmato del test finale dell’A-4.
Più tardi Hitler, che all’inizio pensava ai razzi solo come a “proiettili di artiglieria a lungo raggio” disse a Dornberger che aveva dovuto delle scuse solo a due uomini in vita sua: il primo era von Brauchitsch per non averlo ascoltato riguardo le ricerche sui razzi, il secondo era lui per non aver creduto che ce l’avrebbe fatta.
Il giorno della saggezza
Der Tag der Weisheit fu una conferenza tenuta a Peenemünde dal 28 al 30 settembre 1939, in cui si coinvolsero gli accademici tedeschi in progetti di calcolo e sviluppo riguardanti i razzi, finanziati dallo stato.
I Progetti
A-1
Sperimentato nel 1933, è il nonno di tutti i razzi moderni: alto 1,5 metri, largo 30 centimetri e pesante 150kg, aveva uno stabilizzatore da 40kg nel muso. Il motore a pressione disegnato da Rudolph doveva fornire 300kg di spinta per 16 secondi: il prototipo esplose in rampa di lancio e il progetto venne abbandonato perché considerato instabile.
A-2
Prodotto nel 1934: alto 1,6 metri e pesante 107kg al decollo, aveva il giroscopio tra i serbatoi di carburante per aumentare la stabilità. Ne vennero realizzati due, chiamati Max e Moritz dal nome di un cartone animato dell’epoca.
Vennero lanciati in presenza di generali della Wermacht a dicembre, sull’isola di Borkum ai confini con i Paesi Bassi: raggiunsero rispettivamente 2,2km e 3,5km di altezza.
A-3
Il successo dei test sull’A-2 fece arrivare mezzo milione di marchi dalla Wermacht per un razzo con sistema di guida inerziale e un motore con spinta di 1.500kg.
A marzo 1936 le prove statiche davanti al generale von Fritsch ebbero successo: la spinta richiesta durò 45 secondi con lo stesso carburante dei modelli precedenti. Era però un modello molto più massiccio: alto 6,75 metri, diametro di 70cm e 750kg di peso al decollo, con tre giroscopi. Stabilizzare il volo supersonico richiese modifiche ai prototipi che furono pronti in autunno, a Peenemünde.
Operazione Faro
A fine 1937 dovevano tenersi le prove del sistema di guida sulla Greifswalder Oie, ma il maltempo le fece rinviare di un mese.
I quattro A-3 caddero comunque dopo pochi secondi e bruciarono lasciando pochi resti da analizzare. Sospettando il paracadute difettoso, gli ultimi due ebbero un bengala per tracciare il percorso. Il terzo cadde a circa 1,5km dalla rampa di lancio, arrivando a 300 metri d’altezza, il miglior risultato.
Greifswalder Oie letteralmente è l’Isola di Greifswald, la città prospiciente e vicina ad Usedom: è ricca di fauna e vegetazione e fu area di esercitazioni militari dal 1929 al 1991. Oggi è riserva naturale.
Il cattivo tempo rallentò gli arrivi del materiale ed i topi masticarono i cavi telefonici e le coperture impermeabilizzate della tendabase provvisoria montata sull’isola, che rischiò di crollare per le abbondanti piogge.
Per ingannare il tempo Von Braun e Dornberger andarono a caccia, ottenendo probabilmente i risultati migliori di tutta la spedizione.
A-5
Il progetto A-4 era indipendente e parallelo all’A-3: dopo il fallimento dell’operazione faro se ne studiò una versione in scala per provarne il sistema di controllo, detta A-5.
Ne furono prodotti 70, di cui 25 senza motore o con razzi monopropellente per provare l’aerodinamica lanciandoli da aeroplani, tutti con paracadute per addolcire l’atterraggio: galleggiavano fino a due ore per permettere il recupero in mare. Erano alti 5,8 metri e larghi 80cm, con 900kg di peso al decollo.
Il primo lancio non guidato ci fu in estate 1938, il primo guidato nel 1939. Raggiunse i 12km di altezza.
A-4
A fine 1941 la tecnologia tedesca era matura per un’arma a razzo:
- motori a propellente liquido abbastanza potenti
- sistemi di stabilizzazione giroscopica affidabili
- conoscenza dell’aerodinamica a velocità supersoniche
- sistemi di direzione del getto resistenti alle alte temperature
L’A-4 era l’unico dei missili che aveva un carico utile, di circa 1.000kg: gli altri avevano solo strumenti di misura e carburante.
Il primo volo riuscito avvenne il 3 ottobre 1942: si raggiunsero 85km di altezza e 190km di autonomia nella direzione prestabilita, toccando i 1.322m/s (4.800km/h). Dornberger dichiarò:
Questo terzo giorno di Ottobre, 1942, è il primo in una nuova era nei trasporti: quella del viaggio spaziale.
La pressione della guerra spinse gli alti comandi a richiedere subito una produzione di massa. Ci furono però molti altri fallimenti dopo il primo successo: gli scienziati insistevano che l’A-4 non era pronto, a parte Von Braun che insisteva con la Commissione Bombardamenti a Lungo Raggio che il progetto era praticamente funzionante.
Anche dopo che Hitler vide il filmato del lancio, un elenco ufficiale delle parti necessarie per un A-4 completo non venne stilato fino alla seconda metà del 1944.
La Tecnica
Gli Aggregat usavano una mistura di etanolo (75%) e acqua (25%) detta B-Stoff o Idrazina come carburante e ossigeno liquido (A-Stoff) come comburente, pompate attraverso circa 1.200 forellini nella camera di combustione (o fornace) per ottimizzare la commistione, rispettivamente al 74% e 26%.
L’idrazina passava prima intorno alla fornace per raffreddarla (e scaldare l’idrazina), unraffreddamento rigenerativo teorizzato da Tsiolkovsky e da Goddard e progettato da Eugene Sanger per il SilberVogel : il processo limitava la temperatura della fornace ai 2.500 – 2.700 gradi di combustione.
L’iniezione nella fornace avveniva tramite una turbopompa alimentata dal vapore prodotto da una soluzione al 66% di sodio permanganato e perossido di idrogeno (80%) , simile ai motori Walther della Kriegsmarine. L’Idrazina veniva fatta colare lungo la fornace per ridurre la temperatura all’uscita, e la sua combustione provocava la lunga piuma bianca di fumi tipica delle prime V-2.
La turbopompa riduceva la pressione necessaria per i serbatoi di A-Stoff e B-Stoff, che davano 65 secondi di autonomia massima, permettendo all’A-4 di raggiungere in media 80km o anche di più per inerzia.
Le posizioni di lancio erano studiate per sapere la distanza e l’azimut del bersaglio: la pinna n.1 era allineata con l’azimut e il sistema di guida LEV-3 (il più usato) era regolato con la distanza. Il LEV-3 era un sistema inerziale, con un giroscopio orizzontale e uno verticale per stabilizzare il missile e un PIGA (Pendulous Integrating Gyroscopic Accelerometer) per spegnere il motore alla distanza voluta. Nel 20% delle V-2 erano usati radio controlli come il Leitstrahl, che da bunker lungo il percorso ricevevano impulsi per aggiustare la rotta dei missili.
Il PIGA venne inventato da Fritz Mueller appositamente per le V-2: sostanzialmente era un giroscopio assiale al razzo, con un contatto elettrico basculante. Ruotando sull’asse si apriva un contatto e partiva un motore di torsione che controllava le alette contrastando la rotazione.
La rotazione del basamento veniva usata per calcolare la velocità, e quindi il momento di spegnere il motore ed iniziare la caduta.
Fino a marzo 1944 molti A-4 esplodevano in aria (air burst) specialmente al rientro in atmosfera. Si risolse con i “pantaloni di stagno” cioè un tubo metallico che avvolgeva e rafforzava la parte anteriore del missile, riducendo di molto la probabilità di air burst.
Di solito le V-2 lanciate avevano una pittura mimetica, mentre quelle che si vedono nelle immagini sono quelle di test, a scacchi bianchi e neri per controllare una eventuale rotazione del razzo su sè stesso.
La testata era di circa 740kg di Amatol 40/60, cioè 60% TNT e 40% nitrato di ammonio: ciò riduceva di poco la velocità di deflagrazione del TNT, ma aumentando l’energia emessa grazie all’apporto di ossigeno del nitrato di ammonio. Un vantaggio dell’amatol è che per produrlo si possono riadattare apparecchi e sostanze dell’industria di conserve alimentari, ed è più stabile da immagazzinare e trasportare del TNT puro.
L’Impiego
5.200 A-4 furono prodotti fino alla fine della guerra, di cui circa 3.200 lanciati verso obiettivi essenzialmente civili, determinati dal corso degli eventi: 1.400 in Regno Unito, 1.700 in Belgio.
Le vittime non furono molte, anche perché i primi esemplari non erano guidati e la precisione era scarsa. Con il tempo la precisione migliorò, arrivando a un raggio di 10km dall’obiettivo ad aprile 1945.
I primi lanci furono l’8 settembre 1944 verso Parigi e Londra.
Il boom sonico venne identificato al volo (è il caso di dirlo) da Reginald Victor Jones, il fisico che aveva inventato le “finestrelle”, ovvero le strisce di stagnola lanciate per confondere i radar.
Il governo britannico attribuì le esplosioni a condutture del gas malfunzionanti, ma per la strada le soprannominarono subito le “condutture volanti”. A novembre Hitler annunciò ufficialmente l’offensiva e Churchill dovette fare lo stesso: a quel punto il soprannome divenne “big ben”.
All’inizio si voleva lanciare gli A-4 da bunker corazzati, ma da novembre 1943 l’operazione Crossbow colpì tutti i siti utili per bombardamenti a lungo raggio: si usarono quindi depositi sotterranei con convogli di camion che trainavano i Meillerwagen con sopra i missili, che in posizione venivano sollevati e lanciati. Solo un Meillerwagen venne visto in azione per puro caso, senza poterlo colpire, durante l’operazione Bodenplatte (piastrella) a gennaio 1945.
I Meillerwagen erano detti così anche in documenti ufficiali dal nome del fornitore principale, la Meiller-Kipper GmbH. Di solito si lanciava dala radura di una foresta, perchè gli alberi garantivano il camuffamento e proteggevano il razzo da colpi di vento alla partenza, preferibilmente poco prima del tramonto.
Dal sollevamento alla partenza, includendo il rifornimento, passavano fino a 90 minuti. Ogni convoglio aveva tre gruppi da 39 uomini e portava fino a tre missili: doveva lasciare il sito di lancio entro 30 minuti dall’ultimo lancio e presentare un rapporto completo su ogni singolo lancio.
Nei depositi temporanei si immagazzinavano i materiali trasportati separatamente (amatol, idrazina, A-Stoff) per completare da 20 a 30 A-4, che veninvano lanciati in pochi giorni: una statistica rilevò che razzi sparati con materiale immagazzinato oltre pochi giorni avevano una più alta probabilità di fallimento.
L’unico impiego tattico dell’A-4 fu per l’abbattimento del ponte di Ludendorff, l’unico rimasto sul Reno a Remagen: si lanciarono undici V-2 di cui però solo una arrivo entro un chilometro dall’obiettivo. Non si usò la guida radio perchè orientata verso Anversa e non si poteva ridirigere.
Speer più tardi rimpianse che ogni A-4 usava le risorse bastanti per un buon caccia, e lo sviluppo ne sottrasse altre a progetti come gli aerei a reazione o i razzi antiaerei terra-aria o aria-aria, che si erano dimostrati efficaci.
Contromisure
Le V-2 scendevano da 100km di altezza raggiungendo 3.500km/h a livello mare, quindi l’attacco in aria era escluso: essendo poche quelle radioguidate, non si poteva disturbare i segnali.
La contraerea sparava fino a 300mila colpi per ogni razzo: i proiettili che ricadevano facevano più danni dei missili. Si provò con proiettili che esplodevano in volo e poi con una copertura contraerea diversa per ridurre i colpi usati prevedendo il punto di caduta con una certa precisione: a marzo 1945 l’80% delle V-2 cadeva dove previsto, ma per aprile gli attacchi erano cessati. Le prove del nuovo sistema indicavano che servivano 2.000 colpi per avere una probabilità su 60 di colpire un A-4.
Gli attacchi alle basi di lancio non ebbero successo: molte erano mobili e in un caso invece di colpire la foresta la RAF colpì il paese olandese vicino, uccidendo più di 500 civili. Churchill in persona chiese “una spiegazione dettagliata per questa stroardinario errore di mira”.
Piani Futuri
Projekt Schwimmweste (letteralmente giubbotto da nuoto, o di salvataggio) era di una piattaforma di lancio per sommergibili, ma non ne esistevano di abbastanza grandi. Ne fu quindi progettato uno senza equipaggio, detto Prüfstand XII , da trainare con un altro sommergibile che doveva poi farlo emergere e far partire l’A-4, facendone il primo SLBM (Submarine-Launched Ballistic Missile) della storia.
Ne furono ordinati tre per bombardare gli USA: sia Hitler che Speer ne fecero cenno nei loro discorsi. La paura fu tale che quando un gruppo di undici U-Boote venne avvistato vicino alla costa orientale partì l’Operazione Teardrop: furono cacciati indietro con un massiccio spiegamento di forze e cinque vennero affondati. Si scoprì poi che nessun Prüfstand XII era stato usato in quella azione, ed uno solo era stato costruito.
L’A-6 era un A-5 (una copia in scala dell’A-4) con diversi tipi di propellente, per vari test.
L’A-7 era un modello di prova per la Kriegsmarine.
L’A-8 era un A-4 “allungato” che doveva usare carburanti più convenzionali e “gestibili” come l’acido nitrico e il cherosene. Influenzò poi i razzi francesi Véronique (da Vernon-Electonique, l’azienda e il luogo di produzione) e Diamant.
L’A-9 doveva avere motori più potenti e vere e proprie ali, per planare al rientro nell’atmosfera e arrivare più lontano. Una bozza presentata a Hitler nel 1940 (Amerika Rakete) da Dornberger venne poi sospesa. A fine 1944 si modificarono alcuni A-4 con delle alette aggiuntive, chiamandoli A-4b per “sollecitare” tutte le scarse risorse disponibili.
Nei due test effettuati (solo parzialmente riusciti) si calcolò che poteva raggiungere i 750km di distanza. Per arrivare in America si era pensato ad un primo stadio, detto A-10, per portare l’A-9 in quota: fu l’abortito Projekt Amerika del 1944.
Studi concettuali di Von Braun furono l’A-11 (Japan Rakete) un terzo stadio con 300kg di carico utile in grado di raggiungere un’orbita bassa, e l’A-12, un quarto stadio con un carico utile di 10 tonnellate in orbita stazionaria.
Messaggi dell’ambasciata giapponese in Germania parlavano di due sommergibili con i pezzi di dodici A-4 arrivati a Giacarta a dicembre 1944, di cui non si è saputo più nulla. Un tecnico civile venne spedito più tardi sempre via sommergibile, ma a guerra finita in Europa non aveva raggiunto il Giappone.
Lo Spionaggio
A settembre 1944 un A-4 finì nel fiume Serooskerke per una svolta sbagliata dell’autista del camion: gli Olandesi fecero delle foto di nascosto e le mandarono agli Inglesi.
Gli Inglesi, come già fatto per le V-1, fecero filtrare false informazioni per far pensare ai Tedeschi che le V-2 finissero oltre Londra: ebbero successo, e molte delle successive finirono nell’area molto meno popolata del Kent.
La maggioranza degli A-4 uscì dalla Mittelwerk con il lavoro forzato dei prigionieri del campo Mittelbau-Dora, di cui tra i 12.000 e i 20.000 morirono durante la guerra. Tra questi numerosi erano i Polacchi, tra cui gli informatori dell’Armja Krajowa (esercito nazionale).
Come anche per le V-1 questi avvisarono gli Inglesi: l’operazione Hydra tuttavia ralllentò i lavori solo di poco. Intanto Himmler aveva preso il controllo e attrezzato una base a Blizna, in Polonia del sud, fuori portata dei bombardieri alleati.
Era un’area abitata: aumentarono avvistamenti e danni ai dintorni, ma soprattutto i Polacchi recuperarono pezzi di V-2 arrivando prima dei Tedeschi nelle paludi circostanti il fume Bug. Il 20 maggio 1944 un razzo atterrò intero senza esplodere:, venne nascosto, smantellato ed esaminato a Varsavia. Il tutto fu spedito agli Inglesi con l’operazione Most (ponte) III: un C-47 partito da Brindisi atterrò su un campo abbandonato il 25 luglio. Il terreno e il peso del carico erano tali che ci vollero tre tentativi per farlo ripartire.
Gli Inglesi speravano di poter capire come confondere la guida radio delle V-2, ma nel razzo polacco non c’era. Poco dopo però ottennero dalla Svezia i resti dell’A-4 esploso sopra Bäckebo, tra cui il ricevitore radio controllato FuG 230 Straßburg, ed esaminando i pezzi Goddard trovò numerose soluzioni di sua invenzione.
Dopo la Guerra
Già nel 1943 i Tedeschi avevano richiamato tutti i tecnici per proseguire le ricerche scientifiche e opporre una superiorità tecnologica a quella numerica, soprattutto verso est: olo a Peenemünde fino alla fine della guerra arrivarono più di 4.000 persone.
Tutti furono profilati politicamente e ideologicamente: una lista di personale affidabile fu compilata da Werner Osenberg, capo della Wehrforschungsgemeinschaft (società per la ricerca militare). A marzo 1945 un tecnico polacco trovò pezzi della lista in una tazzabagno dell’università di Bonn, e la fece avere all’MI6 inglese che a sua volta la comunico all’OSS americano.
Le potenze vincitrici si stavano già preparando per la Guerra Fredda e catturare scienziati tedeschi serviva ad assicurare le proprie ricerche a scapito degli ex alleati, oltre che dei Tedeschi stessi.
Operazione Paperclip
L’operazione americana fu autorizzata ad Agosto 1945 ma era già in atto all’armistizio europeo dell’8 maggio, sia per battere sul tempo Inglesi, Francesi e Russi che per evitare le condizioni ufficiali: in base agli accordi di Potsdam e Yalta Truman aveva esplicitamente escluso “membri non solo nominali del partito nazista o che avessero sostenuto il suo militarismo”, quindi per esempio lo stesso Von Braun.
La JIOA (Joint Intelligence Objectives Agency) costruì quindi biografie “pulite” per far entrare segretamente i tecnici negli USA. Il nome dell’operazione viene dalle graffette (paperclips) con cui queste biografie venivano allegate ai dossier: all’inizio si chiamava Overcast, e prevedeva cattura e interrogazione dei tecnici per conoscere lo stato di avanzamento delle tecnologie e quanto ne sapevano i Giapponesi o altre potenze ostili.
Landshut in Baviera, vicino a Dachau, era il campo principale di detenzione, anche se molti vennero distribuiti in paesini: le persone aumentarono però così tanto che l’operazione fu rinominata ed il personale spostato. Landshut fu comoda sia per intervenire in Sassonia e Turingia, che sarebbero state sotto occupazione sovietica dal 1mo luglio 1945, sia per “ripulire” la zona francese del Baden-Württemberg dagli scienziati nella ricerca nucleare tedesca, con la missione Alsos.
Fino al 1947 l’operazione Paperclip evacuò 1.800 tecnici e 3.700 familiari negli USA. Fino al trasferimento dovevano presentarsi alla polizia due volte a settimana.
Avevano uno stipendio ma non avevano laboratori: molti presentarono denunce contro gli USA per violazione delle leggi di guerra, e ricevettero 69.5 milioni di Reichsmarks come indennizzo. Poco dopo però venne introdotto il Deutsche Mark che valeva 10 Reichsmarks: le somme depositate, che erano state congelate, persero valore.
Ci fu anche un piano per trasferire scienziati tedeschi nel Terzo Mondo, noto in Germania come Urwald-Programm (Programma Giungla) che però non andò in porto.
Operazione Backfire
Gli Inglesi raccolsero parecchio materiale con il consenso americano: circa 8 A-4 completi, divisi in circa 250mila pezzi diversi, inviati a Cuxhaven dove si preparavano dei lanci di prova.
Il personale tedesco venne usato per il montaggio e la preparazione, quasi sempre volontariamente, e gli Inglesi provarono a reclutare per il loro programma missilistico anche soldati che erano già in procinto di andare negli USA.
Le parti più difficili da trovare furono le batterie per i giroscopi.
Fino a ottobre 1945 vennero organizzati quattro lanci di A-4 davanti a personale alleato, e non tutti andarono bene: per far prima il personale tedesco continuò ad usare il proprio materiale ed uniformi, e le riprese di questi lanci vennero spesso scambiate per documentazione tedesca prodotta durante la guerra.
Operazione Osoaviakhim
I Sovietici concentrarono lo spostamento di più di 2.000 tecnici e delle loro famiglie il 22 ottobre 1946: il nome dell’operazione deriva dalla sigla di associazione paramilitare russa, che significa Unione delle Società di Assistenza alla Difesa e alla Costruzione Aeronautica e Chimica dell’URSS. La data venne scelta per non interferire con le elezioni in Germania Est del 20 ottobre, in cui il Partito di Unità Socialista comunque perse.
Ci vollero 92 treni solo per spostare le famiglie, tra 10 e 15mila persone compresi mobili e suppellettili, ma si spostarono anche macchinari e documentazione non solo militare: ad esempio solo 582 macchine di produzione della Carl Zeiss AG rimasero in loco, su circa 10.000, causando poi danni alla produzione della zona di occupazione sovietica.
I tecnici ottennero stipendi pari alle controparti sovietiche, che per la Germania occupata erano allettanti: non gli venne però data alternativa. Tra loro c’ercano circa 250 tecnici di Peenemunde che nel 1947 progettarono lo R-1, copia sovietica dell’A-4. La direzione era di Sergei Vorolev, capo dell’OKB-1 (Ufficio Progetti Speciali 1, più tardi S.P. Korolev Rocket and Space Corporation Energia). Immediatamente dopo iniziò il lavoro sugli autoctoni (E più grandi) R-2 e R-5, sempre basati sui progetti dell’A-4.
- Reginald Victor Jones (en.wikipedia.org)
- Aggregate (rocket family) (en.wikipedia.org)
- Aggregat 4 (de.wikipedia.org)
- Inertial navigation system (en.wikipedia.org)
- A4/V2 Mobile Firing Operations 1944-45 (v2rocket.com)
- The first V-2 and the dawn of the Space Age (donaldedavis.com)
- Leitstrahl Bunker (v2rocket.com)
- The Oslo Report 1939—Nazi Secret Weapons Forfeited (v2rocket.com)