Warcraft è stato uno dei giochi più importanti degli anni ’90 e ha segnato l’immaginario di un’intera generazione di videogiocatori, regalando emozioni paragonabili alla prima lettura di Il Signore degli Anelli.

Nel 1995, per un ragazzino col moccio al naso com’ero io, potersi sedere davanti al PC, mettersi al comando di un’intera razza e decidere le sorti di un grande mondo fantasy era qualcosa di spettacolare.

I programmatori della Blizzard, poi, avevano saputo distillare la storia in un crescendo di complessità e difficoltà che ti teneva letteralmente incollato allo schermo per ore.

 

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La storica cover del gioco originale.

Per me, l’avrai capito, Warcraft è un pezzo di storia (e di cuore).

 

È quasi incredibile pensare ad una saga di videogame dalla storia talmente lunga e variegata che, mentre il capostipite è reperibile in alcuni siti web di abandonware, continuano ad uscire espansioni per il fenomenale cavallo di razza del gioco online, World of Warcraft.

La prossima è prevista tra pochi mesi, poco dopo l’uscita mondiale del primo film cinematografico: Warcraft – L’inizio.

Già, il film. C’è poco da dire: oltre a rappresentare il culmine del successo per un prodotto che ha segnato l’immaginario videoludico per più di vent’anni, può davvero essere il primo di una serie di opere che portano degnamente i videogiochi al cinema.

 

 

Non vorrei sbilanciarmi, ma la pellicola diretta dal figlio di David Bowie, il bravo Duncan Jones (i gioiellini Moon e Source Code sono suoi) potrebbe persino – se tutto va bene – rappresentare per il mondo del cinema e il pubblico di massa una saga che raccoglie lo scettro proprio di Il Signore Degli Anelli.

Ma sto correndo troppo…

 

 

 

Un po’ di alla Storia (con la maiuscola)

In principio fu Warcraft: Orcs and Humans. Uno strategico in tempo reale (RTS) dalle tinte fantasy e con una storia già ben precisa e strutturata.

Erano i tempi dei pc 386 con 4 megabyte di RAM.

Santo cielo, in questo momento mi sento davvero come un vecchio stregone che sta raccontando un’arcaica leggenda. Brutto invecchiare, eh?

 

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“C’era un gran Castello nella contea di Camelot…” No aspetta, quella è un’altra storia.

 

L’intro ci presentava un mondo sull’orlo del baratro, in cui gli umani si trovavano a fronteggiare qualcosa di sconosciuto e tu, nei panni di un comandante non ancora esperto, ti ritrovavi a capo di un pugno di uomini in un angolo remoto del Regno.

Il primo passo di un lungo viaggio che ti avrebbe portato a fronteggiare le peggiori minacce che il genere umano avesse mai affrontato…

Ambientato nel regno di Azeroth, Warcraft gettava le basi di una grande storia e ci dava l’opportunità di vestire i panni sia degli uomini sia degli orchi, in una battaglia all’ultimo sangue per la (ri)conquista del mondo.

Gli orchi provengono da un altro mondo, chiamato Draenor. Il loro passaggio attraverso un portale (il maledetto Portale Oscuro che ritroveremo a più riprese) è il frutto del piano di forze demoniache che hanno corrotto importanti figure da una parte e l’altra della barricata.

L’Orda degli Orchi è stata creata dalla Legione Infuocata, mentre il demone Sargeras – vero burattinaio della storia – ha “costretto” l’ultimo Guardiano di Tirisfal, l’umano Magus Medivh, ad aprire il portale assieme allo stregone orchesco Gul’dan, già suo succube.

Ovviamente per godere appieno dell’esperienza di gioco si dovevano vestire i panni sia degli umani che degli orchi e portare a termine tutta la storyline.
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“Entra nell’esercito, vedrai luoghi ameni e soleggiati!”

 

Questa filosofia del “mettersi nei panni” delle diverse razze è sempre stata una caratteristica fondante del mito di Warcraft, un elemento che torna anche nel film, dove il punto di vista è quello di entrambe le forze in gioco.

Con una dozzina di missioni a testa, Orcs and Humans ci ha fatto familiarizzare con un sistema di gioco che era stato portato alla ribalta dal bellissimo Dune 2 (1992) caposaldo firmato Westwood Studios.

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“Entra nell’Orda, stazionerai in luoghi ameni e soleggiati!”

 

Un real-time dove bisognava raccogliere le materie prime, trasformarle in moneta sonante e poi convertirle in beni, servizi, strutture e “forza lavoro”, ovvero braccianti e militari.

Perché Warcraft ci ha insegnato anche questo: gestire le risorse, avere pazienza e capire come investire al meglio le nostre scarse disponibilità economiche.

Meglio due cavalieri o un arciere? Non dovrò aspettare troppo per averlo a disposizione? E se mi attaccano? Ehi, e quei contadini dove cavolo stanno andando a tagliare la legna…? Tornate qui!

La varietà delle missioni, che andavano dall’esplorazione al recupero di truppe da campi nemici, a vere e proprie campagne di sterminio di nemici o assassinii mirati, era la forza del gioco, con una storia che si srotolava magistralmente, come una pergamena, sotto i nostri occhi.

Anche i personaggi a disposizione aumentavano in maniera esponenziale e intelligente, fino ad arrivare alle ultime missioni con pieni, spettacolari poteri magici a disposizione.

Niente però mi toglie dalla testa che gli Orchi avessero una potenza devastante ben superiore agli umani, quando alla fine si entrava nel campo della stregoneria!

 

 

Victory!

Da sottolineare che Warcraft fu anche uno dei videogiochi che diedero impulso al multiplayer online, con migliaia di persone che negli USA e poi in Europa si convinsero ad affrontarsi via modem.

Il successo fu immediato e inarrestabile. Le riviste di videogiochi furono rapite dalla grafica dettagliata, colorata e fumettosa, dal sistema di gioco semplice e preciso, dalla trama profonda e avvincente.

I ragazzi della Blizzard avevano tirato fuori il loro coniglio dal cilindro.

 

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“Ok ragazzi: missione di oggi: catturare un dannato coniglio”

 

Warcraft: Orcs and Humans è stato il primo tassello di una storia che ha visto due sequel diretti con relative espansioni, il MMORPG più famoso e giocato della storia, World of Warcraft, milioni di giocatori, migliaia di personaggi, giochi da tavolo, giochi di carte, libri, fumetti, action figures e chi più ne ha, più ne metta.

Come ogni grande storia, non poteva non esserci anche la rivalità dichiarata.

Nel 1995-1996 il mondo si divideva in due fazioni: chi adorava Warcraft e chi preferiva lo strategico in tempo reale dei Westwood, il mitico Command & Conquer.

Quasi inutile dire da che parte fossi io (fantasy 4 life!) ma nonostante questo, mi sono giocato i due titoli da cima a fondo con grandissima soddisfazione.

Se non lo hai mai fatto, è il momento buono per recuperare una bella fetta di storia dei videogiochi e perdere qualche giornata (e diverse notti!) a salvare il destino del regno di Azeroth.

In fondo, ogni grande viaggio inizia con un primo passo, e Warcraft è un videogioco invecchiato benissimo.

 

Appena chiuso Word, infatti, torno a farci una partitina… per capire quanto sono arrugginito!

 

Nella diapositiva: partitine notturne (emulando il DOS)

Nella diapositiva: partitine notturne (emulando il DOS)

 

Ma sono in buona compagnia: scommetto che una missione ogni tanto se la rigiocano anche i tizi della History of Science and Technology Collections della Stanford University, che ormai una decina di anni fa decisero di inserire Warcraft nella rosa dei dieci videogiochi più importanti della storia da preservare.

Una lista che lo vede marciare assieme a capolavori videoludici assoluti e senza tempo come Zork, Tetris, Civilization, Sim City, Doom e Sensible World of Soccer (e sì, ognuno di questi titoli si meriterebbe un articolone a parte su Lega Nerd, lo so!)

 

 

Finezze & Speranze

Oh, voglio sottolineare un’ultima cosa: una delle finezze che Blizzard ha avuto, fin dal principio, è stata quella di aggiungere un pizzico di umorismo: leggendarie erano le riposte più o meno sarcastiche, o le battute divertenti che i vari personaggi pronunciavano se gli si cliccava più volte addosso.

Non so come sia andata a finire questa prassi – ammetto candidamente di essere a digiuno di World of Warcraft da circa… uhm, dieci anni. Ma sarebbe un peccato se la saga avesse progressivamente perso quel pizzico di ironia di fondo che la permeava, tra tutte le battaglie e il sangue.

Ora non resta che sperare nell’epica trasposizione cinematografica, che tra l’altro dovrebbe raccontare proprio la parte di storia che racconta Warcraft: Orcs and Humans, quella della Prima Guerra.

 

 

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