Se vogliamo trovare un fil rouge nei 40 anni di carriera artistica della fotografa Mary Ellen Mark è la schiettezza dei suoi scatti; le sue foto hanno sempre raccontato una verità cruda e disincantata, persino brutale, i soggetti sono spesso giovani costretti a vivere in condizioni durissime.
Non mi piace fotografare i bambini come fossero bambini, mi piace vederli come adulti, per quello che sono veramente. Cerco sempre di cogliere quel lato, quel bagliore di chi potrebbero diventare.
Non fa eccezione la foto scattata nel 1990 per un reportage di Life nel North Carolina, dove una bambina di nome Amanda Marie Ellison viene ritratta assieme alla cuginetta Amy. La foto risulta scioccante per ovvi motivi:
Amanda ha 9 anni, ha il trucco pesante, le unghie finte, fuma e si atteggia come un’adulta.
Oggi Amanda è adulta davvero e, dopo la morte della fotografa meno di anno fa, nel maggio del 2015, un team della stazione radio NPR ha cercato di rintracciarla, come è avvenuto per la ragazza afgana di McCurry. Amanda, che oggi ha 34 anni e vive ancora nel North Carolina, ricorda ancora quel giorno, che per lei è rimasto indelebile:
Quando Mary Ellen Mark è arrivata ho pensato che avrei potuto attirare l’attenzione che desideravo, che avrei potuto cogliere l’occasione per andarmene e cambiare la mia vita, ma così non è stato.
All’epoca Amanda viveva in un complesso abitativo povero chiamato “Sin City”, dove molti dei residenti erano tossicodipendenti. Amanda ricorda di aver cominciato a fumare intorno all’epoca in cui è stata scattata la foto.
All’età di 11 anni è stata data in affidamento, prima di diventare anche lei dipendente alle droghe pesanti all’età di 16 anni. Amanda ha passato anche del tempo in prigione, anche se dice che ora la sua vita è migliorata. Dopo aver lavorato assieme in diverse sessioni fotografiche Mary e Amanda hanno stretto un legame, anche se in seguito non si sono più riviste. Amanda pensa che Mary sarebbe stata contenta di sapere che è riuscita ad arrivare all’età adulta.
Come la storia di Amanda, tantissime altre storie d’infanzie sfortunate hanno trovato voce attraverso le foto di Mary Ellen Mark, forse perché, come lei stessa ha detto in un’intervista per Vogue del 1993, si è sempre sentita uno spirito affine: Sono sempre stata una bambina problematica. Ero emotiva, scapestrata e ribelle a scuola. I bambini meno avvantaggiati mi commuovono, sono molto più interessanti dei bambini che hanno tutto. Hanno un sacco di passione e una volontà di ferro.
Nel approcciarsi ai suoi soggetti ha sempre scelto di mettersi il più possibile nelle loro scarpe, passando una notte o un giorno con loro per osservare le loro vite. La sua missione era innanzitutto crearsi una sensazione personale della realtà dietro le sue foto, in modo da poterla trasmettere attraverso le immagini a tutto il mondo.
Sento un’affinità con le persone che non hanno avuto la grande svolta in società. Sto sempre dalla loro parte. Forse li trovo più umani.
Che si tratti di una prostituta tossicodipendente di 14 anni di Seattle, o una ragazzina di strada in Turchia, o ancora prostitute in India, o eroinomani di Londra o pazienti psichiatrici, Mary Ellen Mark ha sempre focalizzato il suo sguardo sulle vite di chi ha vissuto ai margini della società. Assieme al marito regista Martin Bell ne ha raccontato le storie; non fermandosi mai nel ruolo di semplice spettatrice, usando il proprio lavoro per attirare l’attenzione su chi viene di solito trascurato e lungo il percorso, anche trovando la bellezza nei posti più inaspettati.
- Mary Ellen Mark (sito ufficiale)
- via Konbini