Dopo una settimana di pausa torna il Must See più scoppiettante che mai! A cavallo tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, vogliamo far festa a suon di puro rock e dei magici anni sessanta con I love radio rock (The Boat That Rocket) di Richard Curtis.
Se siete degli amatori della radio e il vostro rito quotidiano, compreso la notte di capodanno, è sintonizzarvi sulla vostra stazione radio preferita, questo film deve assolutamente essere presente nella vostra collezione; per lo meno, essere visto un paio di volte.
Classe 2009, in bilico tra speranza e crescita, voglia di ribellione ma soprattutto cambiamento. I Love Radio Rock, titolo come al solito sbeffeggiato dalle traduzioni italiane che fa perdere totalmente la doppia valenza dell’originale, racconta le fila del fenomeno delle radio pirata negli anni sessanta nel Regno Unito che hanno totalmente cambiato il mondo della musica via radio.
Possiamo anche solo immaginare un mondo dove la musica è limitata a soli 45 minuti al giorno di leggera? Certo che no, per noi ora come ora è follia. Eppure un tempo era così, e tutti i grandi successi dell’epoca d’oro del rock ‘n roll erano marchiati “a fuoco” come pornografia.
Eppure un gruppo di rivoluzionari ha saputo guardare al di là del naso dei perbenisti inglesini, passando pura musica rock e pop 24h su 24h da una nave ancorata nel bel mezzo del mare del nord. Qui non ci sono eroi in tutina o con destrieri bianchi, ma piuttosto dei veri e propri “cattivi” in pieno stile dandy, dalla parolaccia facile e il vizio incontrollato.
Ferventi credenti nella parola del rock, per nulla intimoriti dalla legge e con il solo obiettivo di invadere case e pensieri ribelli di tutto il mondo, o almeno di tutta l’Inghilterra.
Sono le 21:00 e tutti i barbogi del pianeta seduti sul sofà, sorbiscono sherry mentre quelli che amano il rock and roll sono pronti a rockare e rolleggiare ancora una volta. Siete su Radio Rock e io sono il Conte. E conto su di voi per il conto alla rovescia all’estasi e al rock all day e all the night!
Richard Curtis, ispirandosi alla storia di Radio Caroline, emittente pirata fondata nel 1964 per raggirare il monopolio delle radio nel Regno Unito e della BBC, fonda la sua Radio Rock capitanata dall’eccentrico Quentin (Bill Nighy), anima della radio il luogotenente “Il Conte” (Philip Seymour Hoffman) e Ship Master “Dottor” Dave (Nick Frost). La ciurma si colora delle presenza più bizzarre, dal tenebroso e carismatico “Midnight” Mark (Tom Wisdom), all’esuberante ma sfigatello Simon (Chris O’Dowd), fino al silenzioso e “invisibile” Bob (Ralph Brown), oltre alle varie rubriche che vanno dal divertentismo al meteo.
On air. Off shore. Out of control.
Tra i passeggeri c’è anche il giovane Carl (Tom Sturridge), mandato dalla madre Charlotte (Emma Thompson), anni prima icona rock di sensualità, come apparente punizione. Quella di Carl è una vera iniziazione non solo al mondo della radio e della musica, ma alla vita stessa. Alcune delle tappe fondamentali all’interno della vita di un adolescente, investiranno il giovane ragazzo, tra le prime delusioni e i primi amori, fino a scoprire il vero intento di quella visita, tra un festino e una jem session, su quella nave assurda: trovare suo padre. Ma fra i tanti don giovani non proprio politicamente corretti, chi si sarà abbandonato in una notte bollente con la bella e spietata Charlotte?
Nel bel mezzo della lotta tra Ministero, capeggiato dal freddo e antiquato ministro Sir Alistair Dormandy (Kenneth Branagh) e il suo mastino Dominic Twatt (Jack Davenport), e radio pirata, arriva in “soccorso” di Radio Rock l’idolo e icona di tutti i deejay delle stazioni radio, “Il Re” Gavin (Rhys Ifans), vera e propria calamita per tutti gli sponsor e aziende paganti oltreoceano.
La vera magistralità che risiede in questa pellicola di Curtis, il quale si mostra essere ancora una volta tra i commediografi inglesi più geniali e capaci, non è tanto quella di fare un film musicale che parli della musica degli anni sessanta, anche perché su questo versante tra biografie e ricostruzioni possiamo veramente averne fino alla nausea, ma di fare un film che parli di chi sceglieva la musica, e come lo faceva, in quel periodo.
La musica, in questo caso, la possiamo considerare davvero un personaggio ma non la protagonista. È un elemento che entra prepotentemente, ma nel modo più sensato possibile, all’interno della scena ma senza esserne la vera protagonista. È chi lavora con quella musica a essere protagonista al cento per cento, senza esclusione di colpi. Un film che vuole essere vintage in tutto ciò che rappresenta, e non solo nei colori o nello stile dei personaggi, ma anche dal punto di vista della tecnica registica. Inquadrature a volte sporche, veloci e quasi mai precise. È leggibile un forte uso della telecamera a spalla con pochissimi, se non inesistenti, virtuosismi registici più tecnici e precisi.
Personaggi sopra le righe e volutamente stereotipati, dal più che auto-ironico ministro, all’ex-diva alcolizzata che finge di non sapere chi sia il padre di suo figlio, al modello di rock star della radio che ricalca icone come David Bowie, Jim Morrison, Mick Jegger, e via discorrendo tra i volti noti della musica rock.
I Love Radio Rock è un inno alla vita, un inno alla musica e alla libertà. Un film che sa divertire, emozionare, creare quella sana nostalgia ma anche ispirare parlando concretamente di ideali e di politica, spingendo i suoi personaggi fino alla morte.
Una rockeggiante protesta che ha dato i suoi frutti nei rivoluzionari e liberi anni sessanta e che Curtis omaggia con un cast assolutamente perfetto e una regia e sceneggiatura prive di sbavature o imperfezioni, che rende tutt’oggi inspiegabile il suo scarso successo nei botteghini UK.
Quentin: Non vi illudete, ci verranno a prendere.
Il Conte: Che ci provino!
Equilibrato nel suo eccesso. Colorato e psichedelico, sfrontato e coraggioso. I Love Radio Rock è una di quelle pellicole che andrebbero viste e riviste per svariati motivi, dal volersi perdere semplicemente nel genuino sound che ha fatto della musica e della radio un vero e proprio stile di vita, al lasciarsi trasportare da una commedia diversa dalle solite su una base profonda. Un must see perfetto per qualsiasi gusto!