Arriva su Netflix la serie tv dedicata all’ex-eroina Jessica Jones, tredici lunghe puntate di maratona che narrano le (non) gesta della protagonista dell’omonimo fumetto Marvel. Grande entusiasmo e attesa per il debutto di un prodotto che parte con le migliori intenzioni e finisce per deludere su quasi tutti i fronti.

Premetto che personalmente ho un grosso problema con la noia. Tendo ad essere categoricamente tagliente quando un film o una serie tv non riesce ad adempiere al suo ruolo principale, ovvero intrattenermi.

La mia recensione sarà quindi in parte frutto della mia intima delusione su questo fondamentale fronte, ma cercherò comunque di dare un giudizio obiettivo su tutti i fattori.

C’è da dire che Netflix è colpevole della delusione, poiché grazie a Daredevil aveva innalzato i miei standard di apprezzamento di trasposizioni di fumetti, adattandoli al mezzo e allo stile di riferimento, riuscendo a produrre una serie verosimile con il fattore wow all’interno di ogni puntata, che poi è quello che ti porta a continuare la visione di un telefilm.

 

 

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L’idea del personaggio di Jessica Jones poteva essere un buon espediente per presentare un personaggio femminile a tutto tondo, un’eroina, o ex, ma comunque in grado di riempire la scena come aveva fatto il “cugino” Murdock: un’affascinante impronta noir, con avvocati e investigatori avvolti dall’effetto nuvola di fumo, scotch in mano e dialoghi brillanti.

Se vi aspettate di vedere una serie tv di supereroi, non resterete per nulla soddisfatti.

Perché, come da sinossi, Jessica non è più un’eroina, ci prova qui e lì, ma sicuramente le sue abilità non sono al centro dell’attenzione come lo erano quelle degli Avengers o dello stesso Daredevil.

Gli stessi creatori parlano di un thriller psicologico piuttosto che uno show di supereroi, quindi toglietevi dalla testa quel tipo di serie tv.

La serie tv narra le indagini della protagonista con un classico sottofondo di trama orizzontale che in realtà si prende quasi tutto lo spazio, non riuscendo comunque a mantenere vivo il mio interesse.

Una grave mancanza di ritmo dove invece dovrebbe trovarsi un crescendo di colpi di scena, rivelazioni, climax.

Si prendono molto spazio, durante le prime 4/5 puntate, per descrivere ancora e ancora Jessica, che ha comunque una funzione, ma non può essere l’unico elemento che tiene in piedi la baracca.

Capiamo che esiste un villain cattivissimo, così malvagio da tormentarla anche un anno dal tragico “scontro” tra i due. Ma non temete, anche questo non ha niente a che fare col fattore supereroe, perché alla fine, sia l’una che l’altro, potrebbero anche essere persone comuni.

La sua storia è intima, personale, incentrata sul suo passato: tutto quello che fa è in funzione della sua vendetta.

Non è necessariamente un problema, alla fine Jessica non è una vigilante, non si interessa della sua città o della criminalità. La sua storia è più intima, personale, incentrata sul suo passato: tutto quello che fa è in funzione della sua vendetta.

 

 

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Jessica Jones è girato con poco interesse per il pathos visivo

Un problema che invece mi sta a cuore è di nuovo vincolato al vizietto che ci aveva regalato Daredevil, ovvero estrema cura tecnica per le inquadrature, i colori, i movimenti di camera.

Se nel primo c’era una ricercatezza artistica che era una vera gioia per gli occhi, Jessica Jones è invece girato con poco interesse per il pathos visivo, molto più vicino al girato di S.H.I.E.L.D., un ambiente decisamente poco epico nel quale sarebbe risultato fuoriposto un vero supereroe. Non so se sia una scelta stilistica o semplicemente sterilità artistica, sta di fatto che l’occhio vuole sempre la sua parte e qui di godimenti non ce ne sono.

I combattimenti sono un altro fattore deludente, girati coi piedi e con pochissima conoscenza delle potenzialità che si potrebbero cogliere.

Dopotutto Jessica i poteri ce li ha, se non volete incentrare la serie su quello, quando glieli fate usare create almeno qualcosa di spettacolare.

Questo problema vale per tutti gli altri superumani del telefilm: Luke Cage, l’uomo indistruttibile, era partito benissimo, combattendo scazzato, quasi annoiato, perchè tutti sono mooolto più deboli di lui.

Il secondo combattimento è già un macello, sembra quasi che faccia fatica, in una danza di piroette senza senso assolutamente non in linea con il personaggio. Il villain, Kilgrave, che ha un potere spettacolare, ce lo fa sudare costantemente e si rivela comunque sgonfio a conti fatti.

Jessica sa solo sbattere le persone al muro e saltare stile donna bionica.

Personalmente poi, i belli e dannati, i personaggi con il fattore dark knight, non mi sono mai piaciuti. E qui me li ritrovo tutti assieme.

La stessa Jessica incarna quelle caretteristiche lamentose che mi mandano a noia un personaggio. Perché appare troppo come un atteggio, una posa, elaborata in maniera superficiale e con tutti i cliché della bad girl che non mi aspetto in una serie tv contemporanea.

Murdock è un dannato come lei, ma nemmeno per un secondo si avverte quel peso plasticoso della pretenziosità. È una donna costruita male, una donna finta, troppo forte e arrogante nei momenti sbagliati e per nulla coordinata nelle situazione che lo chiederebbero. Paradossalmente sembra una figura femminile anni ’90, il contrapposto dell’uomo che non deve chiedere mai.

Tennant brilla in mezzo a una recitazione mediocre, col suo bell’accento inglese e i suoi sbrocchi che riempiono lo schermo.

Ovviamente, non serve sottolinearlo, Tennant brilla in mezzo a una recitazione mediocre, col suo bell’accento inglese e i suoi sbrocchi che riempiono lo schermo. E ci riesce malgrado una sceneggiatura davvero poco brillante. Ma insomma, cosa aspettarsi da Melissa Rosenberg? Dopo aver visto tutta la saga di Twilight, un po’ ci si rende conto che, a prescindere dalla fonte originale, c’è un piccolo intoppo di intenzioni creative.

Verso le ultime puntate si fa ancora più pesante il fattore allungamento del brodo: è una serie che poteva tranquillamente finire in 10 puntate. Anche perchè a quel punto di cattivone è stato abbondamente sviscerato e il tentativo di tirar fuori altri problemoni risulta imbarazzante.

 

 

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Per questi motivi son convinta che l’idea di base che ha portato alla realizzazione di una serie tv come questa abbia in qualche modo mancato il bersaglio che lo spettatore andava cercando.

Dalla storia del fumetto nascono dei chiarissimi contrasti sull’impronta principale della protagonista. Una donna usata e buttata via, colta perfino da Sindrome di Stoccolma, ne esce così confusa che gli Avengers la scambiano per una criminale.

Quando apre l’agenzia investigativa la sua attività è in stretta relazione con il mondo dei supereroi. Ritagliarle un universo più piccolo a mio parere peggiora l’impatto. Sicuramente è più gestibile, anche a livello di budget, ma sgonfia e snatura l’identità dell’eroina.

Ci sono telefilm a cui non fa bene una maratona completa, e Jessica Jones rientra tra questi.

Personalmente lo inserisco nella categoria delle serie che puoi guardare a cena o quando hai proprio finito tutte le altre possibilità di intrattenimento.

 

 

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