La narrazione cinematografica snatura il videogioco?

uncharted

Nei giorni scorsi Warren Spector ha attaccato i titoli di stampo cinematografico di sviluppatori quali Naughty Dog, Quantic Dream e Telltale accusandoli di limitare le potenzialità del medium videoludico, non favorendo lo storytelling collaborativo che è una delle unicità dei videogiochi

Di tutta risposta alle affermazioni di Spector è intervenuta Naughty Dog con tono pacato sottolineando che il medium oggi offre molta più varietà e diversificazione di generi rispetto al passato e che c’è quindi spazio per sperimentare qualunque cosa. Meno misurata è stata la reazione degli utenti che si sono scatenati nei commenti tra forum e siti di informazione video-ludica creando flame degni dei periodi di accesa console war!

 

warren_spector

 

Ma partiamo dall’accusatore:

chi è mai questo Warren Spector?

Non certo il primo burlone qualunque, lo sviluppatore statunitense può annoverare infatti tra le proprie creazioni titoli di culto per l’industria tra cui System Shock, Deus Ex e Thief: Deadly Shadows ma in tempi più recenti ha anche avuto scivoloni come i dimenticabilissimi Epic Mickey ed Epic Mickey 2: Le avventure di Topolino e Oswald.

Vista la deriva presa da alcuni sviluppatori di cui sopra negli ultimi anni dunque, la tesi di Spector è che i videogiochi dovrebbero essere trattati come tali, non come film interattivi, lasciando dunque più libertà al giocatore di creare la propria esperienza personale e di non limitarlo a fruire di una narrazione che segue binari predeterminati a monte.

 

 

L’accusa di Spector mira più alla forma dei giochi chiamati in causa che alla sostanza

Anche perché se analizziamo alcuni titoli degli sviluppatori da lui citati ci accorgiamo di quanto poco in comune abbiano a conti fatti ad esempio Uncharted ed un Heavy Rain o un The Wolf Among Us. L’unica cosa che accomuna questi titoli è appunto una narrazione di stampo cinematografico, resa possibile grazie alle nuove tecnologie a nostra disposizione, la quale però nulla toglie al macro genere cui essi appartengono. Per quanto concerne titoli Naughty Dog quali la saga di Uncharted The Last Of Us siamo di fronte a degli action game con un gameplay anche abbastanza frenetico e concitato, che oltre ad una grande componente esplorativa e di enigmi ambientali, condisce il tutto con intermezzi filmati di grande impatto e con storie che riescono a coinvolgere anche emotivamente il giocatore. Quantic Dream e Telltale Games hanno invece dettato nuovi canoni per il genere delle avventure grafiche, finite nel dimenticatoio dopo gli anni d’oro del “punta e clicca” per PC. L’occhio critico di un giocatore nostalgico cresciuto a pane e Monkey Island o Broken Sword non è certo quello di un giocatore novizio, questo ha però potuto fruire ancora oggi del genere dell’avventura grafica grazie a titoli come Heavy Rain The Walking Dead della Telltale, strutturato ad episodi proprio come le serie tv da cui spesso lo sviluppatore attinge utenza per i propri titoli.

 

 

Fermo restando i gusti personali di ciascuno, è un dato di fatto che questi titoli abbiano aperto la strada a nuove potenzialità del medium video-ludico

Fermo restando i gusti personali di ciascuno, è un dato di fatto che questi titoli abbiano aperto la strada a nuove potenzialità del medium video-ludico. Senza di essi infatti probabilmente non ci sarebbero state sperimentazioni degne di nota come Until Dawn di Supermassive Games o il titolo rivelazione Life Is Strange di Dontnod Entertainment, o ancora la pubblicazione ad episodi di Resident Evil: Revelations 2. Tornando al titolo dell’articolo dunque, la narrazione cinematografica snatura il videogioco? Direi proprio di no, tutt’al più ne arricchisce l’offerta creando talvolta nuova utenza che si avvicina al videogioco proprio grazie ai titoli sopra citati.

 

 

Sebbene questi stessi titoli presentino il più delle volte un enorme numero di finali alternativi basati sulle scelte effettuate proprio dal giocatore, nulla vieta ancora oggi l’esistenza di giochi in cui viene lasciata quasi totale libertà al giocatore di affrontare le vicende nei modi e nei tempi che preferisce, basti pensare a The Witcher 3: Wild Hunt o al tanto discusso Metal Gear Solid V: The Phantom Pain.

Ma a conti fatti, non è sempre lo sviluppatore a scegliere come finirà il gioco?

La critica di Spector presenta proprio qui il suo punto più fallace. Egli ha iniziato infatti a sviluppare negli anni ’90 su titoli quali Wing Commander e vari capitoli della serie Ultima ed è noto soprattutto per il suo lavoro nel fondere gli elementi dei videogiochi di ruolo con quelli degli sparatutto in prima persona, neanche tra i suoi titoli è però riscontrabile una totale libertà di plasmare la propria storia. Questo perché tale libertà assoluta non è propriamente caratteristica del videogioco, quanto più del gioco di ruolo inteso alla Dungeons&Dragons, ove concretamente sono i giocatori insieme al dungeon master a plasmare ogni evento.

 

 

Se l’obiettivo di Spector era quello di far notizia sicuramente è riuscito nell’intento

Se l’obiettivo di Spector era quello di far notizia sicuramente è riuscito nell’intento ma la questione sollevata ci da l’opportunità di riflettere sulle tante sfaccettature che l’industria video-ludica può offrire oggi. Il videogioco ha infatti silenziosamente e camaleonticamente cambiato pelle più volte negli anni recenti. Complice l’evoluzione tecnica e la diffusione di massa del medium oltre alla massiccia presenza di internet con l’online gaming abbiamo visto generi evolversi naturalmente ed altri cambiare del tutto, il multiplayer in locale soccombere in favore delle funzionalità online con una presenza sempre più forte di titoli che puntano tutto esclusivamente su questa feature come Titanfall o l’attesissimo Star Wars: Battlefront.

 

 

L’industria è andata avanti, il piccolo arbusto è diventato un enorme albero ramificato nelle più svariate direzioni e chissà in quante altre ancora si estenderà in futuro. In questo panorama così variopinto però, credo sia un bene che ci siano ancora videogiochi che vogliano raccontare una storia emozionante. In fin dei conti l’obiettivo di ciascuno di noi quando ci apprestiamo a prendere in mano un pad, è proprio quello di divertirci ed appassionarci con qualcosa che ci distragga dalla quotidianità!

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