Il mio vicino Totoro é uno dei primi film d’animazione di Hayao Miyazaki, tanto riuscito da trasformare la paffuta creatura (Totoro, appunto) nel logo dello Studio Ghibli.

Il racconto è una sorta di autobiografia di Hayao che, molto piccolo, trascorreva interi mesi nell’attesa che la madre, malata di tubercolosi spinale, tornasse a casa dall’ospedale. In uno di questi periodi Hayao fa vivere alle due ragazzine protagoniste del film (Mei e Satsuki) una delle sue classiche avventure infarcite di personaggi surreali e dei della natura.

Questo, ovvio, al netto dei complottisti di cartoni animati.

Perché secondo loro le sorelle sono morte e la madre le sta raggiungendo sull’altra sponda di Acheronte.

Ma per raccontarvi questa storia dobbiamo trasferirci nel mondo reale, negli anni ’60 nei sobborghi di Tokyo. Mettiamo a letto i bambini e aggiungiamo il tag BdS all’articolo (prego @itomi, al mio cenno cala la mannaia!).

 

 

 

L’incidente di Sayama

Siamo a Sayama (prefettura di Saitama), il primo maggio del 1961 e Yoshie Nakata scompare nel nulla mentre torna a casa.

il primo maggio del 1961, Yoshie Nakata scompare nel nulla

Per la ragazza, 16 enne, viene recapitata una richiesta di riscatto la sera stessa. Il giorno dopo, a mezzanotte, la sorella di Yoshie, Tomie, si presenta puntale all’appuntamento col rapitore con tanto di banconote false e polizia alle calcagna. La famiglia aveva infatti deciso di rivolgersi alle autorità nonostante la cifra richiesta dal rapitore non fosse affatto alta.

 

 

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il 4 maggio, il cadavere della giovane ragazza stuprata, viene ritrovato sepolto

Il luogo scelto per lo scambio è in aperta campagna e purtroppo qualcosa va storto. Nonostante effettivamente qualcuno, poco dopo la mezzanotte, si presenti l’affare non si conclude e l’uomo si dilegua nella vegetazione fuggendo alla polizia. Brutta storia però perchè poco dopo, il 4 maggio, il cadavere della giovane ragazza viene ritrovato sepolto nei pressi di una fattoria della zona. Prima di essere stata strangolata, dicono le analisi, la ragazzina è anche stata stuprata.

La polizia riesce a fare confessare Kazuo Ishikawa

La polizia, dopo alcune indagini e con mezzi più o meno leciti, riesce a ottenere una confessione da Kazuo Ishikawa, un giovane della zona che viene condannato all’ergastolo non solo per l’omicidio di Yoshie ma anche per una serie di rapimenti precedenti fino ad allora rimasti irrisolti.

 

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Ma la conclusione della vicenda è ancora oggi tutta da discutere.

Prima di arrivare alla confessione di Kazuo la polizia indaga su un certo Genji Okutomi, un vicino di casa della vittima. Su di lui però, che ha un gruppo sanguigno compatibile con l’assassino ed una calligrafia simile, viene ritirata ogni accusa quando si scopre che è impotente. E chissenefrega delle voci di quartiere che raccontano di un triangolo amoroso tra lui, Yoshie e Tomie. E poi ormai è troppo tardi, che ce ne facciamo di un morto? Genji si è suicidato il giorno dopo il ritrovamento del cadavere di Yoshie. Così gli investigatori ripiegano, appunto, su Ishikawa che viene messo sotto torchio. Fino ad ottenere una confessione che, alcuni, dicono essere però poco credibile. A sua difesa esistono infatti numerosi dubbi a partire dalle prove rinvenute sul luogo del delitto, passando per i testimoni e arrivando fino alla calligrafia.

Ma intanto Yoshie non c’è più, così come Tomie che si è suicidata.

Ma intanto Yoshie non c’è più, così come la sorella. Che si è suicidata, si dice, in seguito allo shock per l’accaduto. Un suicidio che ancora oggi non convince del tutto: se fossero vere le storie di paese? Le due ragazzine se la intendevano con Genji: questo spiegherebbe come mai l’uomo misterioso fiutò la trappola della polizia e scappò nel bosco. Fu Tomie, coinvolta nel fatto, a dirglielo. Il rapimento poi degenerò in omicidio e i due non riuscirono a farsene una ragione, uccidendosi.

 

 

Il mio nemico Totoro

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Ah beh ora i conti tornano, entrambe le storie hanno come protagoniste due sorelle ed entrambe sono in Giappone.

Vuoi vedere che i complottisti hanno ragione?

No ovviamente. Ma la storia è affascinante quindi proseguiamo. I maligni vedono parecchie analogie tra le 2 storie ed effettivamente in molti casi hanno ragione. Ma vediamole una per una, ci penseremo dopo a farne un cineforum.

 

Spoiler Alert
Se non avete visto il film non andate oltre, è bellissimo e merita di essere visto senza che io vi rovini la trama.

 

 

 

Il Nome

Innanzitutto il nome delle due sorelle: Mei e Satsuki sono nomi che, più o meno direttamente, richiamano il mese di Maggio (il primo in inglese, il secondo in giapponese arcaico), mese in cui è avvenuto l’incidente.

Ma non solo!

(Si ragazzi, pronunciatelo come farebbe Giacobbo.)

 

 

 

Il Luogo

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È la prefettura di Saitama!

Durante una delle prime scene del film compare un ideogramma che ci da una vaga idea del luogo geografico dove si svolgono i fatti. Ed indovinate, è proprio la prefettura di Saitama!

 

 

 

Il Nekobus

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Un altro personaggio fantastico (in tutti i sensi) del film è il Nekobus, un particolare bus a forma di gatto. O meglio, un particolare gatto che è un bus. La prima destinazione che compare, scritta in kanji sopra la testa della creatura, sembrerebbe essere traducibile in effetti con strada per la tomba. Al Nekobus viene affibbiato il ruolo di Caronte, ovvero quello di essere un mezzo di trasporto per l’aldilà. Anche di questo parleremo più tardi.

 

 

 

L’Ombra

Un’altra cosa curiosa è che, ad un certo punto del film, le sorelle non hanno più l’ombra.

Perchè sono morte, dicono i complottisti.

Altro riferimento è nella parola “vicino” nel titolo. Abbiamo visto che uno degli indiziati dell’incidente è proprio il vicino di casa, poi finito suicida.

Visti tutti questi fatti siamo pronti a riassumere la vera storia del film agli occhi dei revisionisti:

Tutto prosegue tranquillo sino a quando Mei scompare nel tentativo di andare a fare visita alla madre, in ospedale. In quel frangente la piccola annega in un lago. Satsuki riconosce la scarpa di Mei e si rende conto dell’accaduto. Così si suicida e sale sul Nekobus che la riporta dall’amata sorella. Insieme vanno a fare visita alla madre all’ospedale che, essendo morente, avverte la loro presenza (nelle scene finali del film effettivamente la madre dice al marito di avere sentito le voci delle bambine che giocavano fuori dalla finestra dell’ospedale).

 

Totoro sarebbe un Dio della Morte

In tutta questa storia Totoro sarebbe un Dio della Morte, una creatura soprannaturale della mitologia giapponese (che poi qualcuno deve spiegarmela ‘sta cosa, la mitologia giapponese ha demoni per tutto…) che solo le persone vicine alla loro fine potrebbero vedere ed incontrare.

 

 

 

Cineforum

Diamo a Cesare quel che è di Cesare:

La versione dei complottisti è bella, affascinante e, caso raro, ben argomentata!

Ma per me è no.

 

Ora vi spiego le motivazioni (di un padre che si rifiuta anche solo di pensare di avere fatto vedere n volte alla figlia un film horror).

 

 

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lo Studio Ghibli ha smentito ufficialmente ogni riferimento all’incidente di Sayama

Innanzitutto lo Studio Ghibli ha smentito ufficialmente ogni riferimento all’incidente di Sayama. Riguardo alle ombre lo studio Ghibli ha rilasciato dei comunicati. E affermano che, se mancano, è perchè nell’ambientazione non servivano. Effettivamente molte immagini che vedo in giro, senza ombre, sono ambientate in zone buie. Per quanto riguarda il nome delle sorelle e l’ambientazione giudico il tutto come coincidenze o congetture onestamente. Senza considerare il fatto che Miyazaki è originario di quella stessa zona.

Il caso più spinoso è quello del Nekobus.

Il caso più spinoso è quello del Nekobus. Non so leggere i Kanji, quindi non posso confermare il tutto. Ma durante il film la destinazione del Nekobus cambia ed è proprio Satsuki, una volta salita, a cambiare strada per la tomba in Mei prima e Shichikokuyama byouin poi, ovvero l’ospedale dove è ricoverata la madre.

 

 

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Sembra quindi che il Nekobus sia un vero e proprio mezzo di trasporto per luoghi fisici, non per destinazioni extraterrene. Resta il dubbio, se verificato, riguardo al perchè di quella strada per la tomba. Detto tutto questo, quello che meno mi convince riguarda la trama in generale che non sarebbe in linea con le altre produzioni di Miyazaki.

Il regista giapponese è solito raccontare favole

Il regista giapponese è solito raccontare di favole tra il reale e il fantasioso infarcite di spiriti della natura (come infatti Totoro sarebbe, come è d’altra parte Ponyo) e non da dei della morte mietitori di bambini.

non sarebbe più autobiografico.

Senza contare il fatto che il tutto non sarebbe più autobiografico. Nella realtà la madre di Miyazaki tornò a casa dall’ospedale e visse più di 70 anni. Da questo punto di vista la sigla finale del film (in cui la famiglia al completo corre allegramente nei prati e che i revisionisti giudicano un flashback) si spiega perfettamente con la completa guarigione della madre ed il lieto fine.

Sempre nelle scene finali, quando alla madre sembra di sentire le voce delle bambine (che, ricordiamo, non dovrebbero essere lì non perchè morte ma perchè il padre ha raggiunto la madre in ospedale da solo, lasciando le bimbe a casa), compare in mano al marito una pannocchia trovata sul davanzale della finestra che ha incise le parole “per mamma.

Se effettivamente le bimbe fossero morte questa scena finirebbe con lo stupore dei genitori che ricevono un messaggio dall’aldilà, non credete? Invece niente di tutto questo.

E comunque per tagliare la testa al toro, in merito al finale esiste un corto (visionabile al Ghibli Museum) che racconta le vicende della famiglia, tutta viva e vegeta, successive al finale de Il mio vicino Totoro.

 

Esistono poi delle incongruenze, tenendo buona la chiave di lettura horror:

  • La storia del vicino non convince: se davvero Miyazaki avesso preso ispirazione dalla storia di Sayama perchè coinvolgere il vicino che è ritenuto estraneo ai fatti? Non solo: se prendessimo per vera la colpevolezza del vicino allora potrebbe essere coinvolta anche la sorella suicida di Yoshie, come appunto raccontavano le voci di paese. Ma nel film sarebbe solo una vittima.
  • Supponiamo che Totoro sia un dio della morte e non della natura. Perchè regala semi e bacche alle bambine? Perchè fa crescere alberi di centinaia di metri in pochi secondi?
  • Il sopracitato finale-flashback: possiamo rigirarla come si vuole la frittata ma se c’è una certezza è che la storia finisce bene. Lo dice lo Studio Ghibli, lo dice la biografia di Miyazaki e lo dice il corto. La madre non era morente, facciamocene una ragione!

 

Ci sono infine altre teorie riguardo ai messaggi nascosti dei film di Miyazaki in particolare su Kiki, consegne a domicilio e Ponyo sulla scogliera . Non ve li racconto neanche perchè sono talmente fantasiosi e assurdi da non essere nemmeno presi in considerazione. Questo mi fa pensare che questa su Totoro sia solo una bufala ben riuscita.

 

 

 

Ridatemi il mio Totoro

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In definitiva Totoro è solo un pacioccoso Dio della foresta che tiene compagnia a quei ragazzini che sono tanto bravi da vederlo. Il clima surreale della produzione unito ai riferimenti autobiografici lo rendono per quel che mi riguarda un capolavoro. E fa di Miyazaki uno di quei bambini mai cresciuti che sono in grado di disegnare, in barba alla carta di identità, delle storie che ti fanno ogni volta sentire bambino.

Qualche dubbio rimane, è inutile negarlo.

Qualche dubbio rimane, è inutile negarlo. Ma personalmente trovo che la svolta horror spieghi 3 cose rimischiandone in compenso altre 40. La verità, comunque, la conosce solo il buon Hayao e se la porterà nella tomba. Forse a bordo di un Nekobus!

 

Bonus Pack

Del film in questione esiste una ulteriore chiave di lettura davvero spaventosa…

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