Isola di Tanna, anni ‘30 del 1900. Le Nuove Ebridi, oggi conosciute come Repubblica di Vanuatu, sono abitate da alcune tribù selvagge, senza la minima conoscenza scientifica o tecnologica.
La vita a stretto contatto con la natura di questi indigeni, quella che inspiegabilmente oggi sognano molti italiani viene all’improvviso disturbata da grossi frastuoni.
Siamo in piena WWII e la vicinanza con il Giappone ha spinto gli Yankee a fare tappa su queste isole. Trecentomila marines sbarcano così sull’ isola, alcuni via mare altri a bordo di aerei.
Bene, mettiamoci un attimo nei panni dell’indigeno medio:
Stiamo affilando la nostra selce e scavando solchi nel terreno per seminare del cacao bio.
All’improvviso dal cielo arrivano degli omoni grandi e robusti che scaricano dei container con tanto di quel cioccolato che non basterebbe l’agricoltura bio di tutto il mondo per produrlo.
Ci strofiniamo gli occhi, ci diamo un pizzicotto e subito dopo uno schiaffo.
Ma non stiamo dormendo: quegli uomini sono ancora dei giganti palestrati e quel cioccolato è ancora lì.
Non rimane che inginocchiarci davanti al nostro nuovo Dio.
Mettiamoci ora dalla parte di un marine: credo che ognuno di noi abbia sognato di essere venerato come un Dio, almeno una volta nella vita. Ma credo anche che tutti noi riusciamo ad immaginare il disagio che si possa provare in questa situazione.
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Non è vero, fosse successo a me avrei già fatto costruire un castello in cima alla collina con tanto di drago affamato di 7 vergini/giorno.
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Anche John era a disagio, tanto da cercare un contatto con gli indigeni per dimostrare loro la sua natura umana:
I’m John. John from USA.
Furono probabilmente queste parole a dare vita a John Frum, il messia dell’isola di Tanna.
Quanto successo sull’isola è il più famoso dei culti del cargo, religioni nate dall’incontro con popolazioni tecnologicamente più avanzate: popolazioni che possono volare mentre noi camminiamo, che possono allenarsi mentre noi sopravviviamo, che possono addirittura ingrassare. o che possono trasformare in vino della semplice acqua.
Non è ad oggi chiaro quale aspetto dell’ US Army colpì così tanto gli indigeni. Alcuni dicono che fu la perfetta organizzazione militare, altri l’abbondanza di cibo, altri ancora la prestanza fisica dei soldati.
Io, che sono un gretto materialista, dico che il fatto che volassero e avessero navi grandi come tre isole abbia aiutato non poco.
Quello che sappiamo è che da allora, ogni anno, si celebra il John Frum Day. Per l’occorrenza il T-A USA (Tanna USA Army, una sorta di esercito di Tanna) organizza una sfilata sulla falsariga delle marce dei marines imbracciando finti fucili di bamboo.
Come dicono le sacre scritture:
Il 15 Febbraio di un anno non ben specificato, John tornerà tra noi. E quel giorno pioveranno container dal cielo e dal mare, e ci sarà tanto di quel cioccolato che l’agricoltura Biodinamica di Steiner ci farà una pippa.
Ok, lo ammetto. Le sacre scritture non dicono testualmente così, il mio è un vangelo apocrifo del culto del cargo ma il senso è quello.
Tutto questo può sembrare assurdo ma è successo davvero. E non è l’unico caso al mondo:
Altri messia di culti del Cargo sono Lyndon Johnson o il principe Filippo d’Inghilterra.
Ma anche un treno, un mangicassette, un’aspirapolvere e una jeep militare (spero almeno sia una Willys, che abbiano un minimo di gusto questi primitivi!).
Foto via
La scienza del culto del cargo
Perchè vi racconto questa storiella? Un po’ perché è divertente, ho letto recentemente di John Frum sul fumetto “Jenus di Nazareth” e mi sono fatto due risate.
Un po’ perché non è altro che l’ennesima conferma di come la religione sia una “trovata” irrazionale per spiegare ciò che reputiamo impossibile.
Ma anche per un motivo più concreto. Il culto del cargo, proprio quello di John Frum, è stato usato da un premio Nobel per spiegare come non bisogna giungere a conclusioni affrettate, spacciandole magari per scientifiche:
Nei Mari del Sud le popolazioni praticano un culto del cargo. Durante la guerra videro degli aeroplani scaricare ogni ben di Dio, e vorrebbero che la stessa cosa accadesse ora.
Così hanno costruito cose come piste di atterraggio, fuochi di segnalazione lungo le piste, una capanna nella quale si siede un uomo, con due pezzi di legno a mo’ di cuffie e due pezzi di bamboo che sporgono come antenne – sarebbe il controllore di volo – e aspettano che gli aerei atterrino.
Fanno tutto nella maniera corretta. La forma è perfetta. Somiglia in tutto e per tutto a prima. Ma non funziona. Nessun aereo atterra.
Con queste parole, Richard Feynman, cerca di spiegare come non sempre (quasi mai, in realtà) il “dopo di questo” sia anche “a causa di questo”.
Gli indigeni hanno ricreato tutte le condizioni necessarie perché gli aerei atterrassero di nuovo senza considerare il fatto principale:
la WWII è terminata.
L’errore è alla base di molte bufale e stupidaggini in giro ( dopo l’euro siamo entrati in crisi , dopo che sono diventato vegano sto meglio, dopo il vaccino il bimbo è autistico ), oltre alla gran parte dei riti scaramantici di sportivi e non.
L’angolo del fricchettone
Vi lascio con un po’ di domande da hippie che la storia di John Frum ha scatenato nella mia mente:
- Quando la scienza spiegherà tutto, la religione esisterà ancora?
- Esiste un punto di incontro tra razionale e spirituale?
- E’ giusto rispettare religioni palesemente senza senso?
- In caso di conflitto di interesse a chi dare priorità (pensiamo al caso testimoni di Geova – trasfusioni) ?
Nel mondo dei miei sogni conosco ogni singola risposta alle domande precedenti. Ma sicuramente il tema è complicato e, oltre alla scienza, la soluzione dovrà considerare molti aspetti quali la convivenza sociale e rispetto delle minoranze.
Temi che già oggi stanno mettendo in ginocchio il nostro paese.
Beh, ora vi saluto. Vado a Tanna con il mio nuovo tablet. C’è un futuro da Dio che mi aspetta e il mio drago è molto affamato!
- John Frum (wikipedia.org)
- La Scienza del Culto del Cargo (francescocontini.blogspot.it)
- I soldati americani sono degli Dei (vice.com)
- Illustrazione in testa all’articolo di Tom Moran.