In questa serie di articoli affronterò i motivi per cui spesso, senza rendercene conto, siamo portati a ragionare male e a trarre conclusioni illogiche. Vedremo in particolare le euristiche di pensiero e come queste influenzano profondamente i nostri ragionamenti.
No guarda è impossibile, io sono un super nerd, super cazzuto, super razionale, Popper lo mangio a colazione. So ragionare in maniera corretta, poi cosa vuoi che mi insegni uno psicologo, io sono ingegnere, io uso la razionalità, numeri, matematica.
Ok ho un po’ estremizzato, però spesso mi rendo conto di quanto sia difficile provare a spiegare a qualcuno del perché il suo ragionamento non regge e di come stia giungendo a conclusioni palesemente errate. Non intendo solo i casi eclatanti di complottisti e negazionisti, di cui tutti abbiamo purtroppo fatto esperienza, ma anche persone intelligenti e razionali spesso incappano in errori di ragionamento inaspettati.
Tutti noi siamo convinti di compiere ragionamenti razionali, basati su dati oggettivi, ma la realtà è che molto spesso per giungere a delle conclusioni utilizziamo delle euristiche di pensiero.
“Euristico” deriva dal greco e significa “trovare, scoprire”. Ma è un “trovare” a livello intuitivo, approssimativo, non basato sulla rassegna sistematica di tutte le informazioni a disposizione.
Ok, provo a spiegarmi meglio: un’euristica di pensiero è una strategia di pensiero che permette di trovare una soluzione ad un problema in maniera veloce ma, quasi sempre, approssimativa. Approssimativo non vuol dire per forza sbagliato, ma a volte quel approssimativo può diventare un vero e proprio epic fail.
Le euristiche, come qualcuno avrà già intuito, hanno un grande valore adattivo, in quanto molto efficaci per risolvere problemi complessi in poco tempo con un ingente risparmio di risorse cognitive. Nel corso dell’evoluzione il meccanismo delle euristiche di pensiero ha permesso ai nostri antenati pelosi di sopravvivere e portare avanti la nostra specie.
Ma quindi sono utili o no queste euristiche? Dobbiamo lasciarle agire o difenderci da esse?
La risposta è, come direbbe un saggio tibetano, dipende.
Ma partiamo dall’inizio per fare un po’ di chiarezza.
Anzitutto i due nomi fondamentali che dovremmo quanto meno far finta di aver udito sono Amos Tversky e Daniel Kahneman, due psicologi israeliani che hanno formulato la “teoria del prospetto” (prospect theory). In soldoni Kahneman e Tversky hanno indagato come gli esseri umani prendono decisioni in condizioni di rischio e incertezza, in particolare nell’ambito economico.
Kahneman ha vinto il Nobel per l’economia nel 2002 che purtroppo Tversky non ha ricevuto in quanto deceduto nel 1996 (dal 1974 lo statuto della fondazione dei Nobel non consente di assegnare premi postumi).
Attraverso numerosi esperimenti di psicologia cognitiva i due scienziati si accorsero che i soggetti violavano sistematicamente alcuni principi di razionalità.
Fino ad allora, siamo alla fine degli anni ’70, era comune ritenere che le persone agissero in accordo con i principi della razionalità economica. Ma i nostri due prodi psicologi dimostrarono al mondo, senza ombra di dubbio, che più spesso di quanto crediamo, noi esseri umani tendiamo a prendere decisioni che non sono razionali.
Questo significa che la maggior parte delle persone comuni, ma penso anche a certe categorie che credono di operare razionalmente come gli investitori di borsa, o peggio chi deve prendere decisioni importanti per l’economia di un Paese, spesso è vittima di questi errori. E quasi sempre senza rendersene conto.
Tversky e Kahneman in molti anni di studi ed esperimenti scoprirono moltissime euristiche di pensiero, che a spiegarle tutte ci vorrebbe un’enciclopedia. Iniziamo con quelle più interessanti, nelle prossime puntante ne vedremo delle altre.
L’euristica della disponibilità
Sembra un parolone, ma è di facile comprensione. Questa euristica entra in gioco quando dobbiamo stimare la probabilità di un evento in condizioni di incertezza.
Facciamo un piccolo giochino:
Avete un minuto per ragionarci. Non sbirciate la soluzione prima di dare la risposta!
La risposta è [SPOILER]Trieste[/SPOILER]
Sorpresi? Penso che pochi avranno dato la risposta esatta.
Secondo Tversky e Kanehman quando dobbiamo stimare la probabilità di un evento o comunque rispondere a un problema di cui non abbiamo dati certi, ci basiamo sulle nostre esperienze passate. O in altre parole: l’euristica della disponibilità è la tendenza ad esprimere un giudizio circa la frequenza di un evento sulla base di quanto sia facile ricordare casi simili.
Tutti noi riusciamo facilmente a riportare alla memoria i servizi dei telegiornali che ci mostrano Trieste spazzata dalla fredda bora, con gente che si aggrappa ai lampioni per non essere trascinata via. Peccato che ciò accada solo pochi giorni all’anno, mentre per il resto dell’inverno a Trieste solitamente splende il sole e le temperature sono mediamente più elevate di qualche grado rispetto ad altre città del Nord Italia.
Ovviamente una bella giornata di sole a Trieste non fa gola per i telegiornali, e quindi non abbiamo mai visto servizi giornalistici sulle miti temperature invernali di Trieste (qualcuno afferma perfino che molti siti meteo danno la temperatura di Trieste più bassa di 4–5 gradi rispetto alla realtà… Gombloddooo!1!!).
Un altro esempio
L’euristica della disponibilità è anche alla base dell’effetto di sovrastima di alcune cause di morte. Visto che certi eventi sono più facilmente recuperabili dalla memoria, in quanto posti in maggior risalto dai mass media (vedi ad esempio incidenti aerei), essi verranno sovrastimati rispetto ad altre cause di morte, poco trattate dai mass media perché più comuni e meno interessanti.
In sostanza un incidente aereo lascia un’impronta molto profonda nei nostri ricordi, sia per la sua risonanza mediatica che per quella emotiva, e questo ci porta a credere che gli incidenti aerei siano più probabili proprio perché nella nostra memoria sono più vividi e facilmente recuperabili (anche se ormai ci è stato propinato in tutte le salse che l’aereo è il mezzo più sicuro del mondo).
Risposta: [SPOILER]1 probabilità su 184 di morire a causa di una caduta[/SPOILER]
Probabilmente molti avranno sottostimato la probabilità, proprio perché difficilmente riusciamo a portare alla memoria molti casi di morte per cadute accidentali.
L’euristica della disponibilità implica molti altri meccanismi psicologici su cui tutti noi incappiamo:
- Se qualcosa può essere facilmente richiamato alla memoria, tendiamo a credere che quella cosa deve essere importante o più probabile (tendiamo ad avere molte notizie di crimini che coinvolgono persone di colore, ergo siamo più propensi a credere che le persone di colore siano più violente)
- Tendiamo a dare più peso alle informazioni recentemente acquisite rispetto a quelle passate perché più disponibili alla memoria (questo meccanismo a volte ci porta a conclusioni assurde… lo approfondiremo in un altro articolo)
- Come detto l’euristica funziona anche al contrario, e quindi più difficilmente riusciamo a rievocare qualcosa, più la riteniamo improbabile o di poco conto.
Come avvantaggiarsi dalle euristiche
Ma è possibile utilizzare a nostro vantaggio una tale euristica?
Altra piccola storiella. Si tratta di un esperimento veramente realizzato, leggermente modificato per renderlo più chiaro.[1]
Un professore universitario chiedeva agli studenti di elencare alcune caratteristiche positive e negative del corso che si era appena concluso. Dopodiché gli studenti erano invitati a dare una valutazione generale sul corso su una scala da 1 a 10.
Ad un gruppo, chiamiamolo Gruppo A, veniva chiesto di indicare 3 aspetti positivi e 3 aspetti negativi del corso. Un altro gruppo, Gruppo B, doveva elencare sempre 3 aspetti positivi ma ben 9 aspetti negativi del corso.
Indovinate quale gruppo diede una valutazione generale più alta del corso? Se avete capito i concetti fin qui descritti avrete detto gruppo B, altrimenti significa che spiego da culo non siete stati attenti.
Il Gruppo A trovava facilmente sia i 3 aspetti positivi che i 3 negativi, quindi il loro giudizio non era condizionato da questo compito. Ma il gruppo B faceva molto fatica a trovare i 9 aspetti negativi del corso. E come abbiamo visto, quando la nostra mente fatica a trovare qualcosa, la ritiene poco probabile. Quindi, “inconsciamente”, gli studenti ritenevano che il corso non era stato poi così malvagio visto che non riuscivano a ricordare tanti aspetti negativi, mentre avevano un facile accesso agli aspetti positivi.
Ma la cosa veramente inquietante è che l’euristica della disponibilità può tranquillamente influenzarci anche sulle cose che pensiamo di conoscere meglio, come ad esempio noi stessi.
Immaginate di partecipare a questo esperimento dove vi chiedo:
Secondo voi la visione della vostra assertività cambierebbe se invece di 6 esempi vi chiedessi di elencarne 12?
Ovviamente sì. Ma in che direzione?
Se vi chiedo sei esempi di comportamento assertivo, voi vi riterrete più assertivi rispetto a quando dovete elencarne dodici, e viceversa se vi chiedo esempi di comportamento non assertivo.
In pratica, anche se riesci a portare alla mente ben 12 casi in cui ti sei comportato assertivamente, avrai fatto molta fatica, e questo ti induce a credere di non essere così assertivo. Quindi da questo esperimento si intuisce che per il nostro cervello conta di più la facilità e fluidità del recupero, rispetto alla quantità recuperata.
Questo meccanismo porta a veri e propri effetti paradossali. Per esempio le persone:
- Sono meno sicure di una scelta se gli viene chiesto di portare altri argomenti a sostegno;
- Sono meno convinte che un evento fosse evitabile dopo aver elencato molti modi per cui l’evento avrebbe potuto essere evitato;
- Apprezzano meno un’auto dopo che ne hanno elencato molti suoi pregi.
Come le euristiche influenzano le nostre opinioni
Premetto che tutto il discorso non ha nessun fine politico, ma è un semplice elenco di dati oggettivi che ognuno può andare a recuperare.
Bene, concentratevi sulla domanda poi guardate la risposta.
Forse sarete sorpresi di scoprire che in Italia avvengono all’incirca [SPOILER]600[/SPOILER] omicidi all’anno, e cioè [SPOILER]1 ogni 100.000 abitanti circa[/SPOILER][3]
L’Italia si piazza fra i Paesi più sicuri al mondo, superando nettamente gli Stati Uniti, o perfino nazioni come la Finlandia.
Già questo ci dovrebbe far riflettere su come siamo influenzati dai mass media visto che molti ritengono il nostro Paese una sorta di far west.
Inoltre moltissime persone ritengono che la criminalità sia esponenzialmente aumentata negli ultimi anni, soprattutto a causa dell’immigrazione (clandestina o meno). Non si tratta solamente di amici leghisti, xenofobi o grillini impazziti, ma è un’idea che attraversa un po’ tutte le classi sociali e gli orientamenti politici.
Tutto ciò influisce significativamente sulla nostra vita quotidiana: spesso sento mia madre, le mie amiche o la stessa mia ragazza affermare cose del tipo “una volta era diverso, potevo uscire da sola alla sera, c’era più sicurezza”, “non c’era pericolo come adesso, non avevo paura” “una donna poteva camminare tranquilla per strada”.
Ma è davvero così?
Sono davvero aumentati a dismisura gli stupri e le violenze? O più semplicemente ora ogni caso viene risaltato, spesso anche a fini propagandistici, finendo per instillare una visione distorta della realtà?
Osservate questa immagine e traete le vostre conclusioni: [4]
Come potete chiaramente notare, il numero di permessi di soggiorno (quindi non sono nemmeno considerati i clandestini illegali che sicuramente saranno cresciuti) sono aumentati di otto volte, mentre il numero di reati è rimasto pressoché stabile.
Il motivo per cui molti ritengono che la criminalità sia aumentata, non è perché ciò è oggettivamente accaduto, ma semplicemente perché giornali,telegiornali, talk show ci bombardano ogni giorno con questo genere di notizie; ciò porta a un aumento della disponibilità per questo tipo di informazioni e quindi ad un aumento della probabilità percepita di possibili crimini con la conseguente crescita della paura percepita.
Ed ecco che quella stupidissima euristica della disponibilità arriva ad influenzare pensieri, atteggiamenti e comportamenti di milioni di persone.
Questo lo potete ben osservare nella prossima immagine, che mostra la percezione della criminalità delle persone rapportato al numero di notizie di questo tipo riportate dai vari telegiornali. Si nota che all’aumentare di notizie su casi di crimine, aumenta anche la percezione sulla crescita della criminalità.
Tutto coincide con quello che abbiamo detto fin’ora: più casi abbiamo a disposizione nella memoria, e più sono recenti (e più sono spettacolarizzati), più tendiamo a dargli importanza. Potrà sembrare banale, ma quasi sempre non ci accorgiamo di essere influenzati da questi meccanismi psicologici.
La cosa davvero divertente interessante è osservare come in prossimità delle elezioni tendano ad aumentare esponenzialmente anche i servizi sulla criminalità, creando il “panico” nella popolazione. Tutto questo ci fa capire come i mass media cerchino di manipolare il sentire comune.
Ripeto, il discorso non ha fini politici, e non sto negando che un’immigrazione incontrollata non abbia alcune effetto sulla sicurezza pubblica. Quanto detto vuole solo essere uno spunto di riflessione su quanto spesso si diano per scontato delle cose che non lo sono affatto.
Quindi come ci difendiamo da questa bastarda euristica?
Per contrastare in modo efficace l’euristica della disponibilità bisogna anzitutto conoscere il suo meccanismo d’azione e sapere quando entra in gioco (e questo spero di avervelo fatto capire).
Ad esempio, nell’esperimento dove bisognava elencare esempi di comportamenti assertivi, se ai partecipanti veniva detto che avrebbero avuto delle difficoltà di rievocazione a causa di una musica di sottofondo che dovevano ascoltare, l’influenza dell’euristica cessava. In pratica basta una spiegazione (anche fittizia) che spieghi la difficoltà di recupero per farci tornare a dare giudizi più oggettivi.
In seconda battuta, vale sempre la regola aurea che quando dobbiamo compiere delle scelte in condizioni di incertezza, come prendere una decisione di vita, scegliere un cellulare o formarci un’opinione su qualche argomento di attualità, dobbiamo prendere tempo, informarci, sentire tutti i pareri e i vari punti di vista. E anche arrivati a questo punto non dobbiamo essere presuntuosi di avere la verità in tasca, ma dobbiamo continuamente mettere in dubbio ciò che pensiamo di sapere.
La domanda fatidica da porsi è: “Ho analizzato tutte le alternative, il mio giudizio si basa su dati oggettivi o ho fatto affidamento solo sulla mia memoria?” Solo così è possibile prendere decisioni che siano il più possibile razionali e basate su dati oggettivi, e non guidate dall’emotività e vecchi istinti primordiali.
Purtroppo questo richiede grande impegno e capacità di autocritica, e anche in questa maniera non è detto che sia possibile eliminare totalmente questi ragionamenti distorti, visto che sono meccanismi profondamente radicati nella nostra mente.
A inizio articolo ci chiedevamo se dovevamo difenderci dalle euristiche. La risposta è che dipende dal contesto e dalle situazioni.
Ovviamente non sempre le euristiche sono negative. A parte i casi limite dove ci possono salvare la vita, a volte il nostro intuito rimane uno degli strumenti più affidabili che la natura ci ha donato, permettendoci di risolvere problemi complessi in pochi secondi, problemi che un’analisi razionale ed obiettiva avrebbe richiesto moltissimo tempo portando magari anche a conclusioni errate. Ma anche di questo parleremo nelle prossime puntate.
Note
- Fox, Craig R. (2006). “The availability heuristic in the classroom: How soliciting more criticism can boost your course ratings”. Judgment and Decision Making 1 (1): 86–90.ISSN 1930-2975.
- L’assertività consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie opinioni ed emozioni senza aggredire l’interlocutore o offendere l’interlocutore
- Statistiche della criminalità (europa.eu/eurostat)
- Immigration and crime: an empirical analysis (bancaditalia.it) (PDF)
Bibliografia
- Kahneman D., Tversky A., Prospect Theory: An Analysis of Decision Under Risk, Econometrica, 47(2), 1979, 263-291.
- Kahneman D., Pensieri lenti e veloci, Mondadori, 2012
- Zorzi M., Girotto V., Fondamenti di psicologia generale, Il Mulino, 2007