Ex Machina rappresenta la “prima volta” dietro la macchina da presa di Alex Garland, fino ad oggi scrittore di opere di successo, spesso imperfette, ma profondamente interessanti e originali: da The Beach a 28 Giorni Dopo (e il suo sequel), da Sunshine a Non Lasciarmi.
Dopo il sodalizio con il grande regista Danny Boyle, Garland deve aver deciso di aver imparato abbastanza sui rudimenti del mestiere e si è buttato a capofitto in questo progetto in cui crede molto, un film di fantascienza con le radici ben piantate nel presente e la testa nel futuro (quanto prossimo, lo scopriremo solo vivendo).
Lo spunto classico del confronto/scontro tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, tra creatore e creatura, tra uomo e macchina viene trattato con molta eleganza e intelligenza da Ex Machina.
Senza mai essere pesante né intellettualoide, Garland riesce a trascinare nel vortice di fascino e repulsione lo spettatore, attraverso pochi e ben delineati personaggi, dialoghi profondi ma non compiaciuti e ovviamente colpi di scena che regalano tanti brividi quante riflessioni.
Attenzione, perché la fase di lancio del film “Non c’è niente di più umano della volontà di sopravvivere” può dire molto sul fatto che dobbiamo attenderci tutt’altro che un semplice dramma ingessato su un uomo che pone domande ad una macchina… e il trailer sta lì a dimostrarlo.
Le androidi femminili al cinema sono tornate alla grande alla ribalta, anche in maniera non convenzionale e un po’ inquietante, vedi la Athena di Tomorrowland, film non certo perfetto ma molto più destabilizzante di quello che sembri di primo acchito.
Ava, AI con un corpo. E che corpo.
Mentre Athena è una bambina-robot che rinverdisce i fasti di Super Vicky attraverso il contrasto tra innocenza esteriore e freddezza calcolatrice, abilità iperboliche e assenza (ma sarà poi vero?) di sentimenti, Ava è un’intelligenza artificiale con un corpo – e che corpo – messo a disposizione dal suo creatore appositamente per far abbassare la guardia agli umani che le si parano di fronte.
Inutile girarci intorno, Ex Machina è un film interessante e ben scritto che si presta ad ogni tipo di provocazione e di polemica. Da quella della presunta riduzione della donna (anche se meccanica) ad oggetto e guidata da istinti manipolatori, a quella di sviare l’attenzione dal Test di Turing per cadere in un più prevedibile gioco di seduzione, sopra le righe, tra robot e uomo.
Dal test al buio alla seduzione manifesta
Mentre infatti il test ideato dal matematico inglese Alan Turing prevede che i due soggetti non possano vedersi, nella sfida che il costruttore dell’IA propone al giovane coder incaricato di giudicare Ava, quest’ultimo avrà di fronte la piena consapevolezza dell’artificialità della creatura.
Tornando alle polemiche nate a ridosso dell’uscita internazionale del film, si possono smontare in modo facile a partire dall’idea che sta alla base della sceneggiatura scritta dallo stesso Garland. Il suo personaggio “creatore”, Nathan (Oscar Isaac), è sì un genio della programmazione e della robotica, ma anche un essere umano gretto e superficiale, la cui cultura non va di pari passo con l’etica.
Non si fa scrupoli, dunque, ad utilizzare un mezzo potenzialmente “sessista” come l’utilizzo di un corpo femminile per far superare alla sua creatura la resistenza del cervello umano e, nello specifico, maschile.
Allo stesso tempo, capire quanto e come l’atteggiamento di Ava sia strato programmato e quanto sia autonomamente processato dalla stessa creatura sintetica è una sfida stimolante.
Senza contare tutti i processi mentali che si attivano nel cervello dell’inconsapevole Caleb (Domnhall Gleeson) quando si trova di fronte un androide più umano dell’umano, dall’aspetto affascinante e dall’atteggiamento ambiguo, messo nella classica posizione della “principessa intrappolata nella torre”.
Ex Machina è un viaggio nella tortuosa mente dell’uomo che crea la macchina, della macchina che prende possesso degli strumenti che le sono stati messi a disposizione, dell’uomo che dovrebbe comprenderli e arginarli ma che rischia di cadere vittima delle proprie debolezze.
Debolezze nate proprio da centinaia di anni di cultura umana inesorabilmente “innestata” nel nostro cervello, e quasi accostabili ad una “programmazione” artificiale.
Ancora un volta il cervello degli esseri umani si troverà a fare i conti con il cuore, o peggio, con qualcosa che non è ben definibile… l’attrazione inesplicabile per l’ignoto, che ci attrae più di quanto ci spaventi, proprio perché sappiamo che è sbagliata e proibita.
Ragione o sentimento? Uomo-macchina o macchina umana?
Così, Caleb si ritrova di fronte un dilemma difficile da affrontare: come poter capire quanto il robot sia umano, se le domande del test passano in secondo piano rispetto ai comportamenti propri di una persona rinchiusa in gabbia?
Bisogna applaudire fortissimo Alicia Vikander, una donna chiamata a interpretare una macchina che interpreta un donna, attrice che regala un’interpretazione sorprendente in un ruolo che poteva facilmente cadere nel banale o nell’assurdo.
La cosa paradossale – o se vogliamo inquietante – è che Ex Machina mostra moltissimo corpo femminile nudo. Solo che non è un corpo vero e quel corpo non è di una donna.
Eppure, quando lo guardiamo, che sia dietro un vetro, in uno schermo o attraverso una porta socchiusa, c’è il rischio di provare qualcosa di vicino all’eccitazione (sia fisica, sia intellettuale… probabilmente l’una comporta l’altra).
La qualità migliore di Ex Machina, come quella di tutti i film degni di nota, è di sollevare domande e far continuare a pensare lo spettatore a ciò che ha visto. Qualunque sia il giudizio di valore che può essere applicato alla pellicola, Alex Garland ha creato un’opera sottilmente perturbante e stimolante, con la quale confrontarsi.
Un risultato che dovrebbe essere il traguardo di ogni opera sci-fi che parli del rapporto tra uomo e tecnologia.
Nota a margine: sicuramente, al di là del tuo giudizio sulla pellicola, sono certo che rimarrai affascinato dalla struttura in cui è girata al 90%. Ti dico già che puoi iniziare a preparare i bagagli e pianificare il viaggio.
La casa-laboratorio di Nathan è un edificio realmente esistente
Si tratta del Juvet Landscape Hotel in Norvegia. Non è tutto girato lì, ma anche in una casa di lusso in costruzione sulle montagne del nord del paese, ma gli interni sono quelli, e sono davvero spettacolari per chi apprezza l’architettura moderna.
Mark Digby, il production designer di Ex Machina, ha seguito le indicazioni di Garland e ha cercato di ricreare un ambiente voluto e pensato da un genio milionario appassionato di tecnologia, ma anche solitario ed egocentrico.
La struttura è quasi uno sfondo generico all’inizio per poi acquistare personalità via via che la pellicola procede. Tra Pollock appesi alle pareti, comandi vocali, mobili che richiamano la metà del ventesimo secolo e dancefloor creati dal nulla.
Il rimanente 10% del film è ambientato nella bellissima natura che circonda i set norvegesi, un intelligente e arguto contrasto con quanto creato artificialmente, che sia un’abitazione o un androide dal fascino (sovra)umano.
Ex Machina, costato circa 15 milioni di dollari, ha al momento incassato oltre il doppio del suo budget e sta andando molto bene sia nei paesi dove sta uscendo al cinema, sia in home video. Nonostante la produzione piccola, ha lasciato un segno importante ed è stato apprezzato dalla (solitamente ingenerosa con la sci-fi “intellettuale”) critica americana in modo quasi unanime.
Nonostante questo, e nonostante quello che vedrai sullo schermo, per adesso Alex Garland ha smentito ogni possibile impegno per un sequel.
Consigliato a…
Chi vuole un film che metta in moto il cervello, chi ama la fantascienza di stampo psicologico, chi non ha paura del progresso tecnologico e di essere ucciso nel sonno dal proprio smartphone (io non rientro nella categoria, infatti ancora desso dormo con un occhio aperto). Le fan di Oscar Isaac, inoltre, non possono assolutamente perdersi la scena di ballo, che potrà essere utilizzata come test per un uomo che vuole conquistarvi.
Si rivolga altrove…
Chi i robot li vuol vedere distrutti da Bruce Willis (ve lo meritate Surrogates!), chi è più dalle parti di Terminator che di Blade Runner, le femministe che cercano pretesti dappertutto, i maschilisti offesi da Mad Max Fury Road, chi ama la sua Real Doll e chi detesta cordialmente i film cerebrali.