I Kingsman sono questi bei tipi con capelli laccati, vestiti di tutto punto che si scolano dei gran whisky, ma solo nelle grandi occasioni, e ammazzano i cattivi a grappoli. Ma il mondo questo non lo sa, perché sono delle spie super segretissime.
Colin Firth è Harry Hart, detto Galahad, che nella cricca dei Kingsman, gente al passo con i tempi, fa più giovane chiamarsi come i cavalieri della tavola rotonda (Michael Caine/Arthur è il capo).
Galahad c’ha sta bella idea di rinnovare un po’ il gruppo, quindi quando Lancelot, un altro che fa lo splendido con calci e pugni, viene affettato in due da una ballerina di break dance con le gambe alla Pistorius, pensa bene che è tempo di addestrare qualche giovane per sostituirlo.
Gli salta allora alla mente di andare a ripescare Eggsy Unwin, figlio scapestrato e vestito male, di un altro vecchio collega, sta volta esploso per salvargli la vita, che proprio sta cosa Colin non riesce a dimenticarsela.
Eggsy viene quindi arruolato insieme ad altri giovani, però fighetti e coi master a Cambridge, per il training per diventare Kingsman.
Il training va avanti per dei mesi o anni, questo non è chiarissimo nel film. Il tempo necessario però per far passare la sorellina di Eggsy dalla culla al passeggino. I bambini crescono in fretta a quella età pare, quindi forse stiamo parlando di mesi.
Eggsy si dimostra uno bello in gamba e sbaraglia la concorrenza di fighetti coi master.
In tutto questo c’è il cattivo dei cattivi, che sembra un filantropo con la zeppola, un po’ emofobico e vestito come un rapper daltonico, ma che in realtà vuole mettere in atto un piano cattivissimo.
Valentine (questo il nome del cattivo impersonato da Samuel L. Jackson) vuole semplicemente ridurre il numero popolazione umana per salvare il mondo. Come? Grazie al monopolio planetario della sua compagnia di telefonia, che gli consente di controllare i cellulari di miliardi di persone e inviargli impulsi che ne accrescono l’aggressività e diminuiscono le inibizioni, con il risultato che tutti nel mondo comincino a menarsi di brutto, fino a quando qualcuno non ci rimane secco. Un piano talmente convincente che pure Obama ci sta.
Trama da fumettone (The Secret Service è infatti il Comic book scritto da Mark Millare e Dave Gibbons da cui prende spunto la storia) dunque; il cui trailer lascia piuttosto indifferenti, soprattutto quello nella versione italiana che azzera completamente le differenze linguistiche dei tre personaggi principali e che non sembra promettere niente di eccezionale.
Io non c’avevo nessunissima voglia di andarlo a vedere infatti, ma, considerato che il regista è Matthew Vaughn (Kick-Ass), uno che ha rinunciato a X-Men: Days of future past per dirigere il progetto; ho deciso di dargli una chance.
Lasciatevi trascinare dal ritmo del film che si dispiega in maniera piacevole nella prima parte, in cui ammirerete un Colin Firth che spacca culi neanche fosse Van Damme, ma con molta più grazia e delle sequenze di combattimento da fare invidia ai migliori action movie anni novanta.
Ma sarà l’ultima parte del film a lasciarvi stupiti e divertiti, con un paio di twist deliranti e scene volutamente hippie-trash; si, hippie-trash è un neologismo e, una volta che vedrete una delle scene finali, un misto tra V per Vendetta e il Dr. Stranamore, capirete perché il termine calza.
In Italia esce il 25 febbraio. Avete tutto il tempo per pensarci.