Lo stop alle armi sceniche e l’informazione a metà

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Negli ultimi giorni sta rimbalzando a destra e a manca una notizia “importante” per l’industria cinematografica italiana. Sto parlando di questa:

 

Alfano

Poteva capitare solo in Italia, dove regna ancora una burocrazia fatta di regole astruse, proroghe insensate, scelte autolesioniste. La sapete l’ultima? Da ieri, anzi da mercoledì 5 per l’esattezza, le armi di scena sono bandite dai set cinematografici e televisivi.

L’ha deciso una direttiva del ministero degli Interni, in assenza di nuovi regolamenti. Ergo: non si possono girare sparatorie, neanche impugnare pistole o fucili, che siano Beretta o Glock, Kalashnikov o M-16, Winchester o moschetti della Prima guerra mondiale. […]

Il Secolo XIX non è l’unico a riportare la notizia in questo modo: oramai l’hanno scritto tutti da tutte le parti, ma mi è piaciuto il titolo e ne riparleremo dopo. Aggiungo per dovere di cronaca anche il pessimo titolo e articolo, oltre che essere tardivo, de Il Giornale.

Tutti citano, senza mai linkarlo – cosa di cui mi lamenterò fino alla fine dei miei giorni a quanto pare –  un comunicato congiunto della ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) e APT (Associazione Produttori Televisivi) che potete trovare qui.

A partire da oggi ogni fornitura di armi ad uso scenico si ferma, e con essa si fermano tutti i set cinematografici e di fiction d’azione. Le perdite economico/produttive che ne deriveranno al settore si annunciano ingenti.

Gli sforzi delle Film Commission, e le finalità delle politiche di incentivazione, volte ad attrarre sul territorio del nostro Paese  le produzioni cine audiovisive d’azione, saranno vanificate.

Tutto ciò a causa della Legge  che regolamenta la detenzione e l’uso  delle armi a uso scenico, che ne stabilisce i requisiti tecnici e che indica le procedure per il relativo riconoscimento, ma con norme tecnicamente opinabili, oggettivamente  inapplicabili e per di più con termini di attuazione perentori  giunti oggi a scadenza.

Al momento siamo arrivati solo alla mera stesura, da parte dei competenti Dicasteri,   di un testo contenente la proroga dei termini, ma fermo da un mese nel suo iter promulgativo.

Risultato: stop alle attività, stop allo sviluppo, stop all’occupazione, stop alla competitività.

Il passo del gambero.

Tutti quelli che chiedevano se fosse vero, venivano poi confusi dal fatto che i bufalocomicari della ASA abbiano riportato pari pari la stessa notizia – furbetti, loro.

Leggendo le varie versioni si riscontra una delle grandi consuetudini della informazione italiana: non si capisce di cosa si stia parlando. Si riesce a dare una notizia senza spiegare bene di cosa si parli; si citano leggi, senza nominarle; non si spiega bene dove sia l’inghippo.

armi sceniche Alfano pistola giocattolo
Cominciamo col dire che il ministro Alfano non ha “vietato” nulla.

Il suo ministero si è inceppato nell’apportare le modifiche richieste, è vero, ma dare la colpa a lui è ridicolo. Nessuno ha bandito le armi, nessuno ha imposto un divieto di sparatorie o di impugnare armi! Qui trovate la circolare incriminata del Ministero dell’Interno, addì 28 Luglio 2014, dove si pone come termine di scadenza il 4 Novembre 2014  per le quote riguardanti le armi ad uso scenico, ovvero l’argomento del contendere.

Ed ancora, per quanto attiene alle modifiche apportate all’articolo 22, la novella, in relazione alle esigenze di coordinamento riferite alle nuove attribuzioni del Banco nazionale di prova, prevede che le armi ad uso scenico vengano sottoposte a verifica (degli accorgimenti tecnici sulle stesse eseguiti) da parte del Banco stesso, il quale vi apporrà specifico punzone. Sono fatte salve, ovviamente, le armi per uso scenico già valutate e punzonate dal BNP.

Tuttavia, sì rappresenta che l’art. 6, comma 1, del d. lgs 121/2013 in argomento, prevede, per le armi ad uso scenico, l’obbligo di sottoposizione alla verifica del Banco di prova, a spese dell’interessato, entro un anno dalla data di entrata in vigore del decreto medesimo (4 novembre 2014).

Tale ente stabilirà, caso per caso, gli accorgimenti tecnici ritenuti idonei, anche avvalendosi, laddove tale ente lo ritenga opportuno, delle indicazioni fornite da questo Ufficio con circolare n. 50.3Q2/10.C.NC.77, dei 7 luglio 2011.

In sostanza, a partire da questa data, chi produce armi a uso scenico e chi le deve usare devono certificare che le suddette armi seguano “gli accorgimenti tecnici ritenuti idonei”.

Eccovi la circolare citata poco sopra. Per avere una visione più chiara di tutto, leggete anche il DL 121 del 29 Settembre 2013 e il DL 204 del 26 Ottobre 2010.

Ritorniamo però al nodo armi ad uso scenico: qual è l’inghippo? Per capire un po’ il retroscena, vi consiglio di leggere il commento sulla circolare del 2011 pubblicato sull’Enciclopedia delle armi, dove viene spiegato come si è arrivati a questo punto partendo dal 1975 – qui in Italia siamo bravissimi a portarci dietro i problemi per decenni. Nel passato si è pasticciato moltissimo anche solo con la definizione di “scenico”, oltre al concetto di “caricato a salve”.

Certo che se a regolare la materia ci avesse pensato il legislatore con una legge, invece che il Ministero con una circolare, si sarebbero evitati tanti dubbi!

Insomma, perchè la ANICA e la APT hanno deciso di fermarsi e di non usare più le armi nei set? Perché dopo tutto l’inchiostro versato non esistono dei criteri precisi da applicare per far sì che le armi siano idonee, o almeno non applicabili nella realtà. Tanto per cambiare, chi dovrebbe fare le leggi non sa nemmeno come funzionino le faccende che dovrebbe regolamentare. Chi produce fiction preferisce fermarsi invece di infrangere la legge.

Stando alla dichiarazione congiunta citata poco sopra, il massimo prodotto negli ultimi mesi è stato un’altra proroga che ora è ferma ai box.

Senza ombra di dubbio, la regolamentazione delle armi sceniche non è un problema vitale per gli italiani e per l’Italia, ma è l’ennesimo caso di leggi fatte a metà. Ancora una volta vediamo l’incapacità del nostro potere legislativo di promulgare nei tempi richiesti e nel rispetto di chi lavora. Ora sono a rischio sia le produzioni di fiction italiane che le produzioni straniere ambientate in Italia, con tutto il danno economico e di immagine che ne consegue. Personalmente, spero che in breve tempo si possa produrre una legge definitiva che risolva tutti i dubbi, non una proroga. Solo allora i giornali sapranno di cosa lamentarsi, anche nel prossimo Novembre.

Per essere ancora più chiari aggiungiamo un paio di informazioni. Le armi per uso scenico non sono armi giocattolo, bensì armi vere opportunamente modificate per non poter sparare proiettili. La circolare del 2011 indica quali siano le nuove modifiche da apportare, ma queste si sono rivelate non sicure e causa di malfunzionamenti. Di conseguenza nessuno, o quasi, si trova con armi certificate, altrimenti non avrebbero nessun problema ad usarle in scena: di qui lo stop indetto dalla ANICA e APT alla scadenza della proroga che permetteva l’utilizzo di armi modificate secondo le vecchie regole.

La colpa del Ministero degli Interni è sia di non essere riuscito a dare delle nuove linee guida in un anno su come modificare le armi, sia di non essere stato in grado di produrre una nuova proroga. Comunque sia, Alfano non ha “vietato” un bel nulla e poiché la notizia è stata data con un titolo fuorviante, si tratta di informazione a metà.

Come riportato anche da Giornalettismo, la buona notizia è che alla fine il consiglio dei ministri ha approvato la proroga al 31 Dicembre 2015

Il Consiglio dei Ministri ha approvato alcune norme urgenti:

La differita al 31 dicembre 2015 del termine previsto dall’articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 29 settembre 2013, n.121, noto come “Correttivo armi” e scaduto il 5 novembre scorso, entro il quale i soggetti interessati avrebbero dovuto sottoporre alla verifica del Banco nazionale di prova le armi ad uso scenico, destinate quindi ad essere utilizzate nelle produzioni cinematografiche.

La norma intende tutelare, attraverso la prescrizione del suddetto adempimento, la sicurezza e l’incolumità pubbliche connesse all’attività produttiva cinematografica, regolarizzando la detenzione e l’uso delle armi sceniche e stabilendo la procedura per il relativo riconoscimento.

Quindi le fiction e i film italiani sono salvi. Fino alla fine del 2015…

 

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