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La Mine di Messines

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È una nuvolosa giornata estiva del 1955 nelle campagne belghe a sud di Ypres. Un temporale si sta addensando, l’aria è carica di elettricità statica.

All’improvviso la campagna viene squassata da un rombo devastante, il rumore si spande per chilometri.

Solo una mucca solitaria sta brucando l’erbetta senza un solo pensiero al mondo. All’improvviso però la campagna viene squassata da un rombo devastante, il rumore si spande per chilometri, troppo assordante per essere un semplice tuono.

Le prime persone che arrivano sul luogo non trovano più la mucca, trovano invece un cratere del diametro di 60 metri e profondo oltre 20 metri.

Dopo lo sgomento iniziale, un certo senso di sollievo si fa strada tra la folla: la penultima mina di Messines è infine detonata, ne manca solo una e poi il paesaggio smetterà di cambiare.

 

 

La Campagna delle Fiandre

Uno dei grossi problemi che si trovarono ad affrontare gli inglesi durante la Prima Guerra Mondiale fu il fatto che i tedeschi occuparono subito il Belgio.

Questo mise a disposizione della Germania importantissimi porti da cui far partire incursioni navali verso i mercantili inglesi e tenere sotto schiaffo la Manica.

Così gli inglesi misero a punto una strategia di lungo periodo per riconquistare l’area (la cosiddetta “Campagna delle Fiandre”).

Il piano prevedeva, tra le altre cose, di occupare l’altura di Messines a sud di Ypres prima di avanzare verso altri obiettivi. L’offensiva, progettata per il 1916, fu ritardata a causa delle offensive tedesche a Verdun e nella Somme.

Ma, nel 1917, dopo che anche la seconda battaglia dell’Aisne giunse a un punto di arresto, fu dato ordine di riprendere l’offensiva nelle Fiandre e di conquistare l’altura di Messines.

Ovviamente i tedeschi conoscevano l’importanza strategica dell’area e l’avevano rinforzata a dovere con linee e linee di trincee, sbarramenti di artiglieria, postazioni di mitragliatrici e tutto ciò che avevano appreso essere utile in una guerra di trincea che ormai andava avanti da quasi tre anni.

Ma anche gli inglesi non erano impreparati.

Se non lo possiamo conquistare, lo cancelleremo dalla faccia della terra.

Sapevano bene che attaccare il saliente di Wytschaete (dove era situata la prima linea difensiva tedesca e punto centrale dello schieramento difensivo) sarebbe stato un massacro.

Quindi avevano avuto un’idea tanto semplice quanto geniale: se non lo possiamo conquistare, si dicevano, lo cancelleremo dalla faccia della terra.

 

 

Ingegneri e Geologi

Il piano degli inglesi era il seguente: scavare una serie di tunnel sotto il saliente tedesco, riempirli di esplosivo e farli detonare.

Un lavoro da ingegneri, un lavoro da nerd.

Sebbene l’uso di mine sotto le trincee avversarie fosse una strategia ben conosciuta e ampiamente applicata nella WWI, c’erano comunque due enormi problemi alla realizzazione di questo piano.

Il primo era il terreno. Il terreno intorno a Messines era un incubo: acqua ovunque.

Così i Royal Engineers si fecero spedire dall’Inghilterra due geologi di professione per capire come potevano scavare quella robaccia.

I geologi analizzarono il terreno individuando uno strato di argilla che faceva al caso loro, l’unico problema è che si trovava in basso, molto in basso. Ci sarebbe stato da faticare.

 

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I nerd-genieri inglesi si rimboccarono le maniche sugli avambracci muscolosi e iniziarono a scavare.

I nerd-genieri inglesi si rimboccarono le maniche sugli avambracci muscolosi e, tra le occhiate lascive delle crocerossine, iniziarono a scavare.

I tunnel erano scavati a profondità comprese tra i 24 e i 37 metri e avanzavano per oltre 5 km infilandosi sotto le linee tedesche.

I tempi di realizzazione furono molto lunghi e durarono oltre un anno (iniziarono nella prima metà del 1916), i genieri scavarono chilometri e chilometri di gallerie, di stanze, passaggi e condotti e soprattutto calcolarono dove piazzare le aree di posa delle mine.

Il secondo enorme problema era che i tedeschi si aspettavano mosse simili e anche loro scavavano in giro cercando di incrociare i tunnel degli inglesi.

Questi scavi incrociati spesso si concludevano in brutali battaglie sotterranee corpo a corpo tra i rispettivi gruppi di genieri.

Per evitare che i tedeschi scoprissero i loro tunnel gli inglesi crearono una seconda serie di tunnel più vicini alla superficie per attirare le attenzioni dei genieri avversari.

Il piano ebbe successo in quanto i tedeschi non scoprirono mai gli oltre otto chilometri di tunnel inglesi che si estendevano sotto il loro saliente e riuscirono a scoprire e neutralizzare solo una delle mine che gli inglesi piazzarono sotto di loro.

 

 

Le Mine

Quando arrivò l’ordine di attacco il sistema di tunnel era quasi completato, non restava che trasportare gli esplosivi.

Messines

I genieri inglesi trasportarono 22 enormi minelle, di dimensioni variabili (andavano dalle 8 fino alle oltre 40 tonnellate di esplosivo), nelle relative camere di scoppio, per un totale di 455 tonnellate di esplosivo ad alto potenziale (Ammonal, un composto di nitrato di ammonio, polvere di alluminio e polvere di carbone).

Quindi si ritirarono guardando per un ultima volta i tunnel dove avevano vissuto e lavorato per oltre un anno, consci che tutto quel lavoro sarebbe stato spazzato via nell’arco di un secondo.

Armarono i detonatori e uscirono.

 

 

Gentlemen, we may not make history tomorrow, but, we shall certainly change the geography.

Generale Plumer, la notte prima dell’attacco a Messines.

 

 

Conclusioni

Il 21 giugno 1917 iniziò ufficialmente l’offensiva: l’artiglieria inglese iniziò a battere le linee nemiche mentre le divisioni si spostavano verso i punti dal quale sarebbero partiti gli attacchi.

L’offensiva prevedeva un attacco lungo un arco di oltre 16 km (dei quali il saliente di Wytschaete era situato nel mezzo) ed era divisa in tre linee di obiettivi.

L’artiglieria continuò a bombardare le postazioni tedesche per giorni mentre l’artiglieria tedesca rispondeva al fuoco. Nel cielo i caccia di entrambe gli schieramenti si affrontavano cercando di abbattere i palloni di osservazione avversari e comunicare le posizioni degli opposti schieramenti.

Gli inglesi osservavano il cielo in attesa del bel tempo per poter avanzare speditamente. Infine il day 0 venne individuato nel 7 giugno.

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Il bombardamento intensivo aveva ovviamente vanificato l’effetto sorpresa e permesso ai tedeschi di spostare forze nella zona, ma l’effetto sorpresa fu comunque compensato dalle minelle.

Alle 3:10 del mattino il generale Plumer diede l’ordine e i genieri attivarono i detonatori, nei venti secondi successivi oltre 400 tonnellate di Ammonal detonarono in sequenza.

L’esplosione eruppe dal terreno come una fiammata gigantesca illuminando la notte con una colonna di fuoco.

L’esplosione eruppe dal terreno come una fiammata gigantesca illuminando la notte con una colonna di fuoco, il botto fu udito fino a Dublino e dallo stesso Lloyd George nel suo ufficio Downing Street.

Fu il botto più potente della storia dell’uomo fino a quel momento.

Appena ripresisi dallo shock gli artiglieri inglesi aprirono un intenso fuoco di sbarramento spianando l’area dinanzi alla linea delle esplosioni mentre i fanti inglesi balzavano fuori dalle trincee e caricavano nella terra di nessuno.

Davanti a loro il saliente era scomparso, sostituito da un paesaggio lunare. La battaglia fu un successo per gli inglesi che riuscirono a raggiungere tutti gli obiettivi che si erano prefissati.

Lungo il saliente di Wytschaete non incontrarono alcuna resistenza se non qualche tedesco che vagava stordito.

Si stima che l’esplosione delle mine abbia polverizzato circa 10.000 soldati tedeschi che, semplicemente, scomparvero.

Dopo la battaglia gli inglesi si resero conto che due mine non erano esplose, ma non furono più in grado di ritrovarle visto che i tunnel erano collassati e la geografia cambiata.

La prima esplose nel 1955 a causa dell’accumulo di elettricità statica dovuto a un temporale.

La seconda giace ancora da qualche parte, sotto oltre venti metri di terra, dorme ormai da quasi 100 anni, con le sue 20 tonnellate di Ammonal pronte a cambiare, per l’ultima volta, il terreno di Messines.

La prossima volta che andate in Belgio, dedicatele un pensierino.

Qui sotto una lista delle mine esplose e dei relativi crateri.

 

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