Bardi e cantori narrano di un periodo dorato, dimenticato ed offuscato dalle nebbie del presente, in cui danze di gioia coinvolgevano tutti gli attori sul palco dell’ Home Entertainment. Un’era di passione, di post-pionierismo, di rifioritura del fantastico. Non è una leggenda: è successo realmente. Perché nel 2002 l’Italia fu attraversata da una delle più belle invasioni che il Bel Paese abbia mai subito: la Tolkien-mania.

Passanti con orecchie da elfo, assemblee di istituto in cui si insegnava Sindarin tra i banchi di scuola, improvvisati recitanti in cotta di maglia e spada, sessioni infinite di giochi di ruolo.

E ovviamente acquirenti di decine di migliaia di Standard ed Extended Edition in DVD della trilogia da una parte, videogiochi basati sull’universo espanso dall’altra e per finire nuovi scopritori del tomo integrale. Bei tempi, eh? Non che prima tutto ciò non esistesse; semplicemente, quel sottobosco fantasy di dadi e manuali era considerato troppo nutelloso da quei branchi di fighetti che quell’universo meraviglioso non se lo erano mai cagato di pezza.

Nei primi anni del nuovo millennio, la consapevolezza dell’esistenza di un uomo chiamato Tolkien si sparse a macchia d’olio proporzionalmente al business che attorno vi stava proliferando. Fu esattamente così che la scienza sociale iniziò a raccogliere dati su nuovi esemplari di nerd: intere tonnare di newbie ex-D&G (da non confondere con D&D) disposti a dare una chance a quel mondo di fiabe e incantesimi per poi venirne rapiti completamente. Deflagrando anno dopo anno in una passione di massa.

Sapete, tutto – ma proprio tutto quello che di fantastico ci portiamo dentro oggi – nacque da un semplice tentativo di ammissione al college di Oxford. Intorno al 1930 uno studente di cui non sapremo mai il nome consegnò al Professor Tolkien un esame, lasciandone casualmente una pagina vuota. Fu lo stesso J.R.R. a definirla come la più bella cosa che possa mai accadere ad un esaminatore. Il giovane insegnante, annoiato dall’ingrato compito di analizzare gli scritti, fece proprio un irrefrenabile bisogno di scarabocchiare qualcosa su quella carta vergine. Indovinate cosa?

In a hole in the ground there lived a Hobbit.

Fu grazie a quelle lettere ad inchiostro che nacque il concetto di fantasy che oggi conosciamo.

Una frase improvvisata, ma auto-stimolante per lo stesso Tolkien, che iniziò a chiedersi come fosse fatto un hobbit. Fu grazie a quelle lettere ad inchiostro che nacque il concetto di fantasy che oggi conosciamo, evolutosi poi in qualcosa di molto più ampliato ed approfondito. In relazione ai tempi, potremmo equipararle alla grandezza mediatica di “Quel ramo del lago di Como” o ancora più a “Nel mezzo del cammin di nostra vita”: tale è infatti l’impatto immane di ciò che quel giorno, in un semplice pezzo di carta, nacque scintillando.

Non a caso George R. R. Martin si ispirò a Tolkien per trarne ispirazione, non a caso Gary Gygax attinse a piene mani dal mondo della Terra di Mezzo per consegnare alle stampe Chainmail prima e Dungeons & Dragons poi. Non è nemmeno un caso che Lewis ne fosse un amico fraterno, né che i Blind Guardian abbiano scritto un album musicale interamente ambientato nelle terre di Frodo.

Se oggi siamo qui, a parlare di tecnologia, di film, di videogiochi, di giochi da tavolo… anche di figa… beh,  lo dobbiamo in gran parte a quella pagina lasciata bianca. Forse, se quel giorno Tolkien, invece di correggere i compiti in classe, fosse andato a farsi un tè in centro, qualcuno sarebbe arrivato dopo di lui a creare un’opera ugualmente possente. Ma magari no. E siamo lieti che sia andata a finire così, perché pensare a quell’uomo dolce che addormentava il figliolo Christopher a suon di avventure di Bilbo Baggins fa nascere un gran sorriso in bocca.

Se Gygax è il padre della fantasia moderna, Tolkien ne è il nonno.

Non ci meravigliamo quindi se, vista l’importanza del brand, dopo l’esplosione delle pellicole di Peter Jackson sul carrozzone ci siano saliti un po’ tutti. Dall’apertura del villaggio di Hobbiton all’accessoristica per live e cosplayers, al boardgame Made in Italy (correte a comprare La Guerra dell’Anello, ora) finendo in tutta una sequela di videogiochi basati sul quell’ambientazione affascinante.

In questo ultimo campo con alti e bassi, bisogna dirlo: vuoi per un richiamo d’appeal ormai superiore all’occhio critico, vuoi per un sempreverde bisogno di fiondarsi a giorni alterni in quel mondo quasi centenario, i fan – specialmente i nuovi – hanno sempre finanziato i molteplici tie-in videoludici, molti dei quali basati sulla trilogia cinematografica.

E visto che, sull’onda de Lo Hobbit, la saga sembra in qualche modo rivivere una seconda giovinezza grazie all’arrivo di un nuovo videogioco molto promettente ad Ottobre e del terzo – ed ultimo – film ispirato alle peripezie di Bilbo, quale migliore occasione per chiudere questo secondo tsunami tolkieniano con una bella lista di un po’ di titoli più o meno conosciuti? Tra risate ed imminente interesse.

 

 

 

J.R.R. Tolkien’s Riders of Rohan

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Belli quegli anni di PC con mappe, testo e bottoni dimensione bicchiere. Un gioco di strategia delle origini, ambientato a Rohan durante l’avanzata di Saruman, in cui si potevano controllare solo i buoni.

La cosa figa è che era piuttosto complesso: si dovevano gestire contemporaneamente singoli membri della compagnia e piccoli eserciti del regno degli umani per fermare orchi e compagnia bella in un crescendo di battaglie non certo epiche ma senza dubbio appaganti.

 

 

 

J.R.R Tolkien’s Lord of the Rings – Volume One

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Primo e unico titoli sviluppato da Interplay sulla saga di Frodo e non certo un capolavoro eterno. RPG a stampo action con buoni sprite e animazioni, ma pesanti pecche di gameplay e di IA ne rendevano veramente difficile consigliarne l’acquisto già al tempo, figuriamoci oggi ad un fan del retrogame. Occasione mancata.

 

 

 

Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re

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Chiudiamo il cerchio con quello che è l’episodio forse più famoso per la vecchia generazione a 128bit, con un impegno a quattro mani tra sviluppatori per creare un titolo senza infamia né lode.

Un gameplay action ampiamente testato con mano con un’interessante aggiunta della co-op online. Peccato che EA abbia chiuso i server nel 2005. Tra un anno festeggiamo il decennale.

 

 

 

The Lord of the Rings: Pinball

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C’entra poco, è vero, ma merita la citazione. Stern Electronics, il behemoth di Chicago, ha un’infinità di flipper a tema cinematografico a curriculum: X-Men, Transformers, Iron Man, Indiana Jones e addirittura un flipper dell’NBA. Se ci si mettono d’impegno, questi fanno uscire flipper dalle pareti.

 

 

 

The Lord of the Rings Online: Shadows of Angmar

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Chi conosce Turbine già saprà della tendenza dello sviluppatore di partire convinto nel proporre un sistema di iscrizione a pagamento per poi virare col tempo verso il free-to-play. Lo hanno fatto con D&d Online, hanno reiterato con LotR Online.

MMORPG Sacralium permetteva la scelta tra 4 razze e 6 classi; in realtà, il sistema di quest e di avanzamento non era nemmeno troppo malvagio. Peccato che un certo WoW lo abbia gambizzato senza troppa fatica.

 

 

 

Il Signore degli Anelli: La Guerra del Nord

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Primo titolo tra i tie-in a ricevere la classificazione M dall’ente di rating americano (un 18 del PEGI), La Guerra del Nord narra le vicende di tre guerrieri in lotta nella sezione settentrionale della Terra di Mezzo, in esatta concomitanza con le vicende della trilogia. Non una caratteristica nuova per la saga, ma il titolo permetteva, oltre ad un loot casuale, anche una co-op a 3 giocatori via split-screen ed online.

 

 

 

LEGO Il Signore degli Anelli

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Primo ma non ultimo gioco LEGO sviluppato da TT, come ogni prodotto a mattoncini preparatevi a ironia e divertimento in salsa familiare. Qualche puzzle qua e la, un po’ di fasi action che ripercorrono le pellicole e tante LEGO da raccogliere.

Tutta roba già vista, ma sempre piacevole e ben impacchettato. Ah, potrete anche esplorare liberamente la Terra di Mezzo in una sorta di open world downgradato.

 

 

 

Guardiani della Terra di Mezzo

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Altro giro, nuovo MOBA. In questo titolo per old-gen online il giocatore deve unirsi a scontri 5vs5 impegnati al raggiungimento di determinati obiettivi; in caso di mancanza di amici senzienti, ecco pronti bot non troppo intelligenti. Visuale isometrica, vari guardiani tratti dai personaggi dei film, il tutto distribuito solo in digitale. E non ce ne meravigliamo.

 

 

 

LEGO The Hobbit

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Come sopra, ma contenente i fatti dei primi due film de Lo Hobbit. Stesso sistema, stessa salsa, stessa struttura. Diciamo che hanno promesso contenuti aggiuntivi una volta che uscirà nelle sale La Maledizione di Smaug… DLC incoming?

 

 

 

La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor

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Ne parlavamo prima: L’Ombra di Mordor sembra veramente il tie-in tolkieniano che qualsiasi fan stava aspettando. Grande, ambizioso, variegato, graficamente spinto al massimo sia nel motion-capture che nel level design.

Sono tante le ragioni per essere carichi, prima fra tutte l’esperienza dello sviluppatore nel trattare titoli legati al franchise.

 

 

Quali sono i vostri videogame preferiti basati su Il Signore degli Anelli?