Molti di noi Nerd qui sulla Lega abbiamo passato interi pomeriggi della nostra infanzia a giocare con le Lego, altri hanno passato ore ai videogiochi, o con Micromachines. Ma tante bambine intorno a noi passavano quei pomeriggi a immaginarsi mondi abitati da magici pony colorati, che le loro madri compravano su amazon al negozio sotto casa. Stiamo parlando della serie My Little Pony.

My Little Pony è una serie di pupazzi e accessori prettamente dedicata alle bambine fino ai 10 anni.

La prima collezione di giochi è stata messa in vendita del 1983 e, dopo i primi anni abbastanza sottotono, il marchio ha cominciato a essere profittevole grazie ad una serie di libri, serie tv, e film che hanno ovviamente incrementato la vendita dei giocattoli.

Solamente negli ultimi 5 anni però il fenomeno è esploso portando il marchio ad aumentare esponenzialmente i ricavi; il successo non è dovuto ad un inatteso aumento dell’appeal dei piccoli cavalli sulle bambine di oggi, ma all’intelligenza di una produttrice televisiva e alla creazione di un Fandom che potrebbe mettere in soggezione anche quello di Star Trek.

Il fandom di My Little Pony è essenzialmente popolato da giovani maschi eterosessuali.

Non è infatti un azzardo paragonare Star Trek a My Little Pony poichè non stiamo parlando di una contrapposizione tra Uomini e Donne di tutte le età e piccole bambine felici, perchè il fandom di My Little Pony è essenzialmente popolato da giovani maschi eterosessuali.

 

 

 

Una vera serie tv

Può risultare assurdo pensare che un ventenne etero che vive in un paesino disperso al centro del Montana possa uscire pazzo più per delle bamboline di plastica che per un videogioco o un M16, ma è l’impresa che ha portato a termine Lauren Faust nel 2010 con la creazione di My Little Pony: Friendship is Magic, l’ultima serie tv legata ai giocattoli.

 

 

Ma come si può trasformare un marchio precedentemente legato indissolubilmente alle bambine di età scolare, in un prodotto appetibile a un mercato cosi diverso?

Semplice, basta creare un bel prodotto. Come insegna Lost basta prendere una ambientazione interessate, creare personaggi a tutto tondo, e il successo è assicurato; inoltre per stimolare la curiosità anche dei più restii bisogna inserire story arc che durino per una stagione intera, saper bilanciare il dramma e la commedia.

Lo scopo principale di questo reboot della saga era essenzialmente quello di poter riunire di fronte alla tv genitori e figli per far si che entrambi potessero condividere un’esperienza.

La Faust, che non è nuova a prodotti appetibili non solo al target di riferimento, come le amate Superchicche, però non aveva tenuto in considerazione la possibilità che una serie cosi ben fatta, che affrontasse anche tematiche complesse, potesse fare presa su un altra cerchia di persone.

Quelli che oggi si fanno chiamare Bronies.

 

 

 

Come tutti i nerd

Ovviamente la Hasbro non fa benificenza, ma cerca di alimentare il fandom per poter cosi vendere più giocattoli e affiliati; infatti come ogni nerd che si rispetti anche quelli appassionato di My Little Pony cercano di possedere collezioni il più estese possibili di oggettistica, libri , fumetti ecc…

Una azienda deve saper sfruttare queste Galline dalle uova d’oro nel modo più corretto. Hasbro in questo momento è in un limbo poichè cerca di proteggere il proprio marchio ma al tempo stesso è conscia di dover dosare la repressione per non far allontanare la communità dalla voglia che ha di generare Free-Marketing verso i MLP.

Molte aziende dovrebbero riflettere su questo comportamento e realizzare come un gruppo di fan possa fare la fortuna o meno di un prodotto; per fortuna nell’ambito nerd sempre più aziende si stanno convertendo a questo approccio.

Purtroppo il fandom di MLP è continuamente sotto attacco sul web e sui media tradizionali da parte di chi ritiene ridicolo che uomini e donne di 30 anni si concentrino su questi prodotti piuttosto che su interessi più “Normali“; inoltre i Bronies non ricevono spesso da parte di altri fandom il supporto necessario.

Ma in fondo non siamo tutti simili noi fan delle lego, bronies, trekkers, otaku?

Dei Bronies fanno parte uomini e donne con problemi di bullismo e di interazioni sociali, ma anche genitori o anche semplici appassionati hanno saputo innamorarsi di questo prodotto.

Molti di questi, intervistati nel corso della creazione di un documentario su questo fenomeno, hanno dichiarato che la visione di una puntata, e l’interazione con gli altri fan sul web, ha permesso loro di superare momenti difficili della loro vita, creare delle vere amicizie, insomma di sentirsi accolti in un mondo che li capisca.

 

I’m gonna be who I am and nobody’s gonna tell me otherwise.

 

Anche i Bronies possiedono i loro raduni, il più importante dei quali è chiamato BronyCon.

Anche i Bronies possiedono i loro raduni, il più importante dei quali è chiamato BronyCon, l’ultimo dei quali svoltosi nell’Agosto 2014, con una presenza di 10.000 fan, e se pensiamo che al primo evento nel 2011 erano presenti solo 300 Bronies potete notare quanto cresca esponenzialmente questo gruppo ogni anno.

In fondo tutti coloro che sono fan di qualcosa, o di qualcuno, hanno passato momenti difficili e si sono uniti per superare assieme questi momenti, o per divertirsi, o per condividere uno scopo, un obiettivo, una voglia, o anche solo un panino.

Questa voglia di stare assieme, di sentirsi parte di qualcosa non è quello che spinge tutt’oggi milioni di persone a radunarsi agli eventi dedicati a Star Trek, al comic-con, e a tutte le fiere che piacciono cosi tanto a noi nerd? Non è anche questo lo spirito con cui è nata Lega Nerd?

Quindi lunga vita ai bronies e a tutti noi nerd!