Dialogo fra un vecchio e un giovane.

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Giulio camminava a passo svelto lungo il corso principale di quella marina, ormai deserta.

Era tardi, Giulio passò diverse volte da casa sua ma non entrò; non aveva proprio voglia di ascoltare le solite domande che i suoi gli avrebbero sicuramente rivolto: “Dove sei stato? Ti sei divertito? E le ragazze? Quante ne hai conquistate oggi eh?”.

“Ragazze! Non voglio più averne a che fare! Diventerò un frate!” pensò mentre la rabbia gli saliva in testa e confondeva i suoi pensieri. In quel momento avrebbe dato un occhio per essere nella sua palestra e poter tirare pugni al sacco.

L’unico modo per sfogarsi, in assenza di una palestra, era camminare. Macinò centinaia di metri lungo le stesse strade per decine di minuti finché non si fermò davanti al Jamming.

Giulio desiderava entrare in quella birreria da diversi anni ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo. E se avessero fatto storie per la sua età? E se qualcuno lo avesse importunato? Non era di certo il luogo più sicuro del paese.

Ma ormai niente era importante; quest’anno era diventato maggiorenne e se qualcuno lo avesse toccato avrebbe fatto volentieri a pugni.
Il Jamming era un luogo piuttosto scuro, poche fioche lampade illuminavano il locale mentre le insegne al neon delle diverse birre attiravano Giulio verso il bancone. Si sedette ad aspettò che la barista terminasse di pulire il bancone in legno.

Guardandosi intorno notò che il locale era frequentato da un vecchio, settanta anni circa, bianchi e lunghi baffi arricciati alle estremità, cappello da cowboy, camicia blu in seta e jeans consumati; a vederlo sembrava uscito da un western di Sergio Leone.

Se ne stava in disparte a bere il suo boccale di birra mentre osservava il gruppo di uomini alla sua destra che discutevano animatamente di politica con opinioni incoerenti estrapolate malamente da qualche format televisivo di basso livello.

«Cosa ti posso servire?» chiese la barista masticando rumorosamente una chewgum.

«Una Tennet’s, grazie» rispose Giulio con un sorriso forzato.

Mentre aspettava la sua birra, Giulio respirava piacevolmente l’odore di fumo e alcolici che aleggiava nell’aria e ascoltava la canzone appena passata alla radio: Little Wings, Jimi Hendrix.

Quel posto iniziava a piacerli, era accogliente come la sua casa ma non invadente: poteva bere, ascoltare buona musica e nessuno faceva domande.

«Ecco a te!» disse la barista servendo la Tennet’s.

«Grazie!» rispose.

Iniziò a bere avidamente la sua birra; in un posto come quello, con una birra come quella, forse avrebbe potuto dimenticare quella serata.

«Brutta giornata?» chiese il vecchio che si era avvicinato al balcone.

«Già» rispose lui.

«Colpa di una ragazza, vero?» chiese con un sorriso. Poi si rivolse alla barista «Riempi il boccale, Anna»

«Come fai a dirlo?» domandò svogliato.

«Quanti anni hai? Diciassette?Diciotto? Alla tua età è sempre questione di ragazze» rispose sicuro guardando la barista lavorare.

«In effetti». Questa risposta lo aveva spiazzato.

«Su, raccontami. Tu hai bisogno di sfogarti ed io non ho voglia di sentire quei balordi che parlano di politica» disse serio il cowboy sorseggiando la sua birra.

Dannazione, quanto aveva ragione il vecchio! Tutti i suoi amici erano andati via e aveva una gran voglia di parlare con qualcuno! Aveva bisogno di un consiglio, un parere o solo di qualcuno che lo ascoltasse.

«Ma veramente non vorrei annoiarla con i miei problemi» disse Giulio, solo per educazione.

«Credi di riuscire ad annoiarmi più di quei tizi? Provaci!»

«Va bene» disse Giulio con un sorriso. Era felice di aver trovato qualcuno con cui parlare quella maledetta sera.

«Praticamente, c’è questa ragazza» continuò «È bellissima, alta, bionda, occhi azzurri. Insomma è una favola. Non è che sia bona, o meglio è bona, ma non solo. È anche bellissima!» disse il ragazzo sognate che balbettava nel ricordare la figura di questa ragazza.

«Dovevo conoscerla ho pensato. L’ho seguita per un po’ ma era con i suoi genitori e lì per lì non ho avuto il coraggio di fermarla. Sono andato ad accompagnare un mio amico e quando sono tornato, la ragazza stava passeggiando con un altro ragazzo!» il volto di Giulio cambiò espressione in un misto di rabbia e di disgusto, nei confronti di sé stesso più che del coraggioso ragazzo.

«Gran brutta situazione, giovane» disse il vecchio.

“Non è un granché come parere» pensò deluso il ragazzo.
Ma il vecchio continuò «Sai cosa faccio nella vita?»

«No»

«Sono un broker»

«Senza offesa, ma non l’avrei mai detto» rispose sorpreso il ragazzo.

«Era il 1960» continuò senza dar peso alla considerazione di Giulio «Ero un giovane broker rampante; appena laureato con il massimo dei voti sono stato assunto da una grossa banca d’investimenti.

Dopo un paio d’anni mi diedero una certa libertà e potevo investire migliaia di euro in titoli che credevo potessero andare forti. Investì buona parte dei soldi in una singola società, contravvenendo alla prima regola della finanza, ovvero diversificare, ma ero troppo innamorato di questa società e la credevo un ottimo investimento.

Ma tutti iniziarono a vendere e i prezzi cominciarono a scendere. Dovevo vendere subito prima che le perdite diventassero troppo ingenti, ma non lo feci. Aspettai convinto che prima o poi i prezzi sarebbero saliti.

Mi convinsi che fosse solo un movimento temporaneo. L’azienda fallì e io, o meglio la banca, perse migliaia di soldi.»

L’uomo s’interruppe e sorseggio la sua birra.

«E poi cosa è successo?» chiese curioso il ragazzo, vedendo che l’uomo non proseguiva.

«Sono stato licenziato» rispose con un sorriso.

«Mi dispiace»

«Vedi, il punto è questo: tempismo! Ci vuole tempismo e coraggio, in tutte le cose! Se avessi venduto mentre i prezzi salivano, avrei fatto un pessimo affare; vendendo quando i prezzi erano ormai bassissimi ho fatto un pessimo affare.

Allo stesso modo, se tu avessi agito subito probabilmente ora saresti a parlare con lei invece che con me; ma cinque minuti di differenza hanno trasformato un’ottima occasione in una disfatta. Devi imparare a calibrarti; agire troppo presto o troppo tardi potrebbe portarti al fallimento. Tutto sta nel cogliere il momento giusto.»

«E come si impara a cogliere il momento giusto?»

«Esperienza, ragazzo mio. Dopo quella batosta, sono stato chiuso in casa settimane; poi ho trovato un nuovo lavoro e ora posso considerarmi un buon broker.

Vedi, la vita a volte è veramente bastarda, ci mette di fronte a queste situazioni dove non possiamo far altro che constatare il nostro sbaglio, soffrire, imparare e andare avanti.

Forse se fossi stato nei tuoi panni, e mi fosse sfuggita una ragazza per colpa di un pessimo tempismo, non avrei fatto quel grosso sbaglio con i titoli di borsa. O forse lo avrei fatto comunque, chissà. Impara da queste occasioni ragazzo, ora ti sembrano una tragedia ma fra qualche mese sarai contento di averla vissuta e di aver imparato qualcosa.»

Giulio non sapeva cosa rispondere. Pagò la sua birra e quella del vecchio, si alzò, tese la mano al broker e disse semplicemente, ma con tutto il cuore: «Grazie!».

Il vecchio strinse avvolse la mano del giovane tra le sue e disse facendo un cenno del capo: «Buona fortuna, ragazzo»

Giulio uscì e respirò a pieni polmoni l’aria fresca di quella lunga estate e ringraziò Dio di non aver conosciuto quella ragazza.

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