Tredici anni sono passati dall’uscita del primo capitolo della trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson e pochi ricordano le peripezie che ha attraversato quella produzione: Viggo Mortensen ha recentemente rivelato dei retroscena oggi sorprendenti.
In visita a Cannes per promuovere il suo ultimo film, Mortensen racconta al Telegraph il periodo prima dell’uscita de La Compagnia dell’Anello:
Tutti quelli che dicono che era un successo annunciato mentono. Ne abbiamo avuto prova solamente a maggio 2001, quando sono stati mostrati 20 minuti in anteprima a Cannes.
La produzione era nei pasticci, e Peter aveva speso un mucchio di soldi. Formalmente si poteva dire che aveva finito la trilogia a dicembre 2000, ma il secondo e il terzo film erano un disastro.
Erano molto sciatti, troppo incompleti. Servivano un mucchio di reshoot, cosa che alla fine abbiamo fatto anno dopo anno.
Ma non ci avrebbero mai concesso ulteriori finanziamenti se il primo non si fosse rivelato un successo. Il secondo e il terzo sarebbero usciti direttamente in home video.
Solo il primo episodio fu girato secondo i piani e senza aggiunte successive, cosa che lo rende agli occhi di Viggo il migliore, anche per l’assenza di troppa computer grafica:
Era tutto molto confuso, giravamo con un ritmo impressionante, c’erano un mucchio di unità di ripresa simultanea. Il primo script era decisamente il migliore.
Per di più, Peter era un appasionato di tecnologia, ma una volta ottenuti i mezzi e con la rivoluzione tecnologica, non si è mai più guardato alle spalle.
Nel primo film, sì, c’è Granburrone, e Mordor, ma è tutto amalgamato in una qualità organica: ci sono attori che interagiscono, paesaggi reali; è più viscerale. Il secondo film ha cominciato a traballare fin troppo per i miei gusti, mentre il terzo film si è rivelato un tripudio di effetti speciali.
Grandioso, non lo metto in dubbio, ma tutta la finezza del primo film è andata persa con i film successivi. E ora con Lo Hobbit, moltiplicate tutto per 10.
Mortensen continua quindi a raccontare come la computer grafica abbia rovinato il resto dell’opera di Peter Jackson:
Immagino che Peter sia diventato un po’ come Ridley Scott – un uomo al servizio dell’industria con un mucchio di persone che contano su di lui. Ma c’è sempre una scelta.
Credevo che [dopo Il Signore degli Anelli] Peter avrebbe girato un altro film molto intimo come Creature del Cielo: mi parlò di un progetto sulla Nuova Zelanda in guerra.
Ma poi ha girato King Kong. Subito dopo, Amabili Resti, che credevo sarebbe stato un film di proporzioni umili. Eppure il budget alla fine si aggirava attorno ai 90 milioni di dollari; ne bastavano 15.
Era troppo tardi: il mito degli effetti speciali lo aveva offuscato. Ma lui è contento, credo…
Beh, che dire se non che non posso che essere completamente d’accordo con Viggo Mortensen e che l’uso eccessivo della computer grafica in moltre delle produzioni di Hollywood nell’ultimo decennio abbiano fatto distogliere l’attenzione di produttori e registi da quello che ci ha fatto innamorare del cinema negli anni ottanta: i personaggi, le storie, i rapporti umani.
“il mito degli effetti speciali
lo aveva offuscato”
Voi che ne pensate? Siete d’accordo con Viggo Mortensen?
- Viggo Mortensen interview: Peter Jackson sacrificed subtlety for CGI (telegraph.co.uk)
- via Badtaste