Francesco Redi (Arezzo 18 febbraio 1626 – Pisa 1 marzo 1697) era un medico, naturalista e letterato, accademico della Crusca e archiatra del Granduca di Toscana.
Pubblicò numerose opere,tra cui “osservazioni intorno alle vipere” (1664), “esperienze intorno alla generazione degl’insetti” (1668), “sopra alcune opposizioni fatte alle sue osservazioni intorno alle vipere” (1670), “lettera intorno all’invenzione degl’occhiali” (1690), ed una raccolta di poesie, ” Bacco in Toscana” (1685)
Ma la sua opera più nota è “Esperienze intorno alla generazione degl’insetti” del 1668,
nato da una lettera allo scienziato fiorentino Carlo Roberto Dati (Firenze 12 ottobre 1619 – Firenze 1 gennaio 1676) in cui confutò la teoria aristotelica della generazione spontanea mediante uno studio sperimentale sulla riproduzione delle mosche.
Nell’antichità si credeva infatti che alcuni animali, come mosche, rane, vermi ed addirittura anguille e topi, nascessero spontaneamente da sostanze in putrefazione, dalla melma o dal marciume.
gli antichi ed i novelli scrittori e la comune opinione del volgo voglion dire, ogni fracidume di cadavero corrotto ed ogni sozzura di qualsisia altra cosa putrefatta ingenera i vermini e gli produce.
(Francesco Redi, esperienze intorno alla generazione degl’insetti)
Che animali come i mammiferi mettessero al mondo dei cuccioli, che i pulcini nascessero da uova deposte da galline, era sotto gli occhi di tutti.
Ma animali come le mosche
da dove nascevano?
Era esperienza comune notare come sulla carne in putrefazione apparissero numerosi vermi e mosche, ma nessuno mise i vermi in relazione con le mosche, si riteneva che vermi e mosche venissero generati dalla carne in putrefazione, ed acquistassero una misteriosa “forza vitale”.
Per confutare questa teoria Francesco Redi compì un celebre esperimento.
Nel principio del mese di giugno feci ammazzare tre di quelle serpi che angui d’Esculapio s’appellano; e tosto che morte furono le misi in una scatola aperta acciocché quivi infracidassero.
Dopo poco tempo la carne delle serpi cominciò ad imputridire, e in breve Redi osservò che sulle serpi morte erano comparsi numerosi vermi.
Pochi giorno dopo Redi annotò che
per un piccolo foro della scatola che io avea serrata se ne scapparon via tutti quanti, senza che potessi ritrovar giammai il luogo dove nascosti si fossero.
Dov’erano finiti i vermi?
Redi prese allora “tre altre delle medesime serpi”, che ben presto si ricoprirono di vermi.
Per evitarne la fuga, chiuse perfettamente la scatola che conteneva le serpi.
il giorno diciannove dello stesso mese alcuni de’grandi e de’ piccoli cominciarono, quasi ad dormentatisi, a farsi immobili; quindi raggrinzandosi in sé medesimi insensibilmente pigliarono una figura simile all’uovo; ed il giorno ventuno si erano trasformati tutti in quella figura d’uovo di color bianco da principio, poscia dorato, che a poco a poco diventò rossigno; e tale si conservò in alcune uova: ma in altre andando sempre oscurandosi, alla fine diventò come nero: e l’uova, tanto nere quanto rosse, arrivate a questo segno, di molli e tenere che erano, diventarono di guscio duro e frangibile; onde si potrebbe dire che abbiano qualche somiglianza con quelle crisalidi, o aurelie o ninfe che se le chiamino, nelle quali per qualche tempo si trasformano i bruchi, i bachi da seta ed altri simili insetti.
Prese dunque queste uova e le mise in un contenitore. Dopo otto giorni vide che da ogni uovo usciva una mosca!
Le mosche non erano tutte dello stesso tipo, né nacquero tutte insieme: Dopo otto giorni nacquero mosche verdi, e dopo quattordici giorni grossi mosconi.
Ma..
Queste così differenti generazioni di mosche uscite da un solo cadavero non m’appagarono l’intelletto; anzi stimolo mi furono a far nuove esperienze.
Prese quindi:
sei scatole senza coperchio, nella prima riposi due delle suddette serpi, nella seconda un piccion grosso, nella terza due libbre di vitella, nella quarta un gran pezzo di carne di cavallo, nella quinta un cappone, nella sesta un cuore di castrato.
Dopo poche ore, le carni degli animali morti si coprirono di vermi, e dopo una settimana cominciarono a nascere le mosche.
Redi ripeté l’esperimento con carni d’ogni sorta di animale e ogni volta notò lo stesso risultato.
A questo punto si chiese: “non è possibile che i vermi nascano dalle uova delle mosche e non dalla putrefazione della carne?”
Per sincerarsene fece un nuovo esperimento.
a mezzo il mese di luglio in quattro fiaschi di bocca larga misi una serpe, alcuni pesci di fiume, quattro anguillette d’Arno ed un taglio di vitella di latte; e poscia, serrate benissimo le bocche con carta e spago e benissimo sigillate, in altrettanti fiaschi posi altrettante delle suddette cose e lasciai le bocche aperte.
Notò subito che, mentre sulle carni poste nei vasi aperti comparivano come al solito numerosi vermi, su quelle contenute nei vasi serrati non si vedeva un solo verme, ma se ne vedevano alcuni strisciare sulla carta con cui erano chiusi i vasi, o attorno ad essi, come cercando un passaggio per entrare.
Redi fece altri esperimenti, provò a seppellire la carne sotto terra, notando che sulla carne sepolta non nascevano vermi, mise delle interiora di cappone in una particolare bottiglia dal lungo collo, in modo che i vermi non potessero scappare, notando come essi ricadevano nella bottiglia, annegavano nel marciume e diventavano essi stessi pasto per altre mosche.
A questo punto qualche sostenitore della generazione spontanea avrebbe potuto obiettare che nei vasi chiusi non nascevano vermi perché in essi l’aria non poteva circolare liberamente.
Per fugare ogni dubbio Redi compì un altro esperimento.
Mise come al solito gli animali morti in un vaso, chiudendo questa volta l’apertura con una tela sottile, in modo che l’aria potesse liberamente circolarvi.
Su quella carne non nacquero vermi, al contrario se ne vedevano numerosi strisciare sulla tela che chiudeva il vaso, cercando di entrarvi.
Il risultato dell’esperimento era dunque chiaro: I vermi, o meglio le larve, nascono dalle uova deposte dalle mosche sulla carne in putrefazione, si trasformano in crisalidi e da esse nascono le mosche.
La teoria della generazione spontanea era così confutata.