Cronache Ctonie: Wyvern. Parte I

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Nella grotta alabastrina qualcosa si mosse. Dopo un sonno secolare finalmente i suoi occhi erano aperti, le esalazioni sulfuree della caverna non sortivano effetti negativi sulla creatura dalle scaglie verde smeraldo, anzi erano il segreto del “Flatu Hyacintho” di cui tanto narravano le leggende.

Era passato tempo da quando qualcuno si era avventurato all’interno della sua dimora e la bestia divina aveva tutta l’intenzione di difenderla. Mosse un passo sul letto di teschi nel fondo della caverna e ne ruppe uno con uno schianto secco. Emise un gorgoglio divertito che doveva essere la cosa più simile ad una risata che poteva produrre.

In onore dei vecchi tempi, pensò tra sé e sé.

Squadra di ricognizione T-5. Mi ricevete?- la voce resa metallica dai microfoni della sala di comando mobile risuonò nei caschetti dei quattro uomini. Il sergente dai capelli corvini Mars Aurelio che capitanava il drappello rispose deciso. -Si comando centrale, vi sentiamo forte e chiaro.-

-Inizi la procedura di scanning del perimetro Agente M.

Mars eseguì gli ordini, tirò fuori dalla valigetta nera il dispositivo inventato del Professor Roncus, un drone da ricognizione piatto e di un bianco lucido con agli angoli quattro fori che emettevano aria per permettergli di librarsi in aria. M accese il dispositivo, e questo divenne subito del colore del terreno, la sua tecnologia stealth lo rendeva quasi invisibile. Si alzò con un sibilo dal suolo e si stabilizzò pochi centimetri sopra le loro teste. I laser rossi iniziarono a verificare la conformazione del terreno mandando la mappatura in tempo reale ai caschetti protettivi degli agenti. Il drone si diresse verso l’apertura della caverna e scomparve nel buio.

Il professor Heinrik Roncus, direttore del Dipartimento di Scienze Applicate della Thesaurus era nel suo laboratorio a sistemare i livelli di emissione luminosa del proiettore 3D a cui stava lavorando da mesi, ma era un’altra la questione che lo turbava, l’inizio del progetto Wyvern. Era il progetto più ambizioso che la Thesaurus avesse mai messo in cantiere; riproduzione genetica di predatori alfa, dei in terra per molte culture (inclusa la loro), catturati specificamente a fini di studio, stavano per aprire il libro delle ricette di madre natura, nessuno si era mai spinto a tanto.

Mentre questi pensieri balenavano nella testa dello scienziato l’uomo che aveva reso tutto questo possibile, il fondatore della Thesaurus considerato da molti l’uomo più brillante del globo si stava dirigendo proprio verso il suo laboratorio. Roncus sentì la pesante porta metallica aprirsi, “Chi diavolo può essere?” Pensò. “Praticamente nessuno ha le credenziali d’accesso per il mio laboratorio. Solo io, M e…”

– Heinrik!- una voce profonda tuonò dall’ingresso.
Il suo capo nonché suo amico di infanzia Hecktor Zeus, ecco chi.
– Hey K-1- rispose al saluto il professore.
– Wow sul serio K-2? Pensavo avessimo superato la fase dei soprannomi universitari.
– Quello mai, che ci fai qui?- Gli chiese Roncus fingendo di non sapere.
– So benissimo che sai perché sono qui, oggi cambiamo la storia, una creatura sacra in provetta, che c’è di meglio?

Zeus sembrava un bambino pronto ad aprire il suo nuovo set di giocattoli, e questo inquietava il professore profondamente, fosse stato spinto da fama, o sete di denaro, sarebbe stato un’uomo facile da capire e Heinrik avrebbe potuto prevederne le mosse, ma i veri motivi dietro le azioni di quell’uomo rimanevano avvolti in una fitta nebbia. Una cosa Roncus l’aveva capita però, poteva avere anche doppi fini se non di più, ma la ragione di fondo che muoveva ogni sua singola azione era una: semplice curiosità. E questo lo rendeva un’uomo estremamente pericoloso. La fibra stessa della realtà era la sua scacchiera e l’unico avversario degno di nota per lui era lui stesso.

Il drone aveva mappato quasi tutte le insenature della grotta quando giunse ad uno spiazzo, i sensori rilevarono ossa che sembravano umane sparse all’inizio del nuovo ambiente e i livelli di zolfo erano stranamente alti rispetto a quelli delle altre zone, M aveva spento il monitor attivo del suo casco e aspettava il completamento della mappatura, il drone avanzò silenzioso. Era invisibile ad occhio umano ma gli occhi che erano puntati su quell’oggetto non lo erano, seguivano attentamente i suoi movimenti e quando si furono stancati la bestia dietro quegli occhi apri semplicemente la bocca, e il drone non fu più.

 

Prima parte di un progetto che pubblicherò a puntate sulla Lega.

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